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9 borghi da visitare assolutamente in Toscana

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2023 22:44
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20/12/2023 20:53

Si tratta di piccoli centri scolpiti nella pietra, arroccati su rupi o speroni di roccia. I cui castelli e monasteri, visti da lontano, profilano colli e delineano il paesaggio.


Arte e natura in Toscana sono inscindibili. Ecco gli spunti per un viaggio nel passato, dal litorale costiero a boschi, alture, paesi dell’entroterra. Seguendo i passi di Etruschi e Romani, fra giacimenti archeologici avvolti da paesaggi grandiosi e sorgenti termali che sgorgano dai tempi più antichi.


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Il borgo di San Casciano dei Bagni, nella Val di Chiana senese


San Casciano ai Bagni: opere d’arte ritrovate


Dal Medioevo agli splendori del Rinascimento, il tempo ha lasciato segni indelebili sul territorio toscano. Qui il passato continua a stupire e affiorare.





 


È cronaca recente la più grande scoperta archeologica in Italia, mezzo secolo dopo il ritrovamento dei Bronzi di Riace: 24 statue bronzee votive etrusco-romane emerse dal fango a San Casciano ai Bagni.


La grande scoperta


Il lavoro di un archeologo è paragonabile a quello di un investigatore. Parte dagli indizi per ricostruire una trama, una storia, un mondo perduto. È quello che è accaduto nel borgo termale dall’epopea etrusca di San Casciano dei Bagni, nella Val di Chiana senese.


Qui fra distese di verde, colline e calanchi, alle pendici del Monte Cetona un team di archeologi tenaci e 40 studenti italiani, europei e americani lavorava da tempo nel santuario termale etrusco-romano e aveva portato alla luce il Tempio di Apollo con migliaia di monete votive, emesse anche dalla Zecca di Roma.


Poi nel novembre 2022, la grande scoperta: dal fango sono spuntate 24 statue di bronzo (dal II sec. a.C). Etruschi e Romani, convinti del potere taumaturgico dell’acqua, avevano consacrato le sorgenti come luogo di culto, non solo di guarigione.


Con l’avvento del cristianesimo la grande vasca fu chiusa da blocchi e colonne di travertino, e sono state proprio queste barriere a conservare intatto il patrimonio appena ritrovato. Che si potrà ammirare solo fra due anni, in un futuro, nuovo museo dedicato.


Intanto, si può visitare l’area archeologica, con resti di mura, sezioni di colonne e naturalmente le terme pubbliche dei Romani che, come quelle di oggi, venivano alimentate dalle sorgenti di cui San Casciano è ricca (ben 42) e che ne fanno il più grande comprensorio termale d’Europa.


La nuova campagna di scavo del 2023 a San Casciano, poi, ha portato alla luce un altare in travertino con iscrizione bilingue etrusco-latino di carattere pubblico, ovvero cita la fonte (considerata sacra e calda) sia in etrusco sia in latino, un raro esempio di iscrizione bilingue (se ne contano solo una trentina in Etruria, ma quasi tutte funerarie). Questo elemento conferma la convivenza tra popoli diversi ancora agli inizi del I secolo d.C.


Anche se il più straordinario rinvenimento è stato fatto successivamente, nell’ottobre 2023, quando sono  state portate alla luce, all’interno del tempio, le parti spezzate di una statua di marmo raffigurante Apollo con la lucertola. Con ogni probabilità la statua, quando il tempio fu chiuso con l’avvento della cristianizzazione agli inizi del V secolo d.C., non potendo essere protetta con le colonne di travertino, fu frammentata e poi coperta. Il culto di Apollo a San Casciano doveva certamente essere già molto diffuso a partire dal 100 a. C., come documenta la statua in bronzo danzante e con arco deposta nella vasca più antica, rinvenuta nell’autunno del 2022.


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Un frammento della statua di Apollo ritrovata a San Casciano ai Bagni nell’ottobre 2023


Populonia l’aristocratica


È il mare, tra il promontorio di Piombino e il Golfo di Baratti in provincia di Livorno, a regalare le suggestioni medievali del borgo di Populonia.


Il Parco archeologico di Baratti-Populonia


Le influenze etrusche e romane di Populonia si trovano nel Parco archeologico di Baratti-Populonia. Qui le poiane sorvolano le rovine, gli elicrisi tingono di giallo un paesaggio di macchia, lecci e querce.


Il miglior Baedeker di questo parco è la Geografia di Strabone, che ben racconta attorno al 20 d.C. la storia di un’aristocrazia prospera grazie ai traffici marittimi e all’estrazione dell’ematite.


“Populonia fu costruita su un alto promontorio a precipizio sul mare. Ho visto anche quelli che lavorano il ferro portato dall’Elba: non può essere trattato in fornace e fuso nell’isola, e viene portato subito dalle miniere sul continente“. L’integrità delle vestigia si deve proprio alle scorie ferrose che le hanno conservate.


Cosa vedere nel Parco archeologico di Baratti-Populonia


La visita del Parco inizia con la piana di San Cerbone occupata dalla necropoli (VII-IV secolo a.C.) e dai sepolcri a tumulo dei principi etruschi. La più monumentale, la Tomba dei Carri, è di circa 28 metri, con un dromos (corridoio) che conduce alla camera funeraria e una cupola a cerchi concentrici quasi ipnotica.


La Tomba del Bronzetto ha le sembianze di un piccolo tempio, mentre quella dei Colatoi prende il nome dai colini in bronzo per filtrare il vino, che gli Etruschi consumavano nei simposi, omaggiando Fufluns, divinità paragonabile al Dioniso greco.


Spostandosi verso le colline boschive del Parco di Baratti si incontra la Necropoli delle Grotte (IV-II secolo  a.C.), con tombe ipogee scavate nell’arenaria. Nell’abbraccio tra il promontorio e il golfo si staglia l’acropoli dell’antica città-stato etrusca di Populonia, che regala una vista grandiosa sulla costa e testimonia il passaggio a colonia romana.


Infatti, ecco i resti dei templi e di una grande domus, l’Edificio delle Logge, con il ninfeo monumentale e le terme pubbliche. La zona è ancora una meta termale con centri a Sassetta e Venturina.


Lungo il sentiero fino al mare


Dal parco archeologico, poi, si accede direttamente alle spiagge di Baratti: il sentiero 301 scende in venti muniti all’angolo marino più selvaggio, la Buca delle Fate.


A casa del re


A Populonia si può fare un’esperienza di archeologia sperimentale, calandosi nella vita della potente aristocrazia etrusca. È la Casa del re, ricostruita in scala reale.


Entrando si notano due troni in vimini e legno su cui sedevano il lucumone, massima autorità politica nelle città-stato etrusche, e la sua sposa, davanti a un tavolino su cui poggiano delle tazze da libagione. Si tratta delle riproduzioni di quelle che, nei primi anni Duemila, gli archeologi portarono alla luce sul promontorio dell’antica città. Forse deposte in un simposio rituale per la sua fondazione, alla fine del IX secolo a.C., e per l’ascesa di un nuovo potere. Per gli Etruschi il vino era una bevanda sacra e il suo consumo un rito per sancire alleanze, giurare fedeltà.


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The Sense Experience Resort, circondato da una pineta, non lontano dagli scavi di Vetulonia


Vetulonia, un borgo fra gli ulivi


Prua a sud, seguendo il filo ideale dell’acqua, dal mare al lago salato di Prile, ormai prosciugato: così si arriva a Vetulonia, frazione di Castiglione della Pescaia. Erede dell’antica Vatl, uno dei siti etruschi più straordinari dell’intera regione, ora è un borgo fra gli ulivi.


L’antica Vatl


La Vatl storica, caduta in mani romane, era scomparsa fino agli ultimi decenni dell’Ottocento. Poi Isidoro Falchi, medico e grande appassionato di archeologia, ne ritrovò le tracce in un documento all’Archivio di Stato senese in cui si nominava la città.


Nello stesso anno, il 1880, Falchi scovò la scritta Vatl su alcune monete, dando inizio a una fortunata campagna di scavi che riportarono alla luce Vetulonia e le sue mura ciclopiche (III-II secolo a.C.).


Le mura ciclopiche di Vetulonia


Delle antica mura ciclopiche sopravvivono oggi circa 30 metri fra due torri medievali nella parte alta del paese. Le ricerche archeologiche proseguirono per decenni, ancora la città è un cantiere aperto e non tutte le vestigia sono visitabili.


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Una sala del Museo Isidoro Falchi, a Vetulonia.


Visita al Museo Isidoro Falchi


Prima di godere del paesaggio lungo la Via dei Sepolcri che porta alle tombe monumentali, bisogna entrare nel Museo Isidoro Falchi per ammirare la strepitosa collezione di gioielli in oro, ambra e rame e scoprire due curiosità.


I gioielli del Museo


La prima, è il fregio che rimanda alle avventure degli Argonauti trovato nella Domus Medea. L’altra, è un pendente nettaunghie di bronzo appartenuto a una nobile etrusca e acquistato da Eugenio Montale per la sua compagna, Irma Brandeis-Clizia.


Il museo è piccolo, solo sette sale, ma encomiabile, organizzato per i non vedenti che possono toccare veri reperti.


All’uscita, via alla scoperta dei sepolcreti, tombe a camera formate da lastroni monolitici: il più famoso, quello di Pietrera, largo 60 metri, ha restituito un tesoro di gioielli e sculture etrusche, anche se per secoli è stato usato come cava di sassi per i muretti a secco.


Il suono ritrovato


Al Museo Isidoro Falchi di Vetulonia c’è anche una ricca sezione dedicata alla musica, arte che aveva un ruolo fondamentale nella cultura etrusca, nei simposi dedicati all’otium o nelle trattative politiche.


Nel museo è stato realizzato un flauto uguale a quello di 2.600 anni fa e ne è stato riprodotto il suono, grazie alle ricerche condotte da esperti e dalla direttrice del museo, Simona Rafanelli.


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Una delle Vie Cave, percorsi scavati nella roccia, di Sorano.


I borghi del tufo


Filari di viti si intrecciano all’ocra delle colline del Fiora, nella Maremma grossetana, ove si aprono le vie del tufo. Strade intagliate in questa roccia magmatica, friabile, sin dai primi insediamenti etruschi. Sono le Vie Cave, create dall’uomo e dalla natura, meta di trekking emozionali fra felci, licheni, tracce archeologiche e silenzio.


Trekking nella storia


I percorsi sono tanti e si presentano come corridoi a cielo aperto, lunghi al massimo un chilometro, larghi dai due ai quattro metri e con pareti alte 20. Sentieri rituali e mistici? Passaggi strategici in caso di invasioni nemiche? Corridoi idrici collegati ai villaggi agricoli?


Non c’è certezza sul loro passato, solo su un presente di cammini suggestivi, da imboccare partendo dai borghi tufacei e incantati di Sorano, Sovana e Pitigliano.


Il borgo di Sorano e la sua fortezza


A sovrastare da una rupe il borgo di Sorano è la fortezza Orsini (XII secolo), l’unica mai espugnata nella zona, in parte museo, in parte labirinto di gallerie sotterranee visitabili.


Qui è imperdibile la stanza di Niccolò IV Orsini affrescata con grottesche e lo spartito di un madrigale. Nel borgo si trovano anche 23 tombe etrusche ipogee.


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Una stradina nel centro di Pitigliano © Getty Images


Il borgo di Pitigliano


Ma forse il borgo di tufo più scenografico è Pitigliano, detta la piccola Gerusalemme perché nel XVI secolo fu rifugio per gli ebrei espulsi dallo Stato Pontificio e da Firenze, e ancora oggi si fa flanella nel loro quartiere con sinagoga.


Da vedere l’acquedotto mediceo e il singolare Museo archeologico Manzi, che si dipana all’aperto, collegando la “citta dei vivi”, ossia gli antichi insediamenti urbani, con le necropoli.


Borgo Sovana Toscanastatic2-viaggi.corriereobjects.it/wp-content/uploads/2023/12/Borgo-Sovana-Toscana-200x300.jpg.webp?v=17... 200w" data-sizes="auto" data-src-webp="https://static2-viaggi.corriereobjects.it/wp-content/uploads/2023/12/Borgo-Sovana-Toscana.jpg.webp?v=1702542716" data-srcset-webp="https://static2-viaggi.corriereobjects.it/wp-content/uploads/2023/12/Borgo-Sovana-Toscana.jpg.webp?v=1702542716 533w, static2-viaggi.corriereobjects.it/wp-content/uploads/2023/12/Borgo-Sovana-Toscana-200x300.jpg.webp?v=17... 200w" />
Una veduta su Sovana e il paesaggio intorno


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