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Agricoltura 2.0

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2016 22:51
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10/03/2016 12:17

Sempre più giovani imprenditori

Agricoltura 2.0: droni, sensori e tecnologia a servizio dei contadini.
Che sono sempre più giovani, social e hi-tech

Agricoltura 2.0: droni, sensori e tecnologia a servizio dei contadini. Che sono sempre più giovani, social e hi-tech

Le ultime generazioni sempre più interessate al settore. Uno dei motivi è lo sbocco occupazionale: tra settembre 2014 e settembre 2015, ci sono state 35mila nuove assunzioni, di queste quasi 20mila tra gli under 30. E l'innovazione diventa centrale

L’agricoltura 2.0. Oltre Expo. È sempre più hi-tech, anche perché è sempre più fatta da giovani. A cui piace perché offre quel lavoro che manca in molti altri ambiti. Perché riporta alla tradizione, ma è così diversa dall’agricoltura dei nonni. Droni, sensori, mappe in 3D. Un altro pianeta, verso il quale c’è sempre più attenzione: alle 35mila nuove assunzioni nel settore agricolo tra settembre 2014 e settembre 2015, ha fatto seguito infatti un boom di iscrizioni nelle scuole tecniche, negli alberghieri e nel professionali agrari. Sono i contadini del futuro. Eppure, secondo Nomisma, il cambio generazionale è già in atto: il 43 per cento degli agricoltori è interessato ai droni. E mentre il Cnr lancia il suo ‘Efesto’ per risparmiare su acqua e pesticidi, la Fieragricola di Verona ha rappresentato una finestra aperta su un mondo tutto da scoprire: dal bombardiere del mais al trattore che si guida da solo. Ad aiutare gli investimenti, poi, c’è anche ‘Generazione Campolibero’, piano governativo da 160 milioni per i giovani imprenditori che vogliono aprire un’azienda.

I GIOVANI SI DANNO ALL’AGRICOLTURA - Qualcosa è cambiato: dai banchi di scuola alla scelta della facoltà universitaria. La storia dei ragazzi che lasciano le campagne da tempo non è più realtà quotidiana, soprattutto in alcune aree del Paese. E i numeri lo confermano. Una delle molle, ad esempio, è lo sbocco occupazionale: tra settembre 2014 e settembre 2015, nel settore agricolo ci sono state 35mila nuove assunzioni, di queste quasi 20mila tra gli under 30. Per un totale di oltre 246mila occupati in più. E i risultati di questa tendenza si notano anche nella formazione. Nell’anno scolastico 2015-2016, sono stati 61mila gli iscritti alle scuole secondarie. Vanno per la maggiore le scuole legate all’enogastronomia e gli alberghieri (46mila iscritti), mentre sono stati 15mila gli iscritti agli Istituti tecnici e professionali agrari, facendo registrare un aumento del 44 per cento rispetto all’anno precedente. In base a un’indagine condotta dalla Conferenza nazionale di Agraria in sette anni le iscrizioni all’università sono quasi raddoppiate: da 4.909 nell’anno accademico 2006-07 a 9.686 nel 2013-14.

CONTADINI SEMPRE PIÙ HI-TECH - Per molti di questi ragazzi si tratta di un ritorno alle origini, per non perdere una tradizione familiare. Eppure i ‘nuovi’ contadini sono molto diversi dai loro nonni. Vogliono sapere tutto di droni, sfruttano l’e-commerce e, se le condizioni lo permettono, puntano anche sul turismo. Che gli agricoltori italiani fossero sempre più hi-tech lo ha dimostrato anche un recente studio di Image Line (azienda specializzata nei servizi informatici per aziende agricole) e Nomisma, secondo cui il 61 per cento di loro utilizza quotidianamente Internet, mentre il 95,6 per cento gestisce pagine web e banche dati online per la propria azienda. Dalla stessa ricerca risulta che il 43 per cento dei contadini è interessato ai droni, mentre il 2,1 per cento già li impiega. Smartphone e tablet sempre a portata di mano per migliorare l’attività e per un feedback continuo con i clienti. Proprio questi obiettivi spingono il 20,4% degli agricoltori ad avere un proprio sito web. Di questi, poi, il 26,4% consente al consumatore di acquistare prodotti online.

GLI INVESTIMENTI PER GLI UNDER 40 - Per sostenere un nuovo impulso all’agricoltura fatta dai giovani è stato messo a punto ‘Generazione Campolibero’, un piano governativo da 160 milioni (tra risorse interne e fondi Ismea-Bei) presentato dal ministro Martina che va dai mutui a tasso zero ai fondi per le start up agri-food. L’obiettivo: “aumentare le imprese gestite da under 40″, oggi ferme al 5 per cento del totale contro una media europea dell’8 per cento. Per i mutui a tasso zero a copertura degli investimenti si parla di 1,5 milioni finanziabile a progetto (sono disponibili 30 milioni nazionali più 50 milioni dall’accordo Bei-Ismea). C’è poi un fondo di Private Equity per start up nel settore agricolo, agroalimentare e delle pesca. Importo massimo per progetto è di 4,5 milioni (20 i milioni disponibili complessivamente). Prevista anche l’apertura del bando che riguarda i mutui a tasso agevolato (della durata massima di 30 anni) per l’acquisto di aziende agricole da parte di giovani. Per attuare questa misura sono disponibili 60 milioni di euro.

L’AGRICOLTURA DEL FUTURO FRA DRONI E SENSORI  - Investimenti per dare vita a nuove aziende o per rivitalizzare quelle esistenti, anche grazie a strumenti innovativi. Come i droni, che secondo il Mit (Massachusetts institute of technology) di Boston saranno al primo posto tra le novità più importanti nel settore agricolo. Circa un anno fa veniva presentato ‘Agrodon’, il primo aeromobile per l’agricoltura realizzato in Italia. L’ultimo in ordine di uscita si chiama ‘Efesto’, impiega sensori termici multi-spettrali e iperspettrali ed è stato presentato dal Cnr.

Se in Australia le autorità li utilizzano contro gli attacchi degli squali, in Italia i droni stanno già fornendo un importante contributo nelle battaglie nei campi contro Xylella e Punteruolo rosso. Ma anche contro la peronospora della vite e la piralide del mais. Vengono utilizzati per monitorare lo stato delle colture e i livelli di irrigazione, ma anche per distribuire agrofarmaci. I vantaggi? Consentono un minor spreco di acqua e un ricorso meno massiccio ai pesticidi. Anche i rilievi video-fotografici sono meno costosi e più precisi rispetto a quelli satellitari. Si risparmiano tempo e denaro, insomma.

In Italia sono utilizzati da quasi 300 aziende. Ma, oltre ai droni, ci sono anche i sensori. Molto utilizzati quelli multi-spettrali. E alla Fieragricola di Verona nelle scorse settimane sono stati inoltre presentati strumenti per mappe in 3D, bombardieri del mais e trattori che guidano da soli. È la cosiddetta ‘agricoltura di precisione’. Forse l’unica che conosceranno le nuove generazioni.
Da Il Fatto Quotidiano


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10/03/2016 12:27

Tutto molto bello sulla carta, però parlando con un neolaureato in agraria mi è stato spiegato che l'accesso a questi finanziamenti è molto difficile e per chi parte da zero come lui che non ha parenti con una grande azienda agricola già avviata o risorse economiche da aggiungere ai relativamente pochi finanziamenti statali, non si riesce a fare quasi nulla.

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Altra cosa da considerare: non so dalle vostre parti, ma dalle mie c'e' sempre meno terreno da usare per l'agricultura.

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Re:
Etrusco, 10/03/2016 12.27:

Tutto molto bello sulla carta, però parlando con un neolaureato in agraria mi è stato spiegato che l'accesso a questi finanziamenti è molto difficile e per chi parte da zero come lui che non ha parenti con una grande azienda agricola già avviata o risorse economiche da aggiungere ai relativamente pochi finanziamenti statali, non si riesce a fare quasi nulla.



35 euro in meno ai migranti, e magari saltano fuori i finanziamenti stato?
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Ci siamo babbati la coltivazione delle arance Siciliane, lo considero un sacrilegio.
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10/03/2016 20:40

Re:
Quak150, 10/03/2016 19.29:

Altra cosa da considerare: non so dalle vostre parti, ma dalle mie c'e' sempre meno terreno da usare per l'agricultura.




Perchè mai? Cosa ci fanno sui terreni agricoli? Centri commerciali e residenziali?
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Re: Re:
Dom Pérignon, 3/10/2016 8:40 PM:

Quak150, 10/03/2016 19.29:

Altra cosa da considerare: non so dalle vostre parti, ma dalle mie c'e' sempre meno terreno da usare per l'agricultura.




Perchè mai? Cosa ci fanno sui terreni agricoli? Centri commerciali e residenziali?



Si. [SM=x44465]

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Re:
pliskiss, 3/10/2016 8:08 PM:

Ci siamo babbati la coltivazione delle arance Siciliane, lo considero un sacrilegio.



E non solo quello.
Fra olio tunisino e pomodori marocchini... e chi ha voglia di investire in un'azienda agricola, per pagarci solo tasse...:

La rabbia dei coltivatori siciliani: "Affamati dai pomodori marocchini"

Non solo l'olio tunisino: anche la verdura nordafricana insidia i nostri agricoltori. E il settore rischia la crisi.

Quell'Africa, ad un tiro di schioppo dalle terre sicule, inizia a rappresentare una reale minaccia per l'economia del territorio.

O almeno, è questa la percezione che si ha dalle testimonianze dei coltivatori, riportate sulle pagine della Stampa.

"I nostri signori politici hanno aperto al Marocco dove i prodotti vengono trattati con il ddt e hanno costi che sono la metà. E noi paghiamo il soggiorno agli immigrati. Finirà che i barconi li prenderemo noi per andare a lavorare in Africa", spiega Fabio Cilia, 30 anni, mentre scarica le cassette di pomodoro. "Mi alzo tutte le mattine alle 4, con la pioggia e con il sole - racconta Fabio Cilia -e non riesco a vendere il mio piccadilly a più di 60 centesimi al chilo: non ci copro le spese".

Quello che un tempo era considerato l'oro rosso, il pomodoro ciliegino e il piccadilly, sugli scaffali della grande distribuzione continentale viene venduto a 3-4, fino a 6 euro al chilo; i produttori lo svendono a 30 e a 70 centesimi, in base alla qualità. Le famose arance rosse sono vendute a 10-20 centesimi al chilo per l’industria della spremitura oppure lasciate cadere per terra a marcire. "E si riesce a venderle a questo prezzo - spiega Raffaele Aliotta - perché abbiamo i neri del Cara di Mineo che prendono 15 euro al giorno. Un italiano ce ne costa 70. I braccianti sono alla fame e a Roma parlano di utero in affitto".

A Vittoria, in quello che era uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d’Italia, dieci dei 74 box sono stati chiusi dal tribunale fallimentare. "Ha visto quanti tunisini e musulmani ci sono in giro?", ci chiede Giorgio Puccia, presidente dei concessionari del mercato . "Un giorno potremmo trovarceli armati e noi italiani non potremo uscire di casa". Frontiere chiuse, migranti che affogano in mare, fuga dalle guerre? "Che ce ne frega: la guerra ce l’abbiamo a casa nostra", risponde Giuseppe Zarba, proprietario di un magazzino di fronte al mercato. "Ora, il 14 marzo, aspettiamo di vedere cosa combina il nostro ministro Martina alla commissione Agricoltura in Europa. Vogliamo che vengano applicate le norme di salvaguardia, che blocchino le importazioni dal Marocco. Non vogliamo pagare le cartelle esattoriali perché qui c’è una situazione simile alla calamità naturale". Giuseppe fa una pausa. "A noi le chiacchiere sulla Tunisia da aiutare perché ci sono i terroristi non ci interessano. I terroristi diventeranno i siciliani per l’esasperazione".
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11/03/2016 20:34

Olio extra comunitario taroccato
pomodori al DDT

qui i nostri cari politici ci faranno fare una brutta fine se non andiamo a dargli una svegliata...
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13/03/2016 21:01

Eggia'. Se poi ci aggiungi tutto il resto... [SM=x44511]
[Modificato da Quak150 13/03/2016 21:01]

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13/03/2016 23:52

Re:
Quak150, 13/03/2016 21.01:

Eggia'. Se poi ci aggiungi tutto il resto... [SM=x44511]




Pensi alle arance di Sicilia e Calabria che ormai non vengono più nemmeno raccolte visto che arrivano arance sottocosto dal nord Africa?
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14/03/2016 13:30

Re:
Quak150, 13/03/2016 21.01:

Eggia'. Se poi ci aggiungi tutto il resto... [SM=x44511]




La cosa più assurda è che ai produttori agricoli europei chiedono mille normative da rispettare, tracciabilità, quali prodotti chimici usare e quali non usarli, come usarli, quali apparecchiature, come devono essere i magazzini per le lavorazioni e tanto altro...
mentre poi sappiamo benissimo che in Africa tutto questo non c'è, non è controllabile la qualità e se andassimo a fare le analisi approfondite (che non si fanno se non blandamente e a campioni isolati) troveremmo anticrittogamici, tossine, antiparassitari... per non parlare dell'olio che dai video che hanno mandato su La7 si vedevano i frantoi in condizioni igieniche pietose dove nemmeno i gatti oserebbero avventurarsi!
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14/03/2016 13:35

VODKA: non solo. Stavolta era una considerazione su piu' ampia scala, e nemmeno ristretta soltanto all'agricoltura.
Pensavo alla tecnologia made in China, alla carne dell'est, a frutta dall'Africa, petrolio dal Modioriente, gas dalla Russia, Kebab al posto di pizzerie, al rifiutarsi di ridurre le tassazioni alle ditte straniere in proporzione al giro d'affari in modo da attirare business...
L'Italia sta andando veramente a fondo.

DADAUMPA: fra un po', quando l'Africa si sara' riversata tutta qui e non ci staremo piu' ne' avremo piu' risorse, potremo lasciargli il cadavere di cio' in cui hanno trasformato l'Europa, e trasferirci tutti in Africa.
[Modificato da Quak150 14/03/2016 13:39]

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14/03/2016 19:44

Re:
Quak150, 14/03/2016 13.35:



DADAUMPA: fra un po', quando l'Africa si sara' riversata tutta qui e non ci staremo piu' ne' avremo piu' risorse, potremo lasciargli il cadavere di cio' in cui hanno trasformato l'Europa, e trasferirci tutti in Africa.




è già troppo tardi, forse non lo sai ma le più grandi multinazionali si stanno già prendendo i migliori terreni in Africa, quelli più fertili e vicini ai fiumi per sfruttarli per una produzione destinata ai paesi ricchi, ma prendono anche miniere e tanto altro.
Quando saremo costretti a scappare dall'Italia l'Africa sarà tutta esaurita, ma tanto già adesso se ci vai in vacanza rischi che ti uccidano o ti sequestrino...
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15/03/2016 09:50

Ogni volta che sento parlare Vissani mi viene l'orticaria e anche su questo argomento non si è smentito, giustifica quest'apertura ai prodotti nordafricani perchè secondo lui consentono alle famiglie italiane meno abbienti di comprarsi da mangiare, secondo lui il cibo di qualità deve essere destinato solo ai ricchi, ma qui non si parla di lusso o di superfluo, si parla di prodotti alimentari che sull'etichetta dichiarano il falso, si parla di frodi alimentari caro Vissani.
Comunque per mangiare cibo sano e genuino non è necessario spendere cifre folli come lascia intendere, basta informarsi e scegliere bene, meglio se andando direttamente alla fonte saltando la catena della grande distribuzione.
Qualcuno conosce i GAS?
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15/03/2016 13:52

Per far mangiare le famigli italiane meno abbienti, basterebbe non buttare i milioni sui migranti. Solo a Trieste:
«Gli 11 milioni di euro all’anno spesi dal Comune per gestire l’immigrazione clandestina rappresentano uno schiaffo in faccia a tutti quei triestini che non arrivano a fine mese»
Articolo

E affamare gli agricoltori italiani non mi pare la soluzione.

G.A.S.: si, l'idea non e' male di base, ma mi sa che va a finire come le coop...
[Modificato da Quak150 15/03/2016 13:55]

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Re:
Quak150, 15/03/2016 13.52:

Per far mangiare le famigli italiane meno abbienti, basterebbe non buttare i milioni sui migranti. Solo a Trieste:
«Gli 11 milioni di euro all’anno spesi dal Comune per gestire l’immigrazione clandestina rappresentano uno schiaffo in faccia a tutti quei triestini che non arrivano a fine mese»
Articolo

E affamare gli agricoltori italiani non mi pare la soluzione.

G.A.S.: si, l'idea non e' male di base, ma mi sa che va a finire come le coop...



Mi sa che adesso i Triestini preferirebbero essere sotto la Slovenia, quanti soldi buttati [SM=x44463]
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Re:
Quak150, 15/03/2016 13.52:

...
E affamare gli agricoltori italiani non mi pare la soluzione.

G.A.S.: si, l'idea non e' male di base, ma mi sa che va a finire come le coop...




Lo Stato da parte sua butta tantissimi soldi, di oggi è la notizia che il debito pubblico nell'ultimo anno anzichè diminuire è addirittura aumentato e di ben 21 miliardi di € [SM=x44497]

A dare mazzate agli agricoltori giocano in tandem sia lo Stato (tasse, tributi, normative sempre più cavillose, di recente c'è anche l'obbligo del patentino per manovrare tutti i mezzi agricoli, persino motoseghe!)
sia i grossisti che agli agricoltori pagano una miseria i prodotti ritirati: coprono appena le spese di produzione, infatti come si è detto molti agricoltoni fanno i conti e vedono che gli conviene non spendere nemmeno altri soldi per la raccolta finale.

I GAS potrebbero essere la soluzione: offrono molteplici vantaggi per il consumatore finale: prezzi convenienti e qualità verificabile andando a visitare direttamente le aziende sui campi, stalle, serre, orti e magari si offre una buona occasione per portare i figli a visitare qualche fattoria, come o meglio di uno zoo o di un parco naturalistico.
Tra l'altro la logistica della grande distribuzione applica di passaggio in passaggio ricarichi insostenibili, oltre al fatto che, ad esempio, un cetriolo coltivato a Bari possa passare per il centro logistico di Milano prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati di Bari e poi finire in bocca al consumatore finale. [SM=x44472]

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15/03/2016 17:49

Ma non era uscita anche una legge contro lo spreco alimentare?

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Re:
Quak150, 15/03/2016 17.49:

Ma non era uscita anche una legge contro lo spreco alimentare?




In Francia è da poco entrata in vigore una legge che consente/impone di recuperare il cibo che andrebbe altrimenti sprecato per rifornire le mense caritatevoli o altre iniziative simili.

In Italia non so nulla di leggi in tal senso [SM=x44473]

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