Sui titoli di Stato la doppia beffa che salassa la resa
9 marzo 2003 a cura di Glauco Maggi
I Bot rendono ormai meno dell'inflazione, circa il 2%.
Eppure le banche continuano a percepire lo 0,3% su ogni acquisto dei titoli, mangiandosi un settimo del guadagno.
Come risparmiatori siamo puniti due volte, dai tassi e dai costi.
Cosa ne pensa?
M.C. (Milano)
I tassi bassi rendono le obbligazioni un prodotto in generale poco redditizio. Paradossalmente, il momento finanziario attuale è di tale incertezza da spingere però la grande maggioranza degli investitori a rifugiarsi proprio nei
BOT, e in generale nei titoli emessi dallo stato, che può permettersi cedole o interessi sempre più bassi. In questi titoli i risparmiatori trovano la massima sicurezza, e accettano in cambio un guadagno che non compensa neppure l'inflazione.
Al ritorno finanziario negativo, che viene accettato, si aggiunge poi il costo delle commissioni di acquisto che lo deprime ancora di più. E questo ulteriore salasso irrita il pubblico, che prende di mira le banche. Ma è ben indirizzata questa protesta?
Gli sportelli, per decreto del Tesoro, non possono imporre costi più elevati di una soglia massima prestabilita, che varia a seconda della durata dei titoli nel caso dei Bot comprati in occasione di asta. Per durate residue pari o inferiore a 80 giorni, il costo è dello
0,05%, che sale allo 0,10% per durate tra gli 81 e i 170 giorni, allo 0,20% tra i 171 e 350 giorni, e allo 0,30% per durate oltre i 351 giorni. Sui prezzi di Borsa delle obbligazioni quotate e dei titoli di stato, le commissioni di mercato sono attorno allo
0,50%, con minimi per ogni compravendita che ogni banca deve ufficializzare per la legge sulla trasparenza.
E' evidente che, in caso di rendimenti bassi dei Bot,
l'incidenza delle spese d'acquisto si fa sentire sui risparmiatori fai da te tanto più pesantemente quanto più frequenti sono i rinnovi.
Se si osserva la politica commerciale delle banche, tesa da anni a trasferire la clientela dai dossier titoli al risparmio gestito,
si scopre però che il vero salasso per il pubblico, e il vero guadagno per le banche, sta nei Fondi Comuni e non nell'acquisto di Bot all'asta.
Ci aiuta a documentarlo un secondo lettore, che ci chiede se deve accettare la proposta della sua banca di investire in fondi obbligazionari Nextra (Banca Intesa), «visto che i Bot non rendono nulla».
Detto che per ogni gestione i risultati passati non anticipano il futuro, siamo andati a controllare performance, indirizzo gestionale e commissioni dei tre fondi Nextra in bond in euro. Per tutti non ci sono costi di entrata.
Il cosiddetto monetario (in realtà ha il 66% in bond a medio, il 27% a breve, e il 5,6% in liquidità) ha un costo annuo di gestione dello 0,60% e sta dando il 3,89% all'anno, contro il +4,93% della categoria.
Il Bond Euro, Area euro a medio lungo termine, fa pagare lo 0,90% di gestione; sta dando l'8,69% contro il 9,17% della categoria, con l'89% in bond e il 19,8% di liquidità.
Il fondo Ala, stessa famiglia, ha una commissione dello 0,80%, una performance del 5,69% contro il 9,17% della categoria, e un portafoglio per il 70,2% in bond a medio-lungo, per il 20,08% in titoli a breve e per il 9,72% in liquidità.
Risultati sotto la media e composizione variabile del rischio a parte, a colpire è il livello salato delle commissioni di gestione, una zavorra che i money manager non possono compensare con la loro bravura, ce l'abbiano o meno: trattenere dallo 0,60% allo 0,90% annuo operando su titoli obbligazionari che danno dal 2% al 4%, è come mutilare i rendimenti di questi bond del 30-50% (dipende dal mix di titoli in portafoglio).
Sono comunque percentuali molto più elevate del costo di acquisto diretto dei Bot e dei Btp.
Infatti, una ricerca promossa da Assogestioni/Prometeia ha evidenziato che le performance degli obbligazionari non hanno battuto Bot e Btp.
Non sono comunque solo i fondi Nextra ad essere su quel livello di spese:
i maggiori gruppi operano di fatto come un cartello sotto questo aspetto.
L'unica novità potrebbe venire con gli ETF,
azioni costituite da un paniere di titoli quotate in Italia finora solo nella versione azionaria: sui mercati internazionali ci sono già Etf indicizzati ai mercati dei bond, con spese di gestione annue sotto lo 0,30%. Allora avrebbe più senso lasciare il fai da te.
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.