tratto da: Cecilia Gatto Trocchi
"La Magia"
5. Effetto Quesalid.
La ricerca antropologica ha evidenziato su quali meccanismi psico-fisiologici si fondano i casi (attestati in diverse culture primitive) di morte per fattura o per sortilegio. Come abbiamo visto, un individuo consapevole di essere oggetto di un maleficio è intimamente persuaso dalle più solenni tradizioni del suo gruppo di essere condannato. A quel punto parenti e amici condividono tale
certezza, e la comunità per così dire si ritrae dal malcapitato. Tutti si allontanano dall'uomo segnato dal maleficio e si comportano nei suoi riguardi come se fosse non solo già morto, ma fonte di pericolo per quelli che lo circondano. In ogni occasione e con tutti i suoi comportamenti l'intero gruppo sociale suggerisce la morte alla sventurata vittima che, non potendo più sfuggire a quel che considera un suo inevitabile destino, soggiace alla depressione.
In alcune situazioni vengono addirittura celebrati per il malcapitato riti sacri che lo introducono al regno delle ombre. Di fronte a questa situazione lo stregato cede all'azione combinata sia della paura che lo devasta, che dell'improvviso e totale ritrarsi dei suoi simili, che gli palesano anche una decisiva avversione. La persona stregata, oggetto di timori, di riti di espiazione e di tabù, non resiste alla dissoluzione della personalità sociale a cui segue la disintegrazione psichica. Così funziona la morte per il maleficio vudù della cultura haitiana, così funzionano i sortilegi nelle culture originarie australiane.
E' interessante notare che un indigeno dell'Australia, vittima di una fattura a morte di questo genere, fu trasportato morente all'ospedale della città di Darwin. Messo in un polmone d'acciaio e nutrito con una sonda, si ristabilì progressivamente, soprattutto convinto che la magia dell'uomo bianco era molto più forte di quella dei suoi compaesani. Senza voler esaminare i complicati meccanismi psicosomatici che presiedono a tali fenomeni, va sicuramente affermato che l'efficacia della magia implica la credenza socialmente condivisa
nell'universo magico. Tale complicato meccanismo può essere definito effetto Quesalid, in onore di un intelligente ragazzo kwakiutl, la cui biografia è narrata da Franz Boasl. Quesalid non credeva al potere degli stregoni o più esattamente degli sciamani perché tale termine è più adatto a denotare l'attività che tali operatori magici hanno presso gli indiani della costa nord-occidentale del Pacifico. Desideroso di scoprire i loro sotterfugi e i loro imbrogli e ansioso di smascherarli, Quesalid si mise a frequentare gli sciamani finché uno di essi si offrì per introdurlo nel suo gruppo dove avrebbe ricevuto l'iniziazione e sarebbe diventato uno di loro. Quesalid non si fece pregare, convinto che quello fosse l'unico modo per arrivare alla verità. Il suo racconto ci descrive le lezioni in cui ebbe la possibilità di accedere al sapere magico segreto che era uno strano miscuglio di prestidigitazione, di conoscenze empiriche, di abilità teatrali come l'arte di fingere lo svenimento, la simulazione di crisi nervose, l'apprendistato di canti magici, la tecnica per vomitare, ma anche nozioni abbastanza precise di auscultazione e di ostetricia,
l'impegno di sognatori, cioè di spie incaricate di ascoltare le conversazioni private e di riferire segretamente allo sciamano elementi di informazione sull'origine e sui sintomi dei mali sofferti da questo o quello. Ciò che soprattutto Quesalid imparò fu l'ars magna della scuola sciamanica kwakiutl, cioè l'uso di un batuffoletto di peluria che il praticante nasconde in un angolo della bocca per espettorarlo tutto insanguinato al momento opportuno, dopo
essersi morso la lingua o aver fatto uscir sangue dalle gengive e presentarlo solennemente al malato e ai parenti come il corpo patologico espulso in seguito alle sue suzioni e manipolazioni, esattamente come alcuni guaritori filippini.
Durante il suo apprendistato Quesalid ricevette la conferma dei suoi peggiori sospetti circa vari imbrogli; ma volle continuare il suo percorso iniziatico. E così fu che un giorno fu chiamato dalla famiglia di un malato che aveva sognato di lui come del suo salvatore. Questa prima cura fu un successo straordinario.
Da allora Quesalid fu conosciuto come un grande sciamano ma non perse il suo spirito critico, anzi interpretò il suo successo con ragioni psicologiche dicendo espressamente all'antropologo Franz Boas che aveva guarito il ragazzo: perché il malato credeva fermamente nel sogno che aveva fatto su di me.
Ma una avventura più complessa lo rese esitante e pensieroso, per cui si formò l'idea che esistessero delle modalità completamente false e delle modalità magiche meno false delle altre. In visita presso la tribù vicina dei Koshimo, Quesalid assistette ad una cura operata dai suoi illustri colleghi stranieri e con grande interesse vide una differenza nella tecnica: anziché sputare la malattia nella forma di batuffolo sanguinolento, gli sciamani koshimo si accontentavano di espettorare nelle loro mani un po' di saliva e pretendevano di
affermare che quella fosse la malattia finalmente estratta. Quesalid cominciò ad essere fortemente critico. Quanto valeva questo metodo? A quale teoria corrispondeva?
Al fine di scoprire quale fosse la forza reale di quegli sciamani, Quesalid domandò e ottenne di provare il suo metodo su un paziente per il quale la cura fatta con la semplice saliva si era rivelata inefficace. Quesalid mise in atto la sua tecnica con il famoso batuffolo insanguinato e l'ammalato si dichiarò guarito. A questo punto il suo scetticismo cominciò a vacillare. Aveva infatti trovato tra i Koshimo una tecnica magica ancora più falsa della sua, se così si può dire, ancora più mistificatrice, ancora più disonesta.
Perché la sua magia dava almeno qualcosa alla sua clientela: la presenza della malattia nella forma visibile e tangibile del batuffolo insanguinato, mentre i suoi colleghi stranieri non mostravano nulla e pretendevano di aver catturato il male. Inoltre il suo metodo aveva ottenuto insperabilmente un risultato mentre l'altro era stato inutile. Nel frattempo gli sciamani koshimo, coperti di vergogna per il discredito nel quale erano caduti presso i loro compatrioti, erano anche sprofondati nel dubbio: Quesalid aveva esibito nella forma di un oggetto materiale intriso di sangue la malattia a cui essi avevano sempre attribuito una valenza spirituale e non avevano mai pensato di rendere visibile. Gli mandarono un emissario per invitarlo a partecipare con loro a una conferenza segreta in una grotta. Quesalid vi si recò ma si limitò a discussioni generali sulla natura dell'anima e della malattia e non rivelò il suo segreto. Persistette nel suo atteggiamento anche quando gli sciamani koshimo gli mandarono le loro figlie per tentare di sedurlo e strappargli il suo segreto. Quesalid accettò ancora una sfida: pregato di intervenire in un caso giudicato
disperato dal suo predecessore, Quesalid trionfò con la sua tecnica del batuffolo insanguinato. All'interno della visione magica del mondo, Quesalid si rese conto che esistevano degli sciamani che praticavano un'arte puramente inventata mentre l'arte che egli aveva appreso, pur essendo frutto di mistificazione, sembrava meno falsa dell'altra. La magia di Quesalid aveva trionfato perché aveva allontanato dagli sciamani millantatori il consenso sociale. Tutto il gruppo vide negli sciamani koshimo degli impostori, mentre in Quesalid vide il vero attore di una tecnica magica superiore. Meglio di tanti filosofi Quesalid verificò che la magia e la sua capacità operativa sono legittimazioni simboliche collettive.
"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."
Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)
Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.
"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."
Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."