UN MONTE DI GUAI
– IN PIENO AUMENTO DI CAPITALE PER L’ACQUISTO DI ANTONVENETA, SI GUASTANO I RAPPORTI TRA IL PRESIDENTE MONTEPASCHI MUSSARI E CALTAGIRONE, INFASTIDITO DALL’INGRESSO DEI FRANCESI DI AXA…
Luca Piana per “L’espresso”
Giuseppe Mussari
© Foto La Presse
Qualcuno parla di "rapporti tesi", altri minimizzano e riferiscono di "piccole frizioni".
A Siena, nel chiacchiericcio che da sempre avvolge le vicende del Monte dei Paschi, le ultime indiscrezioni dicono che le relazioni fra il presidente Giuseppe Mussari e il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, il più influente fra i soci privati dell'istituto, non sono quelle idilliache di un tempo.
Negli ultimi tempi i radar della politica senese hanno lavorato parecchio.
La banca sta vivendo una trasformazione cruciale.
Deve raccogliere, attraverso un aumento di capitale da 5 miliardi di euro e l'emissione di tre prestiti obbligazionari, i 9 miliardi necessari per acquistare Banca Antonveneta. L'operazione è pensata per sottrarre il Monte al destino di potenza regionale e darle un respiro nazionale.
Il prezzo da pagare agli ultimi proprietari dell'Antonveneta, gli spagnoli del Santander, è però salatissimo.
E in Borsa l'esborso previsto ha affossato il titolo, con
un effetto paradossale: il Monte, una banca in salute, presenta ormai un valore di mercato inferiore a quanto dovrà pagare l'Antonveneta, grande meno della metà e con l'ultimo bilancio in perdita.
Pochi dubitano che lunedì 19 maggio, ultimo giorno dell'aumento di capitale, Mussari potrà tirare un sospiro di sollievo. I grandi soci, infatti, hanno garantito il loro sostegno. La Fondazione cittadina che possiede il 58 per cento del Monte non ha potuto tirarsi indietro per non perdere il controllo. Lo stesso hanno scelto di fare i privati. E fra questi Caltagirone, da sempre uno degli alleati più stretti di Mussari: già in novembre, quando il blitz fu annunciato, il costruttore fece pesare il suo benestare, utile per rintuzzare le critiche derivanti dal tracollo in Borsa e dai giudizi cauti degli analisti.
Nonostante l'esito quasi scontato dell'aumento, Mussari ha però dovuto affrontare alcuni imprevisti nei rapporti con alcuni azionisti privati che lui stesso ha portato sul ponte di comando della banca. Le prime preoccupazioni sono nate per i tentennamenti mostrati da Unicoop Firenze, la società che gestisce i supermercati Coop in Toscana e che possiede il 3,2 per cento del Monte. A dispetto delle rassicurazioni giunte dal presidente Turiddo Campaini, Unicoop ha atteso che l'aumento di capitale fosse in pieno svolgimento prima di formalizzare la partecipazione, dando spazio a voci - smentite - di un ripensamento.
Francesco Gaetano Caltagirone e signore
© Foto U.Pizzi
La seconda sorpresa è arrivata con il raffreddamento dei rapporti con Caltagirone, eccellenti fin da quando la Fondazione (con Mussari presidente) autolimitò i propri diritti di voto per dare spazio ai privati. Secondo quanto ha potuto ricostruire “L'espresso”, le frizioni sarebbero sorte su due diversi aspetti.
Il primo è legato all'aumento di capitale. Sia la Fondazione sia alcuni soci privati, tra i quali Caltagirone, hanno depositato in banca le somme necessarie per sottoscrivere le loro quote. Alla Fondazione, però, il Monte ha inizialmente riconosciuto condizioni migliori per il parcheggio: un trattamento motivato dalla diversa entità delle cifre in gioco, ma che non è stato considerato opportuno.
La seconda questione riguarda invece l'ingresso nel capitale del Monte del gruppo francese Axa, nuovo partner assicurativo della banca senese. Axa, che aveva acquistato il 2,5 per cento, a fine aprile è salita al 4,3. Una quota che proietta la compagnia al primo posto tra i soci privati (superando il 3,8 di Caltagirone) e che, nonostante il tetto del diritto di voto al 4 per cento, potrebbe preludere a un aumento dell'influenza francese su Siena. Difficile dire se i dissapori lasceranno il segno o passeranno in fretta. Dipenderà, forse, dalla capacità di Mussari di condurre in porto il difficile rilancio di Antonveneta. Un'operazione su cui i soci hanno scommesso 9 miliardi di euro.
Luca Piana per “L’espresso” - Dagospia 09 Maggio 2008
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.