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Dove va la TV

Ultimo Aggiornamento: 14/07/2007 14:17
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14/07/2007 14:15

dossier L'Espresso
I piedi del gigante non sono ancora d'argilla, ma neppure più d'acciaio. L'esplosione della tv generalista - quella che ci entra in casa da oltre mezzo secolo - fino a ieri era solo nelle previsioni dei futurologi: oggi invece è nei numeri. Negli Stati Uniti, ad esempio, nell'ultimo anno i network tradizionali hanno visto calare gli ascolti del 13,2 per cento nella fascia tra i 18 e i 49 anni. E in Italia, per la prima volta da quando sono nate le tv commerciali, i canali via etere sono scesi sotto il 50 per cento nella torta della raccolta pubblicitaria globale: il segno di una tendenza che costringe i broadcaster a pensare nuove strategie.

Già, ma quali? All'estero i grandi network stanno reagendo facendo propri i tre punti di forza della nuova tv: convergenza con il Web, programmi on demand (cioè che l'utente può vedere quando vuole, indipendentemente dai palinsesti) e spazio ai contenuti prodotti dagli utenti. Prendete un gigante come l'americana Nbc: il suo boss Jeff Zucker prima ha deciso di distribuire alcuni suoi rotocalchi su iTune, il servizio audiovideo su Internet di Apple, poi ha stretto un accordo con un altro gigante dell'etere - la News Corporation di Rupert Murdoch - per un progetto già ribattezzato 'YouTube Killer': un servizio di video on demand in cui si mescolano contenuti professionali a contributi degli spettatori e che dovrebbe vedere la luce in autunno. Lo dirige un manager internettiano di lungo corso come Jason Kilar (già in Amazon) e avrà sinergie con il sito di social network MySpace (sempre di Murdoch), i cui utenti potranno usare nelle loro 'camerette virtuali' degli spezzoni dei contenuti di Nbc.

Diversa la strategia di un altro network Usa, la Cbs. Che dopo aver tentato la strada della distribuzione diretta dei propri programmi in Rete (con il servizio Innertube sul sito
cbs.com) nel maggio scorso ha cambiato strada chiudendo Innertube e lanciando il Cbs Interactive Audience Network: un sistema con cui concede il suo materiale in distribuzione a una decina di grossi siti Web, tra cui la Web tv Joost (l'ultima creatura degli inventori di Skype), ricevendo in cambio una parte del ricavato pubblicitario. I qatarioti di Al Jazeera, invece, hanno appena stretto un accordo con YouTube per la distribuzione in Rete di parte dei suoi contenuti sia in inglese sia in arabo. Il boom del Web 2.0, quello i cui contenuti sono generati dagli utenti, ha poi portato a sperimentazioni come toontown.com, un canale Disney che permette ai ragazzi di creare i propri personaggi animati, mentre in Italia nascono Web tv locali come la milanese C6 che racconterà la vita metropolitana attraverso i video girati (anche con i telefonini) dai suoi spettatori; e in Francia è stato lanciato il canale Perso Free, che offre l'opportunità a tutti di diventare autori con contenuti da condividere sul pc.

Insomma, grande è il disordine sotto il cielo della tv e le molteplici strategie danno l'idea di una navigazione ancora un po' a vista. Nei broadcaster tradizionali s'insinua anche una certa paura ad affrontare l'ignoto, come emerge dai continui tagli alle spese (Nbc ha varato un piano per risparmiare 750 milioni di dollari nel 2008 e ha appena mandato a casa 700 persone). Per contro, i fornitori di servizi Web e le aziende hi tech sperano di sfruttare l'evoluzione verso l'on demand commercializzando le proprie piattaforme: il modello 'tv personalizzata' vede già attivi player come il citato Joost (cento canali su Internet)e il suo competitor Babelgum, l'invenzione dell'ex patron di Fastweb Silvio Scaglia (sarà lanciata la primavera prossima).

Poi c'è il gigante Microsoft, che si sta muovendo in due direzioni: da un lato con un servizio per vedere infiniti canali sul pc o sul mobile via Internet (quindi concorrente di Joost e Babelgum) che si chiama LiveStation e vedrà la luce in ottobre; d'altro lato con un sistema battezzato Mediaroom che ci consentirà di conservare in un unico database tutti i video - dai film agli eventi sportivi, fino ai filmini delle vacanze e le foto - per vederseli e rivederseli sull'apparecchio di casa (non il pc, dunque, ma la vecchia tv) quando si vuole.
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14/07/2007 14:16

L'idea di Bill Gates parte dalla convinzione cioè che la gente non lascerà mai del tutto lo schermo tradizionale per il pc, almeno nella fruizione di eventi come film, partite e così via. Quindi l'obiettivo è (anche) usare Internet e i nuovi software perché lo spettatore fruisca della tv on demand sull'apparecchio di casa, sul divano o in poltrona. Lo stesso principio sta dietro il decoder Apple tv, che consente di guardare in tv i video presenti nella 'libreria' di iTunes del computer (compresi, grazie a un recente accordo, quelli che passano su YouTube). E qualcosa di simile si può anche fare con la console per videogiochi Wii di Nintendo.

In Italia i maggiori broadcaster per ora si muovono con grande cautela. A Mediaset (vedere intervista a pagina 37) sono convinti che il futuro del consumo video sia duplice: da un lato quella che loro chiamano 'snack tv' (cioè clip veloci, soprattutto prodotti dagli utenti ma anche professionali) che si guarderanno al pc o sul telefonino; dall'altro invece i prodotti lunghi e strutturati - tipo film, talk show, eventi sportivi eccetera - che saranno sempre goduti in modo 'passivo' e rilassato sul vecchio apparecchio. Ma anche a Cologno sono consci che il consumatore vuole essere sempre più libero dai palinsesti preconfezionati e per questo dall'autunno prossimo faranno partire la rivoluzione Vod (video on demand) articolata su tre fasi: nella prima saranno proposti solo alcuni serial (tipo 'Csi'), nella seconda (entro la fine dell'anno) sarà disponibile tutto il palinsesto del Biscione, nella terza si potrà scaricare a pagamento l'intero archivio Mediaset inclusi i film: è quella che a Cologno chiamano "l'opzione Blockbuster" e costituisce lo scenario più avanzato. Dopodiché sarà il consumatore a decidere se vedere i contenuti sul pc oppure se trasferirli sulla tv tradizionale con i vari strumenti esistenti o in arrivo.

In termini di archivio il giacimento più ricco è quello della Rai, che tuttavia sconta un ritardo culturale (l'intervista). La tv di Stato è messa meglio però nel progetto per l'utilizzo dei contenuti prodotti dagli utenti: il portale RaiClick sta per lanciare un software simile a YouTube (ma suddiviso in canali tematici) per ospitare i clip mandati dagli internauti. L'idea è usare le sinergie con i canali tv 'normali', che inviteranno gli utenti a inviare i video e che poi potranno ospitare i contributi migliori. Il progetto dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2007.

Anche Mediaset sta pensando di utilizzare i materiali creati dagli spettatori già a partire dalla prossima stagione televisiva, in via sperimentale e su alcune trasmissioni come 'Le Iene' (il progetto si chiama 'Iena per un giorno' e ci lavora Davide Parenti), o 'Amici', che lancerà il servizio 'Talent One': i ragazzi saranno invitati a mandare video delle loro esibizioni artistiche (aspiranti cantanti, attori, imitatori eccetera). I clip verranno messi on line sul sito di Mediaset e sottoposti al giudizio degli internauti per scegliere quali potranno passare anche in tv.

Il notiziario serale della network CbsIn questo percorso il canale più avanti è Mtv, che ha il target giusto (quello giovanile) e può avvalersi delle strutture di Telecom Italia Media. Mtv utilizzerà sia il suo sito Mtv.it sia Qoob.tv (sempre di Telecom) per coltivare quella che Gian Paolo Tagliavia, responsabile multimedia, chiama "factory creativa": cioè lo scouting di singoli o gruppi che producono contenuti (dalle animazioni ai video musicali) da trasmettere poi sia sul Web sia sulla tv tradizionale. Per quanto riguarda l'on demand, invece, le tv di Telecom possono essere fruite solo via pc, o sul portale di Alice o su YouTube, con cui hanno stretto un accordo.

Diverse le mosse di Sky, che punta sulla personalizzazione dei palinsesti attraverso la diffusione del decoder MySky: un accrocco che ricalca il TiVo (popolarissimo in America) e permette di fermare e riavviare quello che va in onda e di programmare la registrazione di eventi futuri da vedersi poi quando si vuole. MySky consente anche di bypassare gli spot e di ordinare una registrazione dal sito di Sky.
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14/07/2007 14:17

Ma per quanto riguarda l'on demand sulla vecchia tv in Italia l'attore principale resta Fastweb, che (attraverso Internet) porta sullo schermo tradizionale molti contenuti: un esperimento di nicchia - gli abbonati sono circa 170 mila - che però rappresenta la strada verso cui s'indirizza gran parte del consumo futuro di tv. Il sistema ha il vantaggio di non dover scaricare nessun software (basta collegare alla tv un decoder) ma ha lo svantaggio di offrire solo i contenuti concordati tra Fastweb e i broadcaster, e non permette all'utente di scegliersi i video in Internet che preferisce.

E questo è un altro aspetto su cui dibattono i massmediologi: cioè se alla fine in tv prevarranno i modelli aperti (tipo YouTube) o quelli in cui sono gli editori a proporre una selezione. O se ancora, come appare più probabile, alla fine ci sarà un'infinita 'biodiversità' di modalità audiovideo: sul telefonino in differenti formati, con il digitale terrestre e satellitare, via Web tv e Iptv, più magari altre piattaforme ancora da inventare e con la variante (sul grande schermo) dell'alta definizione e del 3D. E tutte queste 'new thing' si spartiranno, frammentandola, l'eredità della vecchia televisione analogica.

di Alessandro Gilloli e Paolo Pontoniere
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