articolo di SAMUELE FINETTI (Il Punto del Corriere della Sera)
Oggi negli Stati Uniti si celebra il giorno dell’Indipendenza e come ogni 4 luglio milioni di americani, tra un saluto alla bandiera e un fuoco d’artificio, si dedicheranno a uno dei simboli a stelle e strisce: il barbecue. Sulla griglia non possono mancare costine, brisket (punta di petto) e soprattutto hot dog. I tipici wurstel adagiati in un panino e ricoperti di senape e ketchup non sono solo uno dei simboli degli States, ma anche il piatto con cui viene decretato il più veloce mangiatore del pianeta.
Il campione in carica Joey Chestnut
Per dare un’idea dell’importanza del «Nathan’s Famous Fourth of July International Hot Dog-Eating Contest» (Nathan’s è il ristorante di Coney Island che lo organizza tutti gli anni), basti dire che la gara viene seguita da 35 mila persone sotto il palco e da altri milioni in diretta su Espn. Del resto, si tratta di un vero e proprio spettacolo: uomini e donne che si abbuffano con quanti più hot dog nel giro di 10 minuti. Lo scorso anno ha vinto, per la 15esima volta, il campione Joey Chestnut: ne ha ingoiati 63. Ventuno in più di Miki Sudo, che si è aggiudicata la sfida tra donne.
Chestnut ha rivoluzionato il mondo delle gare d’appetito. Nel 2007 colse la prima vittoria, superando Takeru Kobayashi — che sei anni prima aveva buttato giù 50 wurstel e il record della competizione — e nel 2021 ha stabilito il suo risultato migliore: 76 hot dog. In un ventennio, il livello si è alzato notevolmente: se negli anni Novanta una ventina di hot dog era una prestazione da vittoria, oggi non sono sufficienti neppure per qualificarsi. Tutto merito di un nuovo approccio, basato sulla biologia, che ruota attorno a studi sulla struttura fisica di questi «trangugiatori» seriali.
Un mito da sfatare: la stazza non serve. Anzi, penalizza: pare infatti che gli strati di adipe limitino la capacità espansiva dello stomaco. Sono altre le qualità che contano: un collo corto, per una distanza minore tra bocca e stomaco; un busto largo e alto, per incamerare più cibo; e costato ampio, per avere ancora più spazio. Chestnut, ad esempio, supera di poco il metro ottanta per 105 chili. Per il ricercatore James Smoliga, il numero 1 mondiale non riuscirà a spingersi oltre gli 85 hot dog. Chestnut è convinto del contrario. E ha continuato fino all’ultimo con gli allenamenti, che non consistono solo nell’ingurgitare quanti più hot dog possibile (pare che nella vita ne abbia mangiati quasi 20 mila), ma anche nell’allenare i muscoli della mascella. Impiega la potenza, più che la tecnica.
Sudo, al contrario, punta sulla tecnica. È alta un metro e 78, pesa 52 chili e il suo record è di 49 hot dog mangiati in 600 secondi. Uno dei suoi trucchi è di inzuppare ogni panino in un bicchierone d’acqua aromatizzata con fragole, banane e arance. Serve, a quanto dice, per contrastare il sale (troppo persino per i suoi gusti) e l’aglio della salsiccia. Nessuno sa chi si porterà a casa oggi la «Mustard belt», la «cintura di senape» dei campioni. I due favoriti, però, una cosa la sanno per certo: «Quando sarà finita mi sentirò davvero uno schifo».
"feriscono il mio cuore
d'un languore
monotono."
Paul Verlaine