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24/05/2015 15:15

"Se la Grecia esce dall'Eurozona, allora poco dopo crollerà sia l'Euromoneta che il governo Renzi (e magari anche il PD nel suo insieme) in Italia..."


Una raccolta di articoli sul peggior incubo di Renzi, Draghi e Padoan: il crollo del PD a causa della Grexit e delle relative conseguenze per l'Italia




Articolo di DAGOPSIA pubblicato il 22 maggio 2015 alle ore 17:24

I SOMMERSI E I SALVATI – IN CASO DI “GREXIT”, PER NOI SAREBBE UN RISCHIO ENORME: DIMOSTREREBBE CHE SI PUO’ USCIRE DALL’EURO E LA SPECULAZIONE POTREBBE COLPIRE L’ITALIA E IL SUO MOSTRUOSO DEBITO PUBBLICO

Padoan dice di essere preoccupato da un’uscita della Grecia “nel medio periodo”, ma per l’Italia il rischio sarebbe immediato. Jucker in continuo contatto con Draghi, resta moderatamente ottimista: per lui Tsipras e Varoufakis fanno il gioco delle parti, ma all’ultimo minuto accetteranno un accordo...



Il problema di un’uscita della Grecia dall’euro “è nel medio periodo”, ha detto oggi il ministro Pier Carlo Padoan in un’intervista a “Repubblica”. E il premier Matteo Renzi stamani gli ha dato subito ragione. Giusta preoccupazione, ma forse c’è da calibrare il giudizio sui tempi: per colpa dei mercati il rischio appare più nel breve periodo.

Il ragionamento che si ripete in molte “segrete stanze” è in fondo assai semplice: in sé la Grecia non sarà mai un problema non digeribile per l’eurozona, perché le dimensioni della sua economia sono relativamente piccole e l’ammontare del suo debito non è una gran zavorra per l’Europa.

Il vero problema è psicologico, perché che dopo una sua uscita dalla moneta unica verrebbe dimostrato a tutti che l’euro non è una scelta irreversibile. Dall’euro si può uscire se le cose vanno male. E le cose possono andare male per tanti motivi: per ragioni oggettive, ma anche perché si viene presi di mira dalla speculazione.

Questa presa di coscienza collettiva avrebbe ovviamente effetti rapidi sui mercati. Le grandi banche d’affari, i grandi fondi speculativi avrebbero la prova che un Paese può essere buttato fuori dall’euro in certe condizioni. E dopo la Grecia il primo indiziato sarebbe proprio l’Italia, che al di là di una certa disciplina di bilancio sul deficit è sempre clamorosamente inadempiente nel cammino di riduzione del suo mostruoso debito pubblico. L’Italia, insomma, sarebbe il target ideale della speculazione, una volta rotto il tabù della “moneta irreversibile”.

Mario Draghi e Jean Claude Juncker conoscono bene questi scenari e si battono perché alla fine la Grecia resti dentro. Per il presidente della Commissione, che in precedenza era il capo dell’Eurogruppo, il Grexit sarebbe anche una sconfitta personale enorme. Con il capo della Bce si sta incontrando spesso per trovare un accordo da far digerire a Tsipras e Juncker è convinto che questo accordo arriverà, magari all’ultimo minuto, ma arriverà.

La sua sensazione è che Tsipras e il suo bellicoso ministro Varoufakis facciano molto il gioco delle parti, con continui “stop and go”, ma alla fine si piegheranno per poter accedere ai famosi 7 miliardi di aiuti. Certo, paesi come Olanda e Finlandia soffiano sul fuoco delle polemiche e sembrano ansiose di liberarsi della Grecia, ma si tratta di partner europei dall’economia solida ma dal peso politico limitato.

In ogni caso il primo tifoso della Grecia resta l’Italia, per motivi che ovviamente Renzi e Padoan non possono sbandierare ma che conoscono bene. Del resto lo stesso bulletto di Rignano sull’Arno sa perfettamente che in caso di crisi economica salta come un tappo di spumante...
[Modificato da Etrusco 02/07/2015 16:20]

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24/05/2015 15:17

Articolo di DAGOSPIA pubblicato il 24 maggio 2015 alle ore 13:00

GRECIA FALLITA, EURO ADDIO: ATENE NON HA IN CASSA 1,6 MLD PER PAGARE LE RATE DEL PRESTITO DEL FMI – VAROUFAKIS: “L'USCITA DELLA GRECIA DALLA MONETA UNICA SAREBBE L'INIZIO DELLA FINE PER IL PROGETTO DELL'EURO“ - SE CADE ATENE, POI TOCCA A ROMA

Varoufakis in un'intervista alla Bbc co. «Se ci si trova in un'unione monetaria - aggiunge - uscirne è catastrofico». Il ministro di Atene ritiene infatti che «una volta che si mette nella testa degli investitori che l'euro non è indivisibile è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi»



La Grecia non sarà in grado di pagare le rate del prestito del Fmi perchè non ha i soldi per farlo: lo ha detto oggi alla Tv Mega il ministro dell'Interno Nikos Voutsis.

«Le quattro rate per il Fondo Monetario Internazionale a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro. Questo denaro non sarà versato, perchè non c'è», ha dichiarato.

L'uscita della Grecia dalla moneta unica «sarebbe l'inizio della fine per il progetto dell'euro». Lo dice il ministro delle Finanze greco, Yannis Varoufakis in un'intervista alla Bbc come riporta Bloomberg. «Se ci si trova in un'unione monetaria - aggiunge - uscirne è catastrofico».

Varoufakis ritiene infatti che «una volta che si mette nella testa degli investitori che l'euro non è indivisibile è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi».

Il ministro delle finanze aggiunge che «la Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi - spiega parlando delle trattative in corso - li abbiamo incontrati a tre quarti del percorso. Ora devono venirci incontro loro nell'ultimo quarto del cammino»
[Modificato da Robert - W la... foiga! 24/05/2015 15:20]

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24/05/2015 17:00

Anche Draghi stamattina sul Corriere non era mica tanto contento dell'andazzo.
Se dopo Atene Roma? con l'immigrazione che abbiamo, prepariamoci ad essere una parte dell'Africa, ha ragione Giogiò! poco ci manca che pure qui inizieranno a spararsi x le strade. [SM=x44473]
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24/05/2015 17:42

Re:
pliskiss, 24/05/2015 17:00:

Anche Draghi stamattina sul Corriere non era mica tanto contento dell'andazzo.
Se dopo Atene Roma? con l'immigrazione che abbiamo, prepariamoci ad essere una parte dell'Africa, ha ragione Giogiò! poco ci manca che pure qui inizieranno a spararsi x le strade. [SM=x44473]

Se l'Euro gli scoppiasse in faccia, Draghi finirebbe in galera perchè uscirebbero fuori le vicende di novembre 2011 (Napolitano e Monti sono salvi grazie all'immunità del Senato)
[Modificato da Robert - W la... foiga! 24/05/2015 17:43]

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24/05/2015 23:29

L'Euro di Prodi ci ha rovinato!

L'importante è capirlo subito tutti e programmare la manovra più congeniale per uscire e tornare a battere moneta come tutti gli stati sovrani!
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25/05/2015 09:26

Re:
Freedom's promoter, 24/05/2015 23:29:

L'Euro di Prodi ci ha rovinato!

L'importante è capirlo subito tutti e programmare la manovra più congeniale per uscire e tornare a battere moneta come tutti gli stati sovrani!



Freedom! tu sei un altro di quelli che non ha capito che nel 2001 dovevamo entrarci x forza nel euro, mica sei la Gran Bretagna!

Poi che l'euro è stato gestito male quello è un altro discorso, erano state fatte delle votazioni mi pare?

Prodi ti ha portato dentro, vabbene poi se ne è andato.

Se salta l'euro qui in Italia, diventiamo come il Messico un corridoio x l'Europa.
[Modificato da pliskiss 25/05/2015 09:31]
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25/05/2015 14:30

Articolo di DAGOSPIA pubblicato il 25 maggio 2015 alle ore 12:05

1. È INIZIATO IL COUNTDOWN PER LA BANCAROTTA DI ATENE. ZINGALES: "C'È UN 50% DI POSSIBILITÀ DI DEFAULT. L'ITALIA SI GIOCA 20 MILIARDI DI CREDITI E L'EFFETTO CONTAGIO C'È"
2. IL MINISTRO GRECO CHE ANNUNCIA DI NON AVERE I SOLDI PER PAGARE IL FMI NON HA SORPRESO NESSUNO, EPPURE OGGI LE BORSE SOFFRONO, SOPRATTUTTO MILANO (-1,5%)
3. DUE FRONTI NEL GOVERNO RENZI: PADOAN CHE TEME DANNI ALLA NOSTRA ECONOMIA, E IL FALCO GUTGELD CHE PREVEDE QUALCHE FIAMMATA MA NESSUN VERO CONTAGIO
4. L'USCITA DELLA GRECIA SAREBBE TAMPONATA DA DRAGHI, MA È UN SEGNALE DELLA FINE DEL SOGNO EUROPEO: SE SI PUÒ MOLLARE LA MONETA UNICA, L'ITALIA E' LA PROSSIMA IN LISTA E RISCHIA ANNI DI SPECULAZIONE KILLER DA PARTE DELLA FINANZA INTERNAZIONALE



1. BORSA: EUROPA DEBOLE, MILANO -1,5%, PESA CRISI GRECIA

(ANSA) - La crisi della Grecia, ancora priva di una soluzione, pesa sulle Borse europee ad eccezione di Londra (+0,26%), dopo l'involontaria rivelazione della BoE sull'abbandono dell'Ue da parte del Regno Unito. Negativi i futures su Atene, mentre Milano (Ftse Mib -1,52%) è la piazza che segna il maggior calo, preceduta da Madrid (-1,24%), Francoforte e Parigi (-0,4% entrambe). Scambi ridotti per la chiusura festiva di Wall Street. Giù le banche italiane (Unicredit, Bpm e Banco Popolare -2,4%).


2. “SE LA GRECIA ESCE CAMBIA TUTTO” PER L’ITALIA IL RISCHIO SPECULAZIONE
Francesco Bei per “la Repubblica”

A palazzo Chigi e al ministero dell’Economia tengono le cinture allacciate. Certo, il mantra ufficiale ripetuto in queste ore da Renzi e Padoan, è che «non c’è alcun rischio di contagio a breve termine per l’Italia». Eppure l’allarme è scattato, specie dopo l’uscita a sorpresa del ministro dell’Interno greco che ha candidamente dichiarato che ad Atene non hanno più un euro in cassa per pagare l’Fmi.

Nel governo la preoccupazione più forte per un’eventuale insolvenza della Grecia riguarda più il futuro che l’immediato presente. «Gli interventi della Bce funzionano — spiega una fonte vicina al presidente del Consiglio — i tassi restano bassi e noi siamo più forti rispetto a qualche anno fa. Ma se Atene uscisse allora l’Unione europea cambierebbe natura, l’intero sistema diventerebbe più fragile».

A quel punto, nonostante i 60 miliardi al mese pompati dalla Bce nel mercato dei titoli pubblici, nessuno sa se gli argini alla speculazione potrebbero davvero tenere. Se tutta l’impalcatura del Fondo Salva Stati sarebbe in grado di reggere l’onda d’urto di lungo periodo di una Grexit. Francesco Boccia, presidente della commissione bilancio della Camera, è convinto di no: «Se la Grecia esce dall’euro è l’inizio della fine. Non per noi, per tutta l’Europa. Prevedo danni graduali e crescenti».

È questo il tema che tiene banco nelle discussioni fra Renzi e i suoi consiglieri, visto che il capo del governo ha impostato la sua strategia con un orizzonte di tre anni, sperando di incassare alle elezioni del 2018 i dividendi della crescita. Le notizie che arrivano da Atene non sono infatti rassicuranti. Renzi è convinto che il problema sia anzitutto di natura politica, per le promesse elettorali fatte da Tsipras che rendono impossibile la chiusura di un accordo con i creditori. Dentro Syriza è in atto uno scontro duro fra l’ala più radicale e i pragmatici come lo stesso Tsipras e il ministro Varoufakis. E a Roma temono che il premier greco non riesca a reggere proprio sul fronte interno.

A Riga, la scorsa settimana, Renzi ha avuto da Angela Merkel dei resoconti negativi circa capacità di Tsipras di onorare gli impegni con l’Ue. Il vertice notturno tra la cancelliera tedesca, il presidente francese François Hollande e il leader greco, nella sala Gauja dell’hotel Radisson Blu (dove alloggiava lo stesso Renzi) si è risolto infatti in un buco nell’acqua.

E anche a Roma hanno cominciato a preoccuparsi sul serio. «Non va esagerato il problema del debito greco — osserva ancora la fonte di governo — perché è spalmato su molti anni e ha tassi di rimborso bassi. Ma a questo punto Atene deve mettere sul tavolo proposte credibili e azioni concrete ». Il corollario è che quelle viste finora, nonostante le rassicurazioni di Tsipras, semplicemente non lo sono.

Tra la squadra di consiglieri di Renzi e il ministero dell’Economia, affiorano inoltre prospettive e valutazioni diverse. Più pessimiste quelle del ministro Padoan che, come ha detto a Repubblica venerdì scorso, teme un’unione monetaria senza Atene perché «il sistema diventerebbe in generale più fragile».

Ma c’è anche la posizione di un duro come Yoram Gutgeld, che la pensa all’opposto. Ovvero che i pericoli per l’Italia ci sarebbero solo sul breve periodo, con qualche giorno di fiammate sui mercati dei titoli e un innalzamento dello spread. Per poi assestarsi nel giro di poche settimane, viste le dimensioni minime della Grecia rispetto all’economia continentale.


3. ZINGALES: ORA ROMA SI GIOCA ALMENO 20 MILIARDI. DRAGHI ULTIMO SCUDO
Valentina Conte per “la Repubblica”

«A questo punto ritengo probabile un default della Grecia, anche se non tutto è perduto, esistono ancora margini di trattativa e le posizioni sono avvicinabili. Se però così fosse, con Atene fuori dall’euro, non solo l’Italia rischierebbe di perdere almeno 20 miliardi di prestiti diretti. Ma sarebbe la prossima in lista». Luigi Zingales, economista con cattedra all’università di Chicago, assegna una probabilità di 50-50 al fallimento greco.

A quanto pare i soldi sono finiti. È l’atto finale?
«L’annuncio del ministro degli Interni greco non mi sorprende, hanno raggiunto davvero il limite. Ma ora la palla passa all’Europa. Loro dicono: abbiamo fatto i due terzi del percorso, sta a voi decidere se cacciarci o allentare la pressione».

Strategia negoziale?
«Anche, certo. Syriza è in un vicolo cieco, ha fatto promesse difficili da mantenere, ma non può uscire unilateralmente perché i greci vogliano restare nell’euro. Questa dichiarazione serve a forzare la mano con l’Europa».

Il ministro Padoan vede un pericolo per l’Italia da Grexit solo nel medio periodo. Condivide?
«Esiste un problema di breve e uno di lungo termine, è vero. Nel breve si tratta di un mero fattore psicologico, con risvolti pericolosi. E cioè le immagini dei greci disperati, le code fuori dalle banche, i tentativi di portare i soldi fuori dal Paese. La domanda è: come reagirebbero gli italiani? Nell’incertezza si scatenerebbero anche da noi le corse agli sportelli? ».

E nel lungo periodo?
«Finché durano gli acquisti massicci della Bce, ovvero il quantitative easing , non ci sarà un ampliamento degli spread. Ma l’Italia rischia di perdere almeno 20 miliardi, la metà dei suoi prestiti diretti alla Grecia, visto che un default al 50% è ragionevole».

Sarebbe il caos?
«Se la Bce garantisce liquidità, no. Ma il problema è politico. La Germania consentirebbe a Draghi di intervenire in modo incondizionato per salvare le banche italiane? Se la Grecia uscisse dall’euro, la Merkel porrebbe un veto sullo scudo, temendo un default italiano».

Fantascienza?
«Rischio forte, se non c’è reazione politica, se l’Europa non addolcisce le sue richieste nei confronti di Atene. E se gli Usa continuano a rimanere alla finestra. La via di uscita viene anche da Obama».


4. CRONACA DI UNA BANCAROTTA ANNUNCIATA
Andrea Bonanni per “la Repubblica”

Non una riga, neanche una parola. Un ministro greco annuncia pubblicamente in televisione che il suo Paese farà default a giugno senza essere smentito dal governo. E da Bruxelles non arriva alcun commento. Un silenzio assordante, reso ancora più esplicito dal fatto che nessuna delle altre diciotto capitali della zona euro ha sentito il bisogno di reagire ad una notizia che, se fosse vera, cambierebbe il destino dell’Ue. Ormai l’Europa non prende più sul serio Atene neppure quando annuncia la propria bancarotta. Anche perchè quest’ultima sparata greca non è certo arrivata come una sorpresa.

Dietro il silenzio ufficiale, però, la diplomazia monetaria è febbrilmente al lavoro su molti fronti per cercare di chiudere un accordo e di evitare così il default della Grecia. Un evento che, annunciato o meno, sarà comunque inevitabile senza lo sblocco dell’ultima tranche del prestito europeo. Da una parte continuano i negoziati in corso tra i funzionari di Atene e quelli di Commissione, Fmi e Banca centrale europea.

Dopo che Tsipras ha cambiato la composizione della delegazione greca, le trattative sul piano tecnico hanno fatto registrare notevoli progressi. Ora finalmente è abbastanza chiaro quali sono i passi da compiere e la decisione se andare avanti o meno è tornata in mano ai politici.

Ma c’è anche un’altra partita che si gioca questa volta sotto il tavolo del negoziato. E riguarda il ruolo della Commissione e del suo presidente Jean Claude Juncker. All’ultimo vertice di Riga, Tsipras ha avuto un incontro con Merkel e Hollande al quale Juncker non è stato invitato. L’incontro è andato malissimo e il premier greco si è visto di fatto consegnare un ultimatum che gli impone di accettare tutte le condizioni dei creditori entro la fine di maggio.

L’assenza di Juncker al colloquio è stata interpretata dai più come un gesto di sfiducia di Berlino e Parigi nei confronti della Commissione, considerata troppo morbida e conciliante nei confronti di Atene. Altri, invece, vi hanno ravvisato una tattica negoziale concordata, con Merkel e Hollande che indossano i panni del poliziotto cattivo per lasciare a Juncker, nei panni del poliziotto buono, un sia pur ridotto margine per lavorare ad un compromesso dell’ultima ora.

Come che sia, la doccia fredda di Riga ha prodotto un risultato ampiamente atteso: l’irrigidimento della Grecia e il ricorso all’«arma atomica» della minaccia esplicita di default. Prima Tsipras e poi Varoufakis hanno fatto sapere che Atene ritiene di aver concesso tutto quello che era possibile e che tocca ormai ai creditori fare qualche passo avanti. Una mossa che potrebbe avere come effetto quello di rimettere in gioco Juncker nel ruolo di mediatore in extremis, ruolo che gli si addice e che il presidente della Commissione ha già svolto molte volte in passato con grande abilità.

Nella lunga storia dei default sovrani un default annunciato, come quello che sta mettendo in scena Atene, non si era ancora visto. Il motivo è semplice. Normalmente i governi non pubblicizzano la loro impossibilità di pagare i debiti per non spaventare ulteriormente i mercati che li finanziano a tassi sempre più alti.

Ma, nel caso della Grecia, questo rischio non esiste perchè praticamente tutto il debito greco è nelle mani degli europei e del Fondo monetario che da tempo hanno bloccato i finanziamenti in attesa che Tsipras mantenga gli impegni di riforme assunti dai suoi predecessori (e da lui confermati in febbraio). La partita si gioca dunque a carte scoperte.

In questo senso, l’annuncio del ministro degli interni Nikos Voutsis, secondo cui le quattro scadenze di rimborso al Fmi previste per giugno non verranno rispettate, non è arrivato come una sorpresa per nessuno. Si sa da tempo che le casse greche sono vuote e già qualcuno si era stupito che a maggio Atene fosse riuscita a rimborsare 750 milioni al Fmi. Ora i pochi soldi rimasti in cassa possono appena bastare per coprire il pagamento di stipendi e pensioni a fine mese. E forse una prima tranche di 300 milioni da versare il 5 giugno.

Poi, se non arriveranno i sette miliardi dell’ultima tranche del prestito europeo congelata a fine dell’anno scorso per l’inadempienza greca, la bancarotta sarà inevitabile. Annunciarla pubblicamente, come ha fatto ieri il governo, non l’avvicina. Ma di certo non l’allontana neppure.

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25/05/2015 15:40

Re: Re:
pliskiss, 25/05/2015 09:26:



Se salta l'euro qui in Italia, diventiamo come il Messico un corridoio x l'Europa.




Perchè adesso non lo siamo già? [SM=x44466] [SM=x44455]

Stamattina sono passato in banca a parlare col direttore per un investimento, mi ha consigliato di aspettare un'altra settimana perchè con la situazione Greca e lo spread che sta rialzandosi potrei strappare condizioni favorevoli per il mio investimento, ma non per l'Italia ovviamente... Basta che non rischio di perdere tutto alla fine [SM=x44473]
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26/05/2015 12:56

Articolo di DAGOSPIA del 26 maggio 2015 alle ore 10:01

BALLANDO CON IL GREXIT – ECCO LO SCENARIO DI GUERRA PER L’ITALIA IN CASO DI USCITA DELLA GRECIA DALL’EURO – CON LO SPREAD A 300 PER IL TESORO 5 MILIARDI DI MAGGIORI INTERESSI - MA LA GRANDE PAURA E' LA SPECULAZIONE DEI FONDI INTERNAZIONALI

Fondamentale, insistono al Tesoro, è l’apporto degli acquisti di titoli pubblici da parte della Bce, del fondo salvastati e degli Omt, gli acquisti dei bond a tappeto per calmierare i prezzi. Ma per accedervi occorre un memorandum con cessioni di sovranità dei singoli Stati...



Eugenio Occorsio per “la Repubblica”

Aste del Tesoro sospese, banche sotto pressione in Borsa con la possibilità che la Consob ne sospenda la contrattazione, spread che s’impenna a quota 300. È uno scenario da Armageddon quello della Grexit. La speranza che resti un’astrazione è fondata visti gli sviluppi più distensivi delle ultime ore, ma per non farsi trovare impreparati i tecnici del Tesoro, di Palazzo Chigi, della Banca d’Italia, stanno predisponendo i piani d’emergenza. Nulla trapela dai palazzi della finanza pubblica, ma è possibile, sulla base delle indicazioni fornite da economisti indipendenti, valutare alcune delle ipotesi verosimilmente in discussione, sempre con la premessa che la loro attuazione non è lo scenario più probabile.

1) Banche. Quelle italiane sono esposte per 800 milioni con la Grecia, fra titoli del Tesoro, obbligazioni e azioni. «Le possibilità di recupero si ridurrebbero molto in caso di Grexit. Per l’effetto-domino gli istituti italiani sono i più esposti ma in tutta Europa i contraccolpi sarebbero violenti», spiega Rainer Masera, già ministro del Bilancio. «È probabile un calo delle quotazioni, a cui si potrebbe rispondere in due modi: sospendendo le banche più penalizzate e intensificando la pressione sulla Bce perché intervenga con un ampliamento del quantitative easing ( misura che alcune fonti danno per probabile addirittura il 5 giugno, ndr ) sia con ulteriori misure di sostegno finanziario». Una cifra che circola è di 2-300 miliardi per tutto. Viene esclusa la corsa agli sportelli (e la chiusura per qualche giorno di cui pure si è parlato) anche in caso di Grexit.

2) Bce. Il tormento di Draghi è di non essere riuscito a completare l’Unione bancaria. «L’operazione — spiega Brunello Rosa, capo economista del Roubini Global Economy — si compone di tre gambe: l’unione vera e propria che è fatta per le 130 maggiori banche; la garanzia comune dei depositi che invece è in alto mare come qualsiasi misura che preveda aiuti transnazionali; il meccanismo di risoluzione che è finanziato per ora solo con 80 miliardi, pochi se accade il peggio, e entrerà in vigore fra 8 anni. Tutti sarebbero più tranquilli se il pacchetto fosse già chiuso».

3) Tesoro. Quando lo spread era a 400, Draghi disse che per metà era colpa del Paese e per metà del sistema Europa. Questi ultimi 200 punti rientrerebbero in gioco, e forse di più, in caso di Grexit. «Il rischio-Italia è sceso rispetto a due-tre anni fa», commenta Paolo Guerrieri, economista della Sapienza. «Ma che si torni a 300-350 è possibile perché la Grexit rilancerebbe i Bund verso rendimenti zero. Per i Btp si parla del 2,5-3%».

Se si dovessero rivedere al rialzo i tassi sull’intero debito, analizza Angelo Baglioni, economista della Cattolica e della voce. info, «si spenderebbero 20 miliardi, ma visto che il fabbisogno italiano è di 300 miliardi di nuove emissioni l’anno, il danno è più limitato: 100 punti base valgono 3 miliardi, così rispetto ai livelli attuali sono 4-5 miliardi da aggiungere al debito pubblico».

Il Tesoro ha due armi: ricorrere per le esigenze di cassa al conto corrente presso la Banca d’Italia istituito dopo il “divorzio” del 1991, che ammonta a 3,6 miliardi secondo il Bollettino di via Nazionale del 17 aprile, e sospendere alcune aste come già avvenne nella crisi del 2010. Per le future emissioni, si ridurrà la durata cercando di applicare questi tassi solo per sei mesi-un anno, sperando che in futuro la situazione si normalizzi. Fondamentale, insistono al Tesoro, è l’apporto del Qe, del fondo salvastati e degli Omt, gli acquisti dei bond a tappeto per calmierare i prezzi. Ma per accedervi occorre un memorandum con cessioni di sovranità. Almeno a questa conseguenza, il governo spera che non si arrivi.

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26/05/2015 18:03

Ma se adesso è chiaro a tutti che se la Grecia esce non ci restituirà più quei 40 MILIARDI che gli abbiamo prestato due anni fa...
perchè con questo rischio glieli abbiamo "regalati"?
Quando per trovare 1 miliardo e mezzo per il reddito di cittadinanza bisogna fare i salti mortali...
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27/05/2015 00:13

Articolo di DAGOSPIA del 26 maggio 2015 alle ore 18:58

VAROUFAKIS SPACCONE: "PAGHEREMO LA RATA DEL 5 GIUGNO AL FONDO MONETARIO, PERCHÉ PER ALLORA CI SARÀ L'ACCORDO" - E PREPARA LA TASSA SU TRANSAZIONI BANCARIE E PRELIEVI SUI DEPOSITI (MA NON DAL BANCOMAT)

Il ministro delle Finanze Varoufakis (nella foto) ha annunciato una tassa sulle transazioni bancarie e una sanatoria sui depositi occulti all'estero tassandoli al 15% - Tutti i debiti in scadenza: solo a giugno la Grecia deve versare al FMI un miliardo e mezzo (che non ha).




1.GRECIA: VAROUFAKIS, PAGHEREMO FMI, ACCORDO ENTRO 5/6
(ANSA) - La Grecia pagherà la rata da 312 milioni dovuta al Fmi il 5 giugno, perché per allora sarà raggiunto l'accordo con i creditori. Lo ha detto ad Atene il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, annunciando una tassa sulle transazioni bancarie e una sanatoria sui depositi occulti all'estero tassandoli al 15%.


2.VAROUFAKIS NON ESCLUDE TASSA SUI PRELIEVI BANCARI
(ANSA) - Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha detto che il governo sta considerando l'ipotesi di introdurre una tassa sulle transazioni bancarie e sui prelievi dai depositi. Varoufakis lo ha detto rispondendo alla domanda di un giornalista che gli aveva chiesto se ci fossero piani per tassare le transazioni bancarie. Il ministro si è comunque affrettato ad aggiungere che i depositi bancari non saranno tassati.

Nei giorni scorsi, citando fonti del governo, il quotidiano Kathimerini aveva scritto che era allo studio l'idea di applicare un'imposta speciale sulle transazioni bancarie a un tasso dello 0,1-0,2% con l'obiettivo di raccogliere fra i 300 e i 600 milioni di euro all'anno. I dati disponibili mostrano che il livello annuo di transazioni bancarie in Grecia è di circa 660 miliardi euro, ma il governo probabilmente esenterà dall'imposta le transazioni con carta di debito e di credito, come i prelievi dai bancomat, in quanto il ministero delle Finanze punta a promuovere l'uso delle carte nell'ambito degli sforzi per combattere l'evasione fiscale.

All'inizio della giornata, Varoufakis aveva anche detto che l'attuale sistema di tassazione degli autoveicoli è "anacronistico e obsoleto" e aveva osservato che avranno presto inizio i colloqui con i rappresentanti del settore allo scopo di concordare la migliore soluzione possibile. Un primo incontro fra le parti è stato fissato per venerdì prossimo.


3.GRECIA: TUTTI I DEBITI E LE SCADENZE DI ATENE
(ANSA) - La strada verso un accordo tra Atene e i creditori è ancora tutta in salita ma secondo il ministro delle finanze elleniche, Yanis Varoufakis, un'intesa sarà presto raggiunta e la Grecia sarà in grado di pagare la rata da 312 milioni dovuta al Fmi il 5 giugno. Ecco di seguito una scheda con le prossime scadenze che Atene dovrà affrontare:

- 5 GIUGNO: rimborso di una rata da 312 milioni al Fmi.
- 12 GIUGNO: rimborso seconda rata da 330 milioni al Fmi.
- 16 GIUGNO: rimborso terza rata da 600 milioni al Fmi.
- 19 GIUGNO: rimborso quarta rata da 330 milioni al Fmi.
- 13 LUGLIO: rimborso quinta rata da 450 milioni al Fmi.
- 20 LUGLIO: il governo Tsipras dovrà rimborsare alla Bce 3,5 miliardi di euro di titoli detenuti da Francoforte in scadenza.
- 1 AGOSTO: rimborso sesta rata da 200 milioni al Fmi.
- 20 AGOSTO: E' atteso il rimborso di altri 3,2 miliardi di titoli detenuti dalla Bce.

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27/05/2015 12:56

L'Euro come moneta unica è arrivato al capolinea, inizierà la Grecia poi nel giro di 50 anni usciremo tutti dall'Euro...
così come stanno i rapporti di forza conviene solo alla Germania. Gli inglesi, furbi, lo capirono subito e sono rimasti a distanza di sicurezza...
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27/05/2015 22:34

l'uscita della Grecia sarebbe un duro colpo per l'Italia ma non la vedo cosi scontata proprio perchè se la Germania e la bce mettono i difficoltà l'Italia potrebbero vedersi non pagati i titoli di stato che ci hanno comprato quando eravano in rischio default.

La Gran Bretagna non ha scelto di rimanere fuori dall'Euro, è stata costretta dagli Usa di cui sono una colonia a tutti gli effetti e visto che gli Usa non vedeno di buon occhio (anzi contrastano in qualsiasi maniera) la nascita degli Stati Uniti d'Europa (nel vero senso della parola politicamente e economicamente parlando) hanno ben pensato di far rimanere la Gran Bretagna all'interno della Ue ma indipendenti nella gestione monetaria.

Sono convinto che l'Unione Europea così com'è sia un baraccone costoso e vessatorio per gli stati membri.
O ci decidiamo a diventare una vera Unione politica ed economica o smontiamo questo circo.

[SM=x44512]

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27/05/2015 22:49

Re:
fishersampei, 27/05/2015 22:34:

l'uscita della Grecia sarebbe un duro colpo per l'Italia ma non la vedo cosi scontata proprio perchè se la Germania e la bce mettono i difficoltà l'Italia potrebbero vedersi non pagati i titoli di stato che ci hanno comprato quando eravano in rischio default.

La Gran Bretagna non ha scelto di rimanere fuori dall'Euro, è stata costretta dagli Usa di cui sono una colonia a tutti gli effetti e visto che gli Usa non vedeno di buon occhio (anzi contrastano in qualsiasi maniera) la nascita degli Stati Uniti d'Europa (nel vero senso della parola politicamente e economicamente parlando) hanno ben pensato di far rimanere la Gran Bretagna all'interno della Ue ma indipendenti nella gestione monetaria.

Sono convinto che l'Unione Europea così com'è sia un baraccone costoso e vessatorio per gli stati membri.
O ci decidiamo a diventare una vera Unione politica ed economica o smontiamo questo circo.

[SM=x44512]

A me risulta che a bloccare l'adesione del Regno Unito all'Euromoneta sia stato il governo di "sinistra" a guida Blair perchè il ministro del Tesoro (pardon, Cancelliere dello Scacchiere) Brown dimostrò "matematicamente" che l'Euromoneta era contro l'interesse del Regno Unito: se nel 1997 avesse vinto Major, stai certo che questo "cagnolino dell'Europa" avrebbe prima portato il Regno Unito dentro l'Eurozona e poi avrebbe distrutto il Partito Conservatore (il fallimento dell'Euromoneta avrebbe distrutto i Tories con grande gioia da parte della sinistra di tutta Europa che voleva cancellare ad ogni costo il ricordo della Thatcher. Per farvi capire il concetto di "distruzione", avete presente il Pasok, cioè il Partito Socialista greco, che portò la Grecia dentro l'Eurozona che fine ha fatto? Da partito egemone a partito a rischio sbarramento...) come volevano i poteri forti che nel novembre 1990 avevano abbattuto il Governo Thatcher che era contrario al Trattato di Maastricht (e quindi all'Euromoneta) che, ovviamente, il Governo Major ha firmato senza discutere (Farage fece la scissione dello UKIP proprio per questo motivo: infatti lo UKIP è un partito di "destra laica non fascista" proprio perchè è "figlio di una costola" dei Tories. Per fortuna oggi i Tories sono guidati da gente che vede l'Europa come un male da fermare: notare che i Tories hanno vinto le elezioni per questo motivo).
[Modificato da Robert - W la... foiga! 27/05/2015 22:52]

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27/05/2015 22:58

il riassunto degli eventi decisionali della GB è corretto, ma per mia convinzione personale, non convincente.

non tutto è ciò che sembra. non tutto è così matematico.


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27/05/2015 23:19

Re:
fishersampei, 27/05/2015 22:58:

il riassunto degli eventi decisionali della GB è corretto, ma per mia convinzione personale, non convincente.

non tutto è ciò che sembra. non tutto è così matematico.

Se mi dici che il riassunto è corretto, non capisco perchè poi mi dici che il riassunto "non convincente". Puoi spiegare quali punti non ti convincono? Il golpe di Heseltine contro la Thatcher fece cadere quel governo mettendo al potere Major che ratificò il Trattato di Maastricht senza discutere: poi ci fu l'attacco speculativo (dopo le elezioni del 1992 vinte a sorpresa dai Tories quando invece tutti pensavano che avrebbe vinto Kinnock, ultimo leader laburista dell'era pre-Blair) contro la Sterlina (e la Lira italiana) da parte di Soros; questa vicenda distrusse la reputazione dell'ala pro-euro dei Tories e più in generale distrusse la reputazione dei Tories per almeno 15 anni. Solamente con la crisi economica del 2007 (dopo le dimissioni di Blair, diventato premier dieci anni prima con l'appoggio "mediatico" della Thatcher - ci fu un "Patto del Nazareno" ante litteram per fermare Major e i servi dell'Europa dentro i Tories?) c'è stata la ripresa della reputazione dei Tories che nel frattempo erano passati a posizioni sempre più lontane dall'Europa.
[Modificato da Robert - W la... foiga! 27/05/2015 23:25]

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29/05/2015 00:19

Articolo di REPUBBLICA pubblicato alle ore 17.30 del 28 maggio 2015

Schaeuble: "Grecia non più competitiva, no a sconti sul debito" di MARC BROST e MARK SCHIERITZ

Il ministro delle Finanze tedesco (nella foto) discute con l'economista Rogoff. "Il governo di Atene non può dire di voler restare nell'euro ma di rifiutare il programma. I greci devono fare le riforme"



IL MINISTRO delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble e l'economista di Harvard Kenneth Rogoff discutono sul ruolo dei tedeschi nella crisi e sull'impostazione più adeguata dei rapporti con la Grecia.

Signor Rogoff, Wolfgang Schäuble una volta ha affermato di compatire chi è costretto a sopportare il suo inglese. Riesce a capire quello che dice il ministro delle finanze tedesco? È anche d'accordo con quello che dice?
Rogoff: "Se mi chiede se io approvi tutte le decisioni del governo federale tedesco in questa crisi, la risposta è no. Ci sono delle cose che avrei fatto diversamente. Sarei stato più generoso nei confronti dell'Irlanda e del Portogallo. Posso capire il timore tedesco che le necessarie riforme vengano prorogate se non ci si mostra rigorosi con i Paesi in crisi. Ma di fronte alla gravità della crisi io sarei stato meno inflessibile. D'altra parte, è anche vero che non si tratta dei miei soldi". Schäuble: "Come economista lei può dare molti buoni consigli. Come politico io devo prendere decisioni e in questo caso si tratta dei soldi di tutti noi".

L'inglese Economist ritiene le concezioni economiche dei tedeschi "invecchiate". E l'ex primo ministro italiano Mario Monti ha rimproverato ai tedeschi di scambiare l'economia con la filosofia morale. È d'accordo con questa critica?
Rogoff: "È un modo di vedere semplicistico. Credo che la Germania si ritrovi nel suolo già sostenuto dall'Fmi nelle sue azioni di salvataggio: ogni volta che doveva salvare un Paese, succedeva che il governo in questione addossasse tutti i provvedimenti scomodi al Fondo. Nessun governo si faceva avanti a dire: abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e adesso ne paghiamo le conseguenze. È esattamente quello che sta succedendo nei Paesi europei in crisi. Solo che adesso il capro espiatorio è la Germania".

I critici argomentano che la Germania dovrebbe spendere di più per sostenere la congiuntura in Europa.
Schäuble: "Abbiamo speso di più. Quando la crisi è cominciata negli Usa, la Germania aveva il più grande deficit di bilancio del secondo dopoguerra. Abbiamo fatto proprio quello che gli economisti internazionali ci suggeriscono sempre: abbiamo sostenuto la domanda. Adesso però l'economia va meglio, perciò abbiamo ridotto il deficit. Facciamo esattamente quello che auspicava John Maynard Keynes"

È lei il vero keynesiano?
Schäuble: "Almeno non ho letto soltanto le prime pagine, ma tutto il libro".

Vorremmo parlare con voi della Grecia. Cosa potrebbe davvero salvare quel Paese?
Rogoff: "La Grecia ha bisogno di un taglio del debito. Altro non è immaginabile di fronte a un debito pubblico così elevato. In questa crisi il grande errore è stato quello di non cancellare per tempo i debiti". Schäuble: "Rogoff, da economista, può parlare liberamente di queste cose: è un osservatore. Io sono un politico e devo stare attento che le mie parole non vengano fraintese. Vorrei però ricordare che in Grecia c'è già stato un taglio del debito. Nel 2012 abbiamo condonato a quel Paese più della metà della sua esposizione nei confronti degli investitori privati. Mi sono battuto molto a lungo per questo taglio del debito - contro il consiglio della Bce, ma anche contro il consiglio dell'Fmi e contro il consiglio di molti economisti. Loro, non io, hanno valutato in modo sbagliato la situazione".

È disposto a fare un secondo passo? Schäuble: "Abbiamo già abbassato gli interessi e dilazionato le scadenze dei rimborsi. Da un punto di vista economico, tutto questo è stato come un secondo passo. Infatti l'anno scorso la Grecia ha pagato sul suo debito statale un interesse più basso della Germania. In questo momento quel Paese ha problemi più urgenti dei suoi debiti. La Grecia non è più competitiva. Abbiamo detto: vi aiutiamo, ma voi dovete tornare a muovervi finanziariamente con le vostre gambe. È questa la filosofia del programma di salvataggio. Il nuovo governo dice: vogliamo mantenere l'euro, ma non vogliamo più il programma. Le due cose non stanno assieme". Rogoff: "Gli economisti di sinistra come i premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz hanno consigliato i greci di ignorare le condizioni e di spendere più denaro per sostenere la loro economia. Evidentemente non ha funzionato". Schäuble: "Ha distrutto la fiducia nell'economia greca. Nella maggior parte degli altri Stati membri l'abbassamento del prezzo del petrolio e il deprezzamento dell'euro favoriscono la ripresa. In Grecia no. Il governo tedesco non ha colpa di tutto".

Gli economisti citati da Kenneth Rogoff argomentano anche che la Grecia non ha bisogno di procedere ai tagli richiesti della spesa pubblica, perché per il resto dell'Europa una fuoriuscita del Paese è inimmaginabile.
Schäuble: "Non intendo commentare. Ma non so se di fronte a una simile questione seguirei i consigli degli economisti americani". Rogoff: "Forse in questo momento la Grecia ha moltissimi problemi e il pagamento del debito è solo uno di questi. Tuttavia l'esperienza insegna anche che alti livelli di indebitamento possono ripercuotersi negativamente sulla crescita economica, poiché generano incertezza tra gli investitori. Se l'indebitamento venisse dimezzato, sicuramente l'economia tedesca si risolleverebbe più in fretta. Per questo auspico il taglio del debito". Schäuble: "Abbiamo offerto alla Grecia molti sostegni e molti consigli - e già alla fine del 2012 avevamo chiarito di essere disposti a compiere passi ulteriori, se ce ne fossero stati i presupposti. Il problema è, però, che la Grecia, fra tutti gli Stati dell'euro, è quello che - in proporzione - ha il più alto numero di dipendenti pubblici, e vuole assumerne ancora. Il Paese ha un salario minimo più alto di molti altri Stati membri - e chiede nuovi aiuti finanziari. L'Europa è complicata, ma è uno straordinario e prezioso tentativo di creare qualcosa di nuovo e di superare le vecchie rivalità. Lei deve convincere di questo la gente, anche in Germania. Non funzionerà, se non c'è fiducia. E questo comporta che si rispettino i patti".

Come finiranno le trattative?
Rogoff: "Non posso immaginare alcuno scenario senza uno sganciamento della Grecia dal resto dell'unione monetaria. Ciò non significa che il Paese abbandoni ufficialmente la moneta comune. Sono più probabili limitazioni temporanee della libera circolazione dei capitali".

È realistico, signor Schäuble?
Schäuble: "Mi limiterò a dire questo: la decisione sui controlli della circolazione dei capitali spetta solo agli Stati membri".

Signor Rogoff, che idea ci si può fare dei ministri delle finanze europei, se uno di loro registra i colloqui al vertice?
Rogoff: "Mi sembra piuttosto sconcertante".

Signor Schäuble, registrerà anche lei il prossimo colloquio con il suo collega greco Yanis Varoufakis?
Schäuble: "Macché. Ma sono cose che mi scandalizzano meno di altri. Sa, in passato ho dovuto trattare da Ministro degli Interni con ministri della SED (il partito unico dell'ex Repubblica Democratica tedesca - ndr). Non si possono sempre scegliere i propri partner, bisogna lavorare con loro".

Il governo tedesco dovrebbe spendere di più?
Rogoff: "Se spendesse per le università, per le infrastrutture e altre cose che accrescono la produttività, allora sì". Schäuble: "Uno dei princìpi fondamentali della nostra politica finanziaria è spendere esattamente quanto è possibile e quanto è necessario".

Il nostro surplus nelle esportazioni è un problema?
Rogoff: "Certo non è il problema più importante dell'economia mondiale. Ma parliamo di cifre enormi. La Germania trarrebbe profitto se nel suo Paese si spendesse più denaro per investimenti sensati". Schäuble: "Il surplus tedesco nelle esportazioni si era ultimamente ridotto - poi però l'euro è stato deprezzato e di conseguenza il surplus è tornato a crescere. Prima o poi lo sviluppo tornerà a normalizzarsi".

La Grecia ha bisogno di una valuta parallela?
Rogoff: "L'introduzione di controlli della circolazione di capitali equivarrebbe a una simile valuta parallela". Schäuble: "La prossima domanda, per favore".

L'inflazione in Germania e in Europa deve essere più alta? Schäuble: "Il tasso di inflazione è attualmente al di sotto dell'obiettivo della stabilità fissato dalla Bce, dunque: sì. Rogoff: "Se potessi riportare indietro l'orologio e avessi potuto dare un solo suggerimento, avrei consigliato la Bce di procedere in modo molto più aggressivo. Sarebbe stato importante che la banca d'emissione consentisse temporaneamente un'inflazione del 4 o addirittura del 6%".

Schäuble una volta ha detto che gli economisti si sono contraddetti così spesso che risulta difficile prenderli sul serio. Ha ragione?
Rogoff: "Le decisioni politiche possono essere più complesse di quelle economiche, ma ciò non significa che noi economisti non abbiamo nulla da dire".

Signor Schäuble, in questo colloquio ha imparato qualcosa dal signor Rogoff?
Schäuble: "Moltissimo. E proprio perché considero così importante questo scambio abbiamo invitato al G7 di Dresda sette grandi studiosi di economia". Copyright © Die Zeit (Traduzione di Carlo Sandrelli)

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01/07/2015 12:17

La crisi greca spiegata a domande e risposte


Che cosa ha scatenato la crisi greca? Che cos'è il "contagio"?  E che cosa si rischia ad andare in vacanza in Grecia? Facciamo un po' di chiarezza.



euro

La Grecia è a rischio default: tornerà la Dracma?







Crisi ecomica, conti truccati, evasione fiscale e corruzione sono gli ingredienti del micidiale cocktail che ha portato la Grecia al tracollo finanziario. Il paese spende di più rispetto a quanto incassa con le imposte e solo una ristrutturazione profonda della sua economia potrà salvarlo dal default.



Ma quali sono le origini di questo naufragio? E che conseguenze avrà per il resto d'Europa? Vediamo di fare chiarezza con una serie di domande e risposte.

Ma L'economia greca NON era una delle più promettenti d'Europa?  Nei primi anni del XXI secolo l’economia greca sembrava tra le più sane: tra il 2000 e il 2007 il suo PIL, cioè il valore totale dei beni e servizi prodotti dagli operatori economici, cresceva del 6% all’anno. Il rating del debito, ossia la valutazione di affidabilità data alla Grecia dalle agenzie internazionali, era tra le più alte sul mercato: banche, governi e operatori economici privati continuavano a prestare denaro al paese convinti di riprenderlo con gli interessi.

Che cosa ha messo in crisi il sistema? La crisi del 2008 e del 2009 ha colpito in maniera particolarmente dura il turismo e la distribuzione, due settori economici trainanti per l’economia greca che in soli due anni sono costati al paese il 15% delle entrate.

Ma c’è di più: già nel 2004 il governo di Atene aveva dichiarato di aver truccato i conti per poter entrare nell’euro. Il rapporto deficit/PIL, che secondo i parametri dell’UE non può eccedere il 3%, era in realtà molto più alto: attorno al 12%. Ciò significa che la capacità del sistema paese di rimborsare i debiti verso i propri cittadini, per esempio i titoli di stato, e verso gli operatori economici stranieri, era molto più bassa di quanto dichiarato.

 

Da allora la Grecia ha cercato sempre più capitali sui mercati esteri, innescando un ciclo vizioso di debiti utilizzati per pagare debiti precedenti e spese correnti. E per mettere lo sporco sotto il tappeto il Governo non avrebbe esitato a pagare milioni di euro a Goldman Sachs e ad altre banche di investimento perchè non evidenziassero l’enorme quantità di denaro che veniva costantemente ricercata sui mercati.

Che cosa è successo al rating “A” del paese? Tutto ciò ha causato un declassamento progressivo del debito greco, che nel 2009 è passato da A- a BBB+ (come quello italiano). Questo ha portato gli operatori economici a prestare denaro al paese a tassi sempre più alti, aumentandone ancora di più l’esposizione finanziaria.

Nel frattempo il rapporto deficit/PIL peggiorava costantemente mettendo sempre più a rischio la permanenza della Grecia nella moneta unica.


Che cosa potrebbe salvare la Grecia? Il maggior problema strutturale dell’economia greca è l’evasione fiscale. Secondo il Fondo Monetario internazionale ogni anno il governo perde circa 30 miliardi di euro di tasse, circa il 10% del PIL, una cifra enorme. A questa va sommato un altro 27,5% del PIL che secondo diversi analisti tra cui la Brooking Institutions andrebbe attribuito al “nero”.

Insomma poco meno del 40% dell’economia del paese sarebbe di fatto esentasse. E poi ci sono gli sprechi: fino al 2011 l’80% delle spese dello Stato era destinato a salari e pensioni del settore pubblico che dà lavoro a oltre 500.000 persone.

 

Che cos’è il rischio di contagio? L’eventuale default della Grecia, cioè l’incapacità del paese di rimborsare i debiti, oltre a colpire i propri cittadini che si vedrebbero privati dei servizi essenziali, delle pensioni e del rimborso dei titoli di stato, colpirebbe ovviamente anche i paesi esteri creditori nei confronti di Atene. Tra questi l’Italia, che è uno dei più esposti e il terzo creditore della Grecia con 65 miliardi di euro dopo Germania e Francia: è l’effetto contagio.

 

Se un mio debitore non è in grado di pagarmi e mi deve parecchi soldi anche io potrei a mia volta avere qualche problema di solvibilità

 

E rispetto ad altri parametri come il debito pubblico o il rischio di contagio stesso, l’Italia è il paese europeo che più soffrirebbe del fallimento della Grecia. L’inasprirsi della crisi ellenica aumenterebbe l’avversione al rischio degli investitori e farebbe salire il rendimento dei Titoli di Stato italiani (più rischio=più rendimento) facendone diminuire il prezzo, mentre farebbe crescere il costo di quelli tedeschi e francesi, considerati più sicuri.

L’effetto, che si sta già manifestando in questi giorni, sarebbe una discesa della borsa italiana e l’aumento dello spread BTP-BUND.

CHE RISCHI SI CORRONO ad andare in vacanza in Grecia? Praticamente nessuno. Il turismo è probabilmente l’unico settore dell’economia greca che, complice la stagione, sta reggendo abbastanza bene. Chi andrà a trascorrere le vacanze in Grecia è bene che porti con sè più contante del solito: la corsa agli sportelli è già inziata e i Bancomat potrebbero essere a secco. E non è detto che le carte di credito vengano sempre accettate.

Meglio inoltre viaggiare muniti di passaporto al posto della semplice carta d’identità: se la Grecia dovesse uscire dall’area Schengen o, addirittura, dall’Europa potrebbe essere utile per rimpatriare senza problemi burocratici.

Il rischio più concreto resta quello della speculazione: si potrebbero pagare un po’ di più un taxi, un ristorante, un albergo.

Quali sono i possibili rischi per le aziende italiane? Le aziende italiane sono tra le principali fornitrici di macchinari all’industria agricola e agroalimentare greca. Il default di Atene potrebbe quindi mettere a rischio i pagamenti e mandare in crisi anche diverse aziende nostrane.

Secondo alcuni economisti, tra cui Francesco Giavazzi editorialista del Corriere della Sera, si tratta comunque di un rischio limitato a livello di sistema-paese visto che, in generale, la quota di esportazione verso la Grecia è pari soltanto allo 0,2% del PIL.

Certo è che aziende piccole e meno strutturate, soprattutto in periodi economici come quello attuale, potrebbero risentire non poco per eventuali mancati pagamenti da parte di controparti elleniche.
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01/07/2015 17:25

E' una pena in questo momento vedere in Grecia pensionati che non hanno disponibilità bancomat e carte di credito fare la fila davanti alle banche, addirittura anziani in carozzella.
Secondo interviste agli anziani greci, la colpa è della Germania e la BCE, questa situazione da come sembra dalle prime statistiche, peserebbe a favore nel referendum x una scelta di ripicca anti-euro.

Mò arrivano pure i Greci! avanti il prossimo c'è posto x tutti. [SM=x44500]
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01/07/2015 17:35

Re:
pliskiss, 01/07/2015 17:25:

E' una pena in questo momento vedere in Grecia pensionati che non hanno disponibilità bancomat e carte di credito fare la fila davanti alle banche, addirittura anziani in carozzella.
Secondo interviste agli anziani greci, la colpa è della Germania e la BCE, questa situazione da come sembra dalle prime statistiche, peserebbe a favore nel referendum x una scelta di ripicca anti-euro.

Mò arrivano pure i Greci! avanti il prossimo c'è posto x tutti. [SM=x44500]

Il grande crollo dei depositi bancari c'è stato tra il maggio 2010 e il febbraio 2015, quindi PRIMA che Tsipras arrivasse al potere: ora stanno solo prelevando gli ultimi spiccioli...
[Modificato da Robert - W la... foiga! 01/07/2015 17:36]

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