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Programma del Movimento 5 Stelle in sintesi (facciamo le pulci al M5S)

Ultimo Aggiornamento: 03/03/2018 11:59
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27/02/2013 15:08

Campagna elettorale

Ecco le proposte per il paese del Movimento 5 Stelle

In 10 punti, le proposte del Movimento 5 Stelle e gli effetti che avrebbero. 
Molti i temi economici fra cui il referendum sull'euro, via l'Imu sulla prima casa, i tagli ai costi della politica, sgravi per le piccole medie imprese 
ECCO i 163 GRILLINI AL DEBUTTO IN PARLAMENTO

1. Ristrutturazione del debito pubblico 

 La proposta. Il debito pubblico è per il M5S un cappio al collo che si stringerà sempre più senza ristrutturare il valore dei titoli di Stato che sono detenuti all'85,7% da banche, fondi, assicurazioni e altri investitori. Per Grillo bisogna diminuire gli interessi e diluire nel tempo la restituzione del capitale. 

Gli effetti. La ristrutturazione dei titoli di Stato con il taglio degli interessi e l'allungamento delle scadenze, unilateralmente o con la partecipazione degli investitori privati su base volontaria, equivale per il mercato e le agenzie di rating al default. È una macchia indelebile per l'affidabilità creditizia dello Stato che dopo la ristrutturazione perde l'accesso ai mercati e la fiducia degli investitori per anni interminabili. Il pagamento degli interessi è un onere che drena risorse all'economia e al sociale ma non pagarli integralmente e puntualmente significa cadere nel baratro.

2. Sostegno all'economia verde 

 La proposta. Il piano energetico si basa sulla green economy. Tra le proposte centrali, l'incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a tutte le fonti rinnovabili e alla microgenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai Kw riversati in rete nelle ore di punta. 


Gli effetti. Nelle strategie a sostegno della green economy le fonti rinnovabili sono chiamate a svolgere un ruolo importante, ma con giusta misura. Negli anni scorsi la cattiva gestione degli incentivi per le rinnovabili ha comportato extracosti energetici molto marcati determinati dalla componente A3 della bolletta. Si calcola un un costo di incentivazione di 10 miliardi l'anno, di cui 6,5 solo per il fotovoltaico, che ha innescato incrementi di 42 euro al megawattora. Sulle rinnovabili occorre dunque equilibrio, e capacità di farne derivare una filiera industriale italiana, finora quasi assente.

3. Tav, acqua e inceneritori 

 La proposta. Il lato del «signor no» di Beppe Grillo e del M5S viene fuori quando si parla di infrastrutture e di grandi opere. No alla Tav, no ai termovalorizzatori, sì al potenziamento del trasporto locale. Sul referendum per l'acqua è venuta fuori l'anima pubblicistica: bene comune ma anche difesa delle aziende pubbliche 

Gli effetti. Prestare attenzione alle piccole opere e alla manutenzione del territorio è un approccio positivo ma la logica del «piccolo è bello» può isolarci dall'Europa e lasciare le nostre reti a standard obsoleti. La realizzazione delle linee ad alta velocità libera binari anche per il trasporto locale (vedi Torino-Napoli): giusto chiedere un'attenzione maggiore al servizio pendolari e una maggiore selezione delle opere utili, ma i veti assoluti sulle infrastrutture bloccano il progresso del paese (e il Pil). La pubblicizzazione dei servizi pubblici locali in monopolio (compresa l'acqua) è un abbaglio che produce inefficienza

4. Stato e mercato 

 La proposta. Il movimento 5 Stelle vorrebbe impedire che le offerte di acquisto (Opa) siano ripagate indebitando le società acquisite, mettere un tetto allo stipendio dei manager delle quotate, abolire i monopoli di fatto come Telecom, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset, Ferrovie 

Gli efffetti. In sintesi tutte le misure citate puntano a correggere le storture prodotte dal mercato. La strada è un maggiore interventismo dello Stato. Se il fine è condivisibile, il limite è nel fatto che le società quotate operano in un mercato globale e quei "monopoli di fatto" citati dal Movimento 5 Stelle ormai sono multinazionali che producono buona parte del fatturato all'estero. Il rischio? Mettere in fuga i pochi investitori che ancora scommettono sul mercato italiano. Forse basterebbe molto meno: ad esempio, far funzionare sul serio chi deve vigilare, come le Authority

5. Referendum sull'euro

 La proposta. Nei 20 punti per uscire dal buio, Grillo propone il referendum sulla permanenza nell'euro. È un tema ricorrente del Grillo-pensiero: l'euro affama il Paese, strangola le aziende, trasferisce ricchezza privata per ripagare il debito. Per questo M5S vorrebbe rinegoziare gli accordi Ue giudicati capestro. 

Gli effetti. Si può rimanere tranquillamente nella Ue senza rinunciare alla propria moneta, secondo Grillo, perché su 27 Stati aderenti alla Ue, 10 hanno mantenuto la loro divisa. Il punto è proprio questo: tornare indietro non si può, mentre è diverso il caso di chi non è mai entrato nell'euro. La lira non esiste più e ridenominare tutti i contratti in euro nella valuta nazionale equivale a un default di Stato, aziende, banche e famiglie. Per lo stesso motivo l'Italia non può cancellare unilateralmente gli impegni già presi nei Trattati (Fiscal compact, Six pack...) e nell'Unione monetaria.

6. Sgravi per le piccole e medie imprese 

 Per le Pmi il Movimento 5 Stelle ha raccolto le idee della base con un sondaggio online. Ai primi posti il pagamento dell'Iva solo a fattura incassata e gli sconti contributivi per assunzioni di giovani under 35. Per l'industria, si propone l'attribuzione del "made in Italy" solo alle aziende che producono in Italia 

Il pagamento dell'Iva per cassa è già previsto, con un limite di 2 milioni del volume d'affari che tiene conto dei vincoli Ue. Gli sconti contributivi ai giovani imprenditori andrebbero finalizzati, ad esempio per il Sud, per non incorrere in una bocciatura europea per aiuti di Stato. La norma "made in Italy" sulla manifattura parte dell'intento positivo di evitare la deindustrializzazione, ma un'applicazione radicale del principio avrebbe come effetto quello di penalizzare strategie espansive di aziende che hanno cervello e ricerca in Italia pur avendo diversificato la produzione in più sedi, anche all'estero.

7. Prima casa, via l'Imu e sì all'impignorabilità

 La proposta. Nei «20 punti per uscire dal buio» pubblicati a inizio febbraio dai 5 Stelle il Movimento di Beppe Grillo propone l'abolizione dell'Imu prima casa. E sempre a proposito di abitazione principale, i 5 Stelle propongono la sua impignorabilità. Sempre alla voce fisco si punta sulla riduzione dell'Irap sulle imprese 

Gli effetti. Il nodo da sciogliere è soprattutto quello delle possibili coperture. Dati sul gettito 2012 alla mano, per abolire l'Imu sulla prima casa servono 4 miliardi. Per l'Irap invece ogni riduzione di un punto sul costo del lavoro costa circa 2 miliardi. Per cancellarla interamente ne servirebbero invece oltre 33. Sulla riscossione l'obiettivo minimo per ridurre i poteri di Equitalia è l'impignorabilità della prima casa. Oggi per i ruoli oltre i 20mila euro il cittadino moroso può vedersi pignorare l'abitazione. Ma una norma che vieti la pignorabilità dovrà anche tener conto degli incassi persi nella lotta all'evasione.

8. Il reddito minimo di cittadinanza 

 La proposta. Il sussidio di disoccupazione garantito è una misura di welfare che intende ampliare la copertura di questo ammortizzatore sociale a tutti i lavoratori in caso di perdita dell'impiego. Per come è presentato va distinto dal reddito minimo di cittadinanza, misura assistenziale di carattere universalistico che in Italia non esiste 

Gli effetti. Non è stato specificato l'importo né la durata dell'assegno. Precedenti proposte simili (Boeri-Garibaldi 2007) partivano da un assegno di 600 euro al mese con un tetto massimo cumulato e una duration da definire. Il costo stimato è stato, in quel caso, compreso tra i 7 e gli 8 miliardi annui. L'effetto è duplice: difesa del reddito di platee più ampie di disoccupati e un incentivo a una maggiore mobilità sociale. Riguardo alle coperture si tratta di capire se la misura ha una natura assicurativa (è in parte coperta da contributi obbligatori) o è a carico della fiscalità generale. In quest'ultimo caso sono maggiori gli effetti redistributivi sui redditi

9. Costi della politica, abolizione delle province e dei rimborsi elettorali

 La proposta. È il pacchetto più corposo di interventi. Si parte con l'abolizione delle province e dall'accorpamento dei comuni con meno di 5mila abitanti e, passando per il tetto di 2 mandati per i parlamentari, si arriva all'abolizione dei rimborsi elettorali che Grillo vorrebbe fosse retroattivo.

Gli effetti. L'abolizione delle province comporterebbe la necessità di assegnare personale e funzioni a un altro livello di governo. Con il rischio di vanificare gran parte dei risparmi associati alla misura. Quanto all'abolizione dei rimborsi elettorali Grillo ha più volte detto che vorrebbe chiedere indietro almeno un miliardo dei 2,2 miliardi che i partiti hanno incassato negli ultimi 15 anni di attività. Il problema si porrebbe però per quelle forze politiche che hanno già cartolarizzato i rimborsi elettorali per gli anni a venire. Troppo generica appare la proposta di fissare uno stipendio medio nazionale da applicare anche ai parlamentari

10. Editoria, vendita di due canali Rai e abolizione dei contributi ai giornali

Gli effetti. La vendita di due reti Rai e l'abolizione della pubblicità sulla terza mette sul mercato 2 canali con i limiti di affollamento delle tv commerciali indebolendo gli altri media, ma libera le risorse commerciali della rete pubblica (in Francia non è andata alle tv commerciali). L'abolizione dei contributi pubblici, comunque da rivedere, rischia di ridurre il pluralismo dell'informazione, in un momento di grave crisi dei ricavi. L'asta delle frequenze è la via giusta ma 5 anni sono pochi per ammortizzarne i costi. La legge Gasparri, oggi nel Testo unico sui servizi media, ha articoli che ingessano il sistema, favorendo la concentrazione.

DOCUMENTI:

Fonte: Il Sole 24 Ore - 27 febbraio 2013


[Modificato da Etrusco 27/02/2013 15:22]

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Ho trovato molto divertente ed istruttivo questo recente articolo di Andrea Scansi, perchè fotografa con pungente ironia la situazione nei feudi che un tempo erano di Maria Etruria Boschi e Renziani vari:


"Oggi sono andato a sentire Di Maio ad Arezzo. E' una cosa che non faccio mai, perché gli incontri politici live mi grattugiano oltremodo le palle. Ma oggi l'ho fatto, perché ero curioso. Qualche considerazione.

1. Arezzo, nel 2014, era la città più renziana d'Italia (che culo). Un anno dopo, quegli stessi renziani sono riusciti a perdere le comunali candidando un Nardella debole (chiedo scusa per l'ennesima ridondanza). Da allora non ne indovinano mezza, ma quanto ad arroganza son sempre lì a credersi stocazzo. E i risultati si vedono tutti: nello stesso luogo, a settembre 2017, il poro Renzi ha fatto sì e no 300 persone spacciate per “trionfo”. Io, venerdì, al Petrarca ne ho fatte 600 e altrettante sarebbero volute entrare per il Gaber Day: che faccio, mi candido per il Quirinale senza neanche aspettare i 50 anni?

1 bis. Oggi, per Di Maio, ce n'erano almeno il triplo di quante accorse per la Sciagura di Rignano. C'era così tanta gente che sembrava di stare alla cresima di Richetti. Non vuol dire necessariamente molto, e il detto "piazze piene urne vuote" è un classico in Italia, ma la sensazione è che per Renzi sian vuote le une e le altre. Daje Matteo.

2. C'erano molti giovani, ma anche altrettanti meno giovani. Ciò è in controtendenza con i flussi elettorali, che danno i M5S fiammeggianti tra gli under 30 ma stitici tra gli over 60, dove andrearomano ha l'87% dei consensi, Farinetti il 92% e e la Rotta il 98%. Agili, in atarassia.

3. C'erano molte vittime del "salvabanche". Con qualcuna ho parlato. Le loro storie sono strazianti. Chi le ha trattate, e tratta ancora, come "investitrici che se la sono cercata", dovrebbe prima sputarsi in faccia da solo. E poi andare affangasparri.

4. Ho ricevuto una quintalata d'affetto inesausto. Ho fatto 320 foto, firmato 7mila autografi e limonato duro 800 milioni di donne. Grazie, però state esagerando: non sono Gozi.

4 bis. Ho salutato Di Maio prima che parlasse e sono spuntati fotografi anche dalle cripte etrusche. Un turbinio di flash che mi ha imbarazzato molto (come no). La più bella l'ha scattata la Morani, che mi stalkerizza con amore. Poi mi sono seduto in mezzo al pubblico, fingendo interesse mentre chattavo con Bonifazi. Dopo l'incontro, ci ho parlato alcuni minuti (con Di Maio, non con Alessia o Bonifazi). Lo conosco poco e nulla, prima di oggi l'avevo visto sì e no 3 volte negli studi tivù o alla festa di quegli zozzi del Fatto. L'ho trovato più in forma di quanto credessi. Mi è parso cresciuto nella dialettica, ha i tempi giusti e sa come arringare le persone. Non ha sbagliato congiuntivi e non è neanche stato così cyborg: quando un collaboratore ha sputtanato l'audio del microfono, generando un riverbero che ha ucciso le prime sette file, Di Maio ha reagito tipo "Quando finiamo qui poi ti sgozzo". Credo che, nel frattempo, il collaboratore sia stato dato in pasto ad Adinolfi.

5. C'era anche la deputata Gagnarli e c'era pure il più noto Bonafede. Quest'ultimo, quando è in tivù, mi convince poco. Dal vivo invece ha una sicumera mediamente crassa che mi ha stupito. Segnalo il dato perché si vede che i parlamentari 5 Stelle fanno molta politica sul territorio e gli altri no. Sono allenati e annoiano di meno. Quando parli dal vivo, ad asciugare i cabbasisi ci metti un attimo (ma non ditelo a Genny Migliore).

6. Di Maio ha avuto buon gioco a zimbellare la Boschi, che ormai è come picchiare un bambino che caga mentre legge sulla tazza del cesso la webzine Democratica. A volte mi è parso convincente e altre volte demagogico. Ha poi insistito - giustamente, dal suo punto di vista - sulla differenza tra "loro" e "gli altri".
Tre differenze:
loro si tagliano gli stipendi davvero, gli altri al massimo affossano la legge Richetti.
Loro (dice Di Maio) fanno quel che dicono, gli altri no.
E poi: loro candidano sul territorio persone che quel territorio lo conoscono, mentre il Pd (e non solo il Pd) spedisce le Boschi nei seggi blindati a Bolzano con 112 paracaduti sul proporzionale per darle la poltrona sicura.
Quest'ultima, ancor più di questi tempi, mi pare una differenza sostanziale. Che farà gioco al M5S.

7. Il M5S ha generato molta speranza anche tra gli aretini. E' un merito, ma anche un onere gravoso: tanti aretini non accetterebbero un'altra fregatura dai politici, avendone già prese tante. Troppe: ci siamo rotti i coglioni, ecco.

8. A fine incontro, è salito sul palco Nardella e ha cantato tutto The Wall dall'inizio alla fine, facendo sia la parte di Gilmour che di Waters. Strepitosa, in particolare, la sua versione di Nobody Home. Non vi nascondo di essermi commosso. Ora sono a cena proprio con Nardy. Sta mangiando bacche di Goji all'alchermes. Vi saluta.

(Ho scritto tutto questo solo per pubblicare la foto con Di Maio, in cui sono così bello che quasi mi imbarazzo da solo a guardarmi)"

[SM=x44456]
[Modificato da Etrusco 25/01/2018 11:36]

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25/01/2018 13:02

Se Renzi perde terreno persino nelle roccaforti toscane del suo Giglio Magico è finita, Firenze e Arezzo fino a pochi anni fa erano casa sua...
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10/02/2018 01:38

Re:
Pipallo, 25/01/2018 13.02:

Se Renzi perde terreno persino nelle roccaforti toscane del suo Giglio Magico è finita, Firenze e Arezzo fino a pochi anni fa erano casa sua...

Perdere a Firenze è impossibile: casomai a Massa Carrara, Lucca, Grosseto e ad Arezzo è certamente possibile che il PD perda. Consultando l'elenco dei Sindaci di Arezzo, si denota che non è la prima volta che il centrosinistra perde le elezioni e comunque Massa Carrara, Grosseto e Lucca non sono mai state roccaforti inespugnabili della sinistra: casomai la vera sorpresa dove Renzi si gioca tutto è l'Emilia Romagna dove il ministro Franceschini rischia di perdere alla Camera nel collegio di Ferrara, il che sarebbe clamoroso. Se poi il PD dovesse perdere persino a Parma città, Rimini, Forlì Cesena (le sconfitte a Piacenza e Fidenza io le darei già per scontate), allora per il PD sarebbe un disastro colossale perchè ciò significherebbe che ormai solo Modena, Reggio Emilia, Bologna, Ravenna e Imola sono roccaforti... un tempo era solo Piacenza a sfuggire dal "mare rosso" mentre oggi quasi metà della regione sta scappando via dal dominio del PD. Invece in Toscana, a parte i soliti posti elencati prima e che ai tempi della Prima Repubblica erano zone - in particolare Lucca che poi è stata favorevole più a FI che all'Ulivo - più favorevoli alla DC che al PC, Renzi non corre nessun pericolo.
[Modificato da Robert - W la... foiga! 10/02/2018 01:44]

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Re: Re:
Robert - W la... foiga!, 10/02/2018 01.38:

Perdere a Firenze è impossibile: casomai a Massa Carrara, Lucca, Grosseto e ad Arezzo è certamente possibile che il PD perda. Consultando l'elenco dei Sindaci di Arezzo, si denota che non è la prima volta che il centrosinistra perde le elezioni e comunque Massa Carrara, Grosseto e Lucca non sono mai state roccaforti inespugnabili della sinistra: casomai la vera sorpresa dove Renzi si gioca tutto è l'Emilia Romagna dove il ministro Franceschini rischia di perdere alla Camera nel collegio di Ferrara, il che sarebbe clamoroso. Se poi il PD dovesse perdere persino a Parma città, Rimini, Forlì Cesena (le sconfitte a Piacenza e Fidenza io le darei già per scontate), allora per il PD sarebbe un disastro colossale perchè ciò significherebbe che ormai solo Modena, Reggio Emilia, Bologna, Ravenna e Imola sono roccaforti... un tempo era solo Piacenza a sfuggire dal "mare rosso" mentre oggi quasi metà della regione sta scappando via dal dominio del PD. Invece in Toscana, a parte i soliti posti elencati prima e che ai tempi della Prima Repubblica erano zone - in particolare Lucca che poi è stata favorevole più a FI che all'Ulivo - più favorevoli alla DC che al PC, Renzi non corre nessun pericolo.




Grazie per le dettagliate informazioni, comunque avevo già intuito che per il PD di Renzi si mettessero male le cose, ci basterebbe osservare cosa dice nei suoi interventi pubblici per la campagna elettorale, preme soprattutto sugli 80€ che vorrebbe ora dare a tutti i figli fino ai 18 anni, sa bene che quegli elettori rimasti ancora indecisi e che potrebbero regalargli il voto sono quelli che capiscono cose semplici e concrete: per questi altri 80€ potrebbero votarlo, ma se spiegasse un serio ed articolato progetto di sviluppo industriale per il paese, welfare, istruzione e tanto altro non lo starebbero nemmeno a sentire... [SM=x44464] [SM=x44472]

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03/03/2018 10:12

Movimento 5 Stelle non è quel partito che doveva aprire il parlamento come una scatoletta, ribaltare il mondo e rinnovare tutto e tutti? Ah no, è quello che una volta avute le "sedie" ha cambiato idea su tutto ed espulso chiunque dal proprio partito.
[Modificato da Joe81M 03/03/2018 10:12]
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Re:
Joe81M, 03/03/2018 10.12:

Movimento 5 Stelle non è quel partito che doveva aprire il parlamento come una scatoletta, ribaltare il mondo e rinnovare tutto e tutti? Ah no, è quello che una volta avute le "sedie" ha cambiato idea su tutto ed espulso chiunque dal proprio partito.




Non mi sembra che abbia cambiato idea così come dici tu, ma cosa intendi? Spiegati meglio
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03/03/2018 11:49

Spiegatemi il nuovo finto codice etico voluto da Grillo ad esempio, non è un continuo cambio di idee? Per quanto mi riguarda, non si può negare una grande svolta. Prima per ogni semplice avviso di garanzia e ogni semplice indagato il Movimento 5 Stelle gridava in massa dimissioni subito. Memorabili le dichiarazioni di Di Maio nel febbraio 2016 quando chiedeva le dimissioni di Alfano per una semplice notizia di un avviso di garanzia. O quelle dell’aprile 2016 in cui lo stesso Di Maio diceva che se un sindaco è indagato per abuso d’ufficio deve dimettersi e non deve ricandidarsi. Insomma, di queste dichiarazioni da parte degli esponenti Grillini potremmo citarne una marea. Il Movimento, è inutile ricordarlo agli smemorati, ha sempre cavalcato il tema della giustizia. Ma sempre contro gli altri. Poi, però, dopo le prime elezioni vinte, anche il Movimento ha avuto i propri indagati. Ecco l’ennesima contraddizione. Come avevo ampiamente pronosticato il Movimento di Casaleggio e Grillo sta intervenendo per salvare la Raggi dai probabili avvisi di garanzia imminenti e dalle notizie sulle indagini a carico del Sindaco di Roma.
Il tutto contraddicendo in maniera grossolana non solo quanto detto in questi anni in tema di legalità e trasparenza ma soprattutto andando anche contro lo stesso contratto fatto firmare alla Raggi e ai candidati del Movimento per le Comunali di Roma. Emblematiche le dichiarazioni di ieri della Muraro: “Se Grillo avesse parlato prima, non avrei dato le dimissioni“. Infatti, il nuovo Codice Etico Grillino non prevede più che a un semplice avviso di garanzia e a una semplice indagine corrisponda la sanzione delle dimissioni. Ma la sanzione non si prevede neanche per rinvio a giudizio. Nessuna sanzione in nessun caso e per tutti i tipi di reato. Una grande inversione a 180 gradi.
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Re:
Joe81M, 03/03/2018 11.49:

Spiegatemi il nuovo finto codice etico voluto da Grillo ad esempio, non è un continuo cambio di idee? Per quanto mi riguarda, non si può negare una grande svolta. Prima per ogni semplice avviso di garanzia e ogni semplice indagato il Movimento 5 Stelle gridava in massa dimissioni subito. Memorabili le dichiarazioni di Di Maio nel febbraio 2016 quando chiedeva le dimissioni di Alfano per una semplice notizia di un avviso di garanzia. O quelle dell’aprile 2016 in cui lo stesso Di Maio diceva che se un sindaco è indagato per abuso d’ufficio deve dimettersi e non deve ricandidarsi. Insomma, di queste dichiarazioni da parte degli esponenti Grillini potremmo citarne una marea. Il Movimento, è inutile ricordarlo agli smemorati, ha sempre cavalcato il tema della giustizia. Ma sempre contro gli altri. Poi, però, dopo le prime elezioni vinte, anche il Movimento ha avuto i propri indagati. Ecco l’ennesima contraddizione. Come avevo ampiamente pronosticato il Movimento di Casaleggio e Grillo sta intervenendo per salvare la Raggi dai probabili avvisi di garanzia imminenti e dalle notizie sulle indagini a carico del Sindaco di Roma.
Il tutto contraddicendo in maniera grossolana non solo quanto detto in questi anni in tema di legalità e trasparenza ma soprattutto andando anche contro lo stesso contratto fatto firmare alla Raggi e ai candidati del Movimento per le Comunali di Roma. Emblematiche le dichiarazioni di ieri della Muraro: “Se Grillo avesse parlato prima, non avrei dato le dimissioni“. Infatti, il nuovo Codice Etico Grillino non prevede più che a un semplice avviso di garanzia e a una semplice indagine corrisponda la sanzione delle dimissioni. Ma la sanzione non si prevede neanche per rinvio a giudizio. Nessuna sanzione in nessun caso e per tutti i tipi di reato. Una grande inversione a 180 gradi.




Quello che ci leggo io è un percorso di maturazione, nel senso che alla nascita di qualsiasi movimento politico, ci sono molti ideali, altissimi e poco aderenti alla realtà per quanto è concretamente fattibile, poi però col tempo, con l'esperienza e con gli errori, si capisce meglio la situazione e si matura.
Quindi è cosa saggia smettere di chiedere le dimissioni per una paventata apertura d'indagine a carico di questo o quell'altro politico.
Rimane però in piedi il discorso di opportunità politica: se un politico riveste una carica particolarmente delicata, anche se su di lui non pende nessun provvedimento di natura penale, sarebbe opportuno che lui di sua spontanea volontà prima rassegnasse le dimissioni e poi chiarisse la sua estraneità dalle accuse; a meno che tutta la montatura a suo carico non sia palesemente creata ad arte, senza validi riscontri oggettivi, solo per screditare lui ed il suo partito, appoggiandosi solo ed esclusivamente su dossieraggi giornalistici penalmente inconsistenti.

Con questo non voglio aspirare a prendere le parti di questo o l'altro partito o movimento. Potremmo scegliere il migliore, ma difficilmente potremmo convenire sul fatto che l'attuale panorama politico, per quel che offre oggi, sia soddisfacente meglio di quello visto nei primi anni della nostra Repubblica. [SM=x44464]

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