Poichè non conosciamo la natura della chiaroveggenza,un esame e una classificazione della fenomenologia possono essere fatti solo da un punto di vista esteriore,che tenga conto delle affinità e delle diversità più appariscenti,ma che può anche avvicinare fenomeni di per sè diversi e distinguere fenomeni affini.Una tale classificazione,tuttavia,non deve essere considerata inutile perchè,distinguendo le varie modalità esteriori con cui il fenomeno può presentarsi,possiamo metterci in grado di compiere analisi e confronti e forse di raggiungere la natura del fenomeno.Si tratta dunque di una classificazione di lavoro che rimane aperta ancora a tutte le conclusioni possibili.
Possiamo anzitutto considerare e classificare la fenomenologia a seconda delle varie pratiche seguite dai soggetti sensitivi per ottenerla:è la classificazione più antica e più ovvia,oggi scarsamente seguita perchè si giudica che tali pratiche, evidentemente personali,spesso servono solo al sensitivo per ottenere uno stato di trance e non hanno valore per se stesse.Tuttavia può essere questo un giudizio semplicistico.
Quando lo stregone di una tribù primitiva canta nenie o fa suffumigi prima di dare i suoi responsi chiaroveggenti,sembra evidente che la ritualistica abbia il solo scopo di condurlo in uno stato ipnotico autoindotto;lo stesso si può dire del sensitivo che,per "vedere" ,ha bisogno di comprimersi i bulbi oculari con le palme,o di premersi leggermente la carotide con le dita o di massaggiarsi le tempie e così via.Ma già quando un sensitivo richiede di toccare un oggetto appartenuto alla persona su cui si deve concentrare la sua attenzione chiaroveggente,o che sia stato a contatto con un altro oggetto che deve localizzare,ci si può chiedere se si tratti solo di una pratica iniziatoria al fenomeno e conduttrice a uno stato di trance,o se invece non si sia già nel vivo del fenomeno stesso.
Dire che si tratta di un "appoggio",non è dire molto;l'Osty ,che fece intelligenti studi sulla
chiaroveggenza tattile,escluse che tra l'oggetto toccato e l'atto chiaroveggente ci fossero rapporti essenziali:tale oggetto,infatti,anche se ha avuto contatti con ciò verso cui si rivolge la ricerca,è rimasto completamente estraneo al fatto che deve essere riconosciuto chiaroveggentemente e non ha avuto alcun rapporto con esso.
Stringere,a esempio,la sciarpa di una persona scomparsa sembra che non possa entrare a fare parte essenziale dell'atto chiaroveggente con cui deve essere localizzata quella persona,perchè lo scomparso non aveva con sè la sciarpa quando si è allontanato da casa.Ma non possiamo assolutamente esserne certi.Quando poi l'appoggio sembra entrare a far parte essenziale dell'atto chiaroveggente,come a esempio nella
cristallomanzia,nella
cartomanzia, nella
chiromanzia, nell'
astrologia,,è molto dubbio che esso serva solo a stimolare questo atto provocando una trance.E' stato affermato che,sebbene le regole per l'interpretazione delle carte o dell'oroscopo siano alla portata di tutti,solo i veri sensitivi riescono a valersene per giungere a una chiaroveggenza:quindi quelle pratiche servono solo a "indurre" ipnoticamente l'atto chiaroveggente e valgono quanto le nenie e i suffumigi dello stregone.
Questo tuttavia non toglie che tra la disposizione e i valori delle carte o degli astri e la risposta del cartomante o dell'astrologo risulti quasi sempre una corrispondenza logica talora molto evidente,così da essere indotti a pensare che,in questi casi,il fenomeno chiaroveggente si complichi con altri fenomeni.
Fine settima parte.