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Campionato di calcio di Serie A 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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20/10/2019 00:59

La Juve vola con Ronaldo e Pjanic ma al 94'
è la traversa a condannare un bel Bologna

A segno CR7, il Danilo rossoblù e il bosniaco, autore di un’altra grande partita.
Santander in pieno recupero sfiora il pari.
In attesa di Sassuolo-Inter, bianconeri a +4 sui nerazzurri


Filippo Conticello


Ronaldo che scavalla la vertigine dei 700. Pjanic che, oltre a dare la carte, tira fuori anche l’asso. E la Juve che si conferma bella, sarriana e, soprattutto, prima. Questo Bologna di Mihajlovic in trasferta a Torino è pur sempre una squadra di ottima fattura e spaventa pure con la perla di Danilo e con la traversa finale di Santander, ma i bianconeri hanno ormai preso l’ascensore: al netto di pericolosi cali di tensione, stanno decisamente salendo di livello. Hanno perfino superato la vecchia legge della sosta: raramente si era vista una squadra così in palla dopo la pausa delle nazionale. Martedì arriva la Lokomotiv in Champions e, forse, bisognerà capitalizzare di più e rischiare meno nel finale.

L’AVVIO — All’inizio l’applauso emozionato per il grande Sinisa, che da queste parti è stato sempre “nemico” ma poteva pure diventare allenatore, ha sciolto il cuore dell’Allianz. Questo stadio, però, ha un soltanto un sovrano, fresco di vetta hymalaiana raggiunta, omaggiato dal presidente Agnelli con una maglia metà bianca e metà nera con dietro il numero 700. Può sembrare impossibile, ma sono tanti i gol segnati da Cristiano in carriera. Anzi no, non fai neanche in tempo a celebrarlo che lui sposta i mirino: il portoghese ha segnato il numero 701. Oltre a Ronaldo, da notare però la novità più interessante nell’ormai solita architettura sarriana: al posto di Matuidi, Rabiot che un po’ fa il play aggiunto e un po’ si allarga.

LA MANOVRA — Per il resto è la solita manovra armoniosa vista nelle ultime settimane, col pallone che guizza via veloce sul campo bagnato. Il Bologna di Mihajlovic “buca” soprattutto a destra dove alle spalle di Mbaye ha spazio Alex Sandro: da lì arrivano le azioni pericolose del primo tempo, anche se il gol arriva curiosamente da destra. Il tiro dell’1-0 di CR7 (errore di Skorupski) è affilatissimo, ma non quanto quello del Danilo bolognese, che in libera uscita dalla difesa pesca un incredibile destro qualche minuto dopo: è l’1-1 che beffa Buffon. Sull’azione si nota che è in ritardo nell’uscire Cuadrado: spingerà pure parecchio, ma nel nuovo ruolo di terzino deve ancora imparare certi movimenti. Il pari suona come una sveglia per i bolognesi che crescono in fiducia ed escono dal nascondiglio in cui la Juve li aveva messi. Così Palacio punzecchia un imperfetto De Ligt, l’ex Orsolini inizia ad accentrarsi e cadono palloni pericolosi nell’area bianconera.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa i bianconeri si riprendono subito la scena, portando più in alto il baricentro, pressando e aumentando la velocità dei triangoli. Certo, il gol del nuovo sorpasso arriva in un’azione buffa e confusa: errore in disimpegno di Soriano che riceve una palla imperfetta da Danilo, Orsolini e Poli inciampano sul pallone, palla a Ronaldo che in piena area tira in porta ma centra un avversario. Alla fine la sfera finisce a Pjanic che segna da due passi. Per il bosniaco il coronamento di una partita deliziosa, l’ennesima, da quando il nuovo tecnico gli ha dato le chiavi della macchina. Da quel momento piovono le occasioni per il tris, ma un po’ Skorupski e un po’ gli errori davanti negano ai bianconeri il gol della sicurezza. Per come hanno giocato, soprattutto nel secondo tempo, l’avrebbero pure meritato, mentre il Bologna a immagine e somiglianza di Sinisa ha confermato di aver tutto per stare dalle parti nobili della classifica. Anzi, può mangiarsi le mani per quell’ultima azione maledetta: quando l’arbitro fischia, trema ancora la traversa colpita di testa da Santander. E subito dopo è il numero 9 a tentare una rovesciata spettacolare: Buffon, stavolta, ci mette le mani e protegge il risultato. Pareva sicuro e, invece, poteva scivolare via.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/10/2019 15:25

Inter di nuovo a -1 dalla Juve.
Domina col Sassuolo per oltre 70’ ma alla fine rischia la beffa

Nerazzurri avanti 4-1 con le doppiette di Lautaro e Lukaku (di Berardi il gol del momentaneo 1-1),
poi il Sassuolo risale fino al 3-4 con Djuricic e Boga



SUBITO GOL — Di tutto di più, come da vecchio slogan della tv di stato. Vi era mancata l’Inter in queste due settimane? Vi era mancata la pazza Inter in questi mesi? Rieccole entrambe, nel 4-3 su un Sassuolo a suo volta prima sparring partner, poi dominatore dal gioco avvolgente. Prima, la commemorazione di Squinzi, in mezzo, un paracadutista che atterra sul Mapei Stadium (invasore, non programmato). Durante, una doppietta a testa per Lukaku e Lautaro, quest’ultimo in edizione deluxe. E poi chiusura con un’Inter vecchia maniera, che si ferma, va in errore di sistema e finisce in balia degli avversari, rischiando di pareggiare una partita in cui avrebbe potuto dilagare. Giornata da attaccanti, comunque.
Non sarà un pranzetto, ma un’abbuffata: le punte nerazzurre ci mettono poco più di sessanta secondi per capirlo. Al minuto 2’ Lautaro gode di un paio di metri di libertà, servito in area da Brozovic: Tripaldelli non stringe, lui trova un destro perfetto nell’angolino lontano. Dopo una decina di minuti saluta Marlon sul filtrante di Gagliardini, ma tira fuori. La difesa del Sassuolo balla visibilmente, il morbo contagia quella dell’Inter dopo 16’. Traoré si infila fra le linee e fa uscire un centrale, serve Berardi che punta e salta Biraghi e poi in diagonale trova il secondo palo. Il pareggio gela Conte in panchina e i 4000 interisti del settore ospite (ma anche nelle altre tribune i colori nerazzurri tendono verso il maggioritario). Sull’1-1 c’è tempo per un gol annullato per parte (Lautaro per spinta di Lukaku su difensore, Caputo per fuorigioco), prima che l’Inter riprenda il controllo, appoggiandosi alle spalle larghe di Lukaku.
Romelu, fin lì piuttosto ingabbiato, al 38’ riceve in area, spalle alla porta, da De Vrij: come un vero pivot tiene Marlon a distanza, si gira e di destro fa 2-1. Segnerà anche il 3-1, stavolta su rigore, concesso per un fallo di Marlon su Lautaro (ancora ricezione in area spalle alla porta). E se il primo festeggiamento era stata una corsa liberatoria verso la panchina, ad abbracciare prima Esposito e poi Conte, sul secondo gol Lukaku guarda in cagnesco la curva del Sassuolo, il che fa pensare che abbia sentito qualche becero buu razzista.
Tutto questo nel primo tempo. Il secondo garantisce qualche nuova perla della giornata di grazia di Lautaro, compresa un’azione personale che Consigli evita si trasformi in gol, e un nuovo rigore che illude i nerazzurri di averla chiusa: fallo di Muldur e Djuricic su Barella, trasformazione di Lautaro. Escono il Toro e Candreva, entrano Politano e un titubante Lazaro. Ma sono anche i cambi di De Zerbi che la riaprono: lo slalomista Boga mostra il suo talento prima servendo a Djuricic la palla del 4-2, poi andando da solo fino al 4-3. L’Inter si è fermata di botto e si garantisce 9’ più recupero di paura e ansia, come ai vecchi tempi. Tiene botta, con un paio di interventi di Skriniar. E porta a casa i tre punti dopo la doppia frenata prima della sosta. I due davanti danno certezze, Candreva esce fra gli applausi, Gagliardini tiene botta, ma il finale varrà a tutti più di qualche urlata da parte di Conte.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/10/2019 18:45

Cagliari formato europeo: super Nainggolan affonda la Spal



Sesto risultato utile per i rossoblù che salgono al quinto posto, a 14 punti.
Semplici non riesce invece a sfatare il tabù trasferta


Francesco Velluzzi

Come nelle favole... Il primo gol in rossoblù nella nuova stagione per Radja Nainggolan. E che gol. Il rientro, con gol, per Paolo Pancrazio Faragò che non giocava in campionato dal 20 aprile (col Frosinone) e ha penato tutta l'estate per l'infortunio all'anca. Così il Cagliari regola (2-0) una Spal che qualche problema lo crea nel primo tempo, ma poi si spegne condizionata da una rosa troppo esigua. Se ai problemi che già hai, sommi la squalifica di Strefezza e l'infortunio di Di Francesco non puoi sognare. Ma devi sperare di raggiungere una miracolosa salvezza. La Spal patisce il caldo tremendo della Sardegna Arena. Il Cagliari ci è più abituato Qui è ancora estate piena. Infatti le squadre dopo 35' abbassano i ritmi. Volare si può? Il Cagliari può volare. La classifica induce ad aumentare il desiderio...

PRIMO TEMPO — Maran conferma le impressioni della vigilia. Faragò debutta direttamente da titolare, come terzino destro (Cacciatore e Mattiello sono out) e Pinna non ottiene la nuova chance (dopo Brescia) in cui sperava. Una sorpresa c'è: Nandez per la prima volta, si accomoda in panchina facendo posto a Castro. Non aveva mai rifiatato. La Spal è quella annunciata, con Igor che ormai è una conferma e Valdifiori che prova a cucire il gioco. Davanti con Petagna c'è sempre Floccari (Moncini resta sempre in panca). La Spal fa tremare Olsen, ma Floccari è in fuorigioco. Il Cagliari si lamenta perché Chiffi tarda a far tornare in campo Rog, uscito per uno scontro. Ma all'11' Radja Nainggolan regala la prima vera gioia al popolo sardo che lo ha accolto come un re. Su punizione di Cigarini, la Spal respinge praticamente sui suoi piedi. Il Ninja ha tutto il tempo e di controbalzo di collo pieno fulmina Berisha. Gran gol. Radja non corre tanto, ma qualche lampo lo dà. Dopo 21' in uno scontro con Ceppitelli è Castro che rischia di finire il match. Rientra col turbante e la Spal avanza, guadagna campo e reagisce soprattutto dalle parti di Faragò con Reca che imperversa a sinistra. Rog fa il miracolo su Kurtic di testa, il Cagliari soffre tanto sulle palle inattive dei ferraresi. E non la chiude. Simeone manda fuori due occasioni. E nei 4' di recupero c'è solo un salvataggio di Missiroli sulla tentata conclusione di Nainggolan.

SECONDO TEMPO — Si riparte con Nandez al posto di Castro. E prova subito a mettere il turbo su una partita che si incattivisce un po'. In 15' Chiffi estrae quattro gialli, giusti: Missiroli (fallaccio su Rog), Tomovic (che fa una fatica bestiale a contenere Joao Pedro), Simeone (con la Spal lanciata in contropiede) e Igor (entra taccia su Nandez). Ma al 19' con la Spal in 10 (perché Vicari è uscito e Cionek non riusciva entrare) Nainggolan rischia il bis ancora da fuori: il pallone colpisce il palo. Ma 3 minuti dopo, la partita la chiude Faragò che approfitta del pasticcio di Floccari, gli ruba la palla e va a comandare. È 2-0 e l'esterno novarese può esultare. Il Cagliari, che con Nandez che sgomma ha più birra, vola. La Spal è al tappeto, Rog si vede deviare in angolo il pallone del 3-0 da Berisha. Semplici prova a giocare con tre attaccanti inserendo (tardi) Moncini. Ma non ottiene nulla. Due vittorie in otto partite sono troppo poco e il prossimo avversario si chiama Napoli. Mentre il Cagliari va a Torino e in trasferta fa meglio che in casa...

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/10/2019 18:49

Pari Samp al debutto di Ranieri, ma che jella la Roma:
altri due infortunati (e Kluivert espulso)



Partita molto fisica e con pochissimi tiri in porta.
Fonseca (in tribuna) ha perso già nel primo tempo Cristante e Kalinic,
anche Quagliarella in campo con il turbante.
Nel finale Lopez ha salvato su Bonazzoli


Filippo Grimaldi

Buona la prima per Claudio Ranieri sulla panchina sampdoriana, nel giorno del compleanno numero 68 per il tecnico romano. Un punto che fa morale per i blucerchiati, contro una Roma in piena emergenza, poco incisiva in attacco, che raccoglie quel che semina.

INFORTUNI — Nella Samp, dentro l’ultimo arrivato Bertolacci al posto di Ekdal in regia, con Rigoni preferito a Ramirez come esterno di una mediana a quattro. Di là, giallorossi con Kalinic uomo più avanzato, ma costretto a lasciare il posto a fine primo tempo a Dzeko, in campo con la mascherina protettiva. Una gara, dunque, tutta in salita per la squadra di Fonseca, che perde già in avvio Cristante (8’, fastidio inguinale) sostituito da Pastore e di fatto cerca soprattutto di limitare una Sampdoria che in attacco fa le cose migliori nel finale. Per i padroni di casa, a migliore occasione del primo tempo arriva al 14’ con Quagliarella, bloccato da Lopez. Ranieri disegna una squadra molto chiusa, e così per la Roma gli spazi sono limitati. I giallorossi stentano sulle fasce, con Kluivert che fatica su Murru, mentre dall’altra parte Florenzi non trova varchi su Bereszynski e Murillo. Certo, i padroni di casa non sono propositivi in attacco, dove Gabbiadini fa la gara numero 300 da professionista. Partita frammentata: l’arrivo di Ranieri ha dato qualcosa in più alla Samp, ma la strada è ancora lunga. La Roma è lenta, prevedibile, macchinosa. Nel finale del primo tempo l’arbitro Maresca dialoga a lungo con Vieira, segnalando al centrocampista originario della Guinea di avere sentito gli ululati razzisti dei romanisti nei suoi confronti. L’episodio, per fortuna, non si ripete più.

RISCATTO — Ospiti più vivi nella ripresa, Samp che perde vigore, anche se la forza offensiva della Roma è di fatto molto limitata. L’ingresso di Bonazzoli nella Samp quasi a metà del secondo tempo dà vivacità alla manovra sampdoriana, con la Roma che solo al 33’ trova per la prima volta la porta di Audero con una debole conclusione di Dzeko. Troppo poco: va male anche a Depaoli e Quagliarella, neppure Perotti (dentro al posto di Florenzi) risveglia i giallorossi. Che, anzi, restano in inferiorità numerica al 41’ per il secondo giallo a Kluivert. Ma, a quel punto, la Samp non ha più la lucidità e le energie per approfittarne, anche se un sinistro velenoso di Bonazzoli rischia di beffare la Roma: Lopez salva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/10/2019 18:53

Basta un gol di Okaka per domare il Toro e lanciare il "bunker" Udinese

L’ex Roma decide con un colpo di testa.
Nel secondo tempo l’ingresso di Zaza scuote i granata che però
sbattono contro la difesa meno battuta del campionato


Stefano Cantalupi


Quattro gol in 8 giornate di Serie A e 10 punti in classifica: non si può dire che l’Udinese non faccia tesoro delle sue poche reti. Alla Dacia Arena stavolta a perdere 1-0 è un Torino davvero opaco, raggiunto a quota 10 in classifica proprio dai friulani.

OKAKA SBAGLIA… — Nell’area tecnica dell’Udinese passeggia Luca Gotti, vice dello squalificato Igor Tudor. A Walter Mazzarri, invece, la Corte federale d’Appello ha restituito la panchina. Neanche il tempo di sistemarsi sulle poltroncine e l’Udinese ha una clamorosa occasione con Okaka: il diagonale di Sema è respinto da palo, il numero 7 bianconero avrebbe un comodo tap-in a porta vuota ma sbaglia mira. I friulani (peggior attacco nei top campionati europei con sole 3 reti segnate prima del fischio d’inizio, ma miglior difesa della Serie A) sono però bravi a non perdersi d’animo, e con Jajalo ci provano un altro paio di volte.

… E SI FA PERDONARE — Il 3-5-2 di Mazzarri, col solo Verdi a supporto di Belotti, fatica moltissimo a creare gioco, nonostante un paio di volate interessanti degli esterni Ansaldi e Laxalt (su una di queste l’uruguaiano protesta per un contatto in area con Opoku). Funziona meglio l’organizzazione bianconera, con De Paul – fresco di rinnovo – che alterna momenti da mezzala a incursioni da trequartista. È sempre Sema, però, il più incisivo quando avanza. E al 42’ un suo cross dal fondo trova mal posizionata la difesa granata, che concede la torre indisturbata a Mandragora e il tocco di testa vincente a Okaka.

POCO GALLO — Mazzarri si rende conto che così non va, toglie Lukic e inizia la ripresa con Zaza, passando al 4-4-2. In una decina di minuti arrivano due occasioni: la prima è una prodezza acrobatica di Belotti (l’unica cosa davvero buona della sua gara) su cui Musso deve impegnarsi, la seconda un doppio tiro di Zaza su cui Ekong si lancia rischiando il “mani”. Lasagna con un cross volante pericoloso e Mandragora con un sinistro alto rispondono per l’Udinese. E il Toro, col passare dei minuti, perde anche quel minimo di energia che sembrava aver trovato. Mazzarri butta in campo anche il giovane Millico per l’assalto finale, ma rischia di subire il raddoppio, evitato dalla scarsa lucidità degli attaccanti bianconeri nelle ripartenze. È Iago, entrato al posto di uno spento Verdi, ad accendere il finale: prima sfiora il pari con una conclusione dalla distanza, poi offre a Belotti un pallone che il Gallo non sfrutta a dovere. Ma non basta: troppo poco per un Toro involuto, che ora rischia di ritrovarsi nella parte destra della classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/10/2019 23:58

Parma scopre Cornelius: tripletta al Genoa!
Ora Andreazzoli è sempre più a rischio

Il danese entra per l’infortunato Inglese a segna 3 gol.
Gol anche per Kucka, Pinamonti e Kulusevski


Bastano otto minuti al Parma per annientare il Genoa. Tra il 38’ e il 46’ del primo tempo la squadra di D’Aversa infierisce su avversari totalmente incapaci di difendere. Ma anche per quanto riguarda la produzione offensiva e la voglia di combattere e correre il Genoa mostra enormi limiti e adesso naturalmente si torna a parlare della situazione di Andreazzoli. Il tecnico, confermato da Preziosi durante la sosta, sarà nuovamente valutato dalla società che ora si trova al penultimo posto in classifica, con un solo punto di vantaggio sulla Sampdoria. Il 5-1 finale è un punteggio che dice tutto: l’ottima giornata del Parma, trascinata da un protagonista inatteso (Cornelius, che ha sostituito Inglese al 12’ e ha realizzato una tripletta), e la debolezza di un Genoa passivo e impaurito per tutta la gara.

PRIMO TEMPO — Fin dall’inizio il Parma è apparso più determinato e cattivo, mentre il Genoa ha rischiato di subire gol dopo pochi secondi a causa di una farraginosa costruzione dal basso. I rossoblù hanno avuto anche l’occasione per girare la partita al 31’ quando su azione di corner Zapata ha fatto la torre per Goldaniga che da pochi passi ha costretto Sepe a un doppio intervento decisivo. Ma subito dopo sul Genoa si è scatenato l’inferno. Al 33’ Cornelius ha mancato la porta deviando un tiro sporco di Gagliolo. Al 38’ Gervinho ha iniziato un’azione che, proseguita da Scozzarella, ha portato Kucka alla fuga per trenta metri prima dello scambio con Kulusevski e della conclusione di sinistro in spaccata che ha battuto Radu. Al 42’ Scozzarella ha pennellato una punizione perfetta sulla testa di Cornelius, bravissimo a svettare in terzo tempo su Zapata e a indirizzare nell’angolo. Al 46’ Gervinho è scappato sulla sinistra e ha crossato per Cornelius, dimenticato dai difensori rossoblù e libero di scaricare il sinistro in porta con una bella girata.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo non è cambiato nulla. E infatti al 5’ Cornelius ha scambiato con Kulusevski e ha trovato l’angolino con un sinistro dal limite. Il Genoa ha finalmente reagito con Pinamonti (che a inizio ripresa aveva sostituito Pandev), bravo a girarsi rapidamente in area e a segnare al 7’ la rete che però non poteva riaprire una gara ormai chiusa. E infatti non l’ha riaperta: il Genoa improvvisa un paio di azioni, ma senza pungere. E al 34’ il Parma fa la cinquina con Kulusevski che sfrutta un assist al contrario di Ankersen: Dejan interviene sul retropassaggio a Radu, dribbla il portiere e segna.

Gasport

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21/10/2019 00:02

Falsa partenza per Pioli, il Lecce riacciuffa il Milan al 92': finisce 2-2



Al tecnico, all'esordio in rossonero, non bastano i gol di Calhanoglu e Piatek.
Babacar e un tiro pazzesco del terzino impongono il pari


Alessandra Bocci

La cura Pioli non basta. Un Milan più libero, discontinuo e coraggioso, si fa rimontare due volte a San Siro da un Lecce non solo ordinato, ma determinato e propositivo. Un primo tempo tutto Milan, un secondo pieno di sorprese. E finisce 2-2, fra i fischi di San Siro meno assordanti di quelli raccolti dopo Milan-Fiorentina, ma comunque inesorabili. Apre un Calhanoglu in gran forma, pareggia Babacar su rigore, va ancora avanti il Milan con Piatek che torna al gol su azione, nel finale ecco il pareggio di Calderoni, uno dei migliori in campo. La strada per tornare in alto per il Milan è veramente lunga. Il Lecce invece conquista un punto che psicologicamente vale molto più di uno.

PARTENZA SPRINT — Pioli conferma la fiducia a Rafa Leao, con Piatek in panchina, e Calhanoglu alla fine vince il ballottaggio con Rebic. Una soluzione che permette a Theo Hernandez di muoversi con leggerezza, diventando una sorta di quinto attaccante, quello che spariglia le carte contro un Lecce che ci prova, ma non incide mai. Nel primo tempo Donnarumma deve intervenire soltanto su un tiro di Falco sporcato da Romagnoli. È un Milan allegro e intelligente, non concretizza abbastanza, ma segue una sua logica. Quella dei giovani talenti che Pioli lascia liberi di esprimersi, sempre in un contesto che, visti i pochi giorni di lavoro, risulta logico e ordinato, però non prevedibile. Uno a zero dopo il primo tempo, con un gol di Calhanoglu che sfrutta un bel lancio di Biglia e per fortuna si evita il saluto militare e ogni altra manifestazione pro Erdogan. Accade al 20'. Il Lecce ci prova con Falco, Babacar cerca di scappare qua e là provocando le rarissime sbavature della difesa rossonera. Il Milan è in controllo, nonostante il silenzio assordante della curva e il tifo di migliaia di leccesi che dal terzo anello si fanno sentire. La magia di San Siro è anche questa. "Dalla società al campo lavorate e battetevi per questa gente che ama il Milan follemente". È lo striscione che decora tutta la curva Sud, silente. Poi ne viene esposto un altro. "Da nove anni la curva Sud è il nostro posto. Forza Milan torna a essere tosto". Nove anni. Lo spazio temporale che contiene i successi di Allegri e altre catastrofi, e dopo tanto vagare ecco l'estate scorsa consolidarsi la coppia di due antichi amici, Boban e Maldini. Sono stati fatti errori nei primi mesi, ma questa sembra l'occasione per ripartire.

RITORNO SALENTINO — Però il Lecce non ha intenzione di fare la vittima designata sulla strada del rilancio rossonero. E niente è come sembra. Un vero grosso rischio arriva all'11' del secondo tempo, quando un errore a centrocampo libera Mancosu in area, ma il recupero di Biglia è strepitoso e il Milan può ripartire. Poi il fallo da rigore di Conti, che tocca la palla con l'avambraccio e rimette tutto in discussione dopo un'ora di gioco. Babacar contro Donnarumma, che para, ma sulla ribattuta il giocatore del Lecce è implacabile. 1-1 e tutto da rifare.

CHE FINALE — Al 22' del secondo tempo escono Rafael Leao e Paquetà, dentro Krunic e Piatek. Più muscoli, più peso per reagire. Subito un'occasione di testa per il polacco, che cerca di sfruttare un bel cross di Krunic, però la difesa pugliese è attenta. Ora lo stadio fischia e ribolle, lo sciopero del silenzio della curva non incide più. Ancora Calhanoglu va vicino al gol mentre i minuti passano. Ci prova Hernandez, ma la partita diventa sempre più nervosa e concitata e Liverani si fa espellere. A poco più di dieci minuti dalla fine entra in campo Rebic, e poco dopo è Piatek a riportare in vantaggio il Milan sfruttando un numero di Calhanoglu. Uno dei migliori in campo, con Hernandez libero di essere se stesso, magari non sempre tatticamente a posto, ma una furia quando si tratta di spingere, attaccare e anche recuperare palla. A proposito di recuperi, Piatek torna al gol su azione, un'altra buona notizia per il Milan in fondo a questa partita complicata. Perché alla fine il Lecce pareggia ancora con Calderoni, e blocca l'attesa inversione di tendenza. Il Milan a tratti è più bello, ma i risultati non cambiano. Anzi.

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22/10/2019 00:25

La Fiorentina rallenta ma il Brescia non sorride:
brutto infortunio per Dessena



Poche emozioni e pareggio giusto.
Per i viola sesto risultato utile consecutivo, ma dopo tre vittorie di fila è un piccolo stop


Alessandra Gozzini

Un pari che non fa contento nessuno, o forse fa tutti felici. Il Brescia che in casa conquista il suo primo punto stagionale e la Fiorentina che dà continuità ai suoi risultati: ora sono sei utili consecutivi, tre pareggi e tre vittorie. Nella Fiorentina è tutto come annunciato, con il 3-5-2 che è il marchio di fabbrica della nuova squadra di Montella. Nel Brescia dà forfait Balotelli: guaio al ginocchio che costringe Corini e farlo sedere in panchina. Non è un primo tempo scintillante: pochi tiri in porta, un gol (annullato) e nulli anche i tentativi di rompere l'equilibrio della partita da parte della Fiorentina (che cerca Chiesa in profondità o i cambi di gioco: non riesce nemmeno una delle due strategie) e quelli del Brescia di costruire partendo dal solito Tonali. Riuscirebbe una volta in realtà: quando lo stesso Tonali supera Pulgar in pallonetto e avvia l'azione del vantaggio, che viene però annullato dalla Var che segnala un tocco di mano del numero 4 bresciano nel momento in cui tenta di scavalcare l'avversario con la giocata. Il piatto-gol di Aye (palo-rete) non vale. La Fiorentina pareggia il conto delle occasioni con il suo gioiello del centrocampo, Castrovilli: azione personale che impegna Joronen sul primo palo. Aye di testa su angolo e Lirola in caduta chiudono i quattro tentativi del primo tempo. Decisamente poco. L'intensità della partita è proporzionale al numero di occasioni prodotte: basso. La speranza è di rimandare l'appuntamento con lo spettacolo al secondo tempo quando Corini rientra presentando Balotelli.

DENTRO I CENTRAVANTI — E in effetti il primo brivido della ripresa è di Mario: testa su azione d'angolo, potente e di poco a lato. Stessa scena per la prima occasione viola del secondo tempo: torsione di Pezzella fuori di poco. Ma siamo al 27': in mezzo tutta la solita mole di gioco sconclusionato e una brutta scena, quando sull'entrata di Pulgar Dessena va k.o. e viene portato via in barella. La Fiorentina pareggia anche il conto dei centravanti con Vlahovic dentro per Chiesa e la presenza si sente: un invito al tiro per Ribery e un suo tentativo angolato ma debole. Nel finale tanti errori che avrebbero potuto aprire a qualsiasi soluzione ma anche la partita si era ormai adeguata all'assenza di emozioni: e così finisce, senza emozioni, senza gol.

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22/10/2019 00:30

SERIE A 2019/2020 8ª Giornata (8ª di Andata)

19/10/2019
Lazio - Atalanta 3-3
Napoli - Verona 2-0
Juventus - Bologna 2-1
20/10/2019
Sassuolo - Inter 3-4
Cagliari - Spal 2-0
Sampdoria - Roma 0-0
Udinese - Torino 1-0
Parma - Genoa 5-1
Milan - Lecce 2-2
21/10/2019
Brescia - Fiorentina 0-0

Classifica
1) Juventus punti 22;
2) Inter punti 21;
3) Atalanta punti 17;
4) Napoli punti 16;
5) Cagliari punti 14;
6) Roma punti 13;
7) Lazio, Parma e Fiorentina punti 11;
10) Torino, Udinese e Milan punti 10;
13) Bologna e Verona punti 9;
15) Brescia(*) e Lecce punti 7;
17) Sassuolo(*) e Spal punti 6;
19) Genoa punti 5;
20) Sampdoria punti 4;

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
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26/10/2019 21:39

Ossigeno Djuricic, il Sassuolo respira.
Solo pali per il Verona



Primi punti in trasferta per De Zerbi, che ferma a tre la striscia di sconfitte di fila.
Juric mastica amaro per i legni di Faraoni e Verre. Ben 10 ammoniti


Il Sassuolo torna a respirare, dopo oltre un mese di sole sconfitte. L'ossigeno di Roberto De Zerbi ha il volto di Filip Djuricic, match winner dell'anticipo della nona giornata di Serie A al Bentegodi contro un Verona volenteroso, ma fermato nella ripresa da ben due pali. Per i neroverdi sono i primi punti in trasferta in stagione e arrivano dopo tre k.o. consecutivi. È anche la prima vittoria senza patron Squinzi, morto il 2 ottobre. Raggiunto in classifica a quota 9 proprio l'Hellas, con una partita in meno, però, da recuperare contro il Brescia.

LA PARTITA — Juric è senza il cervello del suo centrocampo, Miguel Veloso. Arretra così Pessina, con la coppia Zaccagni-Verre dietro all'unica punta Di Carmine. Per De Zerbi l'emergenza difesa continua: senza Ferrari, Chiriches, Tripaldelli e Rogerio, il tecnico neroverde lancia per la prima volta Romagna in mezzo con Marlon, spostando Peluso a sinistra e affidando a Toljan la fascia destra. Il consueto 4-3-3 è però più frequentemente un insolito 4-2-1-3, con Djuricic collante tra mediana e attacco, dove non c'è Caputo ma Defrel. L'inizio è di marca gialloblù, perché il Sassuolo fatica a trovare le distanze tra i reparti: al 7' Consigli copre bene il primo palo sull'incursione di Faraoni, due minuti dopo Di Carmine cicca la girata a due passi dalla porta dopo un bello spunto di Lazovic sulla sinistra. La partita è intensa, l'arbitro Pairetto comincia a sventolare cartellini gialli a destra e manca. Saranno ben 7 già al termine di un primo tempo in cui il Sassuolo pian piano prende ritmo e chiama Silvestri a tre parate importanti: una su Boga al 19' (egoista il franco-ivoriano a non appoggiare al centro per Defrel) e due su Berardi negli ultimi 10'. In mezzo, Consigli è bravo a respingere con i piedi su Amrabat al 40'. Insomma, portieri sugli scudi.

RIPRESA — A inizio secondo tempo, subito un brivido per Consigli, che tocca di quel tanto che basta il diagonale di Faraoni per spingerlo contro il palo. L'Hellas assapora il vantaggio, ma al 5' va addirittura sotto: Boga serve Djuricic che stoppa e dai 20 metri fa partire una saetta all'incrocio. Stavolta Silvestri non ci può arrivare. Un minuto dopo, Verre col sinistro gira in porta, ma a Consigli battuto è ancora il palo a dire di no al Verona. La reazione dei padroni di casa è comunque apprezzabile. Al 10' lo scatenato Verre taglia tutto il campo, quindi consegna ad Amrabat un pallone d'oro, spedito maldestramente in curva dal centrocampista marocchino. De Zerbi capisce che un po' di equilibrio non guasterebbe, e allora fuori l'autore del gol Djuricic e dentro Obiang. Si torna al 4-3-3 vecchia scuola. L'Hellas trova così meno campo aperto davanti e nonostante la carica del Bentegodi, fatica da qui in poi a farsi vedere in avanti con pericolosità. Juric prova a sparigliare il mazzo con la carta Salcedo. È proprio il giovane attaccante ex Inter al 32' a innescare Pessina, ma il centrocampista gialloblù apre troppo il piatto e spreca tutto da distanza ravvicinata. È però una scintilla isolata. Anzi, al 90' è Duncan ad avere la chance del raddoppio, ma il suo tocco mancino sbatte sul palo. Sarebbe stato forse troppo per i padroni di casa.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/10/2019 21:43

Dybala non basta: Mancosu-gol e il Lecce frena la Juventus



Partita decisa da due rigori trasformati a inizio ripresa.
Palo di Bernardeschi, infortunato Pjanic, ferito alla testa Higuain.
Primo punto in casa per Liverani


Filippo Conticello

Dalla sua umile dimora torinese Cristiano Ronaldo non avrà gradito: quei difetti seminati attorno a lui sono esplosi tutti insieme qui in Salento. La Juve, a volte, è infatti troppo sciupona e poco cattiva: per mancanza di cinismo butta via tutta la fatica fatta nel costruire la propria ambiziosa architettura di gioco. Il Lecce, che ha strappato nella gara più difficile il primo punto casalingo della stagione, ha invece avuto il merito di risaltare le pecche dei bianconeri: con un rigore di Mancosu ha risposto al penalty di Dybala e si è preso gli applausi del Via del Mare vestito a festa. A distanza, avrà gradito il risultato soprattutto un doppio ex: Conte, leccese e un tempo bianconero, può risuperare Ronaldo.

PRIMO TEMPO — Maurizio Sarri aveva detto che avrebbe usato questa tappa salentina per dare fiato a qualcuno e sperimentare. Quale occasione migliore allora per riabilitare alla causa il “rinnegato” Emre Can, il centrocampista escluso con polemica dalla lista Champions? Nella Juve deronaldizzata il tedesco è la novità assieme al rientro di Danilo a destra. Il tedesco mette la fisicità che spesso non ha questa Signora tendente al ricamo, anche se sull’ultimo passaggio il ragazzo si perde sempre. Nel primo tempo, però, i bianconeri sfondano proprio dalla sua parte, a destra, sull’asse terzino-mezzala: il povero Calderoni, terzino salentino, se li vede arrivare ovunque e sono dolori. Ma i giallorossi di Liverani (squalificato, in panchina Coppola) sono quelli di sempre: una squadra sbarazzina, che gioca a viso aperto, anche a costo di scoprirsi e prendere freddo. Stavolta Tachtsidis fatica ad alzarsi per aggredire Pjanic e così, a parte un tiro di Majer su ennesmo regalino di De Ligt, nel primo tempo il Lecce finisce per concedere un lungo rosario di occasioni: sono quasi tutte figlie di un palleggio stretto che arriva al limite dell’area. E così per l’H e per la D piovono occasioni: un gol di Higuain è annullato dalla Var, un altro di Dybala, assai ispirato, è salvato da un miracolo di Gabriel. Da aggiungere alcune palle scottanti in area mancate dagli attaccanti in ritardo. Nonostante lo 0-0 il primo tempo si chiude con la sensazione che il gol stia arrivando: è in quest’aria che profuma ancora di estate.

LA RIPRESA — Nel secondo tempo salta, invece, il tappo nella maniera che non ti aspetti: un rigore tira l’altro e in un amen il punteggio diventa 1-1. Prima il penalty bianconero causato da intervento spericolato di Petriccione su Pjanic, rivisto con la Var: la trasformazione mancina è di Dybala. E poi ecco il solito fallo di mano di De Ligt: la Juve dovrà risolvere questo problema, mentre il pareggio lo segna Mancosu. In realtà il botta e risposta mette un po’ di pepe, ma non cambia il gusto del match: è sempre la solita Juve che divora un gol con Berna, bravissimo a saltare il portiere prima di colpire il palo a porta vuota. L’infortunio di Mire Pjanic, uscito per un problema alla coscia, cambia la gara, ma può anche mutare questo scorcio di stagione bianconera. In attesa di capire meglio l’entità dell’infortunio dell’uomo chiave bianconero, Sarri inserisce prima Khedira e poi Rabiot per avere più creatività dalle mezzali. Ma la Juve sbatte su un muro e si fa pure male: Higuain, travolto da Gabriel, starà in campo a forza, ma poi lascerà lo stadio in barella dopo la fine. E lo scenario non cambia neanche quando la Juve maestra di palleggio e in preda all’ansia, è costretta a rovesciare palloni in area: il secondo pari in campionato arriva, forse, nella gara in cui la Juve meno se la aspettava. Per la gioia di tutta Lecce, che balla al Via del Mare, e di un leccese trasferito a Milano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/10/2019 21:46

Inter, che occasione persa:
l’ex Karamoh fa male, col Parma è solo 2-2

Non bastano i gol di Candreva e Lukaku: i nerazzurri restano dietro alla Juve in classifica


Valerio Clari


Si è fatta vedere negli specchietti, ha provato a sfruttare la scia, ha cullato l’idea di un sorpasso fino all’ultima curva, poi ha dovuto alzare il piede dall’acceleratore. Niente da fare, manca la sgasata: l’Inter non sfrutta il “giro lento” della Juve e resta dietro. Ai box Conte si agita, ma le “strategie” permettono solo di rientrare sul Parma, lui sì velocissimo nel dritto, con i cavalli non solo di Gervinho, ma soprattutto di Karamoh. Un gol e un assist per l’ex, pareggiati da un gol e un assist per il soldato Candreva per il 2-2 finale. Lukaku infila la sesta (segnatura) e si conferma più concreto che bello a vedersi. Esposito sfiora il gol vittoria da predestinato, a cui fa seguire due errori che Conte non mancherà di fargli rivedere, per tenerlo coi piedi per terra. Il Parma si prende un punto meritato soprattutto in un primo tempo che è un capolavoro tattico.

DOPPIO COLPO — “Il Parma è letale nelle ripartenze” aveva detto Conte alla vigilia. Saperlo evidentemente non basta, perché l’Inter passata in vantaggio con il solito “nuovo” Candreva (sviluppi di un angolo, tiro da fuori con deviazione di Dermaku) si fa rimontare prendendo due ribaltamenti improvvisi. Il primo, invece di bloccarlo, addirittura lo costruisce, con un retropassaggio di Brozovic a Godin (oggi centrale nella difesa a tre) intercettato da Karamoh. Il francesino mai esploso all’Inter si accende a San Siro, rientrando verso il centro e inventando un gran tiro a giro sul primo palo. Non è finita: quattro minuti dopo (siamo al 30’) sfrutta un "buco" di Brozovic, salta Godin con un sombrero, attira Skriniar e poi scarica per Gervinho, che completa il ribaltone sul 2-1. Due gol che partono dal pomeriggio difficile di Brozovic, asfissiato da Kulusevski. Lo svedese classe 2000 in fase d’attacco è un po’ rifinitore e un po’ falso nueve (out Inglese e Cornelius), aprendo spazi alle due frecce, ma quando l’Inter ha la palla si incolla ad Epic. Quando va male rallenta la costruzione nerazzurra, quando va bene ci scappa la ripartenza. Il Parma al 45’ non è in vantaggio per caso, ha tirato verso la porta 10 volte.

PRIMI PARI — L’Inter invece trova pochi spazi davanti, trova raramente Lautaro (un assist per Gagliardini, un colpo di testa, un rigore reclamato) e quasi mai Lukaku. La creatura di Conte pende a destra, attacca spesso dalla parte di Candreva. Gagliolo per un tempo regge, poi tutto il Parma dopo l’intervallo si trova di fronte un’Inter diversa. Il pacato discorsetto di Conte (facile immaginarselo così) funziona, perché i più anestetizzati si risvegliano. Barella cresce (una costante), Biraghi attacca (una novità), al 7’ arriva il pareggio. Azione arrembante e avvolgente, con Brozovic che dal centro trova Candreva in area: cross basso, controllo difficile e girata pronta di Lukaku per il 2-2. L’arbitro prima annulla per fuorigioco di Candreva, poi dopo lunga consultazione del Var convalida. Sembra l’inizio di una mareggiata, anche perché arriva subito un’altra ondata con Lautaro, invece la carica nerazzurra viene contenuta dal Parma, che ha tanti meriti, fra cui quello di scomporsi poco. Conte inserisce De Vrij per Godin (non felicissimo), poi Esposito per Lautaro (debutto in A per Seba) e Politano per Gagliardini. E’ il più giovane, con un tiro al volo a centimetri dal secondo palo, ad andare più vicino al gol del sorpasso, a Parma e Juve. Ma il finale con collezione di angoli non basta, D’Aversa trova a San Siro il primo pareggio stagionale, Conte il primo pari in campionato, la Juve resta davanti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/10/2019 23:25

Thiago Motta, esordio da favola: batte il Brescia con i tre subentrati



Dopo il gran gol di Tonali nel primo tempo, i rossoblù, trasformati, rimontano con Agudelo, Kouamé e Pandev


Filippo Grimaldi

Ci vuole un fenomenale Kouame, e subito dopo una perla di Pandev (su assist dell’ivoriano) per rovesciare una partita in cui il Genoa pareva destinato a soccombere dopo il gol-capolavoro su punizione nel primo tempo di Tonali. La ripresa, invece, capovolge completamente una sfida che i rossoblù di Thiago Motta, alla prima in panchina, hanno la forza di far girare dalla loro parte grazie anche ai due cambi in attacco. Il Brescia torna a casa senza punti, ma con l’unico torto di non avere avuto la lucidità per chiudere la partita già nel primo tempo, quando i padroni di casa – subìto il gol dell’azzurro – sono crollati innanzitutto sul piano mentale.

RIPARTENZA — Ne esce così una vittoria pesantissima per i genoani, reduci da cinque sconfitte nelle precedenti sei gare di campionato. Lo zero a uno iniziale è una prodezza di Tonali che sorprende Radu e premia la prestazione nei primi 45’ degli ospiti, contro un Genoa rivoluzionato sul piano del modulo (un inedito 3-4-2-1) e degli uomini (Gumus al debutto, Cassata alla seconda gara in campionato e Radovanovic arretrato al centro della difesa). Il Brescia è attento a non scoprirsi in difesa, ben organizzato in mezzo e pronto a colpire davanti, anche perché questo Genoa a due facce inizialmente tiene il baricentro molto (troppo) basso. Il risultato è che la squadra di Corini (dopo una buona occasione sprecata da Ayè) fa e disfa a suo piacimento. Romulo spinge forte a sinistra, il Genoa si affida quasi esclusivamente alle ripartenze veloci di Gumus: il tedesco calcia centrale al 28’, ma non basta a far saltare una difesa ospite che perde poi Chancellor prima dell’intervallo (sostituito da Gastaldello), ma non una sostanziale buona tenuta.

PERLA — Per sbloccare una gara che non riesce mai a salire di livello, ci vuole una punizione-capolavoro di Tonali al 34’ del primo tempo, che sorprende dalla sinistra Radu e porta gli ospiti in vantaggio. Il Genoa accusa il colpo, piovono i primi fischi, e l’unico segno di risveglio è una nuova palla-gol per Gumus a metà gara, respinta da Joronen.

RISVEGLIO — Servirebbe altro per far paura al Brescia, ma il Genoa pare non avere i mezzi per riuscirci, né – aspetto ancora più pericoloso – il carattere. Thiago Motta gioca la carta Agudelo ad inizio ripresa (fuori Radovanovic). Ankersen (3’) impegna Joronen a terra, però ai padroni di casa manca la continuità nella manovra. Il Brescia prova a ripetere la prestazione del primo tempo: non si chiude, pressa con attenzione, pronto a colpire. Ma non fa i conti con le mosse azzeccate da Thiago Motta, che butta dentro Pandev e Kouame. L’ivoriano colpisce subito un palo, ed è il segnale della riscossa genoana. Il sinistro dalla distanza di Agudelo riporta la gara in parità, e in successione, di fronte a un Brescia che sbanda vistosamente, arrivano il gol di Kouame (splendida rovesciata su cross di Ghiglione) e poco dopo il sinistro a giro di Pandev. Tre a uno per i rossoblù e festa grande al Ferraris. C’è ancora il tempo per un altro palo di Schone. Il futuro, adesso, fa meno paura. Il Brescia può solo prendersela con se stesso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/10/2019 19:09

Palacio più Bani: il Bologna torna a vincere.
Primo k.o. per Ranieri



La squadra di Mihajlovic ritrova il successo dopo oltre un mese,
alla Sampdoria non basta il gol di Gabbiadini


Matteo Dalla Vite

Gabbiadini non esulta, Bologna sì: perché non vinceva da 42 giorni (dalla trasferta di Brescia) e perché un pareggio contro la Samp avrebbe incastrato la creatura di Mihajlovic in una classifica non consona alla produzione, sempre alta pur se sempre molto fallibile. La Samp, lineare e comunque sempre in gara, si prende un’altra sconfitta e rimane lì in basso, animata da Ranieri (cose semplici e giuste), riattivata dal sinistro feroce di Gabbiadini (sempre innamorato di Bologna) ma piegata da un’incursione di Bani al minuto 33’ di un secondo tempo in cui i rossoblù hanno cominciato a guardare la porta avversaria con una ferocia diversa e più concretezza.

SKOV OLSEN — La sorpresa bolognese porta Skov Olsen in campo per la prima volta da titolare e il ritorno di Dzemaili: in panchina, Mihajlovic (che segue la partita da remoto) è costretto a portare i baby Portanova (figlio di Daniele), il 2002 Baldursson e il 2001 Juwara per le assenze di Medel, Dijks, Tomiyasu e Destro. La Samp di Ranieri ragiona come ipotizzato: Quagliarella-Gabbiadini davanti, 4-4-2 da usato sicuro e nuova carica dopo il pareggio contro la Roma al debutto del tecnico ex campione d’Inghilterra. Intanto “Gli uomini vincenti trovano sempre una strada avanti Sinisa!” è lo striscione dei tifosi sampdoriani per Mihajlovic che visse il blucerchiato da giocatore e pure da allenatore.

FA PIÙ LA SAMP — L’inizio è molto bolognese, nel senso che l’impetuoso dispositivo di Mihajlovic porta i rossoblù a caricare l’alba del match con munizioni da ognidove: ci sono tre situazioni favorevoli (Dzemaili non inquadra la porta da posizione difficile, Palacio si fa parare un tiro sotto-porta da Audero, Soriano chiede un rigore per fallo di Bertolacci (ma non ci sono gli estremi) ma poi è la Samp a pescare quasi il jolly quando da situazione di calcio d’angolo Quagliarella (minuto 24) calcia da fuori, Gabbiadini la scheggia e il pallone finisce sul palo. Morale: il Bologna è panna montata, la Samp controlla e quasi va vicino al vantaggio anche con Jankto che trova il tiro da fuori, deviato e di poco a lato.

4-2-4 — La ripresa vede Ranieri cambiare due uomini: Ekdal per Bertolacci Depaoli per Leris. Ma è il Bologna che nel giro di tre minuti mette le cose a posto e materializza la solita mole di lavoro spesso buttata all’aria: palla di Sansone, assistenza di Soriano da destra, Palacio si infila bruciando Murillo ed è 1-0. La Samp si scuote e arriva al pareggio poi annullato (a Depaoli) per fuorigioco disturbante di Gabbiadini (da notare un’altra uscita terrificante di Skorupski), mentre dall’altra parte ancora Palacio si mette a danzare in area e con un rasoterra feroce scaglia il pallone a un centimetro (fuori) dal palo. Tanjga (in panchina) decide di mettere Orsolini per un ancora timido Skov Olsen: ed è l’ala che perde un pallone mandandolo in orizzontale sulla propria trequarti, passaggino lieve e bastante per Gabbiadini che, liberatosi agilmente di Bani, piazza il sinistro a Skorupski mal piazzato. Tutto da rifare per un Bologna che Sinisa rivisita inserendo Santander e poi Schouten (bravo, deciso, rapido di pensiero) per l’infortunato Poli: 4-2-4 con Soriano che scende a fare il mediano assieme al giovane olandese e trazione anteriore per lavorare allo stomaco una Samp che comunque con Ekdal e poi Caprari aumenta il proprio tasso di palleggio. La svolta arriva da un calcio d’angolo: batte Sansone e un secondo prima si vede Bani dire al compagno di attendere ancora qualche secondo prima di calciare. Infatti, il centralone ex Chievo arriva in solitaria, marcato da nessuno e in scivolata infila il 2-1. Dopo 42 giorni il Bologna torna a vincere. Dopo una settimana da quello 0-0 contro la Roma, la mano di Ranieri si vede ma la Samp è ancora poco produttiva. Troppo… poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/10/2019 19:13

Atalanta, un settebello da record: l'Udinese è affondata



La difesa di Tudor non regge l'urto contro l'attacco nerazzurro:
doppietta di Ilicic, tripletta per Muriel e reti di Pasalic e del giovane Traore


Andrea Elefante

Più che una vittoria, è stata un’esecuzione. Il miglior attacco del campionato (oggi 28 gol) ha stravinto sulla ex miglior difesa: sei gol presi in otto partite, sette tutti insieme oggi, travolta da un attacco supersonico, con tripletta di Muriel, doppietta di Ilicic e gloria anche per il 2002 Traore, al debutto in A e in gol dopo 6’ dal suo ingresso in campo. Ora l’Atalanta è a due punti dall’Inter e a tre dalla Juve, con tre punti di vantaggio sul Napoli che va a sfidare mercoledì al San Paolo.

lE SCELTE — Il solito turnover "scientifico" per Gasperini, che in difesa recupera Kjaer, ma perde nel riscaldamento Palomino, che voleva utilizzare: dunque rispetto a Manchester confermato in extremis, oltre a Djimsiti, anche Toloi; a centrocampo riposo per Gosens e Freuler, davanti come previsto c’è l’ex Muriel titolare, accompagnato da Gomez e Ilicic. Nessuna sorpresa quanto agli uomini nell’Udinese, ma con il rientro da centrale destro di Becao, Tudor fa slittare Opoku a sinistra e manda alti sulle fasce Sema e Samir, con De Paul ancora mezzala e fiducia alla coppia offensiva Lasagna-Okaka.

PRIMO TEMPO — Quattro gol, due ricorsi alla tecnologia di Maresca e 5’ di recupero in 45’ frenetici e molti fisici, perlomeno finché l’Udinese non va in inferiorità numerica. Succede dopo 32’, ma nel frattempo la squadra di Tudor era passata in vantaggio, per un regalo di Kjaer all’implacabile Okaka, che all'11’ si è ritrovato solo davanti a Gollini. La reazione dell’Atalanta è firmata dal tridente offensivo: prima Gomez impegna Musso, poi Muriel avvia una ripartenza su De Roon che fa proseguire Ilicic: 1-1 sul filo del fuorigioco, dopo lunghissima consultazione Var. L’ultimo brivido per la Dea è un contropiede di Lasagna murato di piede da Gollini, poi Muriel libera di tacco in area Ilicic, atterrato da Opoku: secondo giallo, Udinese in dieci e Atalanta sul 2-1 con Muriel freddissimo dal dischetto. Cinque minuti dopo Maresca va al video per verificare il secondo rigore concesso per fallo di mano di Becao su cross di Gomez: decisione rivista, ma l’Atalanta trova il 3-1 al 43’, ancora con Ilicic, che risolve un batti e ribatti successivo ad un muro di Musso su Castagne.

SECONDO TEMPO — Con Pussetto esterno di fascia, Tudor prova a cambiare faccia all’Udinese ad inizio ripresa, ma il piano viene preso a pallate dall’Atalanta, che vola sul 4-1 con un’azione meravigliosa (Gomez-Ilicic-Gomez-Muriel) e piega definitivamente le gambe all’avversaria con una ripartenza rifinita da Gomez e conclusa da Pasalic. A quel punto si capisce che l’Udinese rischia la disfatta. La rinviano la traversa (tiro di Ilicic) e Musso: parate su Ilicic, Barrow e anche Muriel, che però è atterrato da Samir e segna il rigore del 6-1. L’ultima gloria per il giovane Traore, liberissimo di festeggiare fino in fondo il suo giorno storico: la foto di un’Udinese che non c’è più da un pezzo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/10/2019 19:16

Il Napoli sbatte contro il muro Spal:
finisce 1-1 coi gol di Milik e Kurtic

La squadra di Ancelotti in vantaggio con il polacco,
ma il centrocampista pareggia quasi subito.
Berisha e il palo salvano i padroni di casa


Mimmo Malfitano

Anche il Napoli s’è voluto allineare a Juventus e Inter. Come le prime due della classifica, ha pareggiato lasciando tutto invariato. Un turno inutile, si fa per dire, per quello che riguarda le prime posizioni. Pareggi ottenuti, peraltro, contro avversari di medio-bassa classifica. Di positivo, c’è la continuità ritrovata di Milik sotto rete. Il suo gol ha illuso Napoli per soli 7 minuti, giusto il tempo perché Kurtic trovasse l’angolo alla sinistra di Ospina per rimettere a posto il risultato. Per la Spal un punto pesantissimo, probabilmente, nemmeno programmato nelle previsioni della vigilia.

ANCORA TURNOVER — Nove formazioni diverse in altrettante partite di campionato. Carlo Ancelotti cambia ancora il suo Napoli. Stavolta, tiene fuori Meret, Callejon e Fabian Ruiz tra gli attuali titolari. In difesa, invece, c’è la conferma di Luperto in coppia con Koulibaly, per l’indisponibilità di Manolas. A centrocampo, riecco Elmas, dal primo minuto, mentre Milik ritorna titolare. Qualche novità anche nella Spal: in attacco, non c’è Floccari come era stato preannunciato, ma Paloschi che fa coppia con Petagna.

BOTTA E RISPOSTA — La Spal lascia intendere sin dalle prime battute che non ha nessuna intenzione di arroccarsi e di attendere il Napoli. Tempo tre minuti e per Ancelotti c’è subito il primo brivido. Petagna stampa sulla traversa il calcio di punizione dal limite. Troppo poco, però, per intimorire i napoletani che l’allenatore schiera con un 4-2-3-1, con Mertens ad agire alle spalle di Milik. Ed è proprio l’attaccante polacco che sblocca la partita, 9’, con un sinistro dalla distanza sul quale Berisha arriva in ritardo. Un duro colpo per la formazione di Semplici, ma non tanto da poterle impedire di reagire. Sulla destra, Strefezza spinge parecchio, mentre Petagna s’incarica di tenere impegnato Koulibaly in modo da aprire qualche spazio per gli inserimenti dei compagni. Ciò che avviene al 16’ quando sul cross arretrato di Strefezza, arriva sparato Kurtic che di destro fulmina Ospina. Tutto da rifare per le ambizioni del Napoli che prova attraverso una manovra di qualità ad arrivare alla conclusione. Milik di testa mette fuori (27’), mentre Tomovic è costretto ad un salvataggio, in extremis, sulla linea per respingere il diagonale di Mertens.

INTERVENTO VAR — Quelli della Spal si difendono con ordine, controllando le due fasce con Strefezza a destra e Reca a sinistra he vanno a chiudere le avanzate di Malcuit e Di Lorenzo. Al 38’, l’episodio che, probabilmente, farà discutere. Insigne lancia Mertens al centro dell’area, il tocco dell’attaccante belga finisce sul braccio di Vicari che è attaccato al corpo, però. La Penna indica subito il dischetto ma il Var, Nasca, lo invita a rivedere l’azione. L’arbitro va al monitor e dopo un breve consulto annulla la precedente decisone e fa riprendere il gioco scodellando il pallone dinanzi a Berisha, mentre Ancelotti assiste sorpreso a quanto avviene in campo. Nei minuti finali del primo tempo, Paloschi si trova sul piede un pallone da spingere in porta, ma il suo tocco ravvicinato è impreciso e finisce sul fondo.

ARREMBAGGIO NAPOLI — La ripresa si apre con una prodezza di Ospina (6’) che vola a deviare un colpo di testa di Vicari. Il portiere resta a terra dolorante e c’è bisogno dell’ingresso in campo dei sanitari per rimetterlo in piedi. Resta questa l’ultima azione pericolosa della Spal, perché da quel momento il Napoli si riversa nella metà campo ospite e inizia a martellare sugli esterni. Ma, spesso l’azione non è lucida. Elmas è il primo a essere sostituito (9’): al suo posto entra Fabian Ruiz. Contemporaneamente, Semplici tira fuori Igor e inserisce Cionek. Gli emiliani si difendono con ordine, Tomovic spazza l’area senza troppi fronzoli, mentre Vicari ingaggia un vero duello con Milik. Poco prima della mezz’ora, s’infortuna Malcuit che, nel tentativo di rincorrere un pallone destinato a fondo campo, resta a terra dolorante: bisognerà capire che cosa ha subito al ginocchio destro. Ancelotti tenta la carta Llorente, dando maggiore fisicità in attacco. Ma da entrambe le fasce non arrivano cross decenti, persino Callejon ne sbaglia in serie. Alla mezz’ora il Napli ha l’opportunità di passare in vantaggio. Insigne appoggia a Milik la cui finta libera il sinistro di Fabian Ruiz. Berisha è spacciato, ma la palla finisce sul palo. Poi, è lo stesso portiere albanese a superarsi due volte su Milik.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/10/2019 19:22

A Nandez risponde Zaza: il Toro fatica, poi acciuffa l’1-1

Ancora un risultato utile per il Cagliari, i granata (fischiati) rimediano nella ripresa
grazie a una grande azione di Belotti che serve l’assist del pari al compagno


Mario Pagliara


Il Toro non è guarito, il Cagliari invece scoppia di salute. Punto incolore per la squadra di Mazzarri (gol di Nandez, uno a uno di Zaza) che non riparte dopo il k.o. di Udine e che ora frena anche in casa: ma se il pari con il Napoli si portava dentro tanti fattori positivi, questo è accompagnato da una prestazione deludente e da un po’ di scorie non ancora del tutto smaltite. Il Cagliari invece fa un figurone per oltre un’ora, ha una leggera flessione verso il 70’, ma chiude in crescendo: Maran si conferma in zona Europa, e il pari gli va anche stretto.

FISCHI PER IL TORO — Il pomeriggio del Toro inizia con il rumore di sottofondo dei fischi del pubblico. I primi arrivano quando lo speaker parte con la lettura delle formazioni, e stavolta una porzione è anche per Mazzarri. I decibel aumentano quando le squadre rientrano negli spogliatoi, all’intervallo, con il Toro colpito al cuore da Nandez. Fanno poco, anzi pochissimo, i granata per evitare i fischi in un primo tempo che è l’esatto opposto di quello che Mazzarri avrebbe voluto. Primi sei sette minuti a parte all’insegna di un Toro da vorrei ma non ci riesco, il racconto del primo tempo ci consegna un Toro timido, impaurito, costantemente pasticcione nel passaggio e inconcludente. Neanche il ritorno di Iago Falque da titolare (mancava dal primo minuto dal 25 luglio) fa scoccare quella scintilla di cui questa squadra avrebbe disperatamente bisogno. Il 3-4-2-1 in avvio è quello annunciato, cambia un solo interprete del tridente verticale: c’è Falque, c’è Belotti ma non ci sono né Meité né Verdi. La scelta del terzo uomo è ricaduta su Ansaldi posizionato sulla trequarti. Si è visto poco o nulla.

APPLAUSI PER IL CAGLIARI — Il pomeriggio di Torino conferma un teorema: il Cagliari di Maran veleggia non per caso nelle zone nobili della classifica. E’ godibilissimo sul piano del palleggio, dopo i primi dieci minuti tiene perfettamente tutto il campo, fa malissimo al Toro sulla destra quando s’innestano Nandez e Nainggolan. Gioca un calcio propositivo costantemente in verticale. Così nella domenica in cui era logico attendersi la reazione rabbiosa del Toro dopo il passo falso di Udine, la prima metà della gara è tutta sbilanciata verso i sardi. Meno male per Mazzarri che Nkoulou non pecca di concentrazione: il centrale camerunese salva prima su Pedro (17’) e si posiziona bene subito dopo (19’) evitando che ancora il brasiliano inquadri la porta su assist di Faragò. A cinque minuti dalla pausa, arriva il meritato vantaggio del Cagliari favorito dal pasticcio di Djidji: Ceppitelli crossa, Djidji cicca l’anticipo su Simeone, il resto è l’assist del Cholito per Nandez che non perdona. Tre minuti prima c’era stata l’unica occasione del Toro, nata da un disimpegno sbagliato di Ceppitelli ma Olsen chiude la porta a Belotti. All’intervallo, fischi per il Toro e applausi per il Cagliari.

L’ORGOGLIO DEI “GEMELLI” — Ad inizio secondo tempo, il Toro consegna alla sua cavalleria pesante la voglia di riscatto: Mazzarri getta subito nella mischia Zaza componendo la coppia con Belotti, lasciando Falque nello spogliatoio. Fino al ‘65, il copione non si discosta di molto da quello del primo tempo, ed è sempre il Cagliari a fare la partita. Sirigu è chiamato agli straordinari (al 10’) su Cigarini: bellissima la conclusione del centrocampista, altrettanto la risposta in volo con la mano destra alta del portiere. Un minuto prima i sardi avevano chiesto il rigore per un contatto Nkoulou- Pedro, per l’arbitro Fabbri regolare. Verso l’ora di gioco, arriva la seconda mossa di Mazzarri per smuovere le acque: dentro anche Verdi (al posto di Djidji), Toro ora con il 4-3-1-2. Un po’ alla volta il Cagliari cala di ritmo, accusa la stanchezza vistosamente, permettendo al Toro di rientrare in partita. C’è la firma di Belotti sul pari di Zaza: il Gallo ubriaca di dribbling Ceppitelli e crossa di rabbia nel cuore dell’area dove Zaza è pronto al tap-in sottoporta. E’ l’orgoglio dei “Gemelli” in un brutto pomeriggio per il Toro, addolcito da una decina di minuti tutto cuore. Il Cagliari è stremato, a Maran non sfugge e inserisce Castro e Rog per Nandez e Nainggolan. L’ultimo cambio del Toro è Laxalt per Aina. Il Cagliari si riprende dai cinque-dieci minuti di défaillance, e nel finale chiude i granata nella loro aria alla ricerca del gol partita che non arriverà.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/10/2019 00:07

La Roma riprende quota con Dzeko e Zaniolo.
Sprofondo Milan



I giallorossi sono a un punto dal Napoli e dalla zona Champions.
Prima sconfitta per Pioli da tecnico rossonero, nonostante il gol di Theo Hernandez


Marco Pasotto

Una squadra, la Roma, che si rimette in pista nelle zone della classifica che inducono a sorridere – meno uno dalla Champions – e un'altra squadra, il Milan, che per il momento certifica il gap con le concorrenti che corrono per l'Europa. Il 2-1 dell'Olimpico per i giallorossi racconta innanzitutto questo, oltre a diverse altre indicazioni. Per esempio il fatto che la Roma sta affrontando con lo spirito giusto l'ecatombe di giocatori e ha saputo rimettere dalla sua parte una partita che il Milan aveva riacciuffato. Oppure, per esempio, che per quanto abbia fatto registrare un miglioramento nella manovra e nell'atteggiamento, il Diavolo vive ancora nel terrore dello sbaglio e, soprattutto, è vittima di amnesie individuali e di reparto. Entrambi i gol sono emblematici in questo senso. Dunque niente aggancio ai giallorossi, anzi: gli uomini di Pioli, in termini strettamente aritmetici, sono a tre punti dalla zona retrocessione. In realtà resta una classifica corta, dove (quasi) tutto è ancora più o meno possibile, ma intanto il Milan non riesce a invertire la tendenza e le settimane passano.

PREMESSE — La Roma si è presentata a questo appuntamento con otto indisponibili tra infortuni e squalifiche, e Fonseca anche stavolta ha dovuto fare di necessità virtù. Ovvero confermare la coppia mediana Mancini-Veretout, con Spinazzola preferito a Florenzi come terzino destro. Dietro a Dzeko il tridente formato da Zaniolo, Pastore (evidentemente ritenuto arruolabile nonostante le fatiche di coppa) e Perotti. Pioli invece ha potuto concedersi il lusso di confermare in blocco la squadra che gli aveva dato – ma solo nel primo tempo – indicazioni più che confortanti nella sfida col Lecce. Quindi Conti e non Calabria, Biglia e non Bennacer, e soprattutto il criticatissimo Suso e Leao, preferito di nuovo a Piatek (seconda panchina consecutiva).

EQUILBRIO E PAURA — Il primo tempo scorre via blando, anzi soporifero, fino al gol di Dzeko. Si affrontano squadre ferite, alle prese con innumerevoli problemi, e quindi nessuno ha davvero il coraggio di affondare il colpo. Il risultato è che per oltre mezzora il giro palla su entrambe le sponde è prevedibile (sebbene il Milan tenti qualche strappo in più, soprattutto con Hernandez e Calhanoglu) e dà il tempo alle difese di organizzarsi e chiudere i varchi. Tanti anche gli errori in fase di impostazione, soprattutto da parte giallorossa, con l'Olimpico che si spazientisce. È il Milan infatti ad approcciare meglio la sfida, gestendo palla e provando a innescare un Leao che – a parte un buon inserimento con conclusione sull'esterno - stavolta gira quasi sempre a vuoto. Così ci prova un paio di volte Calhanoglu, una Suso, c'è un gol giustamente annullato a Paquetà per fuorigioco, un tiro al volo di Pastore fuori non di molto e una bella parata di Donnarumma su di un siluro di Zaniolo. Quasi tutte fiammate da lontano. L'inerzia si spezza al 38' quando Mancini "spizza" un angolo di Veretout tagliando fuori praticamente tutto il Milan. La palla arriva a Dzeko, di cui Kessie si dimentica completamente, che infila di testa in solitudine.

RIPRESA

Una rete che il Milan accusa visibilmente e che sveglia i giallorossi, da quel punto in poi padroni del campo. Ci deve pensare Donnarumma a tenere in vita il Diavolo con un miracolo su Pastore, agevolato da un erroraccio di Conti. La ripresa è decisamente più vivace, anche se nella maggior parte dei casi i pericoli arrivano a causa di disattenzioni difensive più che per bravura di chi gestisce palla. È la Roma a riprendere subito possesso della gara, con Smalling che di testa conclude a pochi centimetri dal palo, ma dopo dieci minuti il Milan si rimette in partita grazie a Hernandez, solito moto perpetuo in fascia, che su di un cross di Calabria si traveste da centravanti e – anche grazie a una deviazione di Smalling – supera Lopez. La soddisfazione rossonera dura poco. Appena quattro giri di lancetta. Stavolta è Calabria, subentrato a Conti, a compiere il misfatto regalando palla ai giallorossi in zona (molto) critica e spalancando la porta a Zaniolo. Pioli prova a rimediare inserendo Piatek e tenendo in campo Leao, ma la mossa non funziona. A metà frazione Mancini si divora un gol di testa in totale solitudine – scena già vista sul gol di Dzeko -, dopo di che ci mette un'altra pezza Donnarumma su Zaniolo. La sfida si chiude col Milan che ovviamente si riversa nella metà campo avversaria (lasciando praterie di cui i giallorossi non riescono ad approfittare), ma che non riesce più a raddrizzare la gara. Per Pioli un punto in due uscite: la strada è già in salita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/10/2019 00:10

Immobile ci mette la testa.
E la Lazio sbanca Firenze all’ultimo respiro

Decide il gol del centravanti all’89’: nel primo tempo a segno Correa e Chiesa.
Nel recupero espulso Ranieri, poi Caicedo sbaglia un rigore


Stefano Cieri

Quando il pareggio sembrava ormai scritto e tutto sommato giusto per quello che si era visto in campo, ecco spuntare la testa del capocannoniere del campionato. Sul cross di Lukuku a un minuto dal termine il centravanti laziale piazza il decimo sigillo del suo campionato e regala alla Lazio tre punti pesantissimi. Dopo un periodo opaco (ultima vittoria vecchia di quasi un mese) la squadra di Inzaghi si rilancia e torna a sognare quella zona Champions che ora dista solo due punti. Cade invece la Fiorentina dopo sette partite utili consecutive. Una sconfitta che la squadra di Montella probabilmente non meritava, anche se rispetto alle ultime brillanti prestazioni stavolta la Viola ha un po’ lasciato a desiderare.

BOTTA E RISPOSTA — Il primo tempo scivola via tra ritmi non forsennati e improvvise accelerazioni. Dopo un avvio che vede la Viola più attiva (ci prova Castrovilli dalla distanza) la Lazio prende il controllo delle operazioni grazie al palleggio del suo centrocampo dai piedi buoni. Il 3-5-2 di Inzaghi è più armonico e avvolgente, quello di Montella ha - almeno in questa occasione - il baricentro basso. I biancocelesti tengono palla in attesa dell’imbucata buona che arriva al minuto 22: Luis Alberto avvia benissimo l’azione, poi Immobile pesca Correa che dribbla Dragowski e deposita in rete per l’1-0 degli ospiti. L’arbitro Guida inizialmente annulla per fuorigioco, come già aveva fatto qualche minuto prima su un gol di Immobile, ma stavolta il fuorigioco non c’è (è Pezzella a tenere in gioco l’argentino) e il Var corregge la decisione dell’arbitro. Var che invece non era intervenuto in precedenza per un contatto molto dubbio nell’area dei padroni di casa tra Caceres e Lazzari. Il vantaggio laziale, tutto sommato meritato, dura però solo cinque minuti perché al primo vero affondo la Fiorentina pareggia. I protagonisti sono sempre loro: Ribery che inventa (e a nulla serve la gabbia che provano a costruirgli tre laziali) e Chiesa finalizza. Il botta e risposta rende più guardinghe entrambe le squadre, si arriva così all’intervallo senza sussulti. A parte il guaio fisico che costringe Caceres a uscire. Lo rileva il giovane Ranieri.

IL SALE SULLA CODA — Il secondo tempo continua sula falsariga di quanto visto nella parte finale del primo. Le due formazioni provano a farsi male, non si accontentano del pareggio, ma cercano la vittoria senza scoprirsi troppo. I due tecnici provano a rimescolare le carte con i cambi. Montella, dopo quello cui è costretto nel primo tempo (Ranieri per Caceres) toglie Lirola per Sottil e poi mette dentro Boteng per Ribery che esce dal campo scuotendo ripetutamente la testa (e poi continua a dissentire anche in panchina). Ma la Viola non trae beneficio dalle forze fresche. Molto più efficaci i cambi di Inzaghi che risponde con Parolo per Milinkovic, Lukaku per Lulic e Caicedo per Correa. Cambi che si rivelano azzeccati perché Parolo dà maggiore equilibrio al centrocampo e Lukaku è decisivo nell’azione che porta al sorpasso della Lazio nel finale. Prima conquista palla su Sottil (con la Fiorentina che protesta a lungo, ma l’arbitro - coadiuvato dal Var - ritiene regolare l’intervento, anche se restano molti dubbi), e poi serve a Immobile la palla che il centravanti deposita in rete di testa quando al 90’ manca un minuto. La Lazio si permette il lusso anche di sbagliare un rigore (fallo di mano di Ranieri su conclusione di Luis Alberto) in pieno recupero con Caicedo che si fa ipnotizzare da Dragowski. Ma ormai la partita è finita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/10/2019 00:11

SERIE A 2019/2020 9ª Giornata (9ª di Andata)

25/10/2019
Verona - Sassuolo 0-1
26/10/2019
Lecce - Juventus 1-1
Inter - Parma 2-2
Genoa - Brescia 3-1
27/10/2019
Bologna - Sampdoria 2-1
Atalanta - Udinese 7-1
Spal - Napoli 1-1
Torino - Cagliari 1-1
Roma - Milan 2-1
Fiorentina - Lazio 1-2

Classifica
1) Juventus punti 23;
2) Inter punti 22;
3) Atalanta punti 20;
4) Napoli punti 17;
5) Roma punti 16;
6) Lazio e Cagliari punti 15;
8) Parma punti 13;
9) Fiorentina e Bologna punti 12;
11) Torino punti 11;
12) Milan e Udinese punti 10;
14) Sassuolo(*) e Verona punti 9;
16) Lecce e Genoa punti 8;
18) Brescia(*) e Spal punti 7;
20) Sampdoria punti 4;

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
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