Ingmar Bergam "persona" (1966)
"Credi che non ti capisca?
Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento.
Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te. E vigile. E nello stesso tempo ti rendi conto dell’
abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa.
Provoca quasi un senso di vertigine il timore di vedersi scoperta. Vero?
Di vedersi messa a nudo, smascherata, riportata ai suoi giusti limiti, poiché ogni parola è menzogna, ogni gesto falsità, ogni sorriso una smorfia.
Qual è il ruolo più difficile? Togliersi la vita? Ma no!
Sarebbe poco dignitoso, meglio
rifugiarsi nell’immobilità, nel mutismo, si evita di dover mentire, oppure…mettersi al riparo dalla vita, così non c’è bisogno di recitare, mostrare un volto finto o fare gesti voluti. Non ti pare?
Questo è ciò che si crede.
Ma non basta celarsi, perché vedi: la vita si manifesta in mille modi diversi ed è impossibile non reagire.
A nessuno importa sapere se le tue reazione sono vere oppure false, sincere o bugiarde. Solo a teatro il problema si rivela importante, e forse neanche li.
Io ti capisco Elisabeth, capisco il tuo silenzio, questa tua immobilità.
E perché abbia
elevato a sistema di vita la tua assurda apatia. Capisco e quasi ti ammiro. Secondo me devi continuare a
recitare la tua parte fino in fondo.
Finché essa non perda il suo interesse e abbandonarla, così come sei abituata a fare, passando da un ruolo all’altro."