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Campionato di calcio Serie A stagione 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:18
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30/12/2017 13:50

Serie A, Crotone-Napoli 0-1:
Hamsik in gol, Sarri è campione d'inverno

Decide il capitano azzurro al 17', bravo a infilare Cordaz con un sinistro perfetto.
Proteste dei padroni di casa per un "mani" in area di Mertens a metà secondo tempo


Napoli campione di inverno, senza entusiasmare ma con il cinismo delle grandi squadre. Decisivo Hamsik, uscito definitivamente dalla crisi di inizio stagione, ed ora uomo in più della sua squadra. Il Crotone non demerita, va vicino al pari e reclama per un "mani" in area di Mertens a metà secondo tempo. Sarri però può sorridere perché la difesa resta impermeabile, come spesso nella prima parte di questo campionato. Con Mertens e Callejon al palo, il segreto del primato è proprio nella retroguardia.


FATTORE 17 — Napoli con i titolarissimi e Maggio a destra. Hysaj ha traslocato a sinistra dal lato di Trotta, ex dal dente avvelenato (ha giocato nel vivaio azzurro prima di emigrare in Inghilterra). Zenga ha messo il Crotone a specchio, anche se proprio Trotta spesso ha affiancato Budimir, ovviamente con molti effettivi dietro la linea della palla (Simic ha sostituito Ajeti ma poi, infortunato, ha lasciato il posto a Sampirisi). Ospiti in controllo e solita spinta a sinistra, dove ha coperto Rhoden, sull'asse Hamsik-Insigne con Jorginho ispirato in regia. Al primo tiro in porta Napoli avanti, minuto 17 e gol del 17, cioè Marek Hamsik, alla terza rete consecutiva. Si è sbloccato il capitano a Torino e ha sbloccato il Napoli. Troppi errori tecnici da parte dei calabresi che hanno provato ad alzare un po' la pressione rischiando però di lasciare qualche spazio letale (come quello concesso ad Insigne al 35', gran parata di Cordaz). Mertens ha provato talvolta ad allargarsi anche lui sulla sinistra ma senza incidere, poco incisivi anche gli inserimenti centrali di Stoian.

POCHI RISCHI, UN BRIVIDO — Nella ripresa i padroni di casa hanno portato Rodhen a sinistra provando a sfondare tra Maggio ed Albiol. Da quel lato Stoian ha portato il primo pericolo a Reina (destro a lato non di molto) mentre Jorginho ha continuato a far girare il pallone e il Napoli nonostante il Crotone sia apparso più coraggioso (un sospetto tocco tra petto e braccio di Mertens in area scatena la protesta della squadra di casa). Quando Trotta ha sfiorato ha sfiorato il pari su errore, poi corretto, di Reina, il Napoli si è risvegliato ed Insigne ha preso la traversa dai 20 metri con Cordaz battuto (e poi bravo su Callejon sulla ribattuta). Ripreso il controllo, la squadra di Sarri ha gestito senza soffrire troppo (ma Reina ha parato bene su Crociata) "rischiando" di raddoppiare nel finale con una bomba da fuori di Diawara (miracoloso Cordaz). Brivido finale per il contatto Maggio-Ceccherini ma successo meritato per gli azzurri, con Allan migliore in campo, e Napoli primo dunque al giro di boa.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2017 16:24

Serie A: Fiorentina-Milan 1-1.
Calhanoglu risponde a Simeone

Viola più propositivi, ma le parate di Gigio Donnarumma aiutano Gattuso a uscire dal Franchi con un punto


Fiorentina e Milan si prendono un punto che non fa esultare nessuno ma che permette a entrambe di restare a galla: i viola si lasciano alle spalle la delusione dell’uscita dalla Coppa Italia e in campionato continuano la striscia positiva di sette risultati. Il Milan torna in trasferta dopo Benevento e Verona e mostra di aver compiuto un passo avanti. Uscendo indenne dal Franchi, Gattuso dà continuità al successo nel derby.


SUPER GIGIO — Le squadre sono quelle annunciate, ma una sola grande novità c’è: gioca Gil Dias nella Fiorentina per Chiesa non al meglio della forma. Federico è però l’uomo che dà velocità ai viola e in campo l’assenza si nota parecchio. Il Milan si adegua ai ritmi bassi, non che nelle ultime uscite – derby a parte – abbia mai brillato per velocità d’esecuzione. Il primo tempo è così molle e lento che il pranzo sembra già sullo stomaco. Succede solo alla fine della frazione che la Fiorentina si accenda: una punizione di Veretout, un’occasione di Simeone e una di Gil Dias che carambola sulla traversa. Lì si mette in mostra Gigio Donnarumma al rientro da titolare dopo la panchina con l’Inter. Il fratello piccolo è tornato grande: se il Milan finisce la frazione in pareggio è grazie a lui. C’è anche un caso arbitrale che fa discutere: Simeone approfitta di un errore di Romagnoli e si invola verso l’area, salvo essere steso al limite dallo stesso difensore. Il 13 rossonero si becca il giallo ma il dubbio sulla possibilità di espulsione resta. Dal Milan nessun tiro verso la porta di Sportiello.

CHOLITO-HAKAN — La ripresa si avvia con il solito gioco lento, magari intenso e fisico ma mai pungente. Almeno all’inizio, poi la sensazione e i numeri si invertono. Su Badelj è ancora SuperGigio a deviare, replica anche Sportiello sul solito mancino a giro di Suso. Così anche il Milan si affaccia finalmente nell’area viola. Arrivano nella stessa sequenza anche i gol: su cross di Biraghi svetta Simeone in mezzo alla coppia – colpevole – Bonucci e Romagnoli. E’ però immediata la reazione rossonera con Suso che dalla sua fascia si crea lo spazio per calciare: Sportiello non trattiene e rimette sui piedi di Calhanoglu, che pareggia. E’ una partita che va ora di pari passo: al brivido finale del diagonale di Thereau risponde il primo tentativo del subentrato Silva. Finisce dunque pari: nel gioco più viola che Milan, ma il pareggio ci sta.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2017 23:44

Atalanta-Cagliari 1-2, fuochi d'artificio
di Pavoletti e Padoin, Gomez non basta

L'attaccante e l'ex nerazzurro firmano lo 0-2 già nel primo tempo.
Nella ripresa i padroni di casa tentano la rimonta, ma errori di mira e Rafael fermano la squadra di Gasperini.
Del Papu il gol della bandiera. Espulso Miangue a tempo scaduto



E dopo aver conquistato 11 punti in 5 partite, l’Atalanta s’inchioda contro un Cagliari, favorito dagli episodi, che limita al minimo i rischi e gestisce, anche se con qualche difficoltà, il doppio vantaggio. E che si rialza dopo due sconfitte di fila.

CAGLIARI GOL E DIFESA - Sorprese nelle formazioni: Gollini e Rafael in porta, mentre Gasperini tiene in panchina Caldara e Cristante, Lopez rinuncia a Barella bloccato da un infortunio. L’Atalanta che attacca, il Cagliari che si difende: il copione è ben definito. Ma c’è un però: il gol rossoblù arriva in tempi brevissimi e sconvolge i piani di Gasperini. Minuto 6: angolo di Cigarini da sinistra, Ceppitelli si alza ma rinuncia a colpire il pallone, che finisce a Pavoletti, che indisturbato stacca di testa, togliendo il tempo a Mancini. L’Atalanta accusa il colpo? No, si riorganizza subito e comincia a spingere, con Ilicic che dopo un quarto d’ora va a fare il trequartista e soprattutto il Papu Gomez che da sinistra si accentra per tentare il tiro col piede preferito, il destro. Al 23’, inatteso, il raddoppio: rinvio non felicissimo di Gollini, Spinazzola controlla male il pallone e lo perde, Faragò ne approfitta, vede Farias lanciato, lo serve: il brasiliano fa una decina i metri e manda l’ex Padoin davanti a Gollini. Inutile l’uscita del vice Berisha. L’Atalanta raddoppia la rabbia, ma non la lucidità e fatica a trovare spazi. Il Cagliari pensa soprattutto a difendersi e potrebbe addirittura fare tris in contropiede con Farias, che si allunga troppo il pallone: Gollini blocca.

QUANTI ERRORI - Nel secondo tempo, l’Atalanta riprende ad attaccare con Cornelius al posto di Petagna (oggi inconcludente), ma il Cagliari cerca di uscire dalla sua metà campo. Gli uomini di Gasperini potrebbero segnare tre volte nel giro di pochi minuti, subito dopo la mezz’ora: da Cornelius a De Roon, bella palla per Gomez che non ci arriva di un soffio. Poi c’è un tiro di Ilicic, Rafael sbaglia la respinta, ma Cristante sparacchia fuori da buona posizione. E’ ancora Cornelius a impegnare Rafael. Ma la partita è segnata. E nel finale il Papu, il migliore dei suoi, rompe finalmente il digiuno che durava da tre mesi sfruttando un delizioso assist di Toloi. Almeno nell’Atalanta c’è qualcuno che festeggia. E al 50' Miangue si fa espellere per un intervento su Orsolini.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2017 23:47

Benevento-Chievo 1-0: decide la zampata di Coda

L'ex attaccante di Parma e Salernitana risolve il match a metà del secondo tempo:
è la prima vittoria assoluta in Serie A per la squadra di De Zerbi. Veneti in crisi


E poi arriva lo scossone in coda, grazie a un colpo di... Coda. Il Benevento chiude nel migliore dei modi il suo orribile girone di andata, vincendo la prima gara della sua storia in Serie A. Basta il gol dell'ex attaccante di Parma e Salernitana per piegare il Chievo, ormai abbonato a regalare le prime gioie in Serie A alle matricole (lo scorso anno lo fece col Crotone). Il Benevento scongiura anche il record negativo dell'Ancona di Jardel e Bucchi, che nel 2003-04 vinse la prima partita alla ventinovesima giornata.

MATCH — Il Chievo, che a dicembre ha preso solo un punto (pari con la Roma), perdendo le altre tre e incassando 9 gol, inizia la gara molto corto ed è il Benevento a fare la partita. Il diktat? Sempre il solito di De Zerbi, che usa il campo come un elastico, stringendo e allargando gli esterni. Nel 3-4-3 disegnato dal tecnico lombardo c'è Brignola, 18enne all'esordio da titolare in Serie A, pescato dal mazzo al posto di Ciciretti (problema muscolare last minute). Ed è proprio il quasi omonimo del portiere-eroe Brignoli che ha la chance più importante del primo tempo, ma il sinistro è ciccato e respinto da Sorrentino. Il Chievo – che sonnecchia e crea scompiglio solo con una mischia nella quale Hetemaj viene murato – subisce il ritmo degli avversari, che fanno partire tonnellate di cross verso l'area avversaria. Palla a terra, invece, Parigini si gira con un passo e trova super Sorrentino, che mette in angolo. Azione che costa caro all'ex Chievo, che si fa male alla coscia ed esce per infortunio a 5' dalla fine del primo tempo.

GOL RISOLUTIVO — All'inizio della ripresa il Chievo sembra avere un piglio diverso, ma l'illusione dura poco e le punte non si vedono mai. Pellissier non è in partita, Inglese ha le valigie in mano (direzione Napoli). E Lucioni la prende di testa in difesa e in attacco (miracolo di Sorrentino). Il portiere del Chievo, però, non può nulla sul tocco ravvicinato di Coda, che la mette all'angolo in mezzo a due difensori, per l'1-0 del Benevento, al 64'. Il Vigorito esplode, Maran butta dentro Garritano e Pucciarelli (Inglese era già uscito da un pezzo). Ma non succede più nulla, con il Benevento che gestisce senza patemi nei minuti finali (quasi sempre fatali in questa stagione), con Lucioni che spazza via tutto dall'area e Viola che sfiora il 2-0 su punizione al 50'. La salvezza resta una chimera per i campani, ma la prima vittoria rimane un traguardo storico. Per il Chievo una sconfitta che certifica la crisi: così, salvarsi a marzo come al solito diventa difficile.

Giuseppe Di Giovanni

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2017 23:51

Bologna-Udinese 1-2, Lasagna regala la quinta vittoria di fila a Oddo

I friulani vincono una partita aperta fino alla fine e mettono nel mirino la zona Europa.
Dopo l'autorete di Danilo, Widmer nel primo tempo e l'ex Carpi nel secondo ribaltano il risultato



Il colpo da tre punti della Super Udinese in rimonta al Dall'Ara suggella il dicembre perfetto della squadra di Massimo Oddo che raccoglie la quinta vittoria di fila dentro ad un mese magico che ha completamente svoltato la stagione friulana. L'en plein porta la firma di KL, ovvero Kevin Lasagna, autore del gran sigillo in apertura di secondo tempo che riassume tutti i meriti dell'Udinese. Ma a cambiare il volto della gara è il tecnico Oddo con l'innesto di De Paul, un giocatore sempre più decisivo nell'economia del gioco bianconero.

PROFUMO D'EUROPA — La sfida tra due squadre in salute, guidate da un campione del Mondo (Oddo, Germania 2006) e da un vice campione del Mondo (Donadoni, Usa 1994) verso la zona che profuma d'Europa, è molto stuzzicante. Il Bologna rilancia Di Francesco, subito titolare dopo 40 giorni di assenza per infortunio, preferito a Palacio, mentre l'Udinese rispolvera Maxi Lopez come seconda punta al posto di De Paul.

LA PARTITA — Subito al 1' c'è una palla-gol per la squadra di casa: Di Francesco centra sul secondo dove piomba Verdi che colpisce alla testa Jantko con una volèe destinata sotto la traversa. La risposta degli ospiti è un tiro al volo di Lasagna che Mirante blocca a terra con qualche brivido. La partita è molto bloccata: il Bologna, in inferiorità numerica a centrocampo (3 contro 5), cerca di saltare la mediana con lanci lunghi, l'Udinese fraseggia molto nello stretto ma non mette mai le punte in condizione di tirare il porta. All'improvviso i rossoblù passano in vantaggio con un'iniziativa di Verdi che attacca l'area uno contro tutti, il suo tentativo di tiro (o forse di cross) viene contrastato da Danilo, il rimbalzo genera una beffardo pallonetto fuori dalla portata di Bizzarri. Alla fine si tratta di autogol del difensore brasiliano e non del settimo sigillo dell'attaccante di Donadoni. Poco dopo arriva il pari, anche in questo caso facilitato da un errore difensivo: Adnan, arrembante sulla fascia sinistra, crossa per Widmer sulla fascia opposta: lo svizzero in tutta solitudine, ringrazia il buco di Masina (completamente fuori posizione) e infila di testa con l'aiuto del palo interno.

RIMONTA — In avvio di ripresa Oddo cambia lo spento Maxi per il più affidabile De Paul, una mossa che sortisce subito un effetto positivo col gol del vantaggio friulano, frutto di una bellissima azione in velocità con 4 tocchi di 4 giocatori diversi, nell'ordine Adnan-Jankto-DePaul-Lasagna: tocca al bomberone scaraventare in rete l'assist del compagno neo entrato prendendo d'infilata la difesa emiliana. Una rete da ricordare e tramandare ai posteri.L'ingresso di Palacio, con relativo cambio di sistema (4-2-3-1), è la pronta reazione di Donadoni che però deve guardarsi dal contropiede bianconero. Barak cerca il tris ma Mirante è pronto alla deviazione, dall'altra parte Bizzarri è altrettanto attento a respingere due volte su Destro. Il finale, col pathos allungato dai 7' di recupero, è uno sterile assedio del Bologna che deve incassare il quinto k.o. interno in campionato mentre l'Udinese, insieme al dicembre perfetto, festeggia il quarto successo esterno.

Andrea Tosi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2017 23:55

Roma-Sassuolo 1-1: a Pellegrini risponde Missiroli.
La Var annulla 2 gol

Il gol dell'ex, dopo trenta minuti, illude i giallorossi, ripresi poi
da un bel colpo di testa di Missiroli su assist di Peluso, a meno di 15' dalla fine.
La Var toglie una rete a Dzeko e Florenzi



Missiroli risponde a Pellegrini, Cannavaro saluta in lacrime, Iachini non perde neppure all'Olimpico, mentre la Roma allunga il suo periodo negativo e non riesce a rialzare la testa: una vittoria nelle ultime quattro in campionato (cinque stagionali, compresa l'eliminazione dalla Coppa Italia). Il pareggio con il Sassuolo ha il sapore della resa nei discorsi di altissima classifica.

RITMI BASSI — La Roma è quella annunciata, nel Sassuolo Cannavaro chiude da titolare al posto di Caldirola, mentre Berardi non recupera e lascia spazio a Ragusa. Dopo 40 secondi giallorossi subito pericolosi: cross di Pellegrini, il pallone arriva a Dzeko sul secondo palo che col sinistro manda alto. E' un fuoco d'artificio, perché in realtà la Roma si spegne subito e abbassa i ritmi. Così il Sassuolo ha gioco facile nel controllare gli uomini di Di Francesco, lenti e prevedibili. Tanto che è il Sassuolo a bussare dalle parti di Alisson, prima al 9' con Politano che rientra e tira con il sinistro (Alisson blocca), poi al 10' sempre con l'ex, che sfrutta l'assist di Ragusa e la scivolata di Fazio per impegnare - stavolta molto più a fondo - Alisson. Poi più nulla, se non la Roma che conferma le difficoltà di una manovra senza sbocchi offensivi, anche per il primo tempo profondamente negativo di Schick, partito titolare sulla fascia destra. Intorno al 30' dalle parti della Sud, il settore dei tifosi giallorossi, esplode un petardo. Anticipo di Capodanno che - così può essere letto - sveglia dal torpore la Roma. Al 31' arriva il vantaggio: Perotti si accentra sulla sinistra e mette dentro per Schick che cicca un pallone che arriva sui piedi di Dzeko, bravo a leggere la posizione favorevole di Pellegrini: sinistro sul palo lungo e gol dell'ex per il centrocampista. E' un lampo giallorosso, in rete al primo tiro in porta e alla seconda vera occasione creata: sarà stato contento Di Francesco, che alla squadra chiedeva più cinismo dopo le chance sciupate nelle ultime partite. Meno sarà stato soddisfatto, il tecnico, della prestazione. Il Sassuolo prova a reagire: al 37' Schick perde l'ennesimo pallone e innesca un contropiede avversario concluso da Ragusa con un sinistro parato da Alisson. Al 41' ci prova Missiroli con un colpi di testa dopo un cross di Peluso: alto. La Roma si riaffaccia dalle parti di Consigli - inoperoso nel primo tempo - solo al 44', con una giocata individuale di Kolarov, bravo a infilarsi in area ma meno a concludere.


DUE VOLTE VAR — Nel secondo tempo Di Francesco inserisce Jesus al centro della difesa al posto di Manolas, infortunato proprio sul finire della prima frazione. E al 4' subito il secondo cambio, annunciato: fuori Schick, incoraggiato dagli applausi dell'Olimpico, dentro El Shaarawy. All'11' va vicino al raddoppio Nainggolan, che ruba palla a Cannavaro e va in azione personale, conclusione e deviazione in angolo di Consigli. Sugli sviluppi del quale è il Sassuolo a sfiorare il pareggio: Kolarov sbaglia la giocata, Politano innesca Ragusa che va via in tunnel a Jesus e poi conclude alto, invece di servire i compagni a centro area. La cosa fa infuriare Iachini, che non a caso subito dopo sostituisce lo stesso Ragusa con Matri. Grande occasione Roma al 20': Perotti innesca Kolarov che fa finta di crossare, aggira Lirola e serve El Shaarawy, il quale dal limite dell'area piccola con il sinistro centra Consigli sul tap-in. Al 26' Orsato annulla per fuorigioco un gol a Dzeko, confermando attraverso la Var la chiamata in campo del guardalinee Gori. Iachini intanto toglie Duncan per Mazzitelli. Al 31' ancora Dzeko vicino al raddoppio: controllo e destro a girare dal vertice dell'area, pallone di poco fuori. La Roma non chiude il match e al 33' viene punita: Politano serve Peluso, cross in corsa col sinistro e Missiroli di testa a centro area anticipa Jesus e batte Alisson. Di Francesco prova a correre ai ripari: fuori Pellegrini, dentro Under. Al 40' altro episodio da Var: Dzeko allarga per Florenzi che controlla e batte Consigli in uscita, ma Orsato - dopo aver rivisto l'azione - annulla per fuorigioco di Under, giudicato influente per aver bloccato Missiroli. Nell'occasione viene comunque espulso il tecnico del Sassuolo Iachini. Non c'è più tempo. A nulla valgono gli assalti finali della Roma. Ride solo il Sassuolo, che dopo tre vittorie di fila si prende la soddisfazione di uscire indenne dall'Olimpico.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/12/2017 23:58

Sampdoria-Spal 2-0, Quagliarella doppietta nel recupero

Prima un rigore, poi un gol in contropiede: l'attaccante
restituisce ai blucerchiati la vittoria che mancava da 5 partite



La Sampdoria cancella la piccola crisi (1 punto in 5 sfide) all’ultimo respiro, battendo 2-0 la Spal solo nei minuti di recupero, grazie ad una doppietta di Quagliarella, arrivato a quota 12 reti, ad un solo gol dal suo record. Il centravanti cancella anche l’unico zero rimasto: ora ha fatto centro con tutte le formazioni iscritte alla Serie A. Così come Giampaolo trova il successo contro l’unica formazione che non aveva ancora battuto.

EQUILIBRIO — Il pressing della Spal rende difficile la costruzione del gioco blucerchiato. La Samp stenta a mettere in moto i suoi attaccanti. Il primo tiro verso la porta di Gomis arriva solo al 20’, con un destro di Quagliarella impreciso. Per vedere la prima occasione da rete bisogna attendere altri dieci minuti: Quagliarella imbecca Ramirez, ma Gomis neutralizza la conclusione di destro del sudamericano. Al 35’ anche la Spal si rende pericolosa su angolo di Viviani, Felipe anticipa tutti di testa ma Viviano ribatte in tuffo. L’equilibrio sparisce nel secondo tempo, quando si affievolisce il pressing dei ferraresi. La Samp preme ma fatica a trovare il gol: Caprari e Ramirez sono imprecisi, Praet trova pronto Gomis, l’occasione migliore arriva per la Spal, con il contropiede lanciato da Salamon per Antenucci, ma Viviano ribatte il tiro.

I GOL — La diga ferrarese cede proprio al 90', quando Oikonomou perde palla in difesa: ne nasce una mischia dove Viviani atterra Ramirez. Per Pairetto è rigore (confermato anche dalla Var, nonostante le proteste dei giocatori della Spal) e Quagliarella non sbaglia dal dischetto. Un minuto e arriva il colpo del ko: Torreira ruba palla, Kownacki rifinisce per Quagliarella ed il 2-0 è semplicissimo.

Alessio Da Ronch

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31/12/2017 00:03

Torino-Genoa 0-0: Perin super, Miha non passa. Non basta un buon Niang

Meglio i granata, ma qualche errore di troppo e gli interventi decisivi
del portiere azzurro obbligano il tecnico serbo a un altro pareggio.
Esordio in Serie A con il Grifo per Rossi


Ancora un pari: il Toro spreca un'altra occasione per insediarsi nelle zone nobili della classifica. Contro un Genoa ben felice del punticino. Nonostante il doppio centravanti schierato nella seconda parte da Ballardini (bentornato Pepito Rossi!) i liguri hanno puntato sin dal fischio iniziale al pari consegnandosi agli attacchi dei granata. Senza il Gallo, infortunato, Mihajlovic ha organizzato un tridente agile, dove Niang e Berenguer si scambiavano spesso di posizione mente Falque cercava di aprire la retroguardia dalla fascia destra. Il tourbillon ha generato diverse situazioni da rete due delle quali sventate da Perin con balzi felini. Insomma, fossimo nel pugilato verdetto unanime: Toro stravincente ai punti. Giocando a pallone, il popolo granata ha dovuto ingoiare l'ennesima delusione (fischi e slogan alla fine). Squadra a metà classifica con un impianto di gioco però da quartieri alti: mancano i punti che certifichino il salto in alto. Vedremo se arriveranno nel girone di ritorno.


PRIME OCCASIONI — Il primo tempo decolla a fatica però regala una seconda parte, tinta di granata, dove i pezzi di bravura di Niang e Berenguer infiammano la Maratona e tengono costantemente sul chi vive il portiere ospite Perin. Bravo soprattutto a deviare un destro a giro di Berenguer dalla distanza destinato all'incrocio. Lo sgusciante attaccante torinista ci prova altre due volte però le sue conclusioni risultano meno pericolose. Anche Niang fa sfoggio di classe quando va a deviare al volo, di tacco, un cross di De Silvestri a centro area. La sua conclusione per sorprendere Perin avrebbe dovuto essere più forte. Considerando pure uno stacco di testa di Nkoulou (20') finito di un soffio a lato la cronaca sancisce il vantaggio ai punti degli uomini di Mihajlovic.


QUI GENOA — Il Genoa attende l'impatto degli avversari nella propria metà campo. Non c'è mai un tentativo di riconquista alta del pallone così come i due laterali, Rosi e Laxalt, non superano mai in maniera convinta e insidiosa la metà campo. Ne consegue che l'unica opportunità di far male a Sirigu se la costruisce il vecchio Pandev scoccando un sinistro dal limite che viene deviato in angolo a fil di palo.

ANCORA PERIN — Nella ripresa Ballardini cambia assetto (3-4-1-2) e uomini cercando di portare i suoi centi metri più avanti, però dopo aver incassato un paio di iniziative pericolose (Izzo al 25' salva sulla linea un pallonetto vincente di Niang) ritorna allo schema tattico di partenza chiedendo a Pandev di fare la mezzala sinistra. E' sempre Perin il protagonista assoluto quando al 33' riesce a deviare un micidiale rasoterra di Niang. Poi Falque non inquadra la porta dal limite (sinistro di un soffio a lato) e infine Molinari sventa una minacciosa iniziativa di Pandev, unico sussulto offensivo dei rossoblù. Che portano a casa il risultato in grado di allontanarli un altro po' dal precipizio.

Nicola Cecere

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31/12/2017 00:07

Inter-Lazio 0-0, Spalletti stavolta prende un punto.
Senza gol lo spareggio Champions

La squadra di Spalletti dopo tre sconfitte consecutive trova
almeno un pari che mantiene immutate le distanze in ottica Champions



Un punto a testa e la corsa alla Champions resta apertissima. Inter-Lazio finisce 0-0 e il punto a testa lascia tutto inalterato in vista del girone di ritorno (leggi qui la classifica).

PRIMO TEMPO — Santon terzino sinistro è l’ultimo ballottaggio risolto da Luciano Spalletti. La sua Inter si infila nel conosciuto 4-2-3-1 per la sfida alla Lazio che vale moltissimo in chiave Champions League. Simone Inzaghi si tiene Immobile come terminale da raggiungere attraverso le incursioni di Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Servono 20’ per aprire una partita che alla vigilia avrebbe dovuto fornire spunti e ritmo. Il destro di Milinkovic-Savic dal limite è il primo squillo del tardo pomeriggio: Handanovic devia in corner. La partita però non offre ancora il volto del dominatore e così si naviga a vista. Al 30’ Borja Valero trova Perisic tutto solo nel cuore dell’area e il suo destro di controbalzo incoccia Strakosha che alza sopra la traversa. A conti fatti, va più vicino al gol la squadra di Spalletti rispetto a quella di Inzaghi. La vera emozione del primo tempo però riguarda l’infortunio di Ranocchia che dopo uno scontro prova a restare in campo dopo due controlli medici in pochi minuti. Il centrale finisce il primo tempo e tiene in ansia Spalletti che, a parte il Primavera Lombardoni, non ha più centrali a disposizione se non adattare Santon. L’auto-traversa di Borja Valero di testa su calcio d’angolo laziale chiude un primo tempo decisamente meno sfolgorante del previsto sullo 0-0.

LA RIPRESA — Si riprende con Ranocchia al centro della difesa e tutti gli altri 21 dell’inizio. L’avvio è nerazzurro, l’Inter tiene il gioco e al 12’ il destro di Borja Valero dal limite costringe Strakosha al corner. La pressione interista è positiva e allo stesso tempo arruffona, conseguenza anche della buona volontà che si scontra con l’ordine laziale. Inzaghi al 13’ toglie Lulic e inserisce Lukaku sulla sinistra lasciando immutato il piano tattico. Al 15’ il suddetto ordine laziale disegna una serie di scambi in rapida successione che porta Immobile al cross in area. Skriniar prima colpisce con la gamba, poi con la mano. Per Rocchi è rigore, ma i colleghi del Var lo invitano a rivedere il tutto. Pochi secondi e l’arbitro della sezione di Firenze cancella la decisione riprendendo con la palla contesa che l’inter restituisce alla Lazio. Inzaghi cambia Luis Alberto con Felipe Anderson: il tasso qualitativo, se possibile, aumenta. La prima mossa spallettiana porta il numero 10, quello di Joao Mario che prende il posto di Candreva. Il portoghese, eroe al contrario del derby di Coppa Italia, va a piazzarsi a destra. La Lazio esplode un colpo con Felipe Anderson che al 28’ con un diagonale chiama Handanovic a distendersi. Cala l’attenzione difensiva in casa interista e Parolo trova un pallone orfano in area: la conclusione incontra i guanti del portiere sloveno.

FINALE CALDO — Un’altra incomprensione, questa volta a centrocampo con Joao Mario protagonista, lancia la lazio negli spazi. L’assist di Immobile per Anderson al centro sfiorisce sul fondo. Adesso Inter-Lazio è più godibile con i nerazzurri che soffrono le secondo palle e la reattività avversaria, ma che con l’aiuto degli oltre 60 mila spettatori del Meazza provano a vincere la gara. La sensazione è suffragata dalla scelta di Spalletti che al 38’ toglie Cancelo per inserire Dalbert. Il brasiliano resta a sinistra, Santon va dalla parte opposta. Inzaghi non si accontenta: dentro Nani per Milinkovic-Savic, velocità per andare a vedere cosa c’è dietro la difesa nerazzurra. Il colpo di testa di Perisic e il sinistro dello stesso Nani sono le due occasioni a cavallo del 39’. L’ultima sostituzione interista riguarda Brozovic che prende il posto di Borja Valero al 40’. La partita non svolta e lo 0-0 finale è di più di gradimento all’Inter che chiude il girone d’andata al terzo posto con due punti sulla Roma e quattro sulla Lazio, entrambe con una gara in meno, ma non così scontate contro Sampdoria e Udinese.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
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31/12/2017 00:10

Verona-Juventus 1-3: doppio Dybala, a segno anche Matuidi e Caceres

Dopo i gol di Matuidi e Caceres, la Joya segna due reti splendide, la seconda da cineteca.
Bianconeri in scia a Sarri



La festa è arrivata in anticipo e i botti li ha sparati Paulo Dybala. Due messaggi al Napoli e a tutti quelli (Allegri per primo) che aspettavano una reazione dell'argentino, dopo le tre panchine di fila in A. Due gol che consentono alla Juventus di sfatare il tabù Verona, di restare saldamente al secondo posto, allungando sulle altre, e di passare un Capodanno sereno. Un Dybala sufficiente nel primo tempo, male a inizio ripresa ma decisivo nel finale. Che aveva bisogno di segnare per tornare a essere quello di sempre.

LA ZAMPATA DI MATUIDI — Le statistiche dicono che la Juventus non vinceva al Bentegodi, sponda Hellas, dal 2001. Le statistiche però ricordano anche che a Verona, lato Chievo, Massimiliano Allegri diede il via al suo fortunato ciclo bianconero (agosto 2014). Così, tanto per mettere subito i puntini sulle i, la Signora addobbata per l'occasione con l'albero di Natale (visto il periodo, ci sta tutto) indirizza la serata dopo poco più di cinque minuti. Ci prova Higuain, fermato da palo (e da Nicolas, decisivo con la sua deviazione) e sulla ribattuta trova il vantaggio Matuidi, con bel sinistro e con la complicità di Heurtaux. La Juventus inedita (un solo italiano in campo, Chiellini: mai successo in A dal 1994-95 a oggi) e con Dybala di nuovo titolare, insieme a Mandzukic e Higuain, ribadisce subito la sua forza e la voglia di non staccarsi dal Napoli. Il Verona infarcito di ex bianconeri (Caceres, Romulo e Kean) e con Pazzini in panchina però non alza subito bandiera bianca. Prova a reagire e a costruire, ha un solo vero sussulto grazie a un bel tiro di Verde (di poco a lato) e ringrazia Higuian per non aver chiuso il match prima dell'intervallo con una punizione (fuori) ma soprattutto con un'occasionissima su cross di Alex Sandro: palla comoda ma sprecata malamente (addosso al portiere).

RITORNO ALLA JOYA — La ripresa inizia con una sorpresa: fuori Bentancur (che non aveva brillato da sostituto di Pjanic in cabina di regia), dentro Bernardeschi e passaggio al 4-4-2. L'ex viola ci prova con un sinistro, ma è un ex bianconero, Caceres, a trovare la porta e il pareggio con una bella botta da una ventina di metri. Verona coraggioso e Juve che, come spesso le succede, fatica a chiudere le partite. Ci riesce quasi alla mezzora con Dybala, poco luccicante fino a quel momento, ma che poi si concede cinque minuti da vero "diez": doppietta di destro, il piede meno forte. La Joya prima beneficia di una bella azione di Lichtsteiner, poi fa tutto da solo, dribblando tre avversari prima di depositare in rete il pallone della doppietta. Ci starebbe pure la tripletta su punizione, ma Nicolas è reattivo. Il quarto gol non arriva anche perché il poker di Bernardeschi è annullato per fuorigioco di Higuain. Ma bastano le due reti in cinque minuti per far sorridere Dybala e tutta la Juve.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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31/12/2017 00:11

SERIE A 2017/2018 19ª Giornata (19ª di Andata)

29/12/2017
Crotone - Napoli 0-1
30/12/2017
Fiorentina - Milan 1-1
Atalanta - Cagliari 1-2
Benevento - Chievo 1-0
Bologna - Udinese 1-2
Roma - Sassuolo 1-1
Sampdoria - Spal 2-0
Torino - Genoa 0-0
Inter - Lazio 0-0
Hellas Verona - Juventus 1-3

Classifica
1) Napoli punti 48;
2) Juventus punti 47;
3) Inter punti 41;
4) Roma(*) punti 39;
5) Lazio(*) punti 37;
6) Sampdoria(*) punti 30;
7) Fiorentina, Udinese(*) e Atalanta punti 27;
10) Torino e Milan punti 25;
12) Bologna punti 24;
13) Chievo e Sassuolo punti 21;
15) Cagliari punti 20;
16) Genoa punti 18;
17) Spal e Crotone punti 15;
19) Hellas Verona punti 13;
20) Benevento punti 4.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.


(gazzetta.it)
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05/01/2018 23:30

Chievo-Udinese 1-1: un siluro di Radovanovic, poi autogol di Tomovic

Succede tutto nel 1° tempo.
Clivensi avanti al 9', ma i friulani di Oddo, al sesto risultato utile consecutivo, si salvano...


La serie-Oddo (cinque successi di fila) si ferma al Bentegodi contro un Chievo decisissimo a interrompere il suo periodo difficile (un punto nelle ultime cinque). Il pareggio appare un risultato equo per quanto espresso dalle due formazioni in una ripresa poco spettacolare, mentre punisce i padroni di casa decisamente più insidiosi e vivaci sino al 45'. Già, il Chievo della prima frazione mette sotto l'Udinese in maniera netta e all'intervallo meriterebbe il doppio vantaggio. Invece dopo la prodezza iniziale di Radovanovic (controllo di petto a seguire e gran sinistro di esterno-collo che s'infila all'incrocio) si ritrova sull'1-1 per due episodi sfortunati. Il primo chiama in causa la Var, osservata in cabina di regia da Paolo Silvio Mazzoleni. Il quale pesca in fuorigioco Cacciatore che su pregevole suggerimento da fermo di Birsa era riuscito a girare di testa sotto la traversa sorprendendo Bizzarri.


VAR — Sia l'arbitro Chiffi sia il guardalinee Crispo indicano il centro del campo convalidando il 2-0. L'Udinese incassa il secondo ceffone senza la minima protesta, nessuno ha la sensazione di irregolarità. Siamo al 15', il gioco non riprende ma il controllo televisivo appare semplice routine. E invece, dopo circa 90 secondi, ecco l'ormai famoso disegnino della tv mimato dall'arbitro: rete cancellata per fuorigioco. Vista e rivista l'azione alla televisione si fa davvero fatica a raggiungere una certezza assoluta. Mazzoleni ha deciso per l'annullamento ma non si può di sicuro affermare che arbitro e guardalinee avessero commesso un chiaro errore nel concedere la rete.

AUTOGOL — L'altro accadimento sfortunato per il Chievo si verifica al 41' quando un innocuo traversone di Pezzella dalla sinistra si trasforma nel gol dell'1-1 causa tocco di piede di Tomovic. C'è molta imperizia nell'intervento del difensore veneto che mette fuori causa Sorrentino senza che alle sue spalle ci fosse una sola maglia bianconera. Aveva un compagno... E quindi l'Udinese si ritrova di nuovo in parità senza aver mai calciato in porta.

EQUILIBRIO — Nel secondo tempo succede assai meno. Il Chievo non riesce a mantenere i ritmi forsennati della prima parte e di conseguenza non si fa vedere pericolosamente dalle parti di Bizzarri. Cos' gli unici sussulti arrivano da contropiede dei friulani. Il primo al 30' vede Bastien andare a murare il tiro di Jankto azionato da De Paul; il secondo, più pericoloso, chiama alla finalizzazione Lasagna che colpisce da sette metri. Ma Tomovic si tuffa a pesce per deviargli la conclusione mancina e di fatto riscatta l'autogol.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/01/2018 23:35

Fiorentina-Inter 1-1: Simeone al 91'
risponde a Icardi, Spalletti non vince più

I viola riescono ad acciuffare il pari nel recupero, dopo aver dominato a lungo e costruito tante occasioni da gol


L’Inter non vince più e anche a Firenze inchioda. Al Franchi è 1-1 con i gol di Icardi e Simeone. Un pareggio argentino che sa di beffa per l’Inter in vantaggio fino al primo minuto di recupero ma che in realtà nasconde un’altra prova opaca dei nerazzurri, sofferenti per quasi tutta la serata di fronte alla squadra di Pioli, più frizzante e reattiva.


C'È JOAO — La sorpresa più grossa la porta Luciano Spalletti che lascia in panchina per la prima volta Antonio Candreva per schierare Joao Mario sulla destra nel 4-2-3-1. Al fianco di Milan Skriniar c’è Andrea Ranocchia che stringe i denti e gioca. Stefano Pioli, contro la sua ex squadra, nel 4-3-3 schiera i figli terribili Chiesa-Simeone che ormai si sono fatti uomini con i gol. L’approccio viola è aggressivo e dopo 2’ i toscani potrebbero passare. Da una punizione sulla sinistra la testa di Astori manda fuori giri la difesa nerazzurra e la palla cozza sulla coscia di Simeone senza che l’argentino riesca a coordinarsi. Palla fuori di poco. La Fiorentina è terribilmente sbrigativa. Al 6’ Chiesa calcia fuori dal limite una ripartenza costruita in pochissimi secondi dal limite della propria area. I nerazzurri replicano nella fase iniziale spingendo sulla corsia di destra, quella di lingua portoghese con Cancelo e Joao Mario. Al 9’ un’altra occasione per il Cholito che di testa gira alto sulla traversa. Destino vuole che il primo giallo della partita Valeri lo sventoli per Borja Valero, ex amatissimo a Firenze al quale i suoi tifosi hanno intonato un coro nel pre-gara, che va “lungo” sul pressing a Pezzella. La Fiorentina è più brillante e al 14’ ha un’occasione colossale. Chiesa fugge sulla destra, crossa basso e nell’ordine scivolano Thereau, Skriniar e Ranocchia, ma il francese è il più lesto a rialzarsi e invece di controllare da solo in area, calcia di prima altissimo. Il primo segnale di vita interista concreto è del 17’ con un destro dalla distanza di Gagliardini. I nerazzurri non acchiappano l’occhio, però al 22’ un corner sì con un tiro-cross di Perisic che trova reattivo Sportiello. Dallo stesso calcio d’angolo Cancelo calcia in porta obbligando al portiere ancora a deviare. E’ lo stesso portoghese a offrire a Perisic dalla destra un cross intelligente pochi minuti dopo sul quale il croato mette la testa ma alza troppo (coefficiente di difficoltà altissimo, a essere onesti). La Fiorentina sembra saltare facilmente la prima pressione nerazzurra ritrovandosi troppo spesso già al limite dell’area avversaria. Un accorgimento di Spalletti porta a invertire le fasce a Perisic e Joao Mario nel tentativo di renderti più utili alla causa comune. Il primo tempo finisce 0-0: l’Inter passeggia, Joao Mario ne è l’esempio più evidente; la Fiorentina ha piglio e brillantezza, ma scarsa confidenza con l’opportunità, quella di segnare.

MAURITO NON BASTA — Spalletti rientra per ultimo in campo e lo fa correndo: chissà che sia stato un messaggio subliminale per i suoi. Gli ultimi 45’ prima della pausa del campionato iniziano con gli stessi giocatori. Al 9’ Chiesa lascia partire un sinistro sul quale Handanovic non ci sarebbe mai arrivato, buon per lui che la traiettoria sia troppo esterna. Pochi secondi e l’Inter cambia la serata. Punizione di Cancelo da destra, Icardi sfugge ad Astori e di testa costringe Sportiello al miracolo, ma sulla ribattuta il portiere non può nulla e Maurito torna al gol. Inter in vantaggio, 96° gol in nerazzurro per l’argentino. La reazione della Fiorentina arriva subito con Biraghi, punizione sulla quale Handanovic vola. Pioli toglie Thereau e inserisce Eysseric. Spalletti risponde con Dalbert per Joao Mario al 20’: Santon scivola a destra e Cancelo si alza da ala. Un minuto prima la Fiorentina aveva portato il panico in area nerazzurra con un tiro di Chiesa deviato da Skriniar su Handanovic che respinge senza accorgersene. Pioli aumenta il peso offensivo inserendo Babacar per Benassi lasciando Badelj e Veretout a protezione della difesa. Ranocchia al 28’ si arrende al dolore e nella pausa per l’intervento dei medici Spalletti entra un metro in campo per spiegare a Cancelo come aiutare a coprire sulla destra. Al 30’ Nagatomo prende il posto di Ranocchia e Santon fa il centrale. Al 32’ una ripartenza di Perisic consegna sulla testa di Borja Valero un cross delizioso che l’ex tramuta in una conclusione alta. La rovesciata di Babacar del 33’ è da fotografare con Handanovic che alza sulla traversa. Spalletti chiede a Candreva dieci minuti più recupero di sacrificio sulla destra inserendolo per Cancelo. Ultima sostituzione in casa Viola: fuori Veretout, dentro Gil Dias. Al 41’ gran contropiede dell’Inter: Borja Valero apre per Icardi largo a destra, Mauro mette Candreva davanti Sportiello, lo dribbla e da posizione complicatissima deposita sull’esterno della rete. L’Inter soffre dietro con una difesa inedita, la Fiorentina spinge. E viene premiata al 46’: Eysseric controlla un pallone in area, Santon stringe con Skriniar per chiuderlo lasciando libero Simeone in area piccola. Il Cholito calcia forte sul primo palo e pareggia i conti. Finisce 1-1, per come si erano messe le cose un peccato per l’Inter ripresa nel recupero ma sofferente per tutta la partita.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/01/2018 16:14

Torino-Bologna 3-0, Mazzarri ringrazia
De Silvestri, Niang e Iago Falque

Nel giorno dell'esordio del tecnico sulla panchina granata la squadra torna alla vittoria dopo 3 gare.
Al 5' della ripresa Sirigu para un rigore a Pulgar


Ecco dunque, dirompente, l’effetto Mazzarri: il Toro si rialza dopo il derby e affonda un tenero Bologna, l’avversario ideale per cominciare il dopo Sinisa.


TORO RAMPANTE — Nessuna svolta tattica, almeno per il debutto: Mazzarri rinuncia all’amata difesa a 3 e ritocca leggermente il 4-3-3 lasciato in eredità da Mihajlovic, mettendo Iago e Berenguer dietro Niang. Donadoni, invece, cambia tutto: 4-2-3-1 come provato in settimana. Il Toro comincia subito a fare la partita, sfiora il gol con Iago (palla alta). Erroraccio. È un Bologna molle, che non si prende rischi nonostante il modulo offensivo: Destro isolato, Palacio alle sue spalle costruisce poco, il talento Verdi s’imbosca ma anche Di Francesco non si fa vedere. Il Torino schiaccia l’avversario per un quarto d’ora poi si prende una pausa. E va ancora vicinissimo al gol quando, minuto 18, Niang non sa sfruttare il cross da sinistra di Molinaro. Bravo Mirante a respingere, ma l’attaccante, che ha giocato con Mazzarri al Watford, non è esente da colpe. Il Bologna dà segni di esistere al 21’: punizione di Verdi, Sirigu respinge con una certa difficoltà. Poi Destro non sfrutta una bel recupero di Poli. E al 38’ ecco, meritato, il vantaggio: inutile fallo sull’out destro di Mbaye su Iago. Punizione di Berenguer e gran colpo di testa di De Silvestri che ruba il tempo a Pulgar.

BOLOGNA DISASTRO — Il Bologna potrebbe riaprire la partita all’inizio della ripresa: l’arbitro Damato non giudica scorretto il contatto tra Molinaro e Verdi, poi chiede aiuto alla Var e cambia idea: giusto, è fallo. Primo rigore del campionato per il Bologna. Pulgar sceglie la potenza, ma Sirigu è molto reattivo. Per Donadoni, intanto tornato al 4-3-3 (sostituiti i due esterni) è l’inizio della fine: subito dopo, c’è il raddoppio di Niang, con la complicità ancora di Pulgar che perde il pallone a centrocampo. Poi il 3-0 firmato da Niang con un tiro da fuori area. La partita finisce qui. Abbiamo un dubbio: ma il Bologna dov’era?

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/01/2018 23:31

Serie A, Benevento-Sampdoria 3-2.
Coda rimonta Caprari

I campani infilano la seconda vittoria di fila grazie a un secondo tempo da sogno.
Coda colpisce due pali poi firma la doppietta e l'assist per Brignola che chiude il match nel recupero.



Grande, grandissimo Benevento. Un’altra pagina di storia è scritta. In fondo a un secondo tempo cuore e batticuore, i sanniti ribaltano la Sampdoria (in vantaggio nella prima frazione con Caprari) e si regalano la seconda vittoria di fila dopo quella contro il Chievo. È Coda l’uomo copertina, Brignola la piacevolissima conferma: il centravanti segna di sinistro e di destro, il piccolo esterno firma il tris e consegna alla sua squadra tre punti con cui continuare a sperare nella salvezza. E i blucerchiati, in gol nel recupero con Kownacki, devono bere fino in fondo l’amaro calice di una sconfitta meritata e senza attenuanti.

VAI CAPRARI — Nel primo tempo i sanniti tengono testa al più quotato rivale con qualche fiammata improvvisa. Ma sono sempre i liguri a portarsi con più costanza nei sedici metri. Il gol arriva grazie agli uomini di maggior classe. Prima Regini ignora alla mezz’ora Caprari tutto solo al centro del fronte offensivo, poi Ramirez regala una perla facendo un tunnel a Viola e andando al tiro di destro, quindi lo stesso numero 90 ispira l’1-0 servendo palla al 46' a Quagliarella, il cui tiro viene respinto da Belec e infine ribadito in rete da Caprari con un comodo tap in.

REAZIONE — L’orgoglio ferito scatena la reazione del Benevento. Che nel giro di 5' fa tremare la porta di Viviano prima di aprirla di forza. È Coda, pericolo numero uno, a colpire una traversa con un colpo di testa in torsione e un palo esterno con un sinistro al veleno. Il centravanti giallorosso non si ferma e al 24' s’inventa un gol da cineteca con un sinistro a giro che va ad insaccarsi all’incrocio dei pali. I padroni di casa non si fermano e, dopo vari tentativi con Brignola e Venuti, potrebbero addirittura sorpassare la Samp con D’Alessandro, ma la conclusione dell’esterno viene stoppata sul più bello da Viviano. La squadra di De Zerbi ci crede, sospinta dal proprio pubblico. E il rosso a Sala al 38' (per fallo su D’Alessandro e chiara occasione da rete) dà un rabbocco di energia ai giallorossi. Sul calcio di punizione, Coda colpisce stavolta di destro, scavalcando la barriera e sorprendendo Viviano: il Vigorito viene giù. Non basta. Lo scatenato Brignola è preciso sottoporta e porta il risultato sul 3-1, la Samp salva la faccia con l’acuto in extremis di Kownacki, che in ogni caso non cambia la sostanza. Festa grande negli spogliatoi. Il Benevento urla la sua gioia e ribadisce il concetto: per la salvezza non è stata detta ancora l’ultima parola.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 06/01/2018 23:33]
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06/01/2018 23:36

Genoa-Sassuolo 1-0, decide Galabinov di testa nel finale

I rossoblu raggiungono i neroverdi in classifica a quota 21 punti e si allontanano dalla zona retrocessione.
È la quarta partita di fila senza subire gol: l'ultima volta nel 1964



Vince il Genoa, con pazienza e sofferenza, e va ad agganciare il Sassuolo in una posizione un po' più comoda di classifica. Per i rossoblù ora sono 15 punti conquistati nelle 8 partite con Ballardini e quattro di fila senza subire gol (l'ultima volta nel 1964). La sfida è particolarmente tattica, con due squadre caute che faticano a creare vere occasioni da gol, tanto che nel primo tempo non riescono a mostrarne neppure una. Un tiro di Lapadula fuori, un cross di Laxalt deviato pericolosamente e il nulla da parte del Sassuolo. Decide Galabinov al 35’ del secondo tempo, con un colpo di testa perfetto su cross di Biraschi da destra. Pochi minuti prima Matri aveva mandato il, pallone sul palo, anche lui con un colpo di testa. La grande occasione, però, il Sassuolo l’aveva avuta al 21 del secondo tempo quando, lo stesso Matri, aveva ricevuto in area da Missiroli, e aveva concluso con rapidità e potenza. Perin, però, ha risposto con una parata da fuoriclasse. Nel finale ancora una chance per il Sassuolo, con un sinistro insidioso di Ragusa, di pochissimo impreciso.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/01/2018 23:39

Milan-Crotone 1-0: Bonucci decide con il primo gol in rossonero

Buona partita dei rossoneri, che costruiscono tante occasioni e
raccolgono i tre punti grazie al capitano, con la complicità di Cordaz.
Gattuso vince la seconda gara in A



l paradosso del 6 gennaio: il Milan ha tante occasioni ma vince con il gol più episodico del mondo. Milan-Crotone è finita 1-0 con un gol di Bonucci, il primo con la nuova maglia. Il capitano col 19 è stato uno dei migliori in campo, ma certo non per il gol. Quando Calhanoglu ha calciato un angolo da sinistra, Bonucci si è limitato a stare a centro area. Cordaz, il portiere del Crotone, è uscito e ha deviato con i pugni dritto sulla sua testa. Da lì la carambola da tre punti, neanche si giocasse a biliardo. Il Milan ha festeggiato - Bonucci ha esultato andando dal team manager Andrea Romeo, con cui aveva scommesso una cena, il senso dell’esultanza era “paghi tu” - e ha pensato di raddoppiare tre minuti dopo, quando Kessie ha girato in porta un pallone deviato dal solito Bonucci dopo il solito angolo da sinistra. Maresca ha convalidato, poi è andato a guardare la tv e ha annullato grazie alla Var. San Siro si è lamentato ma ha preso atto mentre Kessie, curiosamente, ha esultato due volte: prima per il gol, poi interpretando male l’indicazione dell’arbitro dopo il classico gesto del televisore.

IL PALO DI SUSO — Maresca ha annullato anche un gol di Kalinic oltre il 90' ma la vittoria, Var o non Var, è meritata. Abbastanza per riportare Gattuso alla pari con il Toro, a 28 punti. Il Milan non è stato devastante ma ha fatto passi avanti rispetto al passato e ha creato davvero tanto. Ha sequestrato la palla per ampi momenti della partita, ha concesso un paio di occasioni ma è rimasto sempre più o meno padrone. All’andata Montella aveva avuto un possesso record – oltre l’80%, neanche allenasse Guardiola – e il ritorno a tratti è stato in linea. Come spesso succede a San Siro, c’è un regola: quando si può, palla a destra dove Suso distribuisce creatività gratuitamente. Non per caso molte azioni principali del momento migliore milanista, alla fine del primo tempo, sono nate a destra, davanti alla panchina di Gattuso. Minuto 40: gran cross di Calabria, colpo di testa fuori di Cutrone. Minuto 41: Suso tiene palla a destra, poi trova Biglia al limite dell’area. Sul tiro dell’argentino, Cordaz devia in angolo. Minuto 42: Suso parte dalla solita posizione ma questa volta punta l’interno e calcia a giro col sinistro. Sembra l’ennesimo gol di Suso con marchio depositato – tiro a effetto sul secondo palo – ma Cordaz si allunga e devia sul palo. Sì, ma gli altri? Calhanoglu ha acceso e spento, andando in zona-gol con una accelerazione più tiro nel primo tempo. Cutrone ha lottato per due ma ha finalizzato nemmeno per uno. La palla migliore per lui è passata poco dopo il gol dell’1-0 quando Bonucci lo ha liberato in area con un lancio da piede fino: Patrick è arrivato bene ma ha deviato malissimo con la testa.

TROTTA E MANDRAGORA — Il Crotone invece ha due rimpianti e per spiegarli bisogna guardare in Campania, la regione di Trotta e Mandragora. Giovanni Crociata, cresciuto nel Milan tra esagerati complimenti da piccolo Iniesta, è entrato al 18’ del secondo tempo e un minuto dopo ha messo Trotta davanti al portiere con un tocco da giocatore vero. La parata di Donnarumma sull’ex attaccante della Nazionale Under 21 però ha cancellato l'occasione migliore del Crotone. Mandragora ne ha avuta un'altra, di testa nel finale, ma ha colpito male lasciando Zenga a 15 punti. A proposito di Zenga, WZ ha preso i cori poco simpatici della Curva Sud e per un po’ ha trovato un alleato nel suo portiere. Cordaz è cresciuto in una famiglia interista, ha giocato per l’Inter ed è rimasto nerazzurro quando Recoba, il preferito del presidente, gli ha rotto un polso con un tiro in allenamento. Facile che l'errore sul gol abbia rovinato l'Epifania anche ai parenti.

Luca Bianchin

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06/01/2018 23:43

Napoli-Verona 2-0: decidono Koulibaly e Callejon

La squadra di Sarri fatica contro i veneti.
Poi ci pensano il centrale difensivo e lo spagnolo- che ritrova il gol dopo due mesi - ad abbattere il muro gialloblù


Due pali, tante occasioni fallite e poi lo stacco imperioso, e contestato, di Koulibaly che ha messo in discesa la partita: ha faticato il Napoli ad avere ragione del Verona ma lo ha fatto con pieno merito, come certificato dal raddoppio di Callejon, e senza lasciarsi prendere dalla fretta quando con il passare dei minuti la porta di Nicolas sembrava inviolabile. Azzurri, dunque, ancora in testa alla classifica a prescindere da cosa farà la Juve a Cagliari e Verona che schiuma rabbia per l'episodio che ha indirizzato una gara nella quale gli ospiti si sono però soltanto difesi.


PREDOMINIO — Partita ricca di tensione per via della rivalità tra le due tifoserie (tentato assalto degli ultras napoletani a quelli veronesi in zona Garibaldi, fortunatamente respinto dalle forze dell'ordine) e per la posta in palio, decisamente alta per entrambe le formazioni. Pecchia ha proposto l'unica novità di giornata: Bessa in mediana con Verde ala sinistra e Romulo inizialmente dietro Kean e poi tornato a destra a metà primo tempo. Un tentativo di avere maggiore qualità nel palleggio e più copertura sulle fasce. In realtà, però, Insigne ha sfondato spesso dal lato di Caracciolo (di "Lorenzinho" il primo squillo al 5'). Coraggiosi solo inizialmente gli ospiti ma gli spazi per Callejon (diagonale a lato al 13') e Mertens sono stati più ampi del previsto tanto che il belga ha colpito il palo al 17' dopo un cross dell'ispirato Insigne ed una uscita avventata di Nicolas (bravo poco dopo proprio su una "puntata" del centravanti azzurro). Insomma, predominio netto degli azzurri, spreconi e leziosi in una circostanza (al 31' tacco di Allan per Insigne e piattone alto di quest'ultimo). Fares ha faticato a limitare la regia di Jorginho, Allan ha imperversato contro Buchel ma il Verona, pur soffrendo, ha chiuso il primo tempo in parità.


PALO, GOL E VAR — Ripresa al via senza cambi e con lo stesso copione del primo tempo: la sfida Insigne-Nicolas è continuata (mezza girata dell'attaccante e respinta del portiere veneto) e le giocate dell'attaccante azzurro hanno innervosito Caracciolo e Romulo, protagonisti di un evidente alterco. Del resto, il Napoli ha spinto nei secondi 45' soprattutto a sinistra costringendo il Verona ad abbassarsi ulteriormente tanto che Insigne di testa, non certo la specialità della casa, ha preso il palo da pochi passi al 14'. Al 17' gol annullato a Mertens per fuorigioco dopo un tiro-cross di Callejon, Abisso ha deciso con il supporto della Var che ha confermato la chiamata di Vuoto. Tre minuti dopo azzurri avanti con Koulibaly di testa su angolo a rientrare di Mario Rui: Nicolas ha lamentato un fallo ai suoi danni, Pecchia ed il suo vice Corrent sono stato espulsi, ma il gol è stato convalidato dalla sestina arbitrale. Anche mentalmente, a quel punto, il Verona è andato ko ed ha incassato il secondo gol sul solito asse Insigne-Callejon, schema già visto in altre circostanze e riuscito ancora perfettamente (lo spagnolo è tornato al gol dopo un lungo digiuno). Il Verona ha provato a reagire con un contropiede di Pazzini, che però davanti a Reina ha fallito un'ottima occasione calciando sul portiere. La sua disperazione e quella di tutto il Verona ha fatto da contraltare alla felicità dei 45.000 di Fuorigrotta.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/01/2018 23:47

Spal-Lazio 2-5: Immobile segna 4 gol

Nonostante qualche amnesia difensiva, Inzaghi strappa tre punti fondamentali grazie al suo bomber.
Troppi errori della squadra di Semplici, inutile la doppietta di Antenucci


La Lazio express riparte da Ferrara. E lo fa con una nuova goleada (quinto successo con almeno quattro gol realizzati) del suo campionato all'insegna del gol (con i cinque segnati oggi quello laziale è il miglior attacco della Serie A insieme con la Juve che stasera gioca a Cagliari, ma la Lazio deve recuperare una gara).


IMMOBILE DA FAVOLA — Tutto facile per la squadra di Inzaghi, grazie soprattutto a un Immobile in formato gigante. L'attaccante napoletano realizza un poker che gli consente di balzare in testa alla classifica marcatori a quota 20 gol (in 19 partite), due più di Icardi che lo segue al secondo posto. Immobile straordinario, ma fenomenali pure Luis Alberto e Milinkovic che lo assistono in maniera geniale per i suoi primi due gol. Lo spagnolo realizza, per primo, anche l'unico gol biancoceleste che non porta la firma del centravanti della Nazionale. Reti tutte molto belle. Sulla prima Luis Alberto arpiona il pallone al limite dell'area, supera due avversari e deposita in rete. Poi lo spagnolo libera Immobile con un tocco di collo-esterno per il gol del nuovo sorpasso laziale, mentre il 3-1 arriva sempre ad opera di Immobile innescato da Milinkovic con un pregevole passaggio di esterno destro. Più normali gli altri due gol di Immobile, uno di testa su traversone di Basta (bella però la torsione dell'attaccante), l'ultimo con un piattone destro sugli sviluppi di un angolo di Luis Alberto, spizzato da Radu.


SPAL COMUNQUE DA APPLAUSI — Tutto facile per la Lazio, ma solo nella ripresa. Perché la Spal compensa gli imbarazzi difensivi (comprensibili, peraltro, contro una Lazio così ispirata) con una prova tutto cuore in avanti. Che le consente di pareggiare subito il primo gol della Lazio con un gol dagli 11 metri di Antenucci (rigore concesso per fallo di Wallace su Paloschi) e poi, una volta sotto per 3-1, di riaprire la gara ancora con Antenucci per il 3-2 (favorito da uno svarione di Wallace) e di sfiorare il 3-3 per ben due volte, prima con Paloschi che viene stoppato miracolosamente da De Vrij, quindi ancora con Antenucci che calcia fuori da ottima posizione.

SOGNI POSSIBILI — Poi, preso il quarto gol e, a inizio ripresa, il quinto, la Spal si arrende. Anche se continua a spingere fino alla fine: palo di Viviani su punizione, miracolo di Strakosha su Felipe e gol annullato, per fuorigioco (che c'è) a Paloschi le occasioni migliori per ridurre il passivo. Che è pesante, ma che non ridimensiona i sogni di salvezza della squadra di Semplici che, anche contro una formazione di spessore molto diverso, mostra di poter dire la sua. Sogni possibili (la qualificazione in Champions) ancor di più per una Lazio che torna a vincere in trasferta (ottavo successo esterno di questo campionato) e ribadisce con una prova maiuscola che nella corsa ad uno dei primi quattro posti c'è anche lei. Unica nota stonata della giornata certe amnesie difensive, specie del rientrante Wallace. Ma con un Immobile così in avanti...

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/01/2018 23:50

Serie A, Roma-Atalanta 1-2: colpo dei bergamaschi in dieci

Segnano subito Cornelius e De Roon, poi l'olandese viene espulso (come Gasperini).
Non basta il gol di Dzeko


La crisi della Roma adesso è senza fine. Dopo le ultime delusioni, la squadra di Di Francesco cade anche in casa con l'Atalanta ed esce dalla zona Champions, scavalcata in classifica dalla Lazio. La vittoria dell'Atalanta arriva con i gol di Cornelius e De Roon costruiti nei primi 20' di gioco, ma a conti fatti è una vittoria più che meritata. Finché l'Atalanta è stata in parità numerica la squadra di Gasperini ha avuto sempre il pallino del gioco, sfiorando anche più volte il 3-0. Poi Massa ha spedito frettolosamente negli spogliatoi De Roon e la Roma ha ritrovato un po' di cuore, con Dzeko tornato finalmente al gol. Non basta però, la crisi è aperta. E l'esclusione di Radja Nainggolan per provvedimento disciplinare è destinata chiaramente a lasciare strascichi.


ALLUNGO NERAZZURRO — Di Francesco sceglie la formazione annunciata, con Gonalons in regia al posto di De Rossi e Strootman titolare per l'assenza di Nainggolan (che assisterà alla gara seduto tra Totti e Monchi). Gasperini, invece, davanti preferisce Cornelius a Petagna e come trequartista vira su Ilicic, mandando in panchina Cristante. Dopo il discorso di Monchi a metà settimana, chi si aspettava una Roma rabbiosa e arrembante resta presto deluso. I giallorossi iniziano anche benino (due tiri da fuori di Pellegrini ed El Shaarawy parati da Berisha), ma presto perdono idee e riferimenti. Gonalons sbaglia ancora partita e i due esterni di difesa sono un disastro: Florenzi è ridicolizzato da Gomez in ogni circostanza, Kolarov vive di sbilanciamenti offensivi, lasciando spazi infiniti in cui si va ad inserire sempre Cornelius. Così prima Gomez mette paura da dentro l'area, poi al 14' l'Atalanta passa: errore di Gonalons in costruzione, ripartenza e palla a Cornelius, che punta Fazio e piazza il pallone a girare sul palo opposto. La Roma accusa il colpo ed al 20' gli ospiti raddoppiano: Gomez fa di Florenzi quello che vuole e serve a De Roon un buon assist, tiro di piatto che beffa Alisson (complice anche una deviazione di Manolas). Il solco è aperto, con la Roma che pressa a vuoto e l'Atalanta che mette in mostra qualità e palleggio. Così Gomez e Cornelius sfiorano il 3-0 almeno in tre circostanze, con Freuler che al 37' ci arriva ad un soffio (palo su tiro da fuori). La reazione della Roma? Tutta in una punizione di Kolarov (deviata fortuitamente da Dzeko) che al 31' fa gridare al gol ed in una ripartenza di Dzeko al 42' il cui tiro a girare finisce di un soffio fuori. In chiusura di tempo, poi, l'espulsione di De Roon per doppia ammonizione, con il secondo giallo - su Kolarov - che sembra severo (e infatti Gasperini protesta e finisce negli spogliatoi anche lui).

I TENTATIVI GIALLOROSSI — La ripresa si apre con un paio di ulteriori brividi in area giallorossa, con il tiro parato di Gomez e il colpo di testa di Palomino di poco alto. Poi Di Francesco decide di passare al 4-2-4 (dentro Schick), mentre l'Atalanta già dal via della ripresa era passata al 4-4-1 (dentro Cristante, con Spinazzola scalato a terzino sinistro fino all'ingresso di Masiello). Con l'uomo in più la Roma però trova coraggio ed all'11' anche il gol: verticalizzazione di El Shaarawy per Dzeko, che di sinistro brucia Berisha in corsa. Il gol restituisce fiato e coraggio alla squadra di Di Francesco, che poi va vicina al pari con un siluro da fuori di Kolarov di un soffio al lato. Esaurito però l'impatto rabbioso, le idee e le occasioni latitano. Così al 31' Di Francesco si gioca anche la carta Under, con Perotti portato in mediana ed una Roma super-offensiva, con 5 attaccanti di ruolo. Al 34' è Florenzi a provarci da fuori, ma con risultati approssimativi. Poi ci sono gli ultimi aliti di speranza giallorossa: al 42' è El Shaarawy a provarci due volte di seguito ma a trovare l'opposizione di Masiello, al 48' una palla bassa di Kolarov taglia tutta l'area senza che nessuno riesca a metterla dentro. Finisce così, con la Roma che piomba nella crisi più profonda e l'Atalanta che si gode una vittoria sofferta ma meritata.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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