ecco io sono pienamente d'accordo, e ci mancherebbe, che possano e debbano fare sport..
Il concetto di "paralimpiadi" invece lo capisco solo a metà..piu' per un discorso di stimolo, motivazione, riconoscimento sociale che altro.
Anche perchè non è un lavoro nè un servizio pubblico che devi garantire in egual misura a normodotati e disabili.
Un conto è dire che a causa dell'handicap nn puoi fare sport come vorresti..un conto è non poter andare all'Olimpiade.
Perche' poi nel momento in cui si vanno a organizzare eventi sportivi AGONISTICI per i disabili per equipararli agli altri è proprio quello il momento in cui li rendi diversi e al massimo può prevalere l'ammirazione per la dedizione, l'impegno a ottenere un risultato sportivo..che poi l'atleta con gamba amputata corra i 100 metri in 14 secondi facendo una gran prestazione è un messaggio che arriva troppo " dopo"..
Succede per pochi, come Pistorius che poi però vollero trasformare in un normodotato..esagerando. Poi vabbè ci ha pensato lui a farsi da parte in un altro modo.
Alla fine vai ad adeguare spesso la disciplina sportiva all'handicap ..e quello poi nn è piu' uno sport riconoscibile.
E'qualcosa in cui sei diventato bravo nonostante la menomazione.
Certo..per il disabile che non punta alle paralimpiadi è un messaggio forte a non subire la malattia e a trovare nello sport uno stimolo quotidiano importante.
E questo probabilmente gira e rigira azzera le perplessità sull'evento mediatico in sè.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola