Riforme, il pasticcio dell’Italicum e le ultime mosse di Napolitano prima di lasciare il Colle

Articolo del 20 dicembre 2014 de "Il Fatto Quotidiano"

Come ha annunciato esultante Maria Elena Boschi “l’intesa con FI c’è”. E c’è stata anche quando le turbolenze con il Pd sembravano metterla a rischio, perché non doveva essere altrimenti secondo quanto convenuto da Napolitano, Renzi e Berlusconi.

Questa intesa “s’ha da fare” è stata la vera road map e la missione prioritaria del governo Renzi: ‘il pacchetto Italicum‘ dalla sua genesi doveva consolidare l’intesa bipartisan tra il finto paladino della rottamazione e il vecchio crociato della rivoluzione liberale ad personam.

Ma, scopo non secondario dell‘intesa teleguidata dal Colle era anche quello di mettere all’angolo e ridurre all’irrilevanza il movimento politico che ha ottenuto il 25% dei consensi alle politiche, in quanto alieno agli accordi spartitori e agli incontri con favore di tenebra.

Quello di martedì scorso, trapelato in seguito, tra Denis Verdini che entra con il bavero alzato da un accesso secondario di palazzo Chigi per incontrare Luca Lotti, il plenipotenziario delle trattative per le riforme del Pd, e poi lo stesso Renzi è un bello spaccato di trasparenza e di novità.

Circa nelle stesse ore in cui Verdini entrava furtivo a palazzo Chigi per la blindatura definitiva dell’Italicum, non solo nei contenuti ma anche nei tempi, Maria Elena Boschi diceva ancora, come da molti mesi, che le riforme si possono fare con FI come con tutte le altre forze presenti in Parlamento.

E intanto Renzi alla camera sferzava il M5S per la sua indisponibilità e la sua inutilità istituzionale e poi passava all’ irrisione esplicita: “Siamo consapevoli delle vostre difficoltà” e vi rivolgiamo “un caro abbraccio”. Anzi il dialogo a due tra lui Currò, l’ennesimo dissidente del M5S accorso a sostenere il governo tra le grida di tripudio dai banchi del Pd, ha confermato quello che già era chiaro con la telefonata confidenziale tra il presidente-segretario e l’espulso Artini: dallo scouting di Bersani il Pd è passato alla marcatura ad uomo di ogni deluso o aspirante transfuga del M5S.

Solo il giorno prima poi, c’era stato il siparietto di Renzi con Romano Prodi a Palazzo Chigi finalizzato a far credere agli ingenui che volesse lanciare un segnale di sfida a Berlusconi e di apertura al M5S in merito alla scelta del nuovo inquilino del Quirinale, capitolo tutt’altro che secondario della grande intesa con FI.

In una manciata di giorni, al di là della riuscita effettiva dell’intesa Renzi-Berlusconi, il percorso congiunto delle riforma elettorale-costituzionale e lo snodo del tanto paventato “ingorgo istituzionale” sono stati definiti con la benedizione del capo dello Stato, dal presidente del Consiglio e da Denis Verdini nei dettagli con la premessa che l’opposizione vera dà solo fastidio.

Ancora una volta, da quella che sembra la blindatura definitiva dell’Italicum, Berlusconi pur essendo al minimo dei consensi e dei voti alle scorse regionali in Emilia e Calabria, ha ottenuto ciò che gli premeva e che gli garantisce comunque di non scomparire e di avere un presidente della Repubblica “non ostile”.

Il voto per il Quirinale slitterà dopo il 20 gennaio, la data entro cui il Senato dei non eletti e l’Italicum dei 100 capolista nominati dovrebbero già essere approvati e, quel che è altrettanto vitale per lui, Berlusconi ha ottenuto la garanzia che che non si andrà al voto prima del 1 settembre 2016.

Per un partito delle dimensioni di FI avere i capilista bloccati significa che il 90% degli eletti, se non il totale, sono messi in lista da Berlusconi e non a caso è questo l’argomento cardine per tenere a bada il dissenso interno e la concorrenza di Fitto: tranquilli, sono io che vi candido.

E comunque nella nella remota ipotesi che si andasse al voto prima sarebbe con il Consultellum, rigorosamente proporzionale e non con il Mattarellum da sempre inviso a Berlusconi.

Sulla necessità di riforme che servano a rinnovare e non ad impoverire la democazia e sui rischi di accelerazioni che possono riprodurre ingigantito al Senato “il pasticcio delle province” si è espresso anche un dissidente dem moderato come Vannino Chiti. Uno che ovviamente, a differenza di Grillo, “in accordo o disaccordo” non polemizzerebbe mai con Napolitano, ma poi nella sostanza dice senza mezzi termini che il capo dello Stato non può fare pressing e che le riforme devono essere fatte presto ma bene. E le correzioni imprescindibili devono andare nel senso della riduzione di deputati e senatori, dell’elezione dei rappresentanti della Camera delle autonomie da parte dei cittadini contestualmente all’elezione dei consigli regionali e dell’abolizione nell’Italicum dei capilista nominati.

Al di là dei toni le critiche alle riforme sono le stesse delle opposizioni, anche di quelle affette dalla “patologia eversiva dell’antipolitica”.

Bisogna solo vedere se i dissidenti dem vorranno passare dalle parole ai fatti, o se si tratterà ancora del noto “armiamoci e partite”.

Queste riforme non mi convincono per nulla, nemmeno nelle modalità con cui vengono portate avanti...

Ieri per il voto di fiducia chiesto da Renzi così ha commentato Alessandro Di Battista:

"Oggi succede quel che succedeva negli anni della DC. C'è chi è del PD ma prova a smarcarsi dal PD. «Sei del PD?» gli domandi. Ti rispondono «dipende». «Come dipende?». «Dipende, dipende, se parli della legge elettorale io la penso come Bersani. Se intendi la questione F35 io la vedo come Civati. Se mi chiedi di EXPO io penso che sia un “tangentificio”, etc etc etc».

Non esiste nessun “dipende”, se sei nel PD sei parte del PD. I Civati, i Bersani, i Cuperlo, i Fassina, le Bindi sono il PD. Punto! E dello sfascio del paese sono ancor più responsabili di Renzi. Perché quando potevano opporsi non si sono opposti. Perché hanno accettato la sostituzione dalla commissione affari costituzionali quando potevano rifiutarsi di farlo.

Sono i migliori amici di Renzi perché gli portano anche i voti di chi – pur turandosi il naso – vota il PD di Renzi proprio perché pensa vi siano voci dissidenti all'interno. Ma è un'illusione!

Non c'è dissidenza nel PD, non c'è nessuna minoranza. C'è chi parla di legge elettorale liberticida (e lo è) ma poi non ha neppure il coraggio di votare contro la fiducia qui oggi in aula. Il loro gesto più rivoluzionario? Uscire dall'aula, fuggire e belare in TV come pecore addomesticate. Li capisco, per loro la politica è tutto. E' il loro lavoro e il partito è la loro azienda. Belano sì, ma solo per ottenere un seggio al prossimo turno. A riveder le stelle!"

lady considine, 30/04/2015 11:11:

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Ieri per il voto di fiducia chiesto da Renzi così ha commentato Alessandro Di Battista:

"Oggi succede quel che succedeva negli anni della DC. C'è chi è del PD ma prova a smarcarsi dal PD. «Sei del PD?» gli domandi. Ti rispondono «dipende». «Come dipende?». «Dipende, dipende, se parli della legge elettorale io la penso come Bersani. Se intendi la questione F35 io la vedo come Civati. Se mi chiedi di EXPO io penso che sia un “tangentificio”, etc etc etc».

Non esiste nessun “dipende”, se sei nel PD sei parte del PD. I Civati, i Bersani, i Cuperlo, i Fassina, le Bindi sono il PD. Punto! E dello sfascio del paese sono ancor più responsabili di Renzi. Perché quando potevano opporsi non si sono opposti. Perché hanno accettato la sostituzione dalla commissione affari costituzionali quando potevano rifiutarsi di farlo.

Sono i migliori amici di Renzi perché gli portano anche i voti di chi – pur turandosi il naso – vota il PD di Renzi proprio perché pensa vi siano voci dissidenti all'interno. Ma è un'illusione!

Non c'è dissidenza nel PD, non c'è nessuna minoranza. C'è chi parla di legge elettorale liberticida (e lo è) ma poi non ha neppure il coraggio di votare contro la fiducia qui oggi in aula. Il loro gesto più rivoluzionario? Uscire dall'aula, fuggire e belare in TV come pecore addomesticate. Li capisco, per loro la politica è tutto. E' il loro lavoro e il partito è la loro azienda. Belano sì, ma solo per ottenere un seggio al prossimo turno. A riveder le stelle!"

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...e il peggio deve ancora venire.

riccardo60, 30/04/2015 12:36:

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...e il peggio deve ancora venire.

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Cioè pure peggio di così?
Con le leggi no, dopo aver spalancato le porte alla dittatura possiamo solo aspettarci il ventennio renziano

Giusto parlare e lamentarsi, ma oramai non c'è più niente da fare.
PD=DC e forse la DC era meglio.

pliskiss, 30/04/2015 13:49:

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Giusto parlare e lamentarsi, ma oramai non c'è più niente da fare.
PD=DC e forse la DC era meglio.

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Togli il forse, la DC era moolto meglio di questi renziani!


E faccio notare che ogni volta che si mette mano alla legge elettorale si riescono a peggiorare le cose

menca77, 30/04/2015 16:24:

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Togli il forse, la DC era moolto meglio di questi renziani!


E faccio notare che ogni volta che si mette mano alla legge elettorale si riescono a peggiorare le cose

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Tutto ciò è frutto della troppo DEMOCRAZIA.
Invece di fare i pirla all'EXPO a Milano, bisognerebbe andare a Roma a bastonare sul crapone a questi mantenuti, papponi e veline.

lady considine, 30/04/2015 13:36:

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Cioè pure peggio di così?
Con le leggi no, dopo aver spalancato le porte alla dittatura possiamo solo aspettarci il ventennio renziano

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Solo poco tempo fa' si diceva, non può esserci qualcuno peggio di Berlusconi,
ora invece abbiamo visto che era possibile peggiorare.
Poi tieni conto che Renzi non è di certo una mente sopraffina,
anzi direi che è sotto la media, è solo un bravo esecutore,
quando non servirà più lo metteranno da parte.

riccardo60, 30/04/2015 18:38:

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Solo poco tempo fa' si diceva, non può esserci qualcuno peggio di Berlusconi,
ora invece abbiamo visto che era possibile peggiorare.
Poi tieni conto che Renzi non è di certo una mente sopraffina,
anzi direi che è sotto la media, è solo un bravo esecutore,
quando non servirà più lo metteranno da parte.

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Berlusconi era (ed è) un grande imprenditore: il suo unico errore fatale sul piano politico è stato imbarcare il CCD di Casini, D'Onofrio e Mastella alle politiche del 1994 (quanti voti aveva il CCD, cioè un branco di scappati di casa dopo il crollo della DC, precisamente dell'area di Forlani, a causa di Tangentopoli? Direi proprio nessuno). Da questo episodio è iniziata la rovina di Berlusconi... senza il CCD (poi divenuto UDC nel 2002), credete sul serio che il centrodestra italiano sarebbe stato schiavo dell'eredità democristiana? Nel 1994 "la fortuna" (diciamo così...) aveva eliminato la DC favorendo la nascita di un centrodestra liberal-liberista (erano gli anni in cui la Thatcher era molto popolare in Italia tra gli elettori "non di sinistra". Oggi quel ruolo è ricoperto da Marine Le Pen e io penso che ormai gli italiani di centrodestra hanno dimenticato la Thatcher a causa del fallimento politico di Berlusconi). L'aver imbarcato il CCD alle politiche del 1994, quando invece si poteva fare a meno di questa gente, ha prodotto poi tutti i compromessi che Berlusconi e FI hanno fatto verso gli alleati, compromessi che poi hanno portato alla sottomissione del centrodestra italiano al popolarismo europeo (cioè alla DC) e quindi alla rovina di questi giorni. Dall'altro lato, l'elezione di D'Alema alla Segreteria Nazionale del PDS nel luglio 1994 dopo la caduta di Occhetto ha comportato l'assorbimento degli ex DC di sinistra in quella che a quel tempo era ancora la sinistra italiana post-comunista: se oggi Renzi sta dove sta, la colpa è di D'Alema che ha ceduto alle teorie di Prodi nel 1995.

Robert - W la... foiga!, 30/04/2015 19:49:

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se oggi Renzi sta dove sta, la colpa è di D'Alema che ha ceduto alle teorie di Prodi nel 1995.

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Non credo sia l'unica causa, Renzi ha avuto successo nelle primarie del PD e nelle elezioni europee anche per altre concause, una tra cui è il suo modo di fare e di presentarsi agli italiani: dà l'idea di essere risoluto, determinato e veloce (almeno a chiacchiere) sorvolando sulle complicazioni che inevitabilmente si trovano sempre quando si passa dalla parole alla realizzazione concreta dei fatti. Lui gli ostacoli li ignora finchè possibile e quando ci si scontra li travolge, fregandosene delle conseguenze che tanto pagheremo noi tra qualche tempo. Gli italiani adorano un leader così, autoritario e che pensi a tutto lui, senza farli preoccupare, lasciandoli ben sperare/sognare per un futuro migliore (e qui è simile all'illusionista Silvio)

Etrusco, 01/05/2015 12:07:

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... Gli italiani adorano un leader così, autoritario e che pensi a tutto lui, senza farli preoccupare, lasciandoli ben sperare/sognare per un futuro migliore (e qui è simile all'illusionista Silvio)

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hai centrato il punto,
agli italiani piace delegare evitando di prendersi carico delle responsabilità,
credono ancora all'uomo forte che risolve magicamente i loro problemi.

riccardo60, 01/05/2015 12:13:

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hai centrato il punto,
agli italiani piace delegare evitando di prendersi carico delle responsabilità,
credono ancora all'uomo forte che risolve magicamente i loro problemi.

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perchè vogliamo dedicarci completamente al calcio

Ignazzio, 01/05/2015 23:15:

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perchè vogliamo dedicarci completamente al calcio

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Giusto il calcio! loro magnano! e noi stemo a guardà!
Altra brava gente!
Con quello che guadagna milioni di euro(menez) e gli va a dare del figlio della mignotta all'arbitro, e tu magari stai a festeggiare la festa dei lavoratori.

riccardo60, 01/05/2015 12.13:

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hai centrato il punto,
agli italiani piace delegare evitando di prendersi carico delle responsabilità,
credono ancora all'uomo forte che risolve magicamente i loro problemi.

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E ci piace talmente tanto delegare che con la nuova legge elettorale non eleggeremo direttamente nemmeno il Senato, oltre che, di fatto, solo una parte della Camera dei Deputati:

cmq in questo momento il partito del "NO" è avanti di 8 punti rispetto a quello del "SI"

their, 18/11/2016 18.10:

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cmq in questo momento il partito del "NO" è avanti di 8 punti rispetto a quello del "SI"

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Qui stai confondendo l'Italicum con la riforma costituzionale