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Roger Peyrefitte

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2012 11:45
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antesignano del Tobas
Dichiaratamente omosessuale, fu espulso dalla diplomazia francese per i suoi eccessi. Era considerato l' ultimo dei grandi reprobi.

Peyrefitte, l' allievo dei gesuiti che scandalizzò l' Europa.

E' morto a 93 anni l' autore delle «Amicizie particolari» e delle «Chiavi di San Pietro»


PARIGI - Dimenticato e da lungo tempo «diavolo spento» dell' immoralità, Roger Peyrefitte è morto all' età di 93 anni. Era stato l' «enfant terrible» della letteratura e il paladino dell' amore omosessuale con il romanzo «Le amicizie particolari» apparso nel 1944. Un racconto autobiografico intessuto di delicati incontri carnali (l' aggettivo «delicati» era di Peyrefitte) tra adolescenti nella penombra di un collegio di gesuiti. "L'estasi di Georges e Alexandre", allievi del severo Saint-Claude, fece arrossire la Francia di allora, appena uscita da guerra e collaborazionismo. La vicenda fu portata sul grande schermo nel 1964 da Jean Delannoy e le associazioni cattoliche tornarono a minacciare roghi. Lo scrittore fu subito considerato un compagno di viaggio d' André Gide, anche se nascostamente i due si odiavano. Gide era sempre riluttante, Peyrefitte appariva fragoroso nello sbandierare la sua «fede sessuale». Un giorno del 1993 andammo a trovarlo e ci raccontò: «François Mauriac voleva crocifiggermi, anche se era un omosessuale nascosto. L' Accademia si è trincerata in un' eterosessualità granitica. Ma se lei sapesse quanti "peccati" sotto la Coupole...». Se n'è andato in pace e serenamente, nello scenario un po' morboso del suo appartamento pieno di statue d' atleti e satiri. Faceva eccezione l' immagine di una Madonna: gli chiedemmo che senso avesse per lui. Rispose: «È l' unico ricordo dell' educazione cristiana che ho ricevuto dai gesuiti. I "padri" mi hanno perdonato solo negli ultimi tempi il mio fuoco profanatore». Forse è morto in pace con Dio. Roger Peyrefitte era un uomo coraggioso, anche quando doveva affrontare i tribunali, compresi quelli italiani, che lo accusavano di traviare la gioventù e ingiuriare la Chiesa. La Francia di quei giorni aveva adottato l' Inquisizione. La censura puniva severamente. Una rivista, negli anni Sessanta, gli attribuì la «responsabilità» di centomila omosessuali in più (chissà come fu fatto il calcolo) a causa del suo libro «Il Nostro Amore». Era la storia di una passione per un giovincello. Non c' era l' atmosfera intimistica e letalmente rassegnata di «Morte a Venezia» di Thomas Mann (1912), ma il libro di Peyrefitte esprimeva una sfida come quando l' autore raccontava: «... il nostro primo bacio ce lo siamo scambiati in una cappella, non era un sacrilegio, ma una consacrazione».

Solo l' Università di Palermo esaltò Peyrefitte e gli conferì nel marzo del 1992 una Laurea Honoris Causa per la sua cultura e per la sua forza dissacrante. Fu un gesto di rivolta laica perché dalla Sicilia lo sguardo della libera intelligenza si alzò, idealmente, verso quella Francia di presunti Lumi che non aveva mai perdonato il «serpente tentatore». Del resto, lui non aveva mai dato segni di contrizione, neanche l' ombra di un mea culpa. Il vero «crimine» di Peyrefitte, per i tradizionalisti, era la sua vocazione alla «recidiva». Era stato un attento diplomatico e abbandonata la carriera per un' oscura vicenda omosessuale s' era dato alla letteratura. Per punirlo d' infangare il Quai d' Orsay gli tolsero la pensione. L' elenco delle sue opere è lungo, ma basta citare «La fine delle ambasciate» del 1951, «Le chiavi di san Pietro» del 1956, «I cavalieri di Malta» del 1957, «Gli ebrei» del 1965 e «Voltaire, sa jeunesse et son temps» del 1985. L' ultimo libro su Voltaire, pubblicato nel 1992 e intitolato «Voltaire et Frédéric II» destò scandalo come i precedenti, anzi ci fu chi disse tra gli storici che Peyrefitte era un falsificatore ed era ormai tempo che finisse nel canto XV tra i sodomiti di Dante. Gli telefonammo subito dopo l'uscita del libro. Ha le prove dell' omosessualità di Voltaire? «Ho le prove che Federico II di Prussia sodomizzò Voltaire». Queste parole fecero sussultare l' Académie Française e tutti i suoi gloriosi Immortali. «Attenzione - precisò Roger Peyrefitte - il sovrano non violentò il grande filosofo, emblema della Francia del XVIII Secolo. Voltaire ci stava».

Il romanzo di Roger Peyrefitte «Le amicizie particolari» è edito da Einaudi, pagine 346, lire 17.000

IL CRITICO (di CARLO BO ) - Suicida come scrittore per troppa voglia di stupire Quando ripassavo nella memoria gli scrittori francesi ancora in vita, non mi veniva mai alla memoria il nome di Roger Peyrefitte, perché pensavo che fosse morto da tempo, anche se i suoi libri sono arrivati sino all' ultimo dalla Francia. Apparteneva ad una grande famiglia francese e suo cugino Alain, gollista, aveva avuto una grande posizione nella politica nel suo Paese. Quindi lo scrittore era, sì, l' ultimo degli irregolari ma anche un reprobo e, in un certo senso, un rinnegato, espulso dalla carriera diplomatica per la sua condotta e condannato per la sua letteratura fatta di provocazione e di scandalo. Tanti anni fa mi capitò di viaggiare con il suo illustre e famoso cugino, ma capii subito che il nome del parente scandaloso era impronunciabile. Secondo un'interpretazione di Montale, datami in un momento di buon umore, gli scrittori di quella particolare famiglia si dividevano in dionisiaci e in platonici. Secondo quella distinzione, Peyrefitte apparteneva al primo gruppo e sino all' ultimo, con i suoi grossi volumi su Alessandro Magno, aveva esaltato questo tipo di sessualità. Aveva cominciato nel 1947, con il libro che venne addirittura premiato, «Le amicizie particolari»; nel ' 50 dette invece un' ottima prova di grande letteratura, raccontando la «Storia della morte di una madre». Ma la sua fama di scrittore scandaloso trovò il terreno più adatto, e più suo, raccontando le vicende della diplomazia e quelle del Vaticano. È presumibile che di questa fluviale produzione non resterà che pochissimo, se non addirittura nulla. Peyrefitte s' illudeva di essere il nuovo Voltaire, mentre in realtà il modello cui s' avvicinava di più era quello di Restif de la Bretonne, ma anche qui con una differenza particolare: Bretonne ci dà il quadro di un' epoca e di una società, sia pure intramezzata da confessioni personali e spudorate; al contrario Peyrefitte descrive soltanto una particolare sezione del nostro mondo ed il suo osservatorio si limita piuttosto a scrutare dal buco della serratura, più per denunciare che per illustrare. Lascia ad ogni modo una produzione sterminata (tradotta anche in italiano), dove purtroppo la parte dello scandalo voluto e cercato ha sempre il sopravvento su piccoli aneddoti e su piccoli fotogrammi dei vizi nascosti del cosiddetto mondo regolare e per bene. Siamo lontanissimi, comunque, da altri scrittori del secolo che hanno suscitato scandalo, penso ad André Gide ed a certe confessioni mascherate di grandi scrittori come Roger Martin du Gard. Ancora un' osservazione: libri scandalosi sull' ambiente e sulla vita dei collegi, così come testimonianze dirette e private, ce ne sono molti, ma mi sembra che «Le amicizie particolari» se possono avere un punto di riferimento è con un libro d' un grande scrittore spagnolo che per un certo tempo della sua vita fu anche diplomatico: Ramòn Perez de Ayala. Il libro si chiamava «A.M.D.G.» (alla maggior gloria di Dio), dove venivano illustrate in maniera innocente tutte le occasioni di scherzi innocenti verso i padri gesuiti di quel collegio. In conclusione, Roger Peyrefitte è soltanto un prodigio di capacità letterarie ed artistiche (la sua casa era un museo) ed un grande narratore mancato suicidatosi per colpa della sua eccessiva sete di far scandalo e di offendere.

Munzi Ulderico, Bo Carlo

Pagina 35
(7 novembre 2000) - Corriere della Sera
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