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Doping, Mario Cipollini nel fango dell' indagine spagnola

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2013 16:50
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09/02/2013 16:23

Doping, Cipollini: un mito in pezzi
Il fango dopo dieci anni

Trasfusioni, Epo, ormoni. Le carte della Guardia Civil con il programma doping di Fuentes. SuperMario, contattato, per ora preferisce non commentare


Da Super Mario a "Maria". E' la metamorfosi di Cipollini, come emerge dalle carte della Guardia Civil spagnola. "Maria", il codice che il medico Fuentes aveva scelto per il velocista lucchese. E dietro alle tabelle 2002 del doping c'è il numero di fax di casa sua, a Lucca, con tanto di prefisso.
I documenti che la Gazzetta dello Sport pubblica in esclusiva sembrano inequivocabilmente svelare, per la prima volta, il trattamento dopante mese dopo mese di una stella del ciclismo mondiale, con carichi impressionanti di Epo, ormoni e anabolizzanti (per la forza), più le indicazioni sui pagamenti a Fuentes. Il 2002, cioè l'anno indimenticabile per Cipollini, con quel ritiro a sorpresa a luglio al quale neppure i suoi compagni avevano mai creduto. Un modo per togliersi dalla luce dei riflettori prima del grande rientro verso il Mondiale. Accompagnato, a quanto pare, dalle sacche di sangue.
Mario Cipollini, contattato, ha preferito non commentare e ha rimandato il suo giudizio: vuole prima vedere i documenti.

IL PROCESSO A MADRID 7000 PAGINE, 23 TOMI — E per fortuna che il processo dell'Operacion Puerto a Madrid doveva essere inutile, dedicato a giudicare "delitti contro la salute pubblica" e non contro il doping. Quasi 7 anni dopo, la lunga scia dell'inchiesta sul traffico di sacche di sangue organizzato dal dottor Eufemiano Fuentes e dall'ematologo Merino Batres travolge il più forte velocista della storia. Vincitore, nel 2002, della Sanremo, della terza Gand-Wevelgem e soprattutto del Mondiale di Zolder. La più bella sinfonia della Nazionale. Il processo sta permettendo di sollevare pietre sinora mai toccate. Nel 2007 e 2008 sono stati identificati e squalificati, tra gli altri, Basso, Scarponi, il tedesco Ullrich, lo spagnolo Valverde. Coinvolti 58 corridori, in gran parte della Spagna. Al centro, 206 sacche di sangue, conservate nei frigoriferi madrileni dell'ematologo Merino. Di queste, 99 da identificare. Nei giorni scorsi ci si è avvicinati al calcio, con la sigla Rsoc e i pagamenti a Fuentes denunciati da un ex presidente della Real Sociedad: due milioni di euro pagati al medico, in 6 anni di doping, dal 2002 al 2007. Oggi tocca a Mario Cipollini. Ma le sorprese non sono finite. Nelle oltre 7mila pagine dei 23 tomi che compongono gli atti giudiziari ci sono documenti che in questi anni non sono mai venuti alla luce. I fogli di Cipollini dimostrano chiaramente l'attività dopante della banda Fuentes: il capo, "Asterix" Eufemiano, l'ematologo Merino Batres, detto "Obelix", e i vari collaboratori. Alcuni imputati nel processo, uno suicida (l'ex biker Alberto Leon, uno degli addetti al trasporto delle sacche), altri ancora non riconosciuti ufficialmente e addirittura in attività. Merino consigliava di scegliere come nome in codice quello del proprio cane: così Basso (Birillo) e Valverde (Piti). Cipollini no: lui era Maria, o CP. Già Manzano aveva parlato sottovoce di Cipollini, anni fa, però non c'erano prove. Ora le carte dell'Operacion Puerto le prove le hanno portate al traguardo e sembrano inconfutabili: preparazione e programma dopante personalizzato.

IL FINTO RITIRO IL RITORNO ALLA VUELTA — Il 2002 è l'anno del Mondiale di Zolder. La chiave della vittoria per Cipollini sono anche tre sacche di sangue, ciascuna di 250 ml: dal 20 al 24 settembre procede a un prelievo, e nello stesso periodo si reimmette una sacca di sangue "ripulito" dalle scorie, solo parte corpuscolare. Nella tabella, Fuentes indica l'arco di tempo utile per questa operazione. Mancavano tre settimane alla prova iridata, Cipollini ha concluso il 14 settembre la Vuelta. Si ritira all'8ª tappa: "Mi sento al massimo. Non voglio intaccare una condizione che è già ottima. Ormai penso di conoscermi, so come gestirmi. E so come allenarmi a casa, se ho saputo vincere dopo 100 giorni di assenza. Al Mondiale manca un mese. Ho bisogno di fare un certo tipo di allenamenti per quel percorso". E quella sera andò a cena a Madrid con il calciatore brasiliano Ronaldo, suo grande amico già dai tempi in cui giocava all'Inter.

DAL PRIMO RADUNO FINO A SETTEMBRE — Nella settimana del Mondiale, poi, Cipollini potrebbe essersi buttato dentro un'altra sacca di sangue: probabilmente il 9 ottobre, a Salice Terme, prima di partire per il Belgio, e dopo i controlli della Federazione previsti per il mattino alle 7. La corsa è domenica 13 ottobre. Anche in questo caso, Fuentes indica in tabella l'arco utile: dall'8 al 10 ottobre. Ma il 9, cerchiato, è la data più chiara: troppo pericoloso portare il sangue in Belgio. In quella stagione, Mario Cipollini è all'Acqua& Sapone-Cantina Tollo. Maglia zebrata. Gli appuntamenti sono tre: il 23 marzo la Milano-Sanremo, mai conquistata; il 10 aprile la Gand-Wevelgem, l'unica classica del Nord per velocisti; il 13 ottobre il Mondiale, che si concludeva sul circuito di F.1. dove nel 1982 era morto Gilles Villeneuve. Le indicazioni del dottor Fuentes sono chiare, sulla tabella usa lo stesso "Sanscrito", il codice, di centinaia di altri fogli. Il sistema-doping di Cipollini comincia in ritiro, dal 10 al 24 gennaio. Dal 10 al 21, prende anabolizzanti e, ogni due giorni, 1000 unità di Epo, l'eritropoietina, il più diffuso doping negli sport di resistenza. Allora, gli esami a sorpresa erano inesistenti. Il 18 gennaio, dopo una settimana di trattamento, si passa a 500 unità di Epo, sempre con un giorno di intervallo, fino al 3 febbraio. I numeri vicino (52, 50) sembrano indicare i valori di ematocrito. Dal 26 gennaio, un'altra fase di "trattamento", associata per la prima parte ancora all'Epo: entrano in gioco le gonadotropine corioniche, ormoni (anche femminili) che accompagnano chi fa uso di anabolizzanti. La sigla "Hm" segue Cipollini per tutto il mese di febbraio: una dose ogni due giorni. Il debutto agonistico è il 13 febbraio al Giro del Mediterraneo, in Francia. Il doping con gli ormoni continua e il 17 febbraio c'è l'assunzione di 2000 unità di Epo. Alla Vuelta Valenciana, il 26 febbraio, tradizionale breve corsa a tappe di preparazione per i velocisti, Cipollini passa all'IGF, cioè all'ormone della crescita. Tutti i giorni sino al 2 marzo, quando compare la sigla chiave del sistema Fuentes: "E", cioè il prelievo di sangue. Che verrà trattato, ripulito dalle scorie e conservato per i momenti-chiave.


LE FRECCE — Nella tabella pubblicata dalla Gazzetta dello Sport (guarda la tabella), Fuentes indica con 3 frecce verso l'alto le gare più importanti: per Cipollini, Sanremo e Mondiale. Con 2, la Gand-Wevelgem del 10 aprile. E tre giorni prima della Classicissima di primavera, il 20 marzo, "Cipo" si reimmette il suo sangue: nessuno potrà contrastarlo in volata. Il doping continua la settimana dopo la Sanremo con unione di anabolizzanti e 2000 unità di Epo al giorno per 9 giorni, fino al 2 aprile. Il 10 aprile, l'altro trionfo: Gand-Wevelgem. Il 22, a conclusione del Giro di Aragona, in Spagna. la reinfusione di un'altra sacca di sangue, per il Giro. Ma è il programma di luglio a svelare l'avvicinamento al Mondiale. Il 15 luglio annuncia a Firenze uno strano ritiro: però già da una settimana aveva iniziato due settimane di anabolizzanti. Il 26 si toglie due sacche di sangue, poi inizia una settimana di ormone della crescita, a giorni alterni. Il 12, ecco l'IGF, l'ormone che agisce sui tessuti e favorisce la crescita delle fibre muscolari. Il 24 e il 25 agosto, 2 prelievi di sangue e 2 reinfusioni, seguiti ancora da un trattamento di IGF. La Vuelta, gara del rientro, inizia il 7 settembre: due giorni prima, Cipollini fa una reinfusione con una sacca di sangue e poi inizia, durante la corsa, l'ultimo trattamento di ormone della crescita. Si ritira il 14: a quel punto un prelievo ancora e poi due sacche finali. Per la maglia iridata.

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Luca Gialanella
Filippo Maria Ricci


Fonte: gazzetta

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09/02/2013 16:33

Una verità che fa male

Di fronte a un documento che sconvolge la sua vita da vincente Mario non ha negato, non ha ammesso, si è riservato di commentare dopo la lettura degli atti

Nome in codice Maria. Il pozzo delle vergogne dell'Operacion Puerto è profondo settemila pagine raccolte in 23 faldoni. E là sul fondo, dove il fango è più limaccioso, emergono una tabella del 2002 e un numero di telefono che legano in modo difficilmente equivocabile Mario Cipollini a Eufemiano Fuentes. Quell'anno il campione più amato e rappresentativo del nostro ciclismo recente, amico e commentatore della Gazzetta, entrò nella leggenda vincendo la Milano-Sanremo e il titolo mondiale a Zolder. C'è il fondato sospetto che ci sia riuscito con il potente aiuto dello stregone spagnolo del doping e di ogni pratica proibita conosciuta all'epoca. Di fronte a un documento che sconvolge la sua vita da vincente, Mario non ha negato, non ha ammesso, si è riservato di commentare dopo la lettura degli atti. Nel giorno più nero, è un suo diritto. In attesa di chiarimenti resta tuttavia in noi, che gli abbiamo voluto e gli vogliamo bene, il dolore profondo più che lo sbigottimento, un'attesa vuota di spiegazione, un intimo brivido di imbarazzo. Tutto questo e di più, ma onestamente non la sorpresa.

SENZA PROVE — E' ormai evidente ciò che si era a lungo sospettato senza prove decisive. Per un'epoca intera, come dice Lance Armstrong, il doping è stato per il ciclismo un fatto endemico, orrendamente ordinario "come l'aria nel tubolare e l'acqua nelle borracce». Mario è stato soltanto il più veloce, il più alto, il più biondo, il più simpatico e il più bello. Gli altri facevano esattamente come lui con minore successo e ci aggrappiamo all'idea che, a parità di doping, ha comunque vinto il migliore. Ma è un discorso puramente affettivo, non razionale: l'imbroglio non ammette mai controprova. Che fare dunque? Cancellare ogni ordine d'arrivo e palmares? Non avrebbe senso. Non si finirebbe mai. Il ciclismo può e deve rinascere dal fondo che ha toccato se è vero — lo assicura sempre Armstrong, come non credergli? — che "con il passaporto biologico ci avrebbero beccati tutti". Oggi più ancora di ieri la Gazzetta abbraccia e appoggia con forza la proposta della Wada per una commissione di verità e riconciliazione. Chi ha qualcosa da confessare, e oltre a Cipollini potrebbero essere quasi tutti, trovi il coraggio di farlo subito, accettando l'umiliazione ma risparmiandosi sanzioni postume. Cerchiamo verità, appunto, non vendetta.

ANDIAMO A FONDO — Ciò detto, questa ricerca dolorosa e tenace non può valere solo per il ciclismo, lo sport che meglio di altri ha saputo farsi male da solo. Per sei lunghi anni, le carte dell'Operacion Puerto sono rimaste inguattate nei capaci cassetti della giustizia madrilena. E' mai possibile che in settemila pagine sia riconoscibile solo il nome di un italiano e mai di uno spagnolo? E' concepibile che l'unico atleta iberico incastrato sin dall'inizio in questa faccenda, il ciclista Alejandro Valverde, sia stato perseguito (con grande merito) dall'ufficio inchieste del nostro Coni? Dal terribile elenco di Fuentes sta emergendo — e che fatica! — la squadra di calcio della Real Sociedad. Pesce piccolo, tutto sommato. E' ancora credibile sostenere che i reprobi siano solo gli eroi del pedale? Infine, è mai possibile che soltanto la Gazzetta abbia in sorte di scovare, con l'enorme pena che comporta, una tabella galeotta e un numero di telefono ben conosciuto? Suvvia, giudici, poliziotti e colleghi d'ogni nazione: andiamo in fondo a questa storia. E non prendiamoci per i fondelli.

Andrea Monti

Fonte: gazzetta

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09/02/2013 16:50

Spero vivamente che tutte le accuse contro Mario Cipollini si rivelino infondate. [SM=x44466]
Detto questo, va però preso atto che, purtroppo, dopo il calcio, il ciclismo è uno degli sport dove andrebbe fatta una radicale pulizia, sotto tanti aspetti.

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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