Grandi rossi, bianchi da amare, perfette bollicine. Trentotto indimenticabili bicchieri, dal Brunello di Montalcino alla Falanghina, dal Pinot Nero al Franciacorta, dal Cabernet al Porto, dal Syrah all’Amarone, dal Barbaresco al Tokaji, dal Primitivo di Manduria allo Champagne.
Ci sono molti libri che si propongono di abbinare un vino a un piatto, ma questo vuole abbinare il vino alla vita, tutta intera. Non solo racconta di ogni vino che storia ha, da dove viene – e spesso sono racconti e aneddoti tanto straordinari da sembrare impossibili, epici o drammatici, romantici e guerreschi, erotici ed eroici – ma soprattutto che sensazioni offre, cosa dice a tutti noi oggi, mentre lo beviamo, e in quale momento dell’esistenza ci può accompagnare. Perché la terra conosce profondità che l’uomo non immagina.
Utile e seducente al tempo stesso, un nuovo viaggio nella filosofia del vino, della vite, della vita, dedicato a quanti hanno compreso che non si beve per dimenticare, ma per ricordare.
Vinosofia. La giusta temperatura della vita. Il giusto frutto, nella giusta occasione. Chissà che non sia proprio questa la più autentica e appropriata Guida dei Vini.
Formato 13x21 cm
Pagine 400
Data di pubblicazione ottobre 2008
ISBN 978-88-566-0203-6
E
Roberto G. Colombo, chitarrista e filosofo, dopo Django Reinhardt, affronta il "caso Christian", un maestro della sei corde che ha influenzato, più di ogni altro, pletore di chitarristi e non solo. Ci si aspetterebbe un approccio classico: biografia, stile, musica. E invece Colombo parte da altre angolazioni, punti di vista da astuto "criminologo" che sfuggono all'osservatore medio. Non si fa della vita dell'artista una cronaca a-la-tuttoilcalciominutoperminuto e della sua opera un'autopsia dalla quale desumere ogni possibile causa/effetto su scrittura, interpretazione, tecnica. Non c'è smania di identificare elementi biografici in modo maniacale, bensì vi è una nutrita serie di considerazioni estetiche, stilistiche, del modus operandi di Christian effettuato innanzitutto attraverso un parallelo - lungo tutta la storia - tra i principali esponenti della chitarra nel jazz. Sono dei veri e propri "combattimenti" diretti, tra chitarristi abbinati in modo attento. Avvincente e dettagliato il confronto tra Kessel e Farlow, ad esempio, o il duello di fioretto tra Jimmy Raney e Jim Hall; à-la-Clay vs. Frazier quello tra Wes Montgomery e Kenny Burrell e solo apparentemente amichevole e impari quello tra Herb Ellis e Joe Pass. Non si lesinano poi giustificate e condivisibili - ma feroci - critiche come nel caso di Charlie Byrd planando infine nella conciliante e rassicurante perfezione metronomica della "sintesi" Freddie Green. Sono tutti confronti entusiasmanti in cui l'autore fornisce innumerevoli parametri comparativi che non incespicano in accostamenti tecnico-stilistici, ma spaziano nel mistero della sfera creativa e nelle influenze che possano essere riconducibili alla radice identificata nei due basilari precursori: Django Reinhardt e, appunto, Charlie Christian.