E' il capolavoro che le Giornate del Cinema Muto di Sacile hanno presentato in una bellissima copia recentemente restaurata dal Museum of Modern Art di New York,completa delle sue 14 sequenze - per un totale di 12 minuti - e del famosissimo primo piano del bandito che guarda il pubblico e gli sparacon la sua pistola a tamburo.Un'immagine,a colori,che conclude la storia di una rapina al treno,dopo l'uccisione dei rapinatori e il recupero della refurtiva,ma al tempo stesso apre un nuovo orizzonte drammatico: è un incubo a occhi aperti,la paura collettiva materializzata in un volto,un monito agli spettatori perchè rimangano sempre guardinghi,o addirittura il ribaltamento negativo dello
happy end di prammatica,allora come oggi?
Sta di fatto che questo primo piano,improvviso e narrativamente immotivato,conclude splendidamente un film che si fa ammirare, a cent'anni di distanza,non solo per lo stile fotografico e l'abilità del regista,ma anche per l'efficacia della ricostruzione spettacolare di un evento drammatico: una ricostruzione che pare un documentario per concisione narrativa e precisione dei particolari;ma che è invece,al di là della contestata primogenitura,il più bel film realizzato allora.
In questo senso può essere considerato il capostipite di un genere,il western appunto,che diverrà nel volgere di qualche decennio uno dei generi più importanti del cinema hollywoodiano,grazie a maestri come
John Ford,e non solo hollywoodiano - si pensi ai cosiddetti
spaghetti western italiani e all'opera di
Sergio Leone.
Quello che fu definito "il cinema americano pre eccellenza",perchè interpretava e rappresentava non soltanto la storia degli Stati Uniti,la conquista della frontiera,la distruzione di un popolo,i pellerossa;ma anche e forse soprattutto lo spirito di una nazione,il coraggio individuale,la nascita di una comunità.