I piedi del gigante non sono ancora d'argilla, ma neppure più d'acciaio. L'esplosione della tv generalista - quella che ci entra in casa da oltre mezzo secolo - fino a ieri era solo nelle previsioni dei futurologi: oggi invece è nei numeri. Negli Stati Uniti, ad esempio, nell'ultimo anno i network tradizionali hanno visto calare gli ascolti del 13,2 per cento nella fascia tra i 18 e i 49 anni. E in Italia, per la prima volta da quando sono nate le tv commerciali, i canali via etere sono scesi sotto il 50 per cento nella torta della raccolta pubblicitaria globale: il segno di una tendenza che costringe i broadcaster a pensare nuove strategie.
Già, ma quali? All'estero i grandi network stanno reagendo facendo propri i tre punti di forza della nuova tv: convergenza con il Web, programmi on demand (cioè che l'utente può vedere quando vuole, indipendentemente dai palinsesti) e spazio ai contenuti prodotti dagli utenti. Prendete un gigante come l'americana Nbc: il suo boss Jeff Zucker prima ha deciso di distribuire alcuni suoi rotocalchi su iTune, il servizio audiovideo su Internet di Apple, poi ha stretto un accordo con un altro gigante dell'etere - la News Corporation di Rupert Murdoch - per un progetto già ribattezzato 'YouTube Killer': un servizio di video on demand in cui si mescolano contenuti professionali a contributi degli spettatori e che dovrebbe vedere la luce in autunno. Lo dirige un manager internettiano di lungo corso come Jason Kilar (già in Amazon) e avrà sinergie con il sito di social network MySpace (sempre di Murdoch), i cui utenti potranno usare nelle loro 'camerette virtuali' degli spezzoni dei contenuti di Nbc.
Diversa la strategia di un altro network Usa, la Cbs. Che dopo aver tentato la strada della distribuzione diretta dei propri programmi in Rete (con il servizio Innertube sul sito
cbs.com) nel maggio scorso ha cambiato strada chiudendo Innertube e lanciando il Cbs Interactive Audience Network: un sistema con cui concede il suo materiale in distribuzione a una decina di grossi siti Web, tra cui la Web tv Joost (l'ultima creatura degli inventori di Skype), ricevendo in cambio una parte del ricavato pubblicitario. I qatarioti di Al Jazeera, invece, hanno appena stretto un accordo con YouTube per la distribuzione in Rete di parte dei suoi contenuti sia in inglese sia in arabo. Il boom del Web 2.0, quello i cui contenuti sono generati dagli utenti, ha poi portato a sperimentazioni come toontown.com, un canale Disney che permette ai ragazzi di creare i propri personaggi animati, mentre in Italia nascono Web tv locali come la milanese C6 che racconterà la vita metropolitana attraverso i video girati (anche con i telefonini) dai suoi spettatori; e in Francia è stato lanciato il canale Perso Free, che offre l'opportunità a tutti di diventare autori con contenuti da condividere sul pc.
Insomma, grande è il disordine sotto il cielo della tv e le molteplici strategie danno l'idea di una navigazione ancora un po' a vista. Nei broadcaster tradizionali s'insinua anche una certa paura ad affrontare l'ignoto, come emerge dai continui tagli alle spese (Nbc ha varato un piano per risparmiare 750 milioni di dollari nel 2008 e ha appena mandato a casa 700 persone). Per contro, i fornitori di servizi Web e le aziende hi tech sperano di sfruttare l'evoluzione verso l'on demand commercializzando le proprie piattaforme: il modello 'tv personalizzata' vede già attivi player come il citato Joost (cento canali su Internet)e il suo competitor Babelgum, l'invenzione dell'ex patron di Fastweb Silvio Scaglia (sarà lanciata la primavera prossima).
Poi c'è il gigante Microsoft, che si sta muovendo in due direzioni: da un lato con un servizio per vedere infiniti canali sul pc o sul mobile via Internet (quindi concorrente di Joost e Babelgum) che si chiama LiveStation e vedrà la luce in ottobre; d'altro lato con un sistema battezzato Mediaroom che ci consentirà di conservare in un unico database tutti i video - dai film agli eventi sportivi, fino ai filmini delle vacanze e le foto - per vederseli e rivederseli sull'apparecchio di casa (non il pc, dunque, ma la vecchia tv) quando si vuole.