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La storia di Valentina: abbandonata ad abortire

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2014 22:36
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13/03/2014 15:20

Obiettori di coscienza

Legge 40, la storia di Valentina:
"Io abbandonata ad abortire"
Roma. "In ospedale erano tutti obiettori"

denuncia la donna che ha una malattia rara e chiede l'accesso alla diagnosi pre-impianto e alla fecondazione assistita.


20:13 - Valentina e Fabrizio sono una coppia come tante in cerca di un figlio. Lei, 28 anni, ha una malattia genetica rara, ma, in base alla legge 40, non ha accesso alla fecondazione assistita e alla diagnosi pre-impianto. E' rimasta incinta e ha scoperto che la bambina che aspettava era malata. Ha così deciso di abortire. "Ma sono stata lasciata sola", denuncia la donna.

"Mi sono ritrovata ad abortire al 5° mese sola come un cane. Abbandonata in un bagno a partorire un feto morto, con il solo aiuto di mio marito", dice in un'intervista al quotidiano La Repubblica. "Tutto questo per colpa di una legge sulla fecondazione ingiusta, di medici obiettori, di uno Stato che non garantisce assistenza", aggiunge.

"A me questa legge ingiusta concede solo di rimanere incinta e scoprire, come poi è avvenuto, che la bambina che aspettavo era malata. Lasciandomi libera di abortire, al 5° mese, praticamente un parto". Valentina racconta la sua esperienza negli ospedali pubblici con i medici obiettori: "Scopro che la mia ginecologa, lo è e si rifiuta di farmi ricoverare. Riesco dopo vari tentativi ad avere da un'altra ginecologa il foglio di ricovero in ospedale".

Da lì inizia il suo calvario. Il 27 ottobre 2010 entra in ospedale per abortire. "Dopo 15 ore di dolori lancinanti, tra conati di vomito e momenti in cui svengo, partorisco dentro il bagno dell'ospedale. Accanto a me c'è solo mio marito. Mentre ero lì, ad abortire a fianco delle neo mamme, stravolta dal dolore, entravano degli attivisti anti aborto con voci minacciose".

La donna ha poi fatto ricorso perché anche chi ha malattie genetiche possa accedere alla fecondazione assistita, alla diagnosi pre-impianto. Il tribunale ha sollevato dubbi di costituzionalità su questo punto della legge 40. "Forse anch'io potrò diventare madre", spera Valentina.

11 marzo 2014 Fonte: Tgcom24

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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Roma,"Io, abbandonata in bagno ad abortire"


L'accusa di Valentina, affetta da una malattia genetica costretta a ricorrere all'interruzione di gravidanza al quinto mese. "In ospedale erano tutti obiettori".
E la donna, complice il cambio turno resta sola
 
di CATERINA PASOLINI

</header> ROMA-  "Io sognavo un figlio, un bambino che avesse qualche possibilità di una vita normale. Invece mi sono ritrovata ad abortire al quinto mese sola come un cane. Abbandonata in un bagno a partorire il feto morto, con il solo aiuto di mio marito Fabrizio. E tutto questo per colpa di una legge sulla fecondazione ingiusta, di medici obiettori, di uno Stato che non garantisce assistenza". Valentina Magnanti ha 28 anni, minuta e combattiva con un filo di voce racconta la sua storia. Fotografia di un'Italia condannata dall'Europa nei giorni scorsi per violazione della legge sull'aborto, dei diritti delle donne, proprio a causa dei troppi medici obiettori.

Cosa c'entra la legge 40?
"Ho una malattia genetica trasmissibile rara e terribile, ma in teoria posso avere figli, quindi per me non è previsto l'accesso alla fecondazione assistita, alla diagnosi pre-impianto. A me questa legge ingiusta concede solo di rimanere incinta e scoprire, come poi è avvenuto, che la bambina che aspettavo era malata, condannata. Lasciandomi libera di scegliere di abortire, al quinto mese: praticamente un parto".

Quando ha deciso di abortire?
"Ci avevamo tanto sperato in quei mesi che il piccolo fosse sano, ne avevamo già perso uno per gravidanza extrauterina. È stato un colpo, ma la malattia è terribile per cui con mio marito Fabrizio abbiamo deciso..."..

E qui comincia la serie dei medici obiettori.
"Scopro che la mia ginecologa lo è, si rifiuta di farmi ricoverare. Riesco dopo vari tentativi ad avere da una ginecologa del Sandro Pertini il foglio del ricovero, dopo due giorni, però, perché soltanto lei non è obiettore".

È il 27 ottobre 2010 quando entra in ospedale.
"Incominciano a farmi la terapia per indurre il parto, a base di candelette, mi dicono che non sentirò nulla. E invece..."

Cosa accade?
"É stato un inferno. Dopo 15 ore di dolori lancinanti, tra conati di vomito e momenti in cui svengo, con mio marito sempre accanto che non sa che fare, che chiama aiuto, che va da medici e infermieri dicendogli di assistermi, senza risultato, partorisco dentro il bagno dell'ospedale. Accanto a me c'è solo Fabrizio".

Medici e infermieri?
"Venivano per le flebo, ma nessuno li ha visti arrivare quando chiamavo aiuto. Nessuno ci ha assistito nel momento peggiore. Forse perché da quando sono entrata a quando ho partorito era cambiato il turno, c'erano solo medici obiettori".

È molto amareggiata.
"Già una arriva in ospedale disperata, perché in quel figlio ci hai creduto e sperato per cinque mesi, poi ti mettono ad abortire a fianco delle neo mamme e senti i bambini piangere, uno strazio. In più, mentre ero lì stravolta dal dolore entravano degli attivisti anti aborto con Vangeli in mano e voci minacciose".

Lei però non ha denunciato.
"Quando è finito tutto non avevo più la forza di fare nulla. L'avvocato parla di omissione di soccorso, io so solo che nessuno deve essere trattato così in un Paese civile. Il responsabile è lo Stato che non garantisce un servizio sanitario adeguato. Nel Lazio quasi tutti i ginecologi sono obiettori. Pensate la desolazione che troppi devono vivere, obbligati a implorare per un ricovero, per abortire, come me, un figlio desiderato".

Adesso il tribunale le dà ragione.
"Almeno sulla legge 40 sì. Mi sono rivolta all'associazione Coscioni e abbiamo fatto ricorso perché anche chi ha malattie genetiche possa accedere alla fecondazione
assistita, alla diagnosi pre-impanto, perché non ci si debba ritrovare ad abortire al quinto mese. E ora il tribunale, per la seconda volta in due mesi, ha sollevato dubbi di costituzionalità su questo punto della legge. Forse ora anch'io potrò diventare madre".
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Qui l'articolo che ha pubblicato Huffington Post [SM=x44515]
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13/03/2014 19:11

Rispetto quei medici obiettori di coscienza, anche se ho il dubbio che la loro sia una scelta di convenienza, perchè così possono dedicarsi a attività più formative per la loro carriera senza perdere tempo per quel lavoro di routine che non vuole fare nessuno.
Però il cuore del problema è un altro, in un ospedale si deve sempre garantire l'assistenza medica prevista per legge, sempre.
Allora chi decide i turni dovrebbe far si che in ogni orari ci siano sempre anche i medici non obiettori. Semplice, ma perchè non si fa? [SM=x44467]
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14/03/2014 21:16

Re:
c'eraunavodka, 13/03/2014 19:11:

Rispetto quei medici obiettori di coscienza, anche se ho il dubbio che la loro sia una scelta di convenienza,




no! io non li posso rispettare perchè se scegli di fare il medico devi fare il medico fino in fondo,
allora concediamo anche ai soldati l'obiezione di coscienza, così manderanno in prima linea gli altri soldati più fessi che si ritroveranno a fare il lavoro sporco.

La soluzione è semplice, gli obiettori di coscienza vadano nelle cliniche private se vogliono obiettare
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14/03/2014 22:36

Re: Re:
lady considine, 14/03/2014 21:16:




no! io non li posso rispettare perchè se scegli di fare il medico devi fare il medico fino in fondo,
allora concediamo anche ai soldati l'obiezione di coscienza, così manderanno in prima linea gli altri soldati più fessi che si ritroveranno a fare il lavoro sporco.

La soluzione è semplice, gli obiettori di coscienza vadano nelle cliniche private se vogliono obiettare




Finalmente scopro che almeno su una cosa la pensiamo uguale [SM=x44477]
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