Che corvi e cornacchie volteggiassero ancora sul Vaticano dopo l'arrivo di papa Francesco era chiaro soprattutto a
George Pell, prefetto della segreteria per l’Economia della Santa sede, esponente di punta dell'Opus Dei internazionale.
Fu proprio lui al Meeting di Rimini nell'agosto 2015 a insistere sulla riforma delle casse vaticane, spiegando che «questa riforma sarebbe assolutamente impossibile senza l’appoggio di papa Francesco».
Ma il prelato dell'Opus Dei aggiunse un altro dettaglio non da poco, perché allarmò i fedeli di don Giussani «sulla prossima ondata di attacchi alla Chiesa potrebbe arrivare per irregolarità finanziarie».
Bisogna partire da qui, dal contesto economico e dalle ultime rivoluzioni finanziarie e amministrative intorno ai segreti del torrione dello Ior, per capire gli arresti avvenuti il 2 novembre tra le mura di San Pietro.
NON SOLO FUGA DI NOTIZIE. Perché le manette scattate per Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui - in passato segretario e membro della Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa sede, istituita dal papa nel luglio 2013 e successivamente sciolta dopo il compimento del suo mandato - potrebbero non riguardare solo la fuga di notizie alla vigilia della pubblicazione dei libri Via Crucis di Gianluigi Nuzzi e Avarizia di Emiliano Fittipaldi.
TRAFUGATO IL PC DI MILONE. Oltre Tevere c'è chi sostiene, infatti, che più che guardare ai documenti trafugati finiti nelle fatiche letterarie dei due giornalisti, bisognerebbe concentrarsi sul lato economico su cui i due lavorarono sin dall'inizio insieme con papa Francesco.
E soprattutto andrebbe scavato dentro la guerra interna all'Opus Dei, la prelatura della Santa Croce fondata il 2 ottobre 1928 da San Josemaría Escrivá, divisa in tutti suoi rivoli di potere economico, tra finanza europea e internazionale.
E in questo contesto va pure ricordato che nelle scorse settimane è stato trafugato il computer di Libero Milone, 67 anni, il revisore generale della Santa Sede, per 32 anni nella società di consulenza Deloitte.
Balda, Chaouqui e pure Pell: una lotta tutta interna all'Opus Dei
(© ImagoEconomica) Monsignor George Pell, cardinale australiano e primo prefetto della segreteria per l'Economia.
Innanzitutto va rilevato che i protagonisti della vicenda sono tutti dell'Opus Dei.
Lo è Balda, lo è la Chaouqui. Ma lo è pure Pell, che in questi ultimi due anni ha spesso messo in un angolo il monsignore arrestato dalla gendarmeria vaticana.
SORPASSO DI XUEREB. Sin dal marzo del 2014, quando proprio papa Francesco a Balda preferì Alfred Xuereb, monsignore maltese, come numero due della nuova segreteria per l’Economia del Vaticano.
Fu un un fulmine a ciel sereno, perché la creazione della segreteria seguiva la commissione per la riorganizzazione delle finanze, di cui proprio Balda era segretario.
Eppure già allora Francesco assieme a Pell decise di non affidare al monsignore spagnolo «quel ministero che si sta occupando del coordinamento e della supervisione di tutte le operazioni amministrative della Santa Sede».
BALDA SICURO DELLA NOMINA. La questione fece rumore perché fu Balda a dare per sicura la sua nomina.
«Il Santo padre ci ha chiesto di proseguire a lavorare nella commissione della riforma della Curia, che continuerà ancora il suo lavoro nei mesi seguenti per terminare i diversi progetti già iniziati. Quindi, continuerò a lavorare in questa commissione referente e ad aiutare a far crescere la nuova struttura», spiegò parlando di incompatibilità di funzioni.
I 'prezzemolini' che portarono società di revisione in Vaticano
(© Ansa) Papa Francesco.
Ma la Chaouqui e Balda hanno fatto parlare di loro anche in altre contesti.
Sia perché sono ritenuti dei 'prezzemolini' del salotto romano in tema di feste e pubbliche relazioni di livello, tra cui quella di Marco Carrai, il 'Richelieu' del premier Matteo Renzi, sia perché portarono altre società di revisione di bilancio e di consulenza legale e fiscale in Vaticano.
TERRA DI MULTINAZIONALI. Lo spiegò bene il vaticanista Sandro Magister, che in un primo articolo, il 17 gennaio 2014, scrisse come lo Stato della Chiesa stesse diventando «il Paese di Bengodi delle più pregiate e costose fabbriche al mondo di sistemi organizzativi e finanziari».
Mentre il 31 gennaio del 2014 in un blog spiegò che dopo Ernst & Young e la Kpmg, «incaricate la prima di ammodernare le attività economiche e di gestione del governatorato e la seconda di allineare agli standard internazionali la contabilità di tutti gli istituti e uffici con sede entro le mura leonine, se ne aggiunsero altre due, PricewaterhouseCoopers, con la due diligence dei processi economici, amministrativi e gestionali dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, e la Deloitte già di casa in Vaticano fino al 2011 come revisore dei conti dello Ior a cui fu dato mandato per la due diligence della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, l'ospedale fondato da padre Pio».
«INEFFABILE CHAOUQUI». E chi le fece arrivare alla corte di Francesco? «La PwC e la Deloitte sono state scelte tra altre società con procedura di gara», scriveva Magister, «su iniziativa della pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economica ed amministrativa della Santa Sede, la commissione di cui è segretario e factotum il sacerdote dell'Opus Dei Lucio Vallejo Balda e di cui fa parte l'ineffabile Francesca Immacolata Chaoqui che è anche addetta stampa della Ernst & Young».
Insomma, corvi e cornacchie hanno ricominciato a volteggiare, come ai tempi di Ratzinger.
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.