Geopolitica

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04/03/2004 18:54

CRONISTORIA

1929 Nasce il Regno di Jugoslavia.

1941 Jugoslavia invasa dai nazisti.

1945 Nasce la Repubblica federativa
jugoslava, guidata dal maresciallo Tito

1980 Morte di Tito.

1991 Slovenia e Croazia si dichiarano
indipendenti. Le truppe federali, agli
ordini del presidente Milosevic, difen-
dono l'integrità dello Stato jugoslavo

1992 Anche la Bosnia-Erzegovina secede
dalla Jugoslavia. Il conflitto degenera
nella più cruenta crisi europea del do-
poguerra: 300.000 morti in 4 anni.

1995 Gli accordi di Dayton pongono fine
alla guerra di Bosnia. Persa anche la
Macedonia, sotto la bandiera jugoslava
restano solo Serbia e Montenegro.

1998 Riesplodono le violenze in Kosovo,
dove la maggioranza albanese della po-
polazione chiede il ripristino dell'au-
tonomia, soppressa da Belgrado.

1999 Dopo un lungo braccio di ferro con
Milosevic, la Nato conduce e vince la
guerra in Kosovo; l'Onu impone un pro-
tettorato sulla provincia.

2000 Una rivolta popolare destituisce
Milosevic, che viene consegnato al Tri-
bunale penale internazionale dell'Onu.

2000 Elezioni politiche in Serbia: vin-
ce la coalizione di 18 partiti guidata
dal presidente Kostunica.

2001 Il Montenegro annuncia più volte
di voler indire un referendum sull'au-
todeterminazione dalla Serbia.

2002 Elezioni politiche in Montenegro:
vincono i secessionisti di sinistra.

2003 Serbia e Montenegro approvano la
nuova Costituzione, che segna un ulte-
riore passo verso l'indipendenza delle
due repubbliche.

Marzo 2003 Il premier serbo,Zoran Djin-
djic
, viene assassinato a Belgrado.
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04/03/2004 21:26

CARTA D'IDENTITA'


Capitale: Belgrado

Superficie: 102.173 kmq

Popolazione: 10,6 milioni di abitanti
Aspettativa di vita: 74 anni

Crescita economica: +4,0%
Reddito p.c.: 1.400 $ (Italia 18.960 $)
Inflazione: +19,0%

Tasso di disoccupazione: 32% popolaz.

Dopo dieci anni di guerre,la federazio-
ne jugoslava è stata abolita.Al suo po-
sto,i due Stati di Serbia e Montenegro,
confederati con un accordo triennale.

[Modificato da texdionis 04/03/2004 21.26]

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06/03/2004 19:07

EUROPA


IMMIGRAZIONE,NUOVE POLITICHE EUROPEE
Per sette anni, gli attuali membri dell'Ue hanno la possibilità di bloccare i flussi migratori provenienti da 8 dei 10 Stati che a maggio entreranno a pieno titolo nella grande famiglia europea.
La norma, in deroga al Trattato sulla libera circolazione delle persone, è nata per il timore,espresso da più parti,di un riversamento in massa di lavoratori dai Paesi dell'ex patto di Varsavia. Cipro e Malta sono stati esclusi in virtù della loro scarsa popolazione.
Il periodo di 7 anni è stato fissato nella speranza che esso basti a ridurre al minimo il divario sociale ed economico esistente oggi tra Est e Ovest.

L'entrata nell'Ue di 8 Paesi ex comunisti più Malta e Cipro del Sud arriva mentre molte società europee, in fase di transizione verso la multietnicità,cercano nuovi punti di equilibrio.
L'11 settembre e l'integralismo islamico hanno seminato nuove paure tra i cittadini,e costretto i governi europei a ridisegnare la mappa della sicurezza e riscrivere le politiche migratorie.
Così, mentre la Francia corre ai ripari in difesa di una laicità messa in pericolo dal radicalismo religioso, l'Olanda rivede le leggi sull'asilo politico,e Germania e Regno Unito si apprestano a rimpatriare migliaia di clandestini.
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06/03/2004 21:29

L'UE RASSICURA: NESSUN RISCHIO
Il rischio che centinaia di migliaia di disoccupati e diseredati dell'Est si riversino in Europa occidentale è basso.
Lo sostiene la Commissione Ue, che stima in circa un milione il numero di immigranti che, nei prossimi 5 anni, si trasferiranno verso Ovest. Peraltro, informa la Commissione, si tratterà in prevalenza di diplomati e laureati: una sorta di "fuga di cervelli". Alcuni dei nuovi Stati membri hanno espresso disappunto per restrizioni che "contrastano lo spirito dell'allargamento".
Nel 1986, l'ingresso di Spagna e Portogallo aveva suscitato in Francia timori simili, rivelatisi poi infondati.

Il rapporto Ue mostra che, al contrario di quanto si teme oggi, l'immigrazione avrà più effetti positivi che negativi sulle società di accoglienza.
"I Paesi che ricevono immigrazione -si legge- possono attendersi un'offerta di lavoro qualificata, per lo più di persone non sposate, che dovrebbe migliorare la loro base economica di breve periodo e socio-economica a lungo termine, con una struttura demografica migliorata". Lo studio preconizza inoltre un massiccio ritorno degli immigrati nelle loro terre d'origine nei 10 anni successivi
all'allargamento.


CRITICHE ALL'UE SU ASILO E RIFUGIATI Diverso il discorso sulle leggi relative all'asilo politico e all'immigrazione da Paesi terzi, oggetto di recenti revisioni in sede Ue.
Organizzazioni non governative e l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati hanno criticato il nucleo del sistema comune europeo del diritto d'asilo, perché modifica le leggi esistenti in peggio.
"Appoggiamo la decisione di armonizzare le leggi degli Stati Ue, purché migliorino le garanzie per i richiedenti asilo", osserva il Commissario Acnur, Lubbers. Nell'ultimo anno, le richieste di asilo politico e i rifugiati nei Paesi Ue sono calati del 30% circa.
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07/03/2004 00:46

L'OLANDA DEL DOPO PIM FORTUYN
Ogni straniero neo-comunitario potrà lavorare e fissare la sua residenza nei Paesi Bassi solo se sarà dimostrato che nessun olandese può svolgere l'attività per cui viene messo sotto contratto.
E' questo l'ultimo orientamento del governo Balkenende in vista dell'allargamento. L'Olanda sarà il primo presidente dell'Ue a 25, dal luglio prossimo.
In precedenza,l'esecutivo olandese aveva previsto di stabilire delle quote di complessivi 22.000 arrivi annui dai 10 nuovi Stati membri dell'Ue. Prima ancora, si era parlato di applicare da subito e senza restrizioni il Trattato sulla libera circolazione delle persone.


Un'altra legge che limita l'immigrazione nei Paesi Bassi è emblematica del disagio che attraversa alcuni settori della popolazione europea.
Essa prevede l'espulsione di migliaia di richiedenti asilo politico non in regola con i documenti.Il provvedimento riguarda circa 26.000 persone, giunte nel Paese prima dell'aprile 2001.
La nuova normativa, voluta dagli eredi del leader xenofobo Pim Fortuyn, è stata criticata delle Chiese e dai progressisti, che temono un regresso di quella che ancor oggi viene considerata come una delle società più tolleranti e aperte del mondo.


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07/03/2004 18:24

BLAIR: FUORI CHI NON HA UN LAVORO
I cittadini dei nuovi Stati Ue saranno espulsi dal Regno Unito se non potranno mantenersi,almeno per i prossimi 2 anni
A lungo Londra aveva promesso di non attuare limitazioni. Il premier Blair ha però poi motivato la decisione con il rischio che il Paese dovesse affrontare ondate di immigrati interessati solo a sfruttare i servizi sociali.
I nuovi arrivati saranno schedati in un apposito registro. Avranno diritto all'indennità di disoccupazione solo dopo un anno di lavoro continuativo, mentre da subito potranno fruire di altri servizi (assegni familiari, contributi per
l'alloggio, cure mediche).


COPENAGHEN FRENA GLI IMAM RADICALI Come altri Stati membri, la Danimarca era orientata a non imporre alcuna restrizione ai neo-cittadini dell'Ue.
In un secondo momento, però, il governo ha stabilito che, nei prossimi 5 anni,gli immigranti potranno recarsi nel Pa-
ese per 6 mesi in cerca di lavoro. Chi lo troverà avrà diritto al permesso di soggiorno,con tutti i vantaggi sociali.
Copenaghen ha poi annunciato di voler frenare l'arrivo di imam integralisti, cui ora saranno chiesti attestati di studio e l'autosufficienza economica. Il governo intende inoltre inasprire le pene per chi aiuta i clandestini o chi
si è visto rifiutare l'asilo politico.



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08/03/2004 00:31

COSI' NEGLI ALTRI PAESI UE
Austria e Germania sono i Paesi che intendono attuare le più forti restrizioni: le regole in vigore oggi, che considerano i nuovi cittadini dell'Ue come extracomunitari, rimarranno in vigore per altri 2 anni, con possibilità di estensione fino al 2009.
Stesso discorso, ma limitato a soli due anni, per Belgio, Lussemburgo e Spagna.Madrid ha però siglato un'intesa bilaterale con la Polonia.
In Grecia le leggi attuali rimarranno in vigore fino al 2006. Il governo che scaturirà dalle urne dopo il 7 marzo deciderà se estenderle ulteriormente.

La Francia aprirà le frontiere dal 2006 per i lavoratori dei settori in cui scarseggia la mano d'opera; per tutti gli altri ci si rimette ad accordi bilaterali. Nessuna restrizione per professioni più qualificate e studenti.
Italia, Portogallo e Svezia devono ancora rendere nota la loro posizione, ma sembrano orientate a estendere le leggi attuali per due anni.
Restrizioni per un anno in Finlandia,ma con possibile estensione a 7 anni.
L'unico Paese che apre da subito le sue porte è l'Irlanda, che però modificherà lo Stato sociale per evitare abusi.
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08/03/2004 12:16

OIM: NOVITA' NELL'EST EUROPEO
I maggiori flussi migratori verso l'Europa occidentale non proverranno dai 10 nuovi Stati membri, ma soprattutto da Bulgaria e Romania, candidati all'ingresso nel 2007.
Lo sostiene una ricerca dell'Oim (organizzazione mondiale per le migrazioni), sottolineando che comunque il fenomeno sarà transitorio e non avrà effetti destabilizzanti sul mercato del lavoro.Da qui a 5 anni è anzi previsto che,perdurando l'attuale contingenza positiva,ci sarà un arresto delle partenze.
In pochi anni,i rumeni hanno scalzato i marocchini quale primo gruppo nazionale tra gli stranieri residenti in Italia.

L'analisi prende in esame la situazione in 4 dei nuovi membri Ue.
La Slovenia era già terra di immigrazione interna quando faceva parte della Jugoslavia. Dalla fine degli anni '90,il tenore di vita relativamente elevato ha attirato un numero crescente di stranieri.Irrisoria la cifra degli emigrati o lavoratori frontalieri sloveni.
In una simile situazione si trova la Repubblica ceca. Qui la crescite economica ha trasformato una terra tradizionalmente di emigrazione in terra d'accoglienza: 231.000 gli immigrati calcolati nell'ultimo anno. In calo gli stagionali e i frontalieri cechi.

A dare maggiori preoccupazioni a Germania e Austria è la Polonia, il più popoloso tra i nuovi arrivati nell'Ue.
L'Oim nota che il numero dei polacchi che hanno lasciato definitivamente il loro Paese è notevolmente diminuito negli ultimi anni, in favore dell'emigrazione stagionale o temporanea.In aumento, invece, l'immigrazione da Russia,Ucraina, Bielorussia.
La Slovacchia è confrontata a un doppio problema: i clandestini che spingono al confine orientale e le spinte verso l'Europa occidentale.Oggi 100.000 slovacchi sono pronti a emigrare,ma anche qui la situazione sembra destinata a mutare.


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08/03/2004 14:16

L'UE VERSO UNA POLITICA COMUNE
Il 2004 segna la scadenza entro la qua-
le gli Stati membri dell'Ue dovranno
dotarsi di una piattaforma comune in
tema di immigrazione, come sancito dal
Trattato di Amsterdam nel 1999.

Lo stesso anno, al Consiglio di Tampe-
re, i Quindici decisero di cercare una
soluzione che regolasse i flussi migra-
tori in funzione della situazione eco-
nomica e demografica dell'Unione.

Gli Stati si muovono lungo un doppio
binario: da un lato cercano di stabili-
re regole comuni per l'ingresso dei
cittadini di Paesi terzi, dall'altro
mirano ad armonizzare le loro leggi ne-
gli ambiti non ancora definiti dall'Ue.



P 197 197 TELEVIDEO Lu 08 Mar 14:10:10
2/2
DELLE CRISI

L'UE VERSO UNA POLITICA COMUNE
Le direttive europee riservano all'ex-
tracomunitario entrato legalmente un
trattamento quanto più simile a quello
riservato gli autoctoni:in questo senso
vanno, ad esempio, le procedure per i
ricongiungimenti familiari.

La Commissione ha poi chiesto ai 15 di
agevolare l'attuazione del piano per l'
integrazione degli stranieri residenti.

Al contrario, l'immigrazione clandesti-
na viene vista come una piaga da scon-
figgere, con rimpatri e progetti di co-
operazione a medio termine nei confron-
ti dei Paesi d'origine dei clandestini
e dei richiedenti asilo. Il tutto si
abbinerà a una banca dati unificata.

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09/03/2004 18:55

LE ISOLE CURILI


LA STORICA CONTESA SULLE CURILI
Da quattro secoli le isole Curili sono contese da Giappone e Russia, che nel tempo si sono resi protagonisti di diverse guerre per il loro controllo.
L'arcipelago (10.215 kmq, poco più delle Marche) è composto da una cinquantina di isole, per lo più disabitate, che chiudono il Pacifico occidentale tra la Kamciatka e l'isola di Hokkaido, estendendosi in lunghezza per 1.500 km.
Pur avendo ripristinato le relazioni diplomatiche nel 1956, a tutt'oggi Russia e Giappone non hanno firmato alcun trattato di pace: per loro, ufficialmente, la seconda guerra mondiale deve
ancora finire.

L'annessione delle Curili da parte dell'Urss, il 18 agosto 1945, non viene considerata un evento bellico,poiché il Giappone si era arreso 4 giorni prima.
In realtà, spiegano gli storici, l'arcipelago era stato promesso a Stalin da Roosevelt durante la Conferenza di Yalta, nel febbraio dello stesso anno.
Tutti i governi giapponesi che si sono succeduti hanno messo il recupero delle isole,note come "Chishimaretto" o "Territorio del Nord" tra le loro priorità.Oggi, la lotta vera e propria pone di fronte i pescatori giapponesi alla marina militare russa, che impone pesanti multe a chi viola le acque territoriali.
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18/03/2004 12:02

GEOGRAFIA E CLIMA DEI PIU' INGRATI
Di difficile accesso a causa delle nebbie, dei forti venti e del ghiaccio che in inverno ricopre parte del mare,l'arcipelago presenta coste frastagliate.
Alle 4 isole maggiori si sommano 30 minori e una ventina di isolotti poco più grandi di uno scoglio. I vulcani sono in tutto 160; di questi, 9 sono attivi.I pochi civili e i molti militari russi popolano soprattutto le isole del Sud,che il Giappone rivendica.
Di scarso rilievo le attività produttive, ma notevole è la pesca, specie nelle isole meridionali. Dovunque mancano strade, acqua, energia elettrica e infrastrutture in genere.
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21/03/2004 00:35

GLI ULTIMI COLLOQUI NEL 2002
Gli ultimi colloqui ufficiali sulle Curili si tennero nel febbraio 2002: Russia e Giappone decisero di proseguire
il dialogo a livello di viceministri.
Poiché il Giappone ha rinunciato alla sovranità sulle isole settentrionali,il negoziato riguarda soltanto le 4 meridionali: Etorofu (in russo Iturup),Kunashiri (Kunashir), Hobomai (Malaia
Kurilskaia) e Shikotan.
Nel 1997 erano state condotte trattative segrete,che miravano a un compromesso sulle due isole più piccole. Nello stessoanno,Eltsin e Hashimoto si erano impegnati a firmare un trattato di pace entro il 2000.




"Non rinunceremo alle Curili meridionali in cambio della cancellazione da parte di Tokyo del nostro debito estero". Così, nel marzo 2002 il ministro degli Esteri russo, Ivanov, ha riaffermato la centralità delle isole nella difesa degli interessi nazionali.
"Le 4 isole meridionali torneranno a noi, ma serve molta pazienza", ha replicato il premier giapponese, Koizumi.L'unico vertice ad alto livello sul problema si è avuto nel 2000 a Tokyo,tra l'allora premier Mori e il capo del Cremlino, Putin. I due si sono limitati a dichiarare che il negoziato doveva continuare, ma senza fissare scadenze.
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22/03/2004 01:25

LE "VITTIME" NIPPONICHE

Nel 2002, poco prima che il negoziato entrasse in una fase di stallo, la controversia sulle Curili costò il posto all'allora ministro degli esteri giapponese, Makiko Tanaka.

"Sono stata destituita -disse all'epoca- perché non volevo rinunciare alla restituzione delle due maggiori isole meridionali, Etorofu e Kunashiri, accontentandomi di quelle minori, Shikotan e Hobomai".

Per lo stesso motivo, sempre nel 2002,l'influente deputato del partito liberal-democratico, che da 50 anni governa il Paese, si è visto costretto a dimettersi.



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24/03/2004 18:25

STORIA DEL POPOLO AINU
I primitivi abitanti delle isole Curili meridionali erano gli Ainu, un popolo di origini incerte (forse mongole), dedito esclusivamente alla caccia all'orso e alla pesca.
Sotto il dominio dei russi, gli indigeni assimilarono alcuni dei loro usi: l'apparente devozione alle immagini sacre ortodosse e dello zar, l'adozione di parole e di ornamenti slavi.
Negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dopo la riconquista e la ricolonizzazione, che aveva nuovamente alterato la componente etnica delle isole, i giapponesi riconobbero agli Ainu lo status di "popolazione autoctona".



Le incessanti guerre per la supremazia sulle isole finì per provocare l'esodo degli Ainu verso Hokkaido, la più set-
tentrionale isola del Giappone.
Per lunghi anni, gli Ainu furono oggetto di discriminazione da parte del governo giapponese. A Hokkaido, essi non avevano il diritto di praticare i loro riti, usi e costumi, e nemmeno quello di parlare la loro lingua.
La comunità Ainu sta lentamente recuperando le sue radici. Oggi conta appena 18mila abitanti, in gran parte residenti a Nemuro,l'estremo porto settentrionale del Giappone, ad appena 7 km dal primo scoglio delle Curili.



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26/03/2004 21:52

IPOTESI PER UN RILANCIO
La difficile orografia e le proibitive condizioni ambientali hanno da sempre ostacolato nelle isole qualsiasi attività che non fosse la pesca.
Recentemente, un gruppo di importanti imprenditori russi ha proposto l'istituzione di una zona di libero scambio nel sud delle Curili.
L'ipotesi tiene conto dell'evoluzione dei rapporti commerciali e di crescente collaborazione tra Russia e Giappone,ma dà per scontato che la controversia sulla sovranità sia risolta a breve.Gli ambientalisti si oppongono all'idea perché temono l'eccessivo depauperamento delle risorse ittiche nella zona.


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27/03/2004 23:07

BREVE CRONISTORIA


1634 L'olandese De Vries scopre le iso-
le Curili.

1659 L'arcipelago passa sotto il controllo del Giappone.

1709 La Russia conquista le isole.

1799 Le Curili tornano al Giappone.

1855 Il Trattato di Shimoda assegna al
Giappone le 4 isole più meridionali.

1875 Il Trattato di S. Pietroburgo as-
segna le isole al Giappone.

1945 L'Urss invade le isole poco dopo
la fine della seconda guerra mondiale.
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29/03/2004 01:09

NOTIZIE IN RETE
Le isole Curili non hanno quotidiani in lingue occidentali né siti Internet con informazioni aggiornate. Il quotidiano
di riferimento per l'Estremo oriente russo è il Vladivostok News:
http://vlad.tribnet.com

I siti qui di seguito (in lingua inglese) contengono dati geografici.
http://www.sakhalin.ru/Engl/
http://www.virtual-voyages.com/log2/paramushir
[URL]http://artedi.fish.washington.edu/okhostkia/ik
ip/index.htm
[=URL]http://artedi.fish.washington.edu/okhostkia/ik
ip/index.htm


Notizie storiche:
http://www.fortunecity.com/olympia/ince/698/rurik/kuril.html
Sul popolo Ainu:

[URL] www.japan-guide.com/e/e2244/html [=URL] www.japan-guide.com/e/e2244/html
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08/04/2004 23:35

COSTA D'AVORIO


COSTA D'AVORIO SULL'ORLO DEL COLLASSO
Lo scorso 27 febbraio, il Consiglio di sicurezza Onu ha deciso l'invio di una forza di pace in Costa d'Avorio.
I caschi blu rimarranno nel Paese per un anno. Dovranno far osservare il cessate il fuoco, favorire il processo di riconciliazione nazionale, disarmare i gruppi ribelli e creare le condizioni per le nuove elezioni presidenziali,già fissate per ottobre 2005.
Tra i 6.240 effettivi previsti, ci saranno 200 osservatori militari, 120 ufficiali e 350 agenti di polizia. L'Onu è già presente con altre forze internazionali di pace nelle vicine Liberia e Sierra Leone.

L'Onu intende operare a stretto contatto con la Francia e la Cedeao (Comunità degli Stati d'Africa occidentale), presenti nel Paese da alcuni mesi, rispettivamente con 4.500 e 1.400 soldati.
Francia e Cedeao hanno creato una zona cuscinetto tra il Nord, in mano ai ribelli musulmani, e il Sud cristiano fedele al presidente Laurent Gbagbo.
La missione Onu non potrà però avvalersi del contributo dell'Angola, che sarebbe dovuta intervenire con un contingente di circa 2.500 uomini, ma ha ritirato la sua disponibilità in mancanza di una accettazione scritta da parte di governo e ribelli ivoriani.



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17/04/2004 14:51

IMPOSSIBILE GOVERNABILITA'
Come in Iraq, l'Onu pretende che prima di inviare i caschi blu siano ristabilite condizioni minime di sicurezza.
L' accordo di pace di Marcoussis, firmato nel gennaio 2003 da tutte le parti in lotta con la mediazione della Francia, prevede il superamento della lotta armata e la condivisione del potere.
A più di un anno di distanza, le milizie ribelli non hanno però dato l'avvio al disarmo, previsto per l'8 marzo. Il governo di unità nazionale, incaricato di traghettare la Costa d'Avorio a nuove elezioni, continua a perdere pezzi,Gbagbo è sempre più isolato e i suoi paramilitari imperversano ad Abidjan.

L'allontanamento dal governo di tutti i ministri non appartenenti all'Fpi di Gbagbo ha sancito il ritorno alla situazione antecedente la guerra civile.
Tutto il potere è ora in mano al presidente, che continua a dichiararsi favorevole all'attuazione dell'intesa di Marcoussis e aperto a dialogare e collaborare con gli altri partiti.
A dare una spinta alla crisi istituzionale, il summit tra il presidente francese Chirac e Gbagbo, che ha lasciato quest'ultimo "pienamente soddisfatto". Da allora, i ribelli non fanno che contestare il ruolo di Parigi e la legittimità degli accordi
.
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28/04/2004 12:26

DUBBI SUL MASSACRO DEL 25 MARZO
Il vuoto istituzionale e il ritorno al caos hanno portato la presidenza ad attuare misure repressive sempre più drastiche, fino alla soppressione di alcune libertà fondamentali.
L'episodio più violento lo scorso 25 marzo quando, nonostante il divieto,gli ex partner di Gbagbo sono scesi in piazza per reclamare l'applicazione degli accordi di Marcoussis.
La manifestazione principale, ad Abidjan, è stata repressa nel sangue dalla polizia e dai paramilitari vicini al presidente. Le cifre ufficiali parlano di 37 morti, ma per l'opposizione le
vittime potrebbero essere 500.

Sui fatti del 25 marzo sono state aperte due inchieste: una ivoriana e una dell'Onu. Dovranno appurare, tra l'altro, perché le forze di pace di Francia e Cedeao non siano intervenute in difesa dei manifestanti inermi.
Dopo la "marcia pacifica" repressa nel sangue, i leader dell'opposizione si sono rifugiati nella clandestinità, e secondo fonti attendibili starebbero organizzando insieme la resistenza.
I tre gruppi di ribelli e i tre maggiori partiti di opposizione, che da tempo boicottavano il governo di unità nazionale, starebbero mettendo a punto un piano per destituire Gbagbo.


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