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MOSTRE ED EVENTI

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07/03/2005 18:30


ANDREA PALLADIO E LA VILLA VENETA


La Rotonda, capolavoro di Palladio, è stata scelta come scenario dell'annuncio della mostra-evento del 2005 “Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa ”, che sarà allestita al Museo Palladio di Palazzo Barbaran da Porto, a Vicenza, ed in alcune tra le più belle ville del Veneto, dal 5 marzo al 3 luglio 2005.




L'anno della grande mostra è stato “lanciato” il primo gennaio 2005 attraverso la liberazione sul cielo di alcune delle più belle ville del Veneto di 4530 palloncini – uno per ciascuna delle ville venete - con il simbolo della mostra e, appeso, un biglietto di invito a visitarla. Chi raccoglierà uno di quei palloncini avrà diritto a due biglietti omaggio per l'ingresso alla grande mostra e alle ville.

Dove. La mostra “ANDREA PALLADIO E LA VILLA VENETA. Da Petrarca a Carlo Scarpa” è prevista a Vicenza, Palazzo Barbaran da Porto

Quando. 5 marzo – 3 luglio 2005

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17/03/2005 23:06

Tesori delle steppe

Nomadi, cavalieri e guerrieri, i sarmati erano considerati barbari dai romani, che li affrontarono e li immortalarono nei bassorilievi della Colonna Traiana e di quella Antonina.

Barbari, forse, ma i reperti ritrovati nei tumuli funerari disseminati nella steppa di Astrakhan, tra la Siberia e il Mar Nero raccontano un'altra storia, emersa negli ultimi 25 anni.
In prima mondiale a Palazzo Venezia è possibile ammirare fino al 29 maggio arredi funerari, gioieli e monili, bardature per cavalli e ornamenti per vestiti, placche decorate e vasi. L'oro è il materiale più usato.

da [URL]www.televideo.rai.it[=URL]www.televideo.rai.it

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19/03/2005 11:35

Interessante,
ma quest'anno si sa già qualcosa sulle iniziative del FAI
in concomitanza dell'arrivo della primavera?

In genere negli anni passati hanno aperto al pubblico
e gratuitamente, molte ville, chiese, musei etc etc
che per il resto dell'anno rimangono chiuse al pubblico... [SM=x44473]

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19/03/2005 11:41





XIII EDIZIONE
GIORNATA FAI DI PRIMAVERA

Sabato 19 e domenica 20 marzo 2005
Apertura straordinaria e gratuita
di 400 monumenti in 190 città italiane



ITALIA DA VIVERE
una mobilitazione popolare in nome della Bellezza
Sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana

Le opere d’arte e i luoghi più belli manifestano tutta la loro forza quando possono essere vissuti e non solamente ammirati. Questa è l’occasione di viverli. Di vivere intensamente l’Italia e le sue bellezze, per partecipare a una vera e propria storia italiana che si ripete e si rinnova, cambiando luoghi e ambientazioni.

Il 19 e il 20 marzo il FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano invita gli Italiani alla XIII Edizione della Giornata FAI di Primavera, la manifestazione che offre l’opportunità di visitare gratuitamente centinaia di luoghi e di monumenti di solito chiusi al pubblico.


Quest’anno sono 400 le aperture straordinarie, il 35% fruibili da persone con disabilità fisica, appuntamenti eccezionali in contemporanea in 190 località. Sarà un grande weekend di mobilitazione popolare, un modo per vivere l’Italia con intensità ed emozione, attraverso le sue meraviglie e i suoi tesori nascosti. Una grande festa che quest’anno coincide con i 30 anni di attività del Fondo per l’Ambiente Italiano.



Un compleanno importante, che la Fondazione celebra regalando agli Italiani una giornata di arte e cultura a cui tutti sono invitati. E chi vorrà potrà ricambiare con il regalo più gradito al FAI: l’adesione alla Fondazione. Perché attraverso l’iscrizione la testimonianza si trasforma in sostegno concreto. Aderire al FAI significa dare forza alla sua missione. Significa difendere le bellezze artistiche e ambientali d’Italia. Significa fare un regalo a se stessi e diventare protagonisti del nostro Paese attraverso la tutela in prima persona delle sue bellezze.



L’offerta culturale della XIII Edizione della Giornata FAI di Primavera, realizzata con l’aiuto di 7.000 volontari, comprende sia la storia dell’arte che la storia sociale del nostro Paese.



Da non perdere, tra i molti appuntamenti, le eccezionali aperture di:

· Grattacielo Pirelli: considerato, con il Duomo, uno dei simboli di Milano, costruito tra il 1955 ed il 1959 su progetto di Ponti, Fornaroli, Rosselli, Valtolina, Dell'Orto, Nervi.

· Spezieria di S. Maria della Scala a Roma: gioiello nascosto nel convento dei Carmelitani Scalzi, conserva gli arredi originali del Settecento.

· Lanterna dei Montorsoli a Messina: edificata da Giovannangelo Montorsoli nel 1555 con la finalità di aiutare i naviganti che rischiavano di affondare nell’insidioso gorgo “Calofaro”.

· Ca’ Dario a Venezia: magnifico e leggendario Palazzo rinascimentale affacciato sul Canal Grande con le mura ornate da marmi policromi e con i camini di tipica sagomatura veneziana.



Tanti capitoli di una grande storia d’amore e di bellezza raccontata da un’Italia in movimento, perché tra le tante proposte del FAI ci sono anche escursioni, biciclettate, visite guidate, per vivere, oltre ai monumenti, l’ambiente che li circonda.



L’edizione 2005 della Giornata FAI di Primavera è realizzata con il contributo WIND e Ferrovie dello Stato, in collaborazione con La Repubblica e SDA Express Courier, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana con i Patrocini dei Ministeri per i Beni e le Attività Culturali e dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e con il concorso di numerose Regioni italiane.

Il FAI ringrazia Province, Comuni, Soprintendenze, Enti Religiosi, CTS - Centro Turistico Studentesco, FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, CAI - Club Alpino Italiano, Enel, le Istituzioni Pubbliche e Private, i privati cittadini e tutte le aziende che hanno voluto appoggiare la Fondazione.


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19/03/2005 11:59



A Villa Panza, Varese

16 aprile-26 giugno
Lawrence Carroll,
un artista del nostro tempo
Una mostra irripetibile per approfondire, attraverso una trentina di opere storiche e recenti, tutte provenienti dalla collezione privata di Giuseppe Panza di Biumo, l’opera e la poetica di Lawrence Carroll...


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26/03/2005 13:41

Musei aperti per le festività pasquali

Musei e siti archeologici statali saranno aperti anche quest'anno per tutte le festività di Pasqua, da oggi a lunedì 28 marzo, nelle città d'arte di tutta Italia.

L'elenco completo dei musei e dei siti visitabili si può trovare sul sito del ministero per i Beni e le Attività culturali, [URL]www.beniculturali.it[=URL]www.beniculturali.it, oppure chiamando il numero verde 800-991199, tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00.

In molte grandi città, inoltre, resteranno aperti anche i musei non statali e le grandi mostre.

da [URL]www.televideo.rai.it[=URL]www.televideo.rai.it

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17/04/2005 10:45

Mostre a Genova
Alla pari di altre città europee, da alcuni anni e ancora più dopo il 2004 in cui è stata Capitale Europea della Cultura, Genova ha assunto un ruolo attivo nella proposizione culturale a livello internazionale.
Quest'anno e per un periodo triennale 2005-2006-2007 il Comune di Genova e Palazzo Ducale proporranno, attraverso una serie di manifestazioni, incontri e mostre d'arte, un approfondimento e una riflessione sui processi di trasformazione della società, della cultura, delle città nel confronto tra Italia e Giappone.
Il legame profondo e antico che lega Genova al Giappone e che ne fa l'ideale città ambasciatore della sua cultura proprio nell'anno in cui l'Italia è fortemente presente all'Expo 2005 di Aichi, è l'esistenza in città di uno dei più importanti musei d'Arte orientale, il Museo Chiassone. Le sue collezioni (circa 20.000 opere), note a livello internazionale, hanno costituito il nucleo centrale della grande mostra dedicata all'Ukyoe, tenutasi nel 2001 a Tokyo, Ashikaga e Sendai.
La filosofia che sottende le varie iniziative intende mettere in luce la trasformazione, la straordinaria capacità del Giappone di rielaborarsi secondo modalità in continua evoluzione. Il passaggio da un tipo di società a un'altra, l'accelerazione e l'intensificazione dei rapporti, l'approfondimento, la messa a confronto e l'esaltazione delle differenze culturali senza mai perdere di vista la propria tradizione, in un rapporto teso tra cultura millenaria e modernità.
Un doppio percorso della modernità che, a partire dall'inizio del XVIII secolo, vede il Giappone fare proprie tecniche e competenze dell'Occidente per rielaborarle con i suoi linguaggi e velocemente riproporli come modelli di riferimento nella quotidianità occidentale.
A partire dal 15 aprile fino al 21 agosto, saranno allestite a Palazzo Ducale tre mostre, d'arte, grafica, tessuti e costumi e una mostra fotografica commemorativa per il 60° anniversario di Hiroshima e Nagasaki.
Al Museo d'Arte Orientale "E. Chiossone" si potrà visitare un'esposizione di antichi bronzi cinesi e giapponesi e una sala che illustrerà la figura di Edoardo Chiossone il personaggio genovese che contribuì da un lato alla modernizzazione del Giappone, dall'altro, con le raccolte d'arte, alla conoscenza di quel Paese in Occidente.
Durante tutto il periodo della rassegna saranno realizzati in altri spazi cittadini e a Palazzo Ducale numerosi eventi collaterali.
Il progetto e la direzione scientifica dell'intera manifestazione Giappone. Arte e trasformazioni sono a cura del prof. Gian Carlo Calza.

A PALAZZO DUCALE

Capolavori dal Museo Chiossone
Stampe e dipinti Ukiyoe 1660-1860

a cura di Donatella Failla, direttrice del Museo d'Arte Orientale "E. Chiossone"
Genova, Palazzo Ducale Loggiato del Piano Nobile, dal 15 aprile al 21 agosto 2005

Oltre centocinquanta opere tra stampe policrome, dipinti e rotoli orizzontali esposti per la prima volta in Italia. Una mostra dedicata all'Ukiyoe (immagini del mondo fluttuante), sviluppatasi tra il Seicento e l'Ottocento in Giappone. Tipicamente secolare e urbana, l'arte dell'ukiyoe raffigura e celebra le abitudini e lo stile di vita del nuovo ceto urbano. Il termine ukiyo, che dalla sua apparizione nel Medioevo si riferiva alla caducità delle cose del mondo, venne a rappresentare il mondo del godimento sensuale, ricco d'emozioni, desideri, capricci, passioni. I soggetti sono i quartieri dei divertimenti, dei ristoranti, dei teatri (kabuki), delle cortigiane e dei giovani attori, le località celebri della città e dei suoi dintorni. L'arte Ukiyoe restò viva e vitale durante i tre secoli del suo sviluppo, prefigurando aspetti forme e modalità della cultura visiva del mondo contemporaneo.


Avvolti nel mito.
Tessuti e costumi fra Settecento e Novecento dalla collezione Montgomery

a cura di Annie M. Van Assche
Genova, Palazzo Ducale Appartamento del Doge, dal 15 aprile al 21 agosto 2005

Una straordinaria occasione per conoscere centocinquanta bellissimi e rari manufatti tessili tradizionali per uso quotidiano in cotone, in ramia e in glicine. Ornati vistosamente in indaco sono decorati con grandi falchi, carpe che saltano nel ribollio delle acque d'una cascata, disegni di nodi complessi e colorati come mazzi di fiori. Tutte le opere esposte provengono dalla collezione Montgomery, la più importante raccolta privata di design tradizionale d'uso corrente. È la prima volta che ne viene mostrato un insieme così numeroso e variegato.


Manifesti d'artista 1955-2005
a cura di Gian Carlo Calza
Genova, Palazzo Ducale Sottoporticato, dal 15 aprile al 21 agosto 2005

Attraverso seicento manifesti la grande grafica giapponese contemporanea. Sfilate di moda, visioni della natura, paesaggi e distruzioni, rappresentazioni teatrali, concerti, mostre, olimpiadi, pianificazioni urbanistiche visti attraverso gli occhi di sessantasette dei più affermati grafici degli ultimi cinquant'anni, tra i quali Yamashiro, Kamekura, Hayakawa, Fukuda, Nagai, Tanaka, Aoba, Yokoo, Matsunaga, Sato Koichi, Hara Kenya, Kawaguchi.
La mostra sintetizza le principali tendenze dell'arte, del gusto e delle mode, ma anche dell'impegno pubblico delle grandi campagne sociali ed eventi internazionali.


Hiroshima- Nagasaki
Fotografia della Memoria

a cura di Rossella Menegazzo e Ono Philbert
Genova, Palazzo Ducale, dal 22 giugno al 21 agosto 2005

Per commemorare il sessantesimo anniversario del bombardamento atomico delle città di Hiroshima e di Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945 e ricordare tutte le guerre in atto nel mondo. La mostra realizzata in collaborazione con il Museo della Pace di Hiroshima e del Museo della Pace di Tokyo presenta le immagini fotografiche nei giorni immediatamente successivi alla tragedia. Una sezione racconta la storia della piccola Sadako e delle sue mille gru di carta, simboli di pace e speranza.Il 22 giugno viene inaugurata un'installazione della memoria creata da Riccardo Blumer con Gian Carlo Calza.


AL MUSEO CHIOSSONE

Acqua Fuoco Luce Fiori
Bronzi Cinesi e Giapponesi dall'Antichità al XIX Secolo

a cura di Donatella Failla

Il Museo Chiossone, straordinaria pièce di architettura razionalista, inaugurato nel 1971, sorge sul luogo dell'antica villa neoclassica del marchese Gian Carlo Di Negro ed è situata all'interno del Parco che si affaccia sull'ottocentesca Piazza Corvetto. La straordinaria raccolta del Museo, costituita da circa 20.000 pezzi, famosa a livello internazionale rappresenta un caso quasi unico del collezionismo occidentale d'arte giapponese.
Il suo artefice Edoardo Chiossone visse a Tokio ed è considerato uno dei protagonisti della modernizzazione e dell'internazionalizzazione della cultura nipponica.
La raccolta comprende pitture, stampe policrome e libri illustrati, sculture e suppellettili buddhisti, oggetti archeologici, lacche, porcellane, smalti, maschere teatrali, armature e armi, strumenti musicali, costumi e tessuti, complementi per l'abbigliamento maschile e femminile. Opere bellissime e rare che oggi figurerebbero nel Registro Giapponese dei Tesori Nazionali. Di particolare rilievo la selezione di bronzi proposti per l'occasione.


Palazzo Ducale, Genova Salone del Minor Consiglio
Per chi proviene da Milano è a disposizione un servizio pullman con partenza alle ore 9.00 da P.zza Castello, davanti alla Torre del Filarete e ritorno da Genova alle ore 16.00
Si prega confermare
ufficiostampa@palazzoducale.genova.it
Ufficio Stampa Palazzo Ducale
Camilla Talfani, tel. 010/5574012, Florence Reimann, tel. 010/5574047

Palazzo Ducale p.zza Matteotti 9 16123 Genova tel 010 5574000
Orario: tutti i giorni 9 - 21 (ultimo ingresso ore 20) chiuso lunedi'
Biglietto Intero 7 euro, ridotto 6 euro, scuole 2,50 euro

Museo d'Arte Orientale Edoardo Chiossone
Villetta Di Negro piazzale Mazzini 4N 16122 Genova tel 010 542285

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22/07/2005 14:28

I Misteri di Roma

Il visionario Omero li decantava, il pragmatico Aristotele li liquidava come esperienze da cui non si imparava niente, lo scrittore Apuleio, invece, si divertiva a sperimentarne tutti i riti iniziatici. Cesare li tollerava, ma Augusto ne proibì le cerimonie nei templi. Lo storico Clemente Alessandrino ne ha rivelato la parola d'ordine per accedervi, una sorta di password dei nostri tempi, ed Erodoto ne ha documentato tutte le cerimonie orgiastiche. Il commediografo Aristofane ne derideva le pratiche di castità e digiuno, mentre il drammaturgo Euripide ne celebrò la mistica suggestione. Silla, Cicerone e Marco Antonio ne erano dei veri fan e gli imperatori Claudio e Caligola ne vollero fare quasi dei culti ufficiali. A corte dè Medici, i neoplatonici fiorentini Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Angelo Poliziano li sfoggiavano nei giochi allegorici. Mozart li celebrava in modo subliminale nel Flauto magico. E chissà se l'ex Police Steward Copeland, da anni oramai appassionato della pugliese Notte della Taranta, sa che quei balli invasati del Salento sono loro figli. Sono i "culti misterici" del mondo antico, quei fenomeni di religiosità esoterica alternativa al culto ufficiale, professati in gran segreto - se rivelati, pena la morte o la confisca dei beni - di notte, cui si accedeva con iniziazioni individuali, uomini e donne, schiavi e ricchi, senza distinzione di sesso o ceto sociale. Esperienze di eccitazione mistica per conquistare un contatto col divino, sulla scia dei dilemmi atavici dell'uomo sul significato della vita e sulla speranza di una salvezza.

Culti che hanno brulicato dall'epoca omerica al tardo impero romano, valicando i confini delle poleis greche per sedurre sempre più adepti in una dimensione ecumenica globale, e che ora vengono raccontati per la prima volta in una grande mostra "Il rito segreto. Misteri in Grecia e a Roma", che invade per sei mesi, dal 22 luglio all'8 gennaio, il secondo ambulacro del Colosseo, e che segna il debutto alla guida della Soprintendenza archeologica di Roma di Angelo Bottini, succeduto ad Adriano La Regina. Una rassegna che vuole documentare un patrimonio dell'antichità legato all'impalpabile emozionale, all'esperienza indicibile e ineffabile della divinità, e costruito materialmente su cerimonie, rituali, danze e cortei. E per fare questo raccoglie un repertorio di 70 selezionati pezzi provenienti da musei esclusivamente dell'Italia centro-meridionale, dove sfilano statue, idoli, teste e busti, frammenti di crateri, affreschi, altari, rilievi, vasi dipinti, epigrafi, un'oggettistica variegata made in Magna Grecia dove la decorazione figurativa riesce a rivelare quel mistero e quel segreto.

Scenografie di riti orfici e dionisiaci, protagonisti dei misteri eleusini, frame di pratiche oracolari, il tutto incastonato in un allestimento che in armonia col tema della mostra punta alla suggestione del visitatore, dove la parata di splendidi pezzi archeologici è scortata da un tappeto di suoni e lingue antiche, voci fuoricampo che leggono testi antichi, videoproiezioni che ripercorrono l'affabulazione dei misteria fin nell'attualità. Si comincia con gli oracoli, la risposta dello scalpitante mondo greco-romano al mistero del futuro. Un potere illuminante intriso di femminismo ante-litteram, perché esercitato da una donna, la profetessa o sacerdotessa che parlava per conto della divinità, elargendo oscuri vaticini in uno stato di trance. Lo documenta la splendida "Fanciulla di Anzio" proveniente da Palazzo Massimo, identificata come la Pizia di Delfi.

Ci si inebria con Dioniso-Bacco e i suoi riti estatici e processioni orgiastiche di giovani seguaci iniziati, Menadi, Satiri, Sileni, che esaltati dal suono di flauti e timpani raggiungevano l'estasi - l'essere fuori di sé - e l'entusiasmo - l'avere il dio dentro di sé. Un culto che godette dei favori in alte sfere politiche se si pensa che nel 500 a. C. Scila, re degli Sciti, si fece iniziare e partecipò alle processioni. Repressi dal Senato romano nel 186 a. C. furono riammessi da Cesare, per non parlare dell'arte nelle catacombe cristiane che recuperò quelle figure salvifiche. E degnamente ricco appare il repertorio in mostra, con pezzi come l'altare istoriato con danze di Menadi della Centrale Montemartini, vasi attici e italioti, sarcofagi dal Museo archeologico di Napoli. Intrigante è anche tutto il complesso mitico-rituale dei misteri eleusini, nome che deriva da Eleusi, città attica vicina ad Atene, sede del culto esoterico-iniziatico a Demetra, dea del grano. Non altro che la festa di primavera e delle stagioni, dove i partecipanti all'iniziazione commemoravano la sofferenza di Demetra - Cerere nel culto romanizzato - per il ratto della figlia Kore - Persefone - da parte di Ade - Plutone - e, per intercessione di Zeus, il suo temporaneo ritorno sulla terra.

Culti agrari della fertilità, del ciclo vitale delle stagioni, della protezione dei raccolti che si diffusero ampiamente nella Magna Grecia, in Sicilia, Calabria, Puglia. A rievocare il culto in mostra, la celebre Urna Lovatelli dal Museo Nazionale Romano, e soprattutto i pinakes, le tavolette votive in terracotta con rilievi policromi rinvenuti a Locri, sulla costa ionica della Calabria, accostate all'Acrolito Ludovisi, la testa colossale, trovata a Roma ma di sicura provenienza locrese, probabilmente l'Afrodite del tempio in contrada Marasà riedificato dopo il 477 a. C., appartenente alla statua costruita secondo la tecnica acrolitica, usata per raggiungere grandi dimensioni statuarie, dove solo le membra scoperte erano di marmo o pietra e le restanti di legno. Fino alle tre maestose sculture fittili delle Grandi Dee rinvenute nel santuario di Ariccia, vicino Roma, ora conservate al Museo delle Terme, in forma di busto, cioè nel loro simbolico riemergere dagli Inferi.

E si chiude il percorso con i culti misterici orientali che, anche grazie ad Alessandro Magno, arrivarono dalla Siria, dalla Persia, dall'Egitto a sedurre schiere di adepti, forti delle loro organizzazioni capeggiate da sacerdoti. Dall'Asia Minore ecco Cibele, signora della natura selvaggia e indomabile, scortata da fieri leoni al suono di crotali e flauti, insieme ad Attis, il suo giovane e bellissimo figlio e sposo, signore del mondo vegetale e della fecondità stagionale. Ed ecco Iside, dall'Egitto, partita alla ricerca del cadavere dello sposo, il re Osiride fatto a pezzi dal fratello Seth e dispero nel Nilo, è regina del cielo e della terra, delle leggi e della giustizia, patrona dell'agricoltura e della navigazione, dell'amore e della maternità, che reca in grembo il figlio Horus destinato a governare in terra, mentre Osiride nell'Oltretomba.

Dalla Persia, Mitra, dio del cielo diurno, dell'ordine cosmico e etico, amico benefico, soccorritore degli uomini giusti, nemico dei malvagi. Culto monoteistico che richiama la tradizione cristiana. Un'opera su tutte, a documentare l'esotismo di questi misteria, il famoso idolo di bronzo rinvenuto dal santuario del Gianicolo (Roma) dedicato a divinità siriache - la cui ultima fase risale al IV secolo d. C. - che rappresenta una figura maschile, il cui corpo è avvolto da sette spire di un serpente, allusive alle sette sfere celesti. Forse è l'egiziano Osiride, forse il siriaco Adone, divinità, comunque, legata al ciclo delle stagioni, che nasce e muore ogni anno, immagine clou dell'allegoria della morte e della rinascita del seguace prima e dopo l'iniziazione.



Notizie utili - "Il rito segreto. Misteri in Grecia e a Roma", dal 22 luglio all'8 gennaio 2006, Colosseo, piazza del Colosseo, Roma. La mostra è curata da Angelo Bottini.
Orari: fino al 31 agosto tutti i giorni, 8,30-19.15; dal 1 al 30 settembre 8,30-19; dal 1 al 29 ottobre 8,30-18,30; dal 30 ottobre all'8 gennaio 8,30-16,30. Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio.
Ingresso: intero €10, ridotto €6.
Informazioni: tel. 0639967700.
Catalogo: Electa.

Se in agosto riesco a venire a Roma la vado a vedere di sicuro![SM=x44461]

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Re: I Misteri di Roma

Scritto da: Peppinox 22/07/2005 14.28

Dalla Persia, Mitra, .....

Notizie utili - "Il rito segreto. Misteri in Grecia e a Roma", dal 22 luglio all'8 gennaio 2006, Colosseo, piazza del Colosseo, Roma. La mostra è curata da Angelo Bottini.
Orari: fino al 31 agosto tutti i giorni, 8,30-19.15; dal 1 al 30 settembre 8,30-19; dal 1 al 29 ottobre 8,30-18,30; dal 30 ottobre all'8 gennaio 8,30-16,30. Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio.
Ingresso: intero €10, ridotto €6.
Informazioni: tel. 0639967700.
Catalogo: Electa.

Se in agosto riesco a venire a Roma la vado a vedere di sicuro![SM=x44461]



Interessante davvero,
magari sarebbe meglio andarci prima di Ferragosto...
Mi interesserebbe approfondire su Mitra che si ritrovano riferimenti anche in alcuni altari etruschi...
e sulle baccanti: si dice che durante i loro rituali prendessero dei giovani uomini e li spolpassero letteralmente... chissà se sotto i fumi dell'alcol o del trascinamento collettivo....

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26/07/2005 10:42

Re: Re: I Misteri di Roma

Scritto da: Etrusco 24/07/2005 1.43


Interessante davvero,
magari sarebbe meglio andarci prima di Ferragosto...
Mi interesserebbe approfondire su Mitra che si ritrovano riferimenti anche in alcuni altari etruschi...
e sulle baccanti: si dice che durante i loro rituali prendessero dei giovani uomini e li spolpassero letteralmente... chissà se sotto i fumi dell'alcol o del trascinamento collettivo....



E' la stessa cosa che dicevano dei riti dei primi cristiani...immagino che l'origine delle dicerie sia simile, dovuto soprattutto alla paura del "diverso".

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02/09/2005 22:28

Il surrealismo di Delvaux tra Magritte e De Chirico

Si apre, con una grande mostra, la stagione autunnale di Palazzo Bricherasio: trenta grandi tele di Delvaux, una sezione dedicata a De Chirico ed una a Magritte, Permeke e Spilliaert.
A Torino, Palazzo Bricherasio, dal 14 ottobre al 15 gennaio.
A distanza di sette anni dalla retrospettiva di Palazzo Corsini a Firenze, Paul Delvaux è di nuovo protagonista in Italia grazie alla mostra dedicatagli da Palazzo Bricherasio dal titolo 'Il surrealismo di Delvaux tra Magritte e De Chirico'.
L’esposizione presenterà circa trenta olii del maestro belga riconosciuto come uno dei principali esponenti del movimento surrealista. Il percorso artistico di Delvaux pone infatti l’accento sul sogno e sulla mitologia, le sue opere sono spesso legate all’immagine diafana e sensuale del corpo femminile che si presenta come un essere arcano, talora rappresentato in vegetali metamorfosi e collocato in paesaggi surreali dove il treno, segno della modernità, convive con le architetture della Grecia classica a testimoniare contaminazioni di stili provenienti da epoche diverse. La maggior parte dei dipinti esposti proviene dalla Fondation Paul Delvaux, - che cura la sezione - nata nel 1980 per volere dello stesso artista, ma anche da alcuni fra i principali musei europei e da prestigiose collezioni private belghe e italiane.
Ai visitatori sarà inoltre presentata un’area che raccoglie trenta disegni dell’artista a documento del suo grande talento; Delvaux realizzava sempre disegni preparatori per i suoi quadri, disegni che non erano solamente bozzetti, ma opere minuziosamente rifinite che ci rivelano le sue indiscusse doti di disegnatore.
Molto articolate anche le altre sezioni della mostra dedicate a Giorgio De Chirico e a Renè Magritte, Constant Permeke e Leon Spilliaert. L’inedito impianto critico dell’esposizione vuole evidenziare il profondo legame artistico che unisce questi cinque grandi pittori. Pur con approcci stilistici diversi, essi hanno sviluppato un interesse specifico verso una pittura che trascende il reale ed entra in diretto contatto con la dimensione onirica, vero fulcro della poetica surrealista nata in seguito all’elaborazione delle ricerche sulla psicoanalisi.

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19/09/2005 14:41

Re: Il surrealismo di Delvaux tra Magritte e De Chirico

Scritto da: Peppinox 02/09/2005 22.28

Si apre, con una grande mostra, la stagione autunnale di Palazzo Bricherasio: trenta grandi tele di Delvaux, una sezione dedicata a De Chirico ed una a Magritte, Permeke e Spilliaert.
A Torino, Palazzo Bricherasio, dal 14 ottobre al 15 gennaio.
A distanza di sette anni dalla retrospettiva di Palazzo Corsini a Firenze, Paul Delvaux è di nuovo protagonista in Italia grazie alla mostra dedicatagli da Palazzo Bricherasio dal titolo 'Il surrealismo di Delvaux tra Magritte e De Chirico'.
L’esposizione presenterà circa trenta olii del maestro belga riconosciuto come uno dei principali esponenti del movimento surrealista. Il percorso artistico di Delvaux pone infatti l’accento sul sogno e sulla mitologia, le sue opere sono spesso legate all’immagine diafana e sensuale del corpo femminile che si presenta come un essere arcano, talora rappresentato in vegetali metamorfosi e collocato in paesaggi surreali dove il treno, segno della modernità, convive con le architetture della Grecia classica a testimoniare contaminazioni di stili provenienti da epoche diverse. La maggior parte dei dipinti esposti proviene dalla Fondation Paul Delvaux, - che cura la sezione - nata nel 1980 per volere dello stesso artista, ma anche da alcuni fra i principali musei europei e da prestigiose collezioni private belghe e italiane.
Ai visitatori sarà inoltre presentata un’area che raccoglie trenta disegni dell’artista a documento del suo grande talento; Delvaux realizzava sempre disegni preparatori per i suoi quadri, disegni che non erano solamente bozzetti, ma opere minuziosamente rifinite che ci rivelano le sue indiscusse doti di disegnatore.
Molto articolate anche le altre sezioni della mostra dedicate a Giorgio De Chirico e a Renè Magritte, Constant Permeke e Leon Spilliaert. L’inedito impianto critico dell’esposizione vuole evidenziare il profondo legame artistico che unisce questi cinque grandi pittori. Pur con approcci stilistici diversi, essi hanno sviluppato un interesse specifico verso una pittura che trascende il reale ed entra in diretto contatto con la dimensione onirica, vero fulcro della poetica surrealista nata in seguito all’elaborazione delle ricerche sulla psicoanalisi.




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06/11/2005 19:51

Splendori veneziani

A Venezia due mostre-evento presentano la collezione Sorlini e la raccolta custodita nel Palazzo Patriarcale, solitamente non accessibili dal pubblico. Una sequenza di capolavori da Bellini, Tintoretto a Tiepolo

Lavori a Carzago, in provincia di Brescia, nel seicentesco Palazzo Sorlini. Lavori a Venezia, nel Palazzo Patriarcale in piazza San Marco. Risultato: due mostre a Venezia con le collezioni d'arte costrette al trasloco. La prima al Museo Correr, la seconda al Museo Diocesano.
"Da Bellini a Tiepolo. La grande pittura veneta dalla collezione Sorlini" (dal 29 ottobre al 26 febbraio 2006 al primo piano del Museo Correr) è una selezione delle circa duecento opere d'arte antica che dal dopoguerra sono state raccolte da Luciano Sorlini "per arredare le case". Dipinti passati in collezioni anche reputatissime come quelle imperiali di Praga, di Cristina di Svezia, o l'italiana Contini-Bonacossi. Sono 49 dipinti e un disegno, di autori veneti e veneziani dal Quattrocento (ma c'è anche il trecentesco Semitecolo) al Settecento, dall'umanesimo veneto al rococò internazionale. Da Giovanni Bellini e dal Savoldo a Jacopo Palma il Vecchio, a Sebastiano e Marco Ricci, Giannantonio Pellegrini, Gaspare e Antonio Diziani, Pietro Longhi, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Canaletto, Francesco Guardi, Jacopo Amigoni.
Sparsi nelle tre dimore della famiglia (Carzago, Palazzo Grimani dell'Albero d'oro sul Canal Grande, il castello di Montegalda in provincia di Vicenza) vengono presentati per la prima volta al pubblico con l'obiettivo di formare una pinacoteca con sede nel palazzo bresciano e di renderla visitabile regolarmente. Una pinacoteca completata da mobili e oggetti di arredo, sculture, bronzetti all'altezza dei dipinti. Il primo passo è stata la formazione (nel 2002) della "Fondazione Luciano e Agnese Sorlini" con sede a Carzago che ha organizzato la mostra in collaborazione con i Musei civici veneziani.
Il curatore della mostra Filippo Pedrocco (catalogo Marsilio) ha scelto soggetti quanto mai vari per estrarre il meglio dalle opere a disposizione, con escursioni in campi non praticati normalmente dagli artisti come "Il San Vincenzo Ferrer", fervido predicatore contro gli eretici, dipinto da uno specialista di grande fama della veduta come Francesco Guardi. Pittura di storia e mitologia, Vecchio e Nuovo Testamento, soggetti religiosi, ritratti, paesaggi e capricci architettonici, battaglie. Fra i dipinti quattro bozzetti: uno di 26 per 20,5 centimetri, ma prezioso perché è lo studio preparatorio di un'opera perduta, "Transito della Vergine" di Giambattista Pittoni (1687-1767) per una chiesa di Venezia, dal quale si ricavano "forme vibranti" di "rapidissime e nervose pennellate assai ricche" di materia colorata, con la Vergine vestita di "azzurri e rosa luminosissimi".
Prima fila temporale dunque per il veneziano Nicoletto Semitecolo di cui si hanno solo notizie fra 1353 e 1370 (si sa ad ogni modo che ha fatto parte della bottega di Paolo Veneziano e che fu il Guariento ad introdurlo a Padova) con una "Pietà" su tavola dalla storia interessante. Si tratta infatti dell'elemento centrale della facciata interna dell'opera più importante di Nicoletto dipinta a Padova nel 1367: la pala a comparti per l'altare di Santo Stefano nell'antica cattedrale. Era una pala a protezione delle reliquie, che doveva seguire il loro calendario di celebrazioni: quando erano presentate ai fedeli la pala si apriva e anche la "Pietà" diventava visibile. E come era visibile. Il fondo è un intenso uniforme colore rosso, il colore del sangue, su cui spiccano le grandi aureole a fondo oro con contorno nero del Cristo morto, fra la Madonna e San Giovanni ripresi a metà figura. Sembra quasi che il corpo di Cristo venga estratto dal sepolcro, con le piaghe sanguinanti di mani e costato. L'iconografia viene considerata rara nel Trecento, forse vuole sottolineare il rapporto fra la morte di Cristo e la morte dei santi di cui le reliquie erano custodite dietro la pala.

C'è la "Madonna col Bambino" o "Madonna in rosso", tavola forse del 1480-85, così denominata dal colore del manto, molto mosso, che fa anche da grande scialle. Ha fatto parte di una delle più importanti collezioni italiane, la Contini Bonacossi. Altro non si sa prima di allora. Caratteristica particolare è che il Bambino è addormentato, su di un parapetto, e la Madonna lo prega a mani giunte. Viene interpretato come premonizione del sacrificio, ma è anche uno dei rari momenti di tranquillità della Madonna-Madre senza che il Bambino sia in equilibrio apparentemente instabile, in piedi o perché si agita mentre gioca con San Giovannino, e di cui in ogni caso una madre non può non preoccuparsi.
Palma il Vecchio si propone con "Ritratto di donna detta la Sibilla", una bellezza sensuale e seducente, di una qualità pittorica che non teme il confronto col Tiziano: il dipinto è passato infatti in almeno tre delle collezioni più famose d'Europa e una versione simile è nelle collezioni reali inglesi. Jacopo fa scendere la curatissima camicia bianca al punto giusto sull'ampio petto, fino all'aureola del capezzolo, e le bionde chiome sparse. Sguardo e bellissimo volto sono fissati ad un interlocutore fuori della scena.
Nel "Riposo nella fuga in Egitto" del Savoldo è vietato perdersi lo "splendido sfondo naturalistico, di derivazione nordica e l'ampia veduta di un'insenatura marina". Un "pezzo di virtuosistica bravura", di una "pennellata leggera, quasi di tocco", è la "Ragazza allo specchio" di Girolamo Forabosco, allievo a Venezia del Padovanino ed erede di Tiberio Tinelli, considerato il ritrattista, oggi si direbbe più "in", dei primi decenni del Seicento. Qui Forabosco capovolge le regole e riprende la ragazza di spalle mentre si controlla e controlla la pettinatura in un piccolo specchio. Antonio Zanchi (1631-1722) è "uno dei massimi esponenti della corrente 'tenebrosà che ebbe grande successo a Venezia" nel Seicento. Nel "Giuseppe Ebreo interpreta i sogni in carcere" (e sconvolge con le previsioni il faraone che lo nomina viceré) colpisce "l'inusuale colorismo degli abiti azzurri e arancio" di Giuseppe.
Sebastiano Ricci passa dall'"eccezionale freschezza ed eleganza", "dal vibrare della luce" sui corpi negli ovali "Bacco e Arianna" e "Anfitrite e le ninfe del mare", all'"inusuale enfasi drammatica" di "Venere accorre da Adone morente". Altissima la "qualità del gioco della luce al tramonto". Giannantonio Pellegrini raffigura Ermafrodito (il figlio di Ermes e Afrodite), prima della trasformazione in metà uomo e metà donna. Fu la ninfa Salmace, innamorata e respinta dal giovane spaurito e in fuga per la sua aggressività, a chiederlo agli dei: Salmace si unirà in eterno in Ermafrodito, ma inutilmente. Un dipinto giudicato "splendido" per la "pennellata guizzante" e le "tonalità chiarissime del colore".
Scopriamo il celebre figurista settecentesco Gaspare Diziani e la sua eccezionale raffinatezza formale in "Diana" (dalla notevole sensualità) e nei pendant "Bacco" e "Flora", l'"eccezionale freschezza di tocco e splendida brillantezza dei colori" nel "Sant'Agostino sconfigge l'eresia" bozzetto per un soffitto di un convento veneziano. La tela era nata di forma ottagonale e poi il pittore ha dovuto ampliare la scena e farla diventare rettangolare.
Il figlio e allievo di Gaspare, Antonio, è autore di un capolavoro che è anche "un sorprendente e per certi versi coinvolgente documento visivo". "Della misera esistenza dei ceti più poveri nelle desolate campagne del Veneto nel tardo Settecento". Con questa "Veduta di un villaggio sul fiume" (65 per 171 centimetri) Antonio Diziani si colloca "in una posizione assolutamente antitetica rispetto ai più celebri 'paesaggisti d'Arcadia'" come Giuseppe Zais (ugualmente in mostra) e i loro "pastorelli e pastorelle felici ed eleganti".
Giambattista Tiepolo è in mostra con "L'angelo della Fama" che è uno dei due frammenti di una grande tela, anche qui un soffitto, per il salone principale del veneziano Palazzo Grimani ai Servi, distrutto da un incendio nei primi anni dell'Ottocento. L'altro frammento è agli Uffizi.
Il piccolo (72 per 54 centimetri) "Capriccio architettonico" è di un Canaletto ancora "romano", appena rientrato dall'esperienza per certi versi sconvolgente nell'ambiente teatrale romano come scenografo, e sotto l'evidente influenza di Marco Ricci (l'"accentuata tensione chiaroscurale").
Con una tela di dimensioni molto più ridotte del "Capriccio" (21,5 per 31,5), Francesco Guardi realizza quello che viene considerato uno dei suoi paesaggi meglio riusciti, in cui gioca con la luce solare che rimbalza da una grande casa e si riflette su di un corso d'acqua illuminando tutto il secondo piano del dipinto fino ai borghi, alle montagne innevate dello sfondo. Mentre il primo piano rimane in ombra. Un tipo diverso di commozione si ha davanti al "Cristo deposto dalla Croce" firmato dal Guardi, di "impressionante impatto drammatico", un modello che nasce dalle popolari Vesperbild tedesche, con una cura particolare per la corona di spine e i chiodi messi in primo piano. Sullo sfondo luminoso si esibisce anche il Guardi paesaggista. Splendidamente.
La seconda mostra nasce dall'appena cominciato profondo restauro di strutture, impianti, decorazioni del Palazzo Patriarcale di Venezia (l'edificio di metà Ottocento a fianco della millenaria Basilica di San Marco). La mostra, al chiostro di Sant'Apollonia del Museo Diocesano, "Tintoretto, il ciclo di Santa Caterina e la quadreria del Palazzo Patriarcale", rende visibili fino al 30 luglio 2006 capolavori difficilmente alla portata del pubblico per ragioni intuibili. Sono 42 fra dipinti (di solito di grandi e grandissime dimensioni, fino a tre-quattro metri), affreschi staccati, cartoni preparatori dei mosaici di San Marco con le figure di San Pietro e San Paolo (nella facciata) e di otto profeti. I soggetti sono tutti religiosi ad eccezione di tre inediti paesaggi campestri settecenteschi. La mostra prosegue con le argenterie liturgiche della Sala degli Argenti e le opere lignee con una pala di Paolo Veneziano che fanno parte del Museo Diocesano. Curatore della mostra don Gianmatteo Caputo, direttore del "Diocesano" e dell'ufficio beni culturali del Patriarcato (catalogo Skira). A conclusione dell'intervento sul Palazzo Patriarcale (24 mesi, 7,5 milioni di euro) le opere non torneranno ad essere invisibili: il patriarca Angelo Scola si augura che ne possano godere "anche la nostra gente e tutti i visitatori".
La collezione del Patriarca riunisce opere dal Quattrocento ai giorni nostri (in mostra ci sono anche tre ritratti di anonimo con i patriarchi di Venezia diventati papi, i cardinali Sarto, Roncalli, Luciani). Provengono soprattutto da chiese soppresse o non più aperte al culto, istituzioni religiose cancellate, oltre a donazioni e prestiti temporanei.
Il nucleo più importante della collezione (e della mostra), il ciclo di sei grandi tele con le storie di Santa Caterina d'Alessandria realizzato da Jacopo Tintoretto e bottega nella seconda metà del Cinquecento, è di proprietà della soprintendenza per il Polo museale veneziano. E' la prima volta che viene presentato nella sua interezza da quando, nel 1974, è stato tolto dalla trecentesca chiesa veneziana di Santa Caterina per la quale era stato fatto. Il "Martirio delle ruote" comparve alla storica mostra sul Tintoretto a Cà Pesaro nel 1937 e tre tele alla ridotta mostra del Tintoretto a Parigi nel 1998. Si tratta di un gruppo di dipinti "poco considerati dalla critica" forse proprio per la loro collocazione, commenta Giovanna Nepi Scirè soprintendente del polo, ma che ristudiati nell'occasione hanno precisato date e ridimensionato il ruolo della bottega (fra cui il figlio di Jacopo, Domenico).
I sei teleri furono salvati dalla chiesa di Santa Caterina, una delle tante chiese veneziane dalla secolare storia di usi impropri, degrado, recuperi parziali, abbandono, alla quale l'incendio del Natale 1977 finì per distruggere quello che aveva di più importante, il soffitto ligneo della navata centrale a carena di nave, uno degli ultimi esempi rimasti a Venezia. Col soffitto andarono perduti la volta del presbiterio affrescata dal Brusaferro, tre grandi quadri, i dossali intagliati del coro e furono rovinati i rilievi dell'altar maggiore e gli angeli. Perduta anche la copia moderna (ma particolarmente riuscita tanto da aver tratto in inganno gli esperti) del celebre capolavoro di Paolo Veronese, lo "Sposalizio di Santa Caterina" posto sull'altar maggiore (ora alle Gallerie dell'Accademia). Le sei tele del Tintoretto e C. (con dimensioni 1,70-1,75 per 2,30 metri) facevano corona, completavano quell'opera, disposte sulle pareti laterali a narrare le storie dell'intrepida vergine martirizzata sotto Massenzio ad Alessandria d'Egitto il 25 novembre 305. Caterina viene rappresentata mentre tiene testa con dotti argomenti all'imperatore che vuole farle sacrificare agli dei, agli esperti chiamati in soccorso da Massenzio, e poi in vari passaggi del martirio, fustigazione, imprigionamento, supplizio delle ruote che però si spezzano, e infine nella decollazione ripresa un momento prima, quando Caterina invoca l'aiuto di Cristo non per sé, ma per chi ha timore della morte (è il telero in cui maggiormente si riconosce la mano di Jacopo col figlio Domenico). A Caterina, imitatrice della passione di Cristo e sua identificazione, Cristo appare per farla sua sposa con le parole del Cantico dei cantici: "Vieni dilecta mia, speciosa mia".
Nel ciclo l'iconografia di Santa Caterina "arriva al culmine" del nuovo modello di santità nell'arte dettato dal Concilio di Trento nel dicembre 1563. La santa non è più comprimaria come in una pala "sontuosa", "di impronta mistica-medievale", ma protagonista di una "storia", in "una luce Cristo-centrica", ed esplica pienamente la sua funzione mediatrice per i comuni mortali (in contrasto con la Riforma protestante). Anche con spregiudicata fedeltà formale se nei tre teleri delle torture Caterina, raffigurata di solito come una giovane in ricche vesti, a volte con una corona in testa, appare nuda salvo un perizoma, con il corpo di un bianco luminoso fra i rossi, gli arabeschi, le armature nere, le ombre delle prigioni, i fasci dorati della luce della salvezza.
In mostra i sei teleri sono diventati sette perché è stata aggiunta la spropositata tela (4,15 per 3 metri) dipinta nel 1618-23 da Jacopo Palma il Giovane: "La madre di Santa Caterina consulta i saggi per le nozze della figlia" e che proviene dalla stessa chiesa veneziana (nel Palazzo Patriarcale, per le dimensioni occupa l'atrio).
Ad aprire la mostra è un capolavoro di Giovan Battista Tiepolo (1732 circa), una "Natività" imponente per le dimensioni (1,30 per 2,70 metri) e dall'iconografia rara con il Bambino steso su di un panno bianco nelle braccia di Giuseppe, in gruppo isolato, mentre la Madonna in veste rosa e manto blu è in primo piano, in adorazione.
Proviene dalla basilica di San Marco e nella cappella privata del Palazzo Patriarcale è la pala dell'altare su cui celebra il patriarca. Nella stessa cappella è la "Deposizione" di Gregorio Lazzarini (inizio Settecento) di forma allungata, quasi tre metri, con l'impressionante resa delle costole del Cristo riverso. Con "L'Ultima Cena" si passa alla sala da pranzo del Patriarcato: è attribuita a Jacopo Palma il Giovane (1620 circa) che ha scelto colori dominanti viola e cremisi e risolve in modo originale il momento che mette in subbuglio gli apostoli, l'annuncio del tradimento. Vari apostoli sono in piedi o stanno per scattare, a protestare fedeltà a Cristo.



Notizie utili


"Da Bellini a Tiepolo. La grande pittura veneta dalla collezione Sorlini". Dal 29 ottobre al 26 febbraio 2006. Venezia. Museo Correr. A cura di Filippo Pedrocco.

Organizzata dai Musei civici veneziani e dalla Fondazione Luciano e Agnese Sorlini. Catalogo Marsilio.

Orari: 10-17 tutti i giorni (la biglietteria chiude alle 16); chiusura 25 dicembre, 1° gennaio 2006.
Biglietti: 4 euro; ridotto speciale 2 (acquirenti dei biglietti per i musei di piazza San Marco, "Museum Pass" Musei civici veneziani. Informazioni e prenotazioni call center 041-5209070

"Tintoretto, il ciclo di Santa Caterina e la quadreria del Palazzo Patriarcale". Dal 6 ottobre al 30 luglio 2006. Venezia. Museo Diocesano di Venezia, Chiostro di Sant'Apollonia, Castello 4312.
A cura di don Gianmatteo Caputo, direttore del Museo Diocesano. Promossa dal Patriarcato di Venezia (Ufficio promozione beni culturali) con la collaborazione delle soprintendenze e della Procuratoria di San Marco. Organizzazione e produzione Arthemisia. Catalogo Skira.
Orari : tutti i giorni 10-18 (la biglietteria chiude alle 17,30).

Biglietti: intero 8 euro; ridotto 6; scuole 3. Ingresso al chiostro romanico di Sant'Apollonia 1 euro. Informazioni e prenotazioni sede mostra 041-5229166;
e-mail: museodiocesano@patriarcato. venezia. it

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20/11/2005 13:02

Le mostre? Va tutto bene

Le principali mostre hanno superato o stanno superando il capo del primo mese di apertura con medie in miglioramento. A Torino, Promotrice delle Arti al Valentino, in 33 giorni le foto erotiche e classiche di Mapplethorpe hanno ottenuto una media quotidiana di 646 con un miglioramento del 13,3 per cento (totale 21.306). Anche superiore, a Palazzo Bricherasio, l'incremento della media dopo 26 giorni del conturbante surrealismo di Delvaux (con l'apporto di Magritte e de Chirico): 18,4 per cento (584), totale 15.191.
A Milano, Palazzo Reale, "Caravaggio e l'Europa" (in realtà la mostra più completa fatta finora su straordinari caravaggisti, categoria confinata nel sottotitolo che nessuno legge, e sorprendenti anonimi) dopo 26 giorni ha incrementato la media dell'8,7 per cento (2.547) già partendo da una media altissima per l'Italia. Il totale è di 66.232. Alla Triennale, in 37 giorni gli omini sgambettanti di Keith Haring hanno attirato in media 1.258 visitatori al giorno (6,25 per cento in più), totale 46.537.
A Ferrara, Palazzo dei Diamanti, dopo 32 giorni i paesaggi e non solo di "Corot" continuano gli incrementi con un 17 per cento che ha portato la media a 838 di assoluto rilievo (totale 26.817).
A Roma, complesso del Vittoriano, la mostra di "Manet" (con ottima grafica e ridotto numero di dipinti) dopo 33 giorni ha avuto un incremento del 6,3 per cento (1.913) di una media già alta. Totale 63.155.
Il Mart di Rovereto ha concluso in maniera entusiasmante la beve sosta italiana della
Phillips Collection di Washington, antologia di capolavori da Goya a Manet da Van Gogh a Picasso. I visitatori sono stati 128.456 con una media sempre crescente che ha superato quota duemila (2.215) con un ultimo aumento dell'11,3 per cento. La mostra era destinata a traguardi superiori se non avesse dovuto rispettare un rigido calendario di trasferte internazionali che aveva assegnato al Mart solo 58 giorni. Già così la mostra si è piazzata al 7° posto fra le mostre dell'anno (al 6° posto reale se si fa la giusta tara del 1.311.730 visitatori de "Il rito segreto. Misteri in Grecia e a Roma" al Colosseo dopo 111 giorni.
La Biennale di Venezia ha concluso con un totale di visitatori superiore alla precedente edizione di arti visive: 265.000 (totale che è stato arrotondato dagli organizzatori dopo aver fornito sempre i dati all'unità) rispetto a 260.103. Un aumento molto ridotto (1,8 per cento), ma forse significativo per l'arte contemporanea. La media si è mantenuta in continuo crescendo nelle ultime settimane riportandosi a quel 1.721 con cui aveva cominciato, godendo quindi anche dell'impulso di curiosità dei primi tempi. Nella classifica assoluta delle mostre si è piazzata al 4° posto (in realtà al 3°).
Interessanti i visitatori mossi dalla Biennale con le mostre canoniche delle due signore spagnole ai Giardini e all'Arsenale (dati ad ogni modo fuori delle classifiche). Il totale complessivo è di 915.000 persone ottenuto con i 265.000 visitatori delle due mostre internazionali più i 370.000 delle mostre dei 40 Paesi allestite nel centro storico cittadino e i 280.000 dei 31 eventi collaterali. Da ricordare che, per la prima volta, l' ufficio Lavori Pubblici del Comune, in collaborazione con Sanitrans ha permesso il trasporto gratuito, a richiesta, dei visitatori disabili fra Giardini e Arsenale.

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20/11/2005 13:03

Le mostre in corso più visitate

1 - Il rito segreto. Misteri in Grecia e a Roma (fino all'8 gennaio 2006)
Roma. Colosseo
Visitatori: 1.311.730 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 11.817. Giorni di apertura: 111
Note: biglietto comune con il Colosseo. I visitatori della mostra non sono distinti da quelli del monumento.

2 - Eureka! Il genio degli antichi (fino al 9 gennaio 2006)
Napoli. Museo archeologico nazionale
Visitatori: 102.026 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 981. Giorni di apertura: 104
Note: biglietto unico per museo e mostra.

3 - Il Rinascimento a Urbino. Frà Carnevale e gli artisti del Palazzo di Federico (prorogata all'8 gennaio 2006)
Urbino. Palazzo Ducale, appartamento della Jole
Visitatori: 71.969 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 637 Giorni di apertura: 113
Note: biglietto unico con Galleria nazionale delle Marche

4 - Arnolfo di Cambio. Una rinascita nell'Umbria medievale (fino all'8 gennaio 2006)
Perugia. Galleria nazionale dell'Umbria. Orvieto. Ex chiesa di Sant'Agostino
Visitatori: 69.067 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 566 Giorni di apertura: 122
Note: due biglietti per le due sedi. A Perugia biglietto comune con la Galleria nazionale dell'Umbria. Ad Orvieto il biglietto è quello della cappella Nuova (o San Brizio) del duomo.

5 - Caravaggio e l'Europa. Il movimento caravaggesco internazionale da Caravaggio a Mattia Preti. Il genio degli anonimi. Maestri caravaggeschi tra Roma e Napoli (fino al 6 febbraio 2006)
Milano. Palazzo Reale
Visitatori: 66.232 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 2.547. Giorni di apertura: 26
Note: biglietti distinti per le due mostre e biglietto integrato

6 - Manet (dall'8 ottobre al 5 febbraio 2006 )
Roma. Complesso del Vittoriano
Visitatori: 63.155 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 1.913. Giorni di apertura: 33

7 - The Keith Haring Show (fino al 29 gennaio 2006). Milano. La Triennale, viale Alemagna 6
Visitatori: 46.537 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 1.258. Giorni di apertura: 37

8 - Rubens. Eleonora dè Medici Gonzaga e l'oratorio sopra Santa Croce: pittura devota a corte (fino all'11 dicembre)
Mantova. Palazzo Ducale
Visitatori: 36.466 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 688. Giorni di apertura: 53
Note: biglietto in comune con Palazzo Ducale.

9 - Gauguin/Van Gogh. L'avventura del colore nuovo (fino al 19 marzo 2006)
Brescia. Museo di Santa Giulia
Visitatori: 34.711 (al 1° novembre)
Media giornaliera: 3.156. Giorni di apertura: 11
Note: primi dati comunicati dagli organizzatori. I prossimi il 9 gennaio 2006

10 - Corot. Natura, emozione, ricordo (dal 9 ottobre all'8 gennaio 2006)
Ferrara. Palazzo dei Diamanti, corso Ercole I d'Este 21
Visitatori: 26.817 (al 9 novembre)
Media giornaliera: 838. Giorni di apertura: 32

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26/11/2005 13:37

L'arte tra Siena e Roma

L'emblema di Siena è una lupa romana con i gemelli nella classica posizione e la si trova sparsa per la città. E la leggenda che a fondare Siena siano stati Aschio e Senio, figli di Remo, fuggiti da Roma. In più, non la leggenda, ma la storia dice che le fortune di Siena e delle "terre di Siena" cominciarono con la via Francigena, il fascio di tracciati che dal Nord, dall'Europa portavano a Roma, alla città dei martiri e del principe degli apostoli.
Ancora oggi la via che entra a San Gimignano per porta San Giovanni è un pezzo della Francigena. E da Siena la voce e gli scritti di colei che diventerà Santa Caterina per riportare la sede del papato da Avignone a Roma (come avverrà nel 1376) e per scongiurare scismi nella Chiesa fino a morire di sfinimento a Roma. Ma poi Roma significa per l'arte di Siena l'obiettivo e la fonte di desiderio, ambizione e ispirazione di committenti, grandi famiglie, ricchi banchieri fattisi romani, collezionisti, eruditi, artisti, giù fino al Cinquecento e al Seicento quando tutte le scuole artistiche italiane (e non solo loro) guardavano a Roma.

Ecco allora questa mostra "Siena & Roma. Raffaello e Caravaggio e i protagonisti di un legame antico" in programma dal 25 novembre al 5 marzo 2006 in Palazzo Squarcialupi a Santa Maria della Scala. %u0116 davanti al Duomo trecentesco, uno dei simboli del gotico senese su cui si è infilata una "scheggia di barocco romano" (non una ferita), la cappella del Voto con due statue del Bernini.
Il progetto della mostra è partito da Roma e così i curatori sono i soprintendenti delle due città, del polo museale romano, Claudio Strinati, e del patrimonio storico-artistico di Firenze, Bruno Santi (per 13 anni soprintendente a Siena). Catalogo Protagon Editori. L'iniziativa è del Comune (a cui appartiene Santa Maria della Scala) e della Fondazione e banca del Monte dei Paschi, con un investimento di poco superiore ai due milioni di euro.

Sono state riunite da mezzo mondo circa 170 opere fra le più diverse. Tavole e tele, disegni e acqueforti; sculture in marmo e bronzo dorato; tarsie lignee; mosaici e mosaici staccati; codici miniati, manoscritti e libri fra cui l'"Eneide" stampata nel 1541; miniature; reliquari e oreficerie liturgiche in argento, smalti, rame, legno policromo.
Il "legame antico" si sviluppa dalle immagini di Siena e Roma dal Medio Evo al XVII secolo, alla via Francigena (dai piccoli centri sono uscite molte sorprese), all'immagine di Roma nell'arte e nella cultura senese come identità storica e morale, agli eroi, eroine, episodi di storia antica nella tradizione iconografica senese; Agostino Chigi, il più famoso committente senese a Roma, ricchissimo e potente mecenate di Raffaello, nominato da Giulio II banchiere della Chiesa e rispettato banchiere in Europa, nominato "il Magnifico" dalla Repubblica di Siena; i pittori senesi a Roma nel XVII secolo e la committenza aristocratica, il mercato dell'arte fra tardo Cinquecento e metà Seicento; la chiesa di Santa Caterina dei Senesi in via Giulia. Chiude un senese settecentesco, personaggio sui generis: Ludovico Sergardi (Quinto Settano secondo la nomenclatura dell'Arcadia), medico, autore di satire, pittore, direttore della Fabbrica di San Pietro, amante delle donne, ideatore di feste per il carnevale. In mostra c'è un'acquaforte con la pavimentazione a grossi raggi di piazza San Pietro voluta da Sergardi.

La maggior impresa (e la più faticosa) della mostra è stata la riunione per la prima volta di dieci disegni di Raffaello, preparati per la loggia di Amore e Psiche nella villa della Farnesina (in grande maggioranza) e per la cappella Chigi in Santa Maria del Popolo e in Santa Maria della Pace. Due soli disegni vengono dall'Italia (Ambrosiana e Uffizi), uno da Bakewell (Gran Bretagna), tre da Dresda, Berlino e Colonia, due da Parigi (Louvre), due da Lilla. Tutti, ad eccezione di uno, rimarranno fino al termine della mostra.

Rutilio Manetti, Decapitazone di San Paolo, olio su tela, 1610 circa, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica
La Farnesina, sul lungotevere, era la più celebre dimora privata del Rinascimento, costruita (e dipinta) da Baldassarre Peruzzi, pittore e architetto senese, per Agostino Chigi, nel primo decennio del Cinquecento (ma il nome deriva dai Farnese, successivi proprietari). Uno dei motivi della fama era la loggia ideata da Raffaello e affrescata dalla sua bottega entro il 1518 con autori che sono ancora un bel problema per gli storici dell'arte (si fanno i nomi di Giulio Romano, Giovan Francesco Penni). Unica certezza Giovanni da Udine per i festoni estremamente accurati di fiori e frutta (alcuni tipi sono stati identificati come provenienti dal Nuovo Mondo) e soprattutto animali. Gli affreschi della loggia furono restaurati dal 1693 da uno dei più celebri pittori di Roma, Carlo Maratti, con un intervento giudicato dai moderni "esemplare", ma che venne eliminato nel 1930 insieme all'azzurro originale ed a molti particolari. La loggia è stata restaurata negli anni Novanta con un intervento scientifico diretto da Rosalia Varoli-Piazza dell'Istituto centrale del restauro.

Il ciclo pittorico di Psiche è stato pensato anche in funzione al romanzo d'amore fra Agostino Chigi e una giovane veneziana di modeste origini, che il banchiere aveva fatto rapire, educare in un convento, dalla quale aveva avuto quattro figli e che poi aveva sposato. I rapporti di Agostino Chigi con Raffaello furono molto stretti, curiosamente anche nei tempi della morte. Il banchiere sopravvisse di pochi giorni all'artista (morì l'11 aprile 1520, a 55 anni).

Agli affreschi della loggia si riferiscono anche quattro incisioni in mostra. "L'assemblea degli dei", un modello per la parte destra della volta, in cui Giove è senza barbone, di Gian Giacomo Caraglio. Tre per i pennacchi della loggia,"Amore e tre ancelle", "Giove e Amore", "Mercurio", di Marcantonio Raimondi, il grandissimo incisore bolognese, famoso anche per la stretta collaborazione con Raffaello (che spesso forniva i disegni) e di cui fu il più grande divulgatore.

Niccolò Tornioli, Cristo scaccia i mercanti dal tempio, olio su tela, Roma, Galleria Spada
Un altro grande artista è collegato ad Agostino Chigi. La stanza da letto alla Farnesina fu affrescata dal Sodoma (Giovanni Antonio Bazzi), vercellese di nascita, ma senese di formazione, di cui sono in mostra tre dipinti fra cui il grande tondo "Natività di Gesù" con l'insolita scena dell'angelo che letteralmente sostiene il San Giovannino.
Il Caravaggio del titolo sintetizza una delle più importanti stagioni artistiche fra Cinquecento e Seicento che presero l'avvio da Roma per l'Italia e l'Europa. Sono tre dipinti molto noti."La buona ventura" dalla Pinacoteca Capitolina, "Il Narciso" da Palazzo Barberini e "La musica" ("Suonatore di liuto") da collezione privata in deposito al Metropolitan di New York. Qualche dubbio è stato espresso sull'intera autografia del Caravaggio di quest'ultimo dipinto (ma quella "natura morta" di strumenti musicali non può essere stata fatta da altri) in rapporto alla versione con varianti del "Suonatore di liuto" dell'Ermitage. %u0116 uno dei "doppi" di Caravaggio che continuano a mettere in imbarazzo gli studiosi. Quest'ultima è anche l'opera che Agostino Chigi avrebbe voluto nel 1613, quando era rettore del Santa Maria della Scala, ma si dovette accontentare di una copia.

Caravaggio è l'occasione per conoscere numerosi pittori senesi noti e meno noti, fra fine Cinquecento e metà Seicento, fra Siena e Roma. Antiveduto Grammatica (sei dipinti in mostra), Bernardino Mei (quattro), Francesco Vanni (sei), Raffaello Vanni, Rutilio Manetti, Ventura Salimbeni, Francesco Rustici, Niccolò Tornioli, Valentin de Boulogne.

Grammatica deve il nome (secondo quanto riferisce Giovanni Baglione) alla premonizione avuta dal padre che sarebbe nato in viaggio, fra Siena e Roma. Nella sua bottega il Caravaggio lavorò per qualche mese prima di diventare il Caravaggio. Di Antiveduto c'è un "Trionfo di David" dallo schema originale: l'eroe solleva con una picca il testone di Golia che sembra più dormiente che mozzato. Di grande qualità pittorica, luminosa, la fanciulla bionda, bianco vestita, al centro della scena fra altri personaggi e che accoglie Davide agitando ramoscelli.

Dalle raccolte Chigi provengono la "Crocifissione di San Pietro" di Ventura Salimbeni e il suo pendant, la "Decapitazione di San Paolo" di Rutilio Manetti.
Salimbeni usa la Croce capovolta e in obliquo come spartiluce fra le due zone del dipinto. Quella di destra con due angioletti che recano la corona e la palma del martirio, sono in una nuvola di luce che frattura le nuvole nere e si riflette sul corpo nudo di Pietro le cui ombre scavano il torace ossuto mentre le mani perdono striscate di sangue. A sinistra due manigoldi completano l'opera fra luci e ombre. Manetti crea sullo sfondo una scena cupa, una città cinta da mura e torri, coperta di nubi fitte, rotta dai due angioletti che attendono San Paolo con i segni del martirio. I volti dell'apostolo e del carnefice sono nascosti in tutto o in parte dall'ombra.

Niccolò Tornioli e Valentin de Boulogne, uno dei più famosi caravaggisti, si confrontano sullo stesso soggetto, la cacciata dei mercanti dal tempio. Tornioli incrocia al centro della scena braccia, dita, facce urlanti fra luci e ombre violente e la elegantissima veste azzurra di Cristo dalle raffinate lumeggiature sulle pieghe del mantello. Valentin taglia la scena in diagonale. Cristo, a sinistra, in piena luce alza lo scudiscio che si perde nell'oscurità, e spinge un tavolo contro i mercanti ammassati
a destra e ne fa cadere un paio.

L'"impatto con suggestioni caravaggesche", i "raffinati passaggi cromatici", giallo-arancio dorato, grigio perlaceo, blu-viola, si ritrovano nella lunetta con la "Santa Cecilia morente" di Francesco Vanni eseguita per l'altare principale della cripta sottostante la basilica di Santa Cecilia in Trastevere dove si consumò la lunghissima agonia della martire. Dell'orribile ferita sul collo si percepisce molto poco per le cure delle due giovani donne che le asciugano il sangue.

Come detto una serie di sorprese viene dai piccoli centri del Lazio lungo la via Francigena, da opere inedite o che pochi conoscono, da pezzi raffinati anche se difficili come le oreficerie liturgiche. Della cattedrale di Montefiascone è in mostra una inedita scultura in marmo, alta circa un metro che raffigura Santa Margherita di Antiochia con un libro in mano, il capo che sembra turrito e per basamento un drago alato sconfitto. "Era nascosta ai fedeli e ai visitatori: è stata pulita e liberata di una improbabile croce di cartapesta e si è rivelata - osserva Tommaso Strinati che ha curato questa particolare sezione - per un pezzo molto bello della prima metà del Trecento, opera di un seguace di Nino Pisano, ma sensibile ad Arnolfo ed anche con una aria romana, classicheggiante". In mostra c'è una delle più importanti opere di arte toscana a Roma, il trittico del 1358 di Lippo Vanni, "Madonna con Bambino in trono tra due angeli, San Domenico e Santa Aurea" della pontificia università San Tommaso all'Angelicum.

Due pezzi emozionanti sono i frammenti di mosaici, datati 1198-1216, rari sopravvissuti dell'antica basilica vaticana che fu abbattuta all'inizio del Seicento. "Ecclesia romana", l'immagine elementare di una donna con una corona dalle grosse perle e un mosaico tondo con fasce concentriche blu intenso, azzurro, azzurrino che circondano una "Fenice".

La lupa romana appare in molti angoli di Siena ed anche in mostra compare sotto le specie più diverse, dal bronzo allo stagno dorato, dal marmo al bronzo dorato ed anche nei disegni e dipinti. Come nei "Lupercalia" famosa tavola del 1519 di Domenico Beccafumi (che diventerà uno straordinario manierista dai colori modernissimi). L'opera è dedicata alle feste romane di iniziazione del sodalizio dei Luperci in onore del dio Fauno. Mentre i giovani di entrambi i sessi si affrontano nelle corse rituali, in un angolo la lupa lecca la schiena di uno dei due gemelli poppanti (non si sa quale), particolare che è l'emblema della mostra.
Questa e l'altra tavola esposta di Beccafumi ("Vestalia") normalmente non sono esposte al pubblico perché appartengono al museo fiorentino di Casa Martelli che deve essere ancora aperto.

Un'altra primizia, questa volta un ritorno in Italia dopo tempo immemorabile, sono gli intarsi lignei realizzati nel 1430 circa dal Bernacchino (Mattia di Nanni) per gli stalli dei governanti nel Palazzo Pubblico di Siena e che erano posti sotto l'illuminazione della "Maestà" di Simone Martini. Tre provengono dal Canada, dal Museo di Belle Arti di Montreal e una dal Metropolitan, e raffigurano valorosi personaggi antichi, grandi esempi della storia di Roma.

Un'altra bella ricomposizione (più facile perché da una unica fonte) è quella fatta per la prima volta con i 17 bozzetti dei dipinti e affreschi della chiesa di Santa Caterina in via Giulia realizzata fra gli anni Sessanta-Settanta del Settecento per committenti senesi da quello che era il più celebre architetto a Roma, Paolo Posi, senese. Fra gli artisti Pietro Angeletti, Domenico Corvi, Tommaso Conca, Gaetano Lapis, Nicolò Lapiccola, Etienne Parrocel (di Lione, che italianizzò il nome in Stefano e dai contemporanei fu detto "Le Romain"). C'è anche il bozzetto di Laurent Pécheux "Santa Caterina da Siena guida il papa Gregorio XI nel suo ritorno da Avignone a Roma" (102,5 per 197 centimetri), trattato senza l'enfasi celebrativa caratteristica della pittura romana fra Seicento e Settecento, e che viene considerato un modello finito.

Jacopo della Quercia, dal borgo della Quercia Grossa vicino Siena (lo scultore della tomba di Ilaria del Carretto nel Duomo di Lucca), si è dedicato a "Rea Silvia" e "Acca Larentia" . Le due statue in marmo sono simili nell'atteggiamento, in piedi, alle prese con irrequieti Romolo e Remo: Rea Silvia è infatti all'origine di tutto perché ebbe i due gemelli da Marte e Acca Larenzia fu la loro nutrice.

C'è ancora tanto da decifrare e infatti sono in mostra anche per suscitare confronti, intuizioni, il Maestro di Lecceto (con cinque tavole con le storie di Didone, dal museo del Pétit Palais di Avignone), il Maestro delle Eroine Chigi Saracini (da Siena) con una variante di Cleopatra suicida, questa volta in piedi con un velo svolazzante e l'aspide che appoggia i dentini sul seno. E il Maestro di Griselda con tre tavolette (dalla National Gallery di Londra) che raffigura una coloratissima, affollata e mossa sequenza cinematografica con tre scene dall'ultima novella del "Decamerone". Cavalieri, dame e cavalli bianchi, sullo sfondo un arco antico a tre fornici decorato con teste di cavalli dorati e figurette danzanti sull'attico. Fra architetture e portici, passi danzanti che terminano in una tavolata e cavalcata.

Fra i grandi nomi non è possibile aggiungere quello di Ambrogio Lorenzetti presentato con una copertina di Biccherna del 1344, le pratiche dell'ufficio finanziario della Repubblica di Siena. La scena (42 per 25 centimetri) è tolta dall'"Allegoria del Buon Governo" affrescata da Ambrogio nel Palazzo Pubblico nel Campo, con un vecchio in trono che rappresenta il Comune e ai piedi lupa e gemelli. Data la diversa qualità fra affresco e Biccherna si ritiene che sia molto difficile che Ambrogio, celebre e ricercato, abbia perso del tempo a dipingere un prodotto in tutti i sensi modesto, a sei anni dalla realizzazione dell'affresco che lo ha ispirato.

Raffaello e Caravaggio. I grandi nomi del titolo sono esauriti, ma ecco un ospite d'onore imprevisto, foriero di fruttuose polemiche fra gli studiosi e per la mostra: Donatello (con tutte le precauzioni e la prudenza obbligatorie all'apparizione di tale nome). Si tratta della lastra di marmo (126,5x74,5 centimetri) raffigurante la Madonna fra tredici cherubini in atto di porgere due corone. Dovrebbe appartenere ad una grande lunetta con la triplice incoronazione di Caterina da Siena, parte del monumento sepolcrale eretto intorno al 1430 nella basilica romana di Santa Maria sopra Minerva dove è il corpo della santa (meno la testa e un dito), monumento poi smembrato nel 1573-79.

L'opera riconosciuta di Donatello da Federico Zeri nei primi anni '90, è stata presentata a Roma in una giornata di studio nel giugno scorso (e poi al pubblico per due giorni a Palazzo Venezia in ottobre) da Giancarlo Gentilini dell'università di Perugia, e da Marco Pizzo del Museo del Risorgimento di Roma, suscitando l'entusiasmo di Antonio Paolucci, soprintendente per il polo museale fiorentino. E la prudenza o perplessità di altri studiosi che riconoscono l'ideazione di Donatello, ma non la fattura. Questa di Siena è la prima mostra in cui la lastra viene presentata ad un esame (si spera ravvicinato) e diffuso. Insomma è l'occasione per sostenitori e detrattori per uscire allo scoperto.



Notizie utili - "Siena & Roma. Raffaello, Caravaggio e i protagonisti di un legame antico". Dal 25 novembre al 5 marzo 2006. Siena. Palazzo Squarcialupi, Santa Maria della Scala. A cura di Bruno Santi, soprintendente per il patrimonio storico-artistico di Firenze e Claudio Strinati, soprintendente speciale del polo museale di Roma. Siena. Promossa dal Comune di Siena, dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e dal ministero per i Beni e le attività culturali. Catalogo Protagon Editori.
Orari: tutti i giorni, compresi festivi, 10,30 - 19,30.
Biglietti: intero 9 euro, ridotto 7, studenti 2,50. Biglietto integrato mostra e complesso museale di Santa Maria della Scala 10 euro. Gruppi e scuole Civita Servizi
02-43353522. Biglietteria e prenotazioni www. ticket. it ;

Parcheggi Santa Caterina e Stazione Ferroviaria (al centro della città) riduzione del 50% ai possessori del biglietto di ingresso alla mostra (coupon alla biglietteria della mostra). Trasporto gratuito dai due parcheggi per i possessori del biglietto di ingresso alla mostra. Viaggio di ritorno Siena-Firenze gratuito per la giornata della visita alla mostra (biglietteria "Train", piazza Gramsci a Siena).

Per soggiorni week-end, visite guidate di Siena, biglietti particolari per muoversi in Siena, itinerari e pacchetti nelle "terre di Siena" informazioni e prenotazioni Centro servizi turistici apt Siena 0577-280551 - 45900; fax 0577-270676 ; [URL=incoming@terresiena.it]incoming@terresiena.it

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30/11/2005 10:36

I tesori inediti di Villa Borghese

Una 'galleria secondaria' sarà visitabile dal 30 novembre: apriranno infatti i battenti i depositi del museo che contengono oltre 300 opere praticamente sconosciute ai più.

Galleria Borghese numero due: una 'galleria secondaria' parallela sarà visitabile dal 30 novembre prossimo oltre alle collezioni tradizionali nel famoso Museo di Villa Borghese.

Aprono infatti al pubblico i depositi del museo che contengono oltre trecento opere praticamente sconosciute ai più. I depositi della Galleria Borghese, per la precisione, contengono 263 dipinti, 19 bronzetti, 7 piccole statue di marmo antiche e un orologio risalente ai tempi del cardinale Scipione Borghese.

Fuori del circuito tradizionale, nascosti al pubblico, ci sono tesori quali il 'Cristo Portacroce' di Sebastiano del Piombo, la 'Venere' di BaldassarrePeruzzi, il 'San Francesco' di Annibale Carracci, il 'Mendicante' di Ribera, la 'Susanna e i vecchioni' di Honthorst, solo per citarne alcuni. La Galleria secondaria che tra breve aprirà i battenti proprio sotto il tetto del museo, grazie al contributo economico di Credit Suisse che ha creduto al progetto, avrà il carattere di una quadreria: si potranno ammirare le pareti coperte da una fitta serie di dipinti alla maniera delle quadrerie del Seicento come quella illustrata da Franz Francken il Giovane nel dipinto esposto nella sala XVII dello stesso museo.

Un reparto particolare sarà dedicato alle opere minute, le preziose 'pietre paesine' tra le quali è di grande interesse lascena di battaglia della 'Presa di Gerusalemme' dipinta da Antonio Tempesta o i piccoli paesaggi di Paul Bril che richiamano quellidella collezione del cardinale Federico Borromeo alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Altra importante funzione della galleria secondaria sarà quella di consentire esercizi di studio e osservazione approfondita direttamente sul dipinto, nell'ambito dell'attività didattica del museo per bambini e adulti.

L'accesso alla galleria secondaria sarà possibile solo su prenotazione obbligatoria per gruppi non superiori alle 25 persone, a prezzo del normale biglietto acquistato per visitare le collezioni generali.

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11/12/2005 23:41

Altri particolari della Galleria Borghese II

La "Galleria Borghese 2", i depositi della galleria, sono aperti al pubblico dal 30 novembre, dal martedì a domenica, con orario 15-16 e 16-17. La visita è gratuita, ma con prenotazione obbligatoria del costo di due euro (06-32810).

Non è stato ancora deciso se sarà necessario acquistare il biglietto per la Galleria, il che annullerebbe il vantaggio della gratuità della visita ai depositi.

Per ragioni di sicurezza esiste un numero chiuso di persone: gruppi di 18 visitatori più un operatore museale e un custode. La durata della visita è di un'ora. Per i percorsi didattici prenotazione 06-8840756.

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30/12/2005 20:11

Al Mart Avanguardie a passo di danza

Ballerine sognanti, spiate durante le prove, grandiose scenografie dalle esotiche suggestioni, costumi visionari, dagli accenti sperimentali… fra bozzetti, tele, sculture, disegni e fotografie si ripercorre un secolo di storia, che ha visto nel suo scorrere un vibrante intreccio fra danza, arte e moda.
Ospitata dalla suggestiva sede del Mart di Rovereto “La Danza delle Avanguardie. Dipinti, scene e costumi: da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring”, aperta fino al 7 maggio, svela la profonda relazione – attraversata dalle più significative correnti artistiche del tempo - fra pittori, coreografi, impresari teatrali e ballerini. Curata da Gabriella Belli ed Elisa Guzzo Vaccarino, l’esposizione si apre volgendo uno sguardo
a quei pittori che alla fine dell’Ottocento affrescarono il mondo dell’Opera. Primo fra tutti Edgar Degas – il “pittore di ballerine” – attento a rubare i momenti più segreti e privati del dietro le quinte. I primi accenni al movimento e al dinamismo – ben presto appannaggio delle avanguardie - sono invece presenti nelle opere di Henri Toulouse-Lautrec (La ruota 1893), di Jules Chéret (La danza 1905) o di Giovanni Boldini (Coppie danzanti 1898). A varcare la frontiera che separa un secolo da un altro e a condurci alla soglia della modernità sono Henri Matisse, Leon Bakst, Pablo Picasso, Natalia Goncharova, Mikhail Larionov , Giacomo Balla e Fortunato Depero, che nei primi anni del Novecento cessarono di dipingere il teatro “da fuori”, per salire sul palcoscenico, realizzando fantasiose scenografie - spesso venate di ironia – ed eclettici costumi, frutto di una sfrenata immaginazione. Vero Deus ex machina della scena, artefice di quel fortunato connubio fra arte e balletto fu certamente Sergei Diaghilev, leggendario impresario dei Ballets Russes, che per primo intuì la potenza espressiva dei movimenti d’avanguardia. Con la sua inedita alchimia fra esotismo e folklore, Diaghilev scombussolò le platee parigine, affidando le coreografie dei suoi spettacoli ai più grandi artisti del tempo. Dalla purezza icastica delle tuniche che rivestono il corpo di ballo del capolavoro di Stravinsky, Le Sacre du Printemps, disegnate da Nicholas Roerich al sensuale costume pensato da Bakst per il fauno di L’Après-midi d’un faune, fino alle coreografie di matrice cubista che Picasso ideò per Parade, trionfo dell’Esprit Nouveau – come sancì Apollinaire –, facciamo incursione nelle più innovative correnti del tempo, in un vortice di forme e colori. Alla mitica figura di Diaghilev si contrappone, poi, quella del rivale, Rolf de Maré, direttore dei Ballets Suédois. A lui si deve il coinvolgimento di Giorgio de Chirico, Francis Picabia e Fernand Léger, di cui ammiriamo i costumi disegnati per La Creation du monde, ammantati di quella energia creativa, di cui si nutriva la sua pittura. Dal Futurismo, Suprematismo e Costruttivismo, presenti nei progetti di Kasimir Malevich e Vladimir Tatlin, che rivoluzionarono la scena teatrale russa, passiamo in piena epoca Bauhaus, con Oskar Schlemmer, eclettica figura, che fece dialogare tutte le arti, nell’intento di sovvertire l’estetica conformista del teatro. L’intreccio fra mondo dello spettacolo e ricerca artistica corre veloce per tutto il Novecento e dal dopoguerra a oggi si susseguono sperimentazioni ardite e surreali – dalle coreografie di Robert Rauschenberg per Merce Cunningham alle performance di Jan Fabre -, dove arte, danza e moda vanno di pari passo, mostrando una scena (come dimostra la sezione curata da Franca Sozzoni), dove artisti, stilisti e fashion designer sfilano insieme, sotto la luce degli stessi riflettori.

“La Danza delle Avanguardie. Dipinti, scene e costumi: da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring”

Fino al 7 maggio 2006

Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto
Corso Bettini 43; info:0464-438887; www.mart.trento.it
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 10-18; venerdì 10-21
Ingresso 8,00 euro.

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01/01/2006 14:42

Andar per mostre...

Firenze
Museo dell’opera di santa Maria del Fiore, Arnolfo. Alle origini del Rinascimento fiorentino.
In mostra 100 opere provenienti dai maggiori musei italiani ed europei celebrano il genio di Arnolfo di Cambio, scultore protagonista della scena artistica fiorentina fino ai primi anni del 1300. Tra le opere più importanti in mostra: la Madonna di ambito di Nicola Pisano prestata da Berlino, l’Annunciazione appartenete all’Albert and Victoria Museum di Londra, il Carlo D’Angiò dei Musei Capitolini e il fregio della tomba di Annibaldi. Poi elementi decorativi, frammenti e calchi di
originali. La mostra si propone anche di offrire una ricomposizione ragionata della vecchia facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore progettata e costruita da Arnolfo e smembrata nel 1500. Sezioni della facciata per l’occasione sono state restituite con gli elementi originali del suo arredo decorativo. Marmi, mosaici sono stati riassemblati e contestualizzati per permettere allo spettatore di comprendere come fosse l’aspetto esterno della cattedrale prima del 1500. Per la realizzazione, lo scultore si era infatti ispirato alle costruzioni gotiche francesi caratterizzate da imponenti progetti iconografici grazie alla presenza di statue mosaici, marmi ed effetti cromatici ancora assenti nelle contemporanee costruzioni fiorentine.
In mostra anche sculture pitture e oreficerie del 1200 per contestualizzare l’opera di uno scultore che secondo i critici e gli studiosi di storia dell’arte, ha gettato le basi del Rinascimento. Attraverso il percorso filologico proposto dalla mostra è possibile comprendere le influenze di questo scultore sulla pittura di Giotto e più tardi sulle opere plastiche di Brunelleschi e Donatello.
Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore
Dal 21 dicembre al 21 aprile 2006
Orario dalle 9 alle 19.30, la domenica dalle 9 alle 13.40
Info: www.arnolfoafirenze.it

Bari
Castello Svevo, Marc Chagall. Fiaba e destino.
Una selezione di 100 opere racconta Chagall attraverso le acqueforti create da lui per illustrare: “Le anime morte” di Gogol’”, “Le Favole” di La Fontaine e “La Bibbia” tra il 1924 e il 1939. La Trilogia è un ciclo di illustrazioni commissionato a Chagall da Ambroise Vollard negli anni venti-trenta. In mostra tavole celebri come “L’arrivo di Cìcikov”, il fiabesco “Paesaggio”, “Gogol’ e Chagall” all’interno delle “Anime morte”. Poi la serie degli animali delle “Favole”, fino a “La colomba dell’Arca”, “Abramo piange Sara” e “La scala di Giacobbe” ispirati dalla Bibbia.
Castello Svevo
Fino al 5 febbraio
Orario: da lunedì a sabato dalle 10 alle 19
Ingresso gratuito
Info: 0805214361

Firenze
Palazzo Pitti, Museo degli argenti Mythologica et erotica. Arte e cultura dall'Antichità al XVIII Secolo.In mostra la raccolta di cammei e intagli medicei custoditi tra le collezioni del museo che rappresentano temi mitologici del mondo greco e romano.
Palazzo Pitti, Museo degli argenti
Fino al 5 maggio 2006
Orario: dalle 8.15 alle 18.30 nei mesi di aprile e maggio
dalle 8.15 alle 16.30 nei mesi di novembre, dicembre, gennaio e febbraio
dalle 8.15 alle 17.30 nel mese di marzo
Info: www.palazzopitti.it
Venezia
Palazzo Fortuny, Libri, sogni, viaggi, il ritorno di Hugo.
La mostra illustra le tematiche principali del lavoro di Hugo Pratt attraverso trentacinque pannelli , filmati, ricostruzioni tridimensionali, modellini e diorami. Un’ occasione per ripercorrere le tappe della avventura artistica e umana di uno dei più importanti fumettisti e illustratori degli ultimi anni.
Fino al 28 febbraio
Orario:
Info: www.museiciviciveneziani.it

Andria
Castel del Monte, Intramoenia, Extra Art.
Il primo appuntamento di un progetto triennale che punta alla valorizzazione dei castelli di Puglia. Si parte con Castel del Monte, edificio voluto e realizzato da Federico II di Svevia. In tre anni si snoda un programma di mostre allestite nei più conosciuti castelli di Puglia, con particolare attenzione all’entroterra rurale. Sedi delle esposizioni saranno: Taranto, Massafra, Lucera, Manfredonia, Montesantangelo, Lecce, Otranto, Grottaglie, Brindisi, Oria, Bari, Trani, Barletta, Sannicandro, Mola di Bari e Monopoli.
Castel del Monte
Fino al 26 febbraio
Orario:
Info: www.ecletticaweb.it/intramoenia

Roma
Complesso del Vittoriano, Manet .
Una mostra che parla di uno dei più grandi autori della storia dell’arte non attraverso i grandi capolavori ma grazie a opere minori e sconosciute ai più. Tra le opere più celebri: la Sultana e l’Amazzone omaggio alla pittura spagnola di Murillo, Velàzquez e Goya particolarmente apprezzata da questo autore. Poi le scene di boulevards in Rue Mosnier, gli amici del pittore personaggi di spicco della Parigi dell’epoca in Marcellin Desboutins e Méry Laurent, musa ispiratrice di Mallarmé. In mostra anche le piccole nature morte degli anni Ottanta come le Pesche. Piccoli cammei concepiti come doni agli amici.
Complesso del Vittoriano
Fino al 5 febbraio 2006
Orario: dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle19.30; venerdì e sabato dalle 9.30 alle 23.30; domenica dalle 9.30 alle 20.30, ingresso intero
Prezzo: 9 euro, ridotto 7 euro

Amburgo
Kunsthalle, La “Brücke” ad Amburgo.
A cent’anni dalla fondazione del gruppo della Brüke, la città celebra il gruppo proponendo una fornita selezione di dipinti, disegni e stampe di Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff, Emil Nolde e Otto Mueller.
Kunsthalle
Fino al 15 gennaio 2006
Info: 040 - 428 131 200
e-mail: info@hamburger-kunsthalle.de

Parigi
Galeries nationales du grand Palais, Klimt, Schiele, Moser, Kokoschka.
91 tele e 55 disegni, realizzati tra il 1890 e il 1918, in una esposizione che traccia il percorso artistico di questi pittori che hanno realizzato una rivoluzione del linguaggio pittorico dopo la Secessione Viennese. I dipinti in mostra traducono il passaggio dal simbolismo all’espressionismo così come è avvenuto in Austria. L’esposizione è suddivisa in tre sezioni che mostrano le opere dedicate a tematiche storiche, i paesaggi e la ritrattistica di questi quattro artisti.
Galeries nationales du grand Palais
Fino al 23 gennaio
Info: tel. 01 44 13 17 17
www.rmn.fr/galeriesnationalesdugrandpalais

Barcellona
Fundaciò Juan Mirò, I maestri del Collage. Da Picasso a Rauschenberg
Una grande esposizione che indaga la storia del collage dall’autunno del 1912, quando Braque e Picasso utilizzarono e nobilitarono per primi questa tecnica al 1950 quando Robert Rauschenberg e Jasper Johns utilizzarono il collage per sviare l’attenzione degli spettatori dal tema della psiche dell’artista e concentrarsi su tematiche quotidiane grazie all’utilizzo di termini dialettali. Il fine era spiegare il significato dell’arte e la sua relazione con la cultura che la stava producendo.
Ma il percorso tocca anche artisti come Max Ernst, René Magritte e Joan Miró. Poi i francesi Jean Dubuffet, Antoni Tàpies y Joseph Beuys fino agli statunitensi Joseph Cornell, Franz Kline, Willem de Kooning, Robert Motherwell e Jackson Pollock.
Fundaciò Juan Mirò
Fino al 26 febbraio

Strasburgo
Museo di arte moderna e contemporanea, Le Courbusier. Un architetto e i suoi libri.
Architetto, urbanista e artista, Le Courbusier è stato anche autore di 35 opere pubblicate tra il 1912 e il 1960. L’esposizione presenta l’insieme delle sue opere nelle diverse edizioni attraverso una ricostruzione della sua Opera onia. A questo corpo si aggiungono documenti originali come appunti e note riguardanti le tappe di elaborazione visuale delle stampe che lui ha curato personalmente dedicandosi con grande passione.
Museo di arte moderna e contemporanea
Fino al 26 febbraio

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