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Visite private e assicurazioni sanitarie

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2023 12:09
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sulla salute l'italiano inizia a far da sé

Visite private e assicurazioni sanitarie: sulla salute l'italiano inizia a far da sé

Il Servizio sanitario nazionale perde colpi e chi può si rivolge a medici e cliniche private. A rimetterci, come sempre, sono i più poveri


di Linda Varlese 02 Settembre 2023 alle 12:23
www.huffingtonpost.it/life/2023/09/02/news/polizze_assicurazioni_e_fondi_sanitari_fai_da_te_degli_italiani_sulla_salute-13248875/?utm_source=pocket-newt...




C'è un dato incontrovertibile. Negli ultimi dieci anni la spesa sanitaria privata, quindi pagata direttamente dalle tasche dei cittadini e sostenuta dai regimi di finaziamento privato, è cresciuta rosicchiando circa 4 punti percentuali alla spesa sanitaria pubblica. Segno che gli italiani, anche se lentamente, affidano sempre più al settore privato la cura della propria salute. Secondo gli ultimi dati dell’OCSE, infatti, la spesa sanitaria italiana è stata nel 2021 complessivamente pari a 168 miliardi. Di questi, 127 miliardi, circa il 75,6% del totale, finanziati dal settore pubblico, quindi dal Sistema Sanitario Nazionale e ben 41 miliardi, circa il 24,4%, finanziati con risorse private. Dieci anni prima, nel 2012, la spesa sanitaria totale è stata di 137,6 miliardi di cui 28,5 miliardi finanziati con risorse private che corrisponde al 20,7% del totale. In dieci anni dunque la spesa sanitaria privata sul totale è crescita di 4 punti percentuale. Questo vuol dire che gli italiani spendono sempre più di tasca propria per curarsi e per ricevere prestazioni mediche, anche in sostituzione di quelle che dovrebbero essere garantite dal Ssn. Probabilmente a causa del fatto che il continuo razionamento delle risorse pubbliche destinate alla sanità nel decennio pre-pandemia, "a fronte di una domanda crescente di prestazioni in larga parte indotta dall’invecchiamento della popolazione e dalla conseguente maggiore diffusione di patologie croniche", come si legge sull'Indagine Conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria di Bankitalia pubblicato a Giugno del 2023, ha portato alle lungaggini e ai disservizi nell'offerta del Ssn che tutti conosciamo. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda la diagnostica e l'accesso alle cure.

Per la precisione, poi, va detto che di questi 41 miliardi di spesa sanitaria privata, circa 36, quasi il 90%, è finanziata out of pocket, ossia è pagata direttamente dalle tasche delle famiglie, senza alcuna possibilità di rimborso, dunque. La spesa out of pocket delle famiglie italiane è particolarmente elevata nel confronto con la media europea (in base agli ultimi dati Eurostat è pari a circa 570 euro pro capite in Italia contro circa 470 nei paesi dell’Unione europea). Il restante 10% della spesa sanitaria privata, cioè circa 4,5 miliardi, sempre dati Ocse, invece, è intermediata da soggetti terzi: fondi sanitari, società di mutuo soccorso, casse, compagnie assicurative, istituzioni senza fini di lucro e imprese. La crescita di questo tipo di sanità integrativa nell'ultimo anno, secondo dati Ania, (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) è sostanzialmente invariata rispetto all'anno precedente. Ma se la si osserva nell'arco degli ultimi 10 anni, è passata fra il 2012 e il 2021 da 2,9 miliardi a 4,5 miliardi, sempre dati Ania.

Spesa out of pocket, polizze, fondi, assicurazioni. Il mondo della sanità privata

Se parliamo di spesa out of pocket che è quella che le famiglie sostengono per prestazioni che non sono a vario titolo garantite dal Ssn, dobbiamo distinguere fra prestazioni che sono proprio fuori dai LEA, cioè i livelli essenziali di assistenza e in quanto fuori non sono obbligatoriamente garantite, da quelle prestazioni che sono invece dentro ai LEA, ma garantite a fronte di ritardi enormi e che quindi favoriscono la necessità che se il cittadino ha bisogno di fare un'ecografia o una tac urgente, deve necessariamente provare ad arrangiarsi mettendo mano al portafoglio e senza alcuna possibilità di rimborso.

Oltre alla spesa out of pocket, che fa la parte del leone come abbiamo visto, esiste poi il mondo della cosiddetta sanità integrativa: assicurazioni che vengono sottoscritte privatamente oppure fondi che sono nella maggioranza dei casi negoziali e che hanno la valenza di sopperire alle carenze che il Ssn ha in questo momento (che dura da diversi anni, per la verità). All'interno dei contratti nazionali di lavoro, ad esempio, sono istituiti dei fondi negoziali che possono avere diversa natura e che danno luogo a quella che nel linguaggio comune si chiama sanità integrativa. Nel contratto di lavoro nazionale, cioè, si concorda con la controparte una percentuale da destinare al fondo sanitario per prestazioni di vario tipo. Oppure, in alternativa o in aggiunta, ci sono polizze e assicurazioni che il cittadino può stipulare privatamente, le cosiddette polizze individuali, pagando un premio annuo o mensile e garantendosi delle prestazioni sanitarie o il rimborso di alcune spese mediche.

Per cultura siamo portati a pensare che non c'è ragione di sottoscrivere una polizza gravando sul reddito famigliare se già paghiamo le tasse per finanziare il Ssn. Ma la realtà è che la Sanità in Italia ha risposte variabili a secondo dei territori: il nostro Ssn è robusto e garantisce molto soprattutto nelle situazioni importanti e complesse, meno in termini di velocità e accesso alla diagnostica, ad esempio. E' possibile, dunque, ipotizzare una coesistenza organizzata fra Servizio Sanitario Nazionale e Sistema Integrativo Privato? Secondo la Presidente dell’ANIA, Maria Bianca Farina, sì. In occasione dell' Assemblea annuale dell'associazione ha detto: "È tempo di pensare a strategie diverse. Il caposaldo è che all’Italia oggi serve un modello di welfare innovativo che possa integrare nel modo più equo ed efficiente l’uso di risorse pubbliche e private. È possibile associare più strettamente il sistema pubblico di welfare con l’assicurazione privata, che nel tempo ha già dimostrato la sua efficacia nella condivisione dei rischi e nel promuovere la prevenzione. Integrare le risorse dello Stato con quelle private – sotto la guida pubblica, naturalmente – potrebbe consentire di creare un sistema di protezione più inclusivo e capace di rispondere efficacemente alle esigenze dei cittadini. In proposito, abbiamo già chiesto ad accademici ed esperti di formulare scenari, per dare concretezza a una via italiana volta a combinare al meglio risorse pubbliche e private nella previdenza, nella sanità, nella gestione della non autosufficienza, nella difesa dai danni derivanti da catastrofi naturali".

Un sistema privato integrativo e non sostitutivo di quello pubblico

"Probabilmente tornare indietro del tutto sarebbe complicato, ma non sarebbe neanche necessario. Quello che è necessario è ristabilire un principio per il quale il pubblico è messo nelle condizioni di garantire quello che per legge deve garantire nei tempi giusti, ragionevoli, senza lungaggini", suggeriscono dalla Cgil, anche perché c'è una conseguenza diretta della deriva che si è assunta: un ritorno alle mutue, sistema per il quale il cittadino aveva garantite alcune prestazioni dalla mutua, cioè dalla propria cassa di appartenenza a seconda del contratto di lavoro stipulato. La differenziazione che si è venuta a creare fa sì che i settori più forti si possano garantire prestazioni più alte e soprattutto fa sì che dentro quell'esplosione della spesa out of pocket, l'altra faccia della medaglia è l'esplosione di quelli che le cure non se le possono più permettere e che ci rinunciano perché il pubblico non è in condizione di garantirle. "È chiaro che più il Ssn rimane in difficoltà per il definanziamento, più i cittadini sono obbligati a spendere in proprio, più si accentuano le differenze tra chi può permetterselo e chi no e tra aree ricche e aree povere del Paese. Salta il principio di universalità. Questo è uno dei motivi per cui si è creato un cartello di associazioni che ha manifestato il 24 giugno sulla sanità e manifesterà di nuovo il 7 ottobre a Roma per la garanzia dei diritti costituzionali", aggiungono da Cgil.
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13/09/2023 11:45

Visti i tempi di attesa nel settore pubblico è una scelta "obbligata"
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Re:
(max77), 13/09/2023 11:45:

Visti i tempi di attesa nel settore pubblico è una scelta "obbligata"




Ma non tutti possono permettersala, almeno non per tutte le cure... [SM=x44464]
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