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Da Lima a Machu Picchu. I colori del Perù

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2013 22:40
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05/01/2013 22:40

Lima e "le cinquanta sfumature di grigio". Anche la capitale del Perù ha le sue diverse tonalità di questo ormai noto colore. Talvolta più di cinquanta: il grigio scuro delle strade, il grigio topo dei lavori sul lungomare per creare un distretto ecologico (si chiama Magdalena, e, una volta terminato, sarà un insieme di verde, parchi e giochi), il grigio polvere dei piazzali adibiti a parcheggio (ricavati al posto di vecchi edifici di cui restano in piedi solo le facciate) e quello dell'ossuario inquietante all'interno della chiesa di San Francesco, il grigio perla dei palazzi che sembrano velarsi di una leggera doratura.
E, soprattutto, il grigio basalto del cielo, una coltre di nubi, quasi una cappa, chiamata affettuosamente dai limegni (gli abitanti) "la pancia dell'asino" che sovrasta tutto e tutti quasi ogni giorno, per otto mesi (tra aprile e novembre), complice la "garua", una leggera nebbiolina. Ancora il grigio del traffico, intenso, sinfonia di clacson, con gli autobus straripanti di persone che si accalcano sull'autista quasi incurante del frastuono, mentre in coda, legge il suo giornale. Il grigio argento delle onde del mare quando è agitato, fin al grigio kaki dei primi contrafforti della cordigliera delle Ande.

Manca solo il mister Gray del popolare libro, ma per rendere complete le sfumature, c'è anche una sezione erotica all'interno del Museo Larco, risalente al popolo dei Moche. Gli studiosi dicono che l'approccio con il sesso di questa popolazione era gioioso e ironico e soprattutto molto fantasioso, poi con l'arrivo dei "conquistatores", assunse una dimensione peccaminosa. Per non turbare la sensibilità di nessuno, il curioso settore è stato ricreato in una sala appartata rispetto al resto del museo (all'interno di una dimora del XVIII secolo, a sua volta costruita sui resti di una piramide) che vanta una straripante collezione di oltre 45 mila pezzi, realizzati dal 200 al 700 d. C.

Da gennaio, però, quando arriva l'estate, tornano il sole e i colori brillanti tagliano questa "enorme nuvola" grigia. È questo un buon periodo per programmare un viaggio E la vivacità si ritrova a Barranco, il quartiere bohemien, quello degli artisti, dei teatri, della movida, una zona in crescita, da girare con un comodo taxi (prima si fa un salto anche al quartiere giardino di San Isidro, distretto finanziario e residenziale, con tanto di antichi uliveti provenienti da Siviglia e di case in stile moresco). Ma poi d'obbligo fermarsi per attraversare a piedi il "Puente de lo suspiros", il ponte dei sospiri inaugurato nel 1876 e che ha ispirato numerosi poeti. Si dice che deve essere attraversato senza respirare, solo così si avvererà il desiderio espresso al punto di inizio.

Si trovano qui anche alcune delle migliori gallerie per lo shopping (una su tutte Dedalo Arte con ampia scelta di argenti, gioielli, ceramiche e abbigliamento in alpaca) e il Mate, il museo voluto dal fotografo peruviano Mario Testino (famoso per aver reso icone personaggi come la principessa Diana, Kate Moss, Madonna), dove si possono ammirare anche i lavori di altri artisti locali. Ci si siede in uno dei tanti locali della zona e mentre si sorseggia un aperitivo a base di pisco Sour (distillato di puro succo d'uva), ci si lascia incantare dal sonnolento fluire dei passanti.

Poco distante è il quartiere di Miraflores che si specchia sulle acque dell'Oceano Pacifico, un quartiere molto sicuro con telecamere ovunque, grazie ad una politica del sindaco - ogni quartiere dei 26 totali ha un suo sindaco - impostata alla tranquillità dei suoi cittadini. Fu la prima zona a svilupparsi fuori dalla città vecchia e nasce come luogo di cura grazie alla vicinanza del mare. Per una passeggiata romantica si va al Parque del Amor, dalle distese di fiori e i muretti a mosaico che riportano frasi d'amore e ricordano tanto le atmosfere di Gaudì a Barcellona. Su tutto spicca la statua colossale El Beso, "il bacio" di Victor Delfin, rappresentante una coppia che si abbraccia, mentre in cielo si accende di deltaplani che sfidano le correnti.

É questo il regno indiscusso anche delle nuove tendenze gastronomiche, con decine di ristoranti che si caratterizzano per l'ottima cucina (tra le migliori al mondo, secondo i critici, tanto che l'Economist ha indicato la cucina peruviana come una delle dodici gastronomie più raffinate del pianeta) e un servizio curato e attento (tra questi il Central, dove il protagonista è il giovane chef Virgilio Martinez; Huaca Pucllana). Per chi è alla ricerca di artigianato, l'Avenida Petit Thouars concentra le varie tipicità, mentre per un soggiorno si può scegliere il Miraflores Park.

Da qui, facilmente si raggiunge il centro storico (qua e là si incontrano giovani gentili che, in cambio di qualche soldino, offrono tutte le informazioni) patrimonio Unesco, con le vie di impianto spagnolo, dalle costruzioni in stile coloniale, i balconi interamente in legno e finemente intagliati, passando per il convento di Santo Domingo, con le colonne decorate di mosaici. Plaza de Armas o Maior, una delle più belle dell'America Latina, cosi ampia e ariosa è il fulcro della vita locale, con la fontana, la seicentesca cattedrale con le decorazioni barocche, e il palazzo del Governo.

Per conoscere poi la vera anima di questa popolazione ci si deve spingere fino a Cusco, "l'ombelico del mondo" come la chiamavano gli Incas in lingua quechua (ben collegata da voli interni e a poco più di un'ora). Qui il tempo scorre lento. L'ozio è contagioso. Il tempo, nel corso delle 24 ore, cambia continuamente: «è come le donne, non si capisce mai», dicono da queste parti. Le donne sferruzzano (ma può capitare anche di vedere qualche uomo con lana e ferri in mano) silenziose, sedute vicino alle botteghe o alle proprie abitazioni, ma anche mentre camminano per le strade, con gesti divenuti meccanici. Danno vita a un'infilata di sciarpe, scialli, cappelli, guanti multicolori che nei negozi pendono in alto su un filo come una decorazione da luna park. I colori dei tessuti e delle lane si mescolano a quelli dei frutti al mercato, dove si trovano fagioli bianchi e neri, gialli, striati, tutti insieme nelle ceste, ma anche patate (ne esistono oltre 3000 varietà autoctone in tutto il Perù) e mais.

I bambini con al seguito una pecorella, o le ragazzine in compagnia di un lama si lasciano fotografare sorridenti, ma poi chiedono gentilmente qualche soldino, ed hanno imparato anche a dire: «un euro ok», per non perdere l'occasione. Molte delle case hanno sul tetto 2 piccoli tori: un simbolo che rappresenta l'unione tra un uomo e una donna che quando mettono su famiglia, e quindi una nuova abitazione, devono essere forti come tori e aiutarsi reciprocamente.

E si arriva a Plaza de Armas, dove spicca la bella chiesa della Compagnia del Gesù, con la sua cappella sfarzosa della Sacra Famiglia che è un tripudio di oro. Le statue hanno vestiti veri, in tessuto ricamati di oro, a forma di trapezio per ricordare quelle montagne che gli incas adoravano prima di convertirsi alla religione.

Da Cusco si raggiunge la Valle Sacra, attorno al Rio Urubamba, il fiume amazzonico. L'acqua scivola a valle da due sorgenti nel cuore della montagna, due come la dualidad, il dualismo che permea ogni aspetto del mondo andino, il puma-pucyo, la sorgente donna da cui si ricava sale a blocchi e il suma-pucyo, la sorgente uomo che produce sale molto fine. Si resta in silenzio dinnanzi alle saline per ascoltare la voragine di sale che respira di un soffio profondo.
E sempre da Cusco si raggiunge Machu Picchu, la "famosa città perduta" degli Inca, considerata una delle meraviglie del mondo.

Secondo la tradizione, Hiram Bingham nel 1911 si addentrò in una boscaglia fitta e selvaggia che nascondeva un tesoro. E fu lui a rivelare questa scoperta al mondo. In realtà molti studiosi ritengono che già vent'anni prima arrivarono lassù un missionario britannico e un viaggiatore tedesco. E qualcuno dice che Machu Picchu era già presente su qualche mappa dell'Ottocento. Per raggiungere il sito ci sono diversi modi: i più allenati e dalle gambe robuste possono fare un trekking a piedi, zaino in spalla, lungo i 42 chilometri (4 o 5 giorni); i più pigri comodamente in treno (da 45 dollari a tratta), attraverso la valle dell'Urubamba, godendo di bellissimi panorami, tra le montagne delle Ande, canyon e una fitta vegetazione. Ma per un viaggio che non si dimentica, vale la pena prenotare un posto sul treno lusso Perurail di Orient Express e vivere atmosfere da sogno con tanto di cena e musica a bordo (da 311 dollari a tratta). Quasi un tuffo indietro nel tempo.

Si arriva a 2400 metri ed è facile soffrire del "soroche", ovvero il male d'altura. Per combatterlo basta sorseggiare Mate de Coca, un'infusione a base di foglie di coca che non crea dipendenza né effetti collaterali. Una sorta di tè venduto ovunque e pure un'idea souvenir. Poi ci si addentra nel sito archeologico che rappresenta una sfida dell'uomo nei confronti della natura: fu costruito sul dorso di uno sperone sporgente nella parte intermedia di una montagna. Passeggiando tra le rovine, la mente vaga immaginando come doveva essere quel posto quando era abitato da numerose famiglie e sacerdoti che certamente non avevano problemi di vertigine viste le altezze. Si arriva poi alla piazza Sacra e, attraverso una scalinata, all'Intiwatana, una pietra di granito e quarzo. Una pietra grigia - anche qui domina questa sfumatura - ma prende energia dal sole e trasmette, avvicinando le mani, energia e luce.



di Isa Grassano
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