Per me... c'è solo Diego!
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ROMA - "La palla è rotonda, e rotola per tutti alla stessa maniera: per questo il calcio è la cosa più democratica che ci sia". All'uomo che quella palla meglio di tutti l'ha trattata, Edson Arantes do Nascimento in arte Pelé, si perdona anche una frase da Novantesimo minuto dei tempi andati: "Ma è proprio così, la palla è rotonda - insiste o Rei in un'intervista all'Ansa che è a metà tra l'inno al calcio ed il bilancio della sua vita di fenomeno universale - è il primo segreto della popolarità di questo gioco ad ogni latitudine. Vi siete accorti che solo il pallone unisce cattolici e musulmani, ebrei e buddisti? Di fronte al calcio sono tutti uguali. Non è come la politica o la religione, che purtroppo dividono: oggi la Fifa ha più affiliati dell'Onu, e mi volete dire che la palla non è rotonda? Il calcio vince su tutto: nel mondo ha fatto un enorme lavoro sociale, regala felicità ovunque: a me per primo. Certo, è anche un business. Ma non vedo cosa ci sia di male...".
E' proprio come quando giocava, o Rei: sa prima degli altri dove va la palla. Perché la domanda sul calcio diventato soprattutto affare, a lui che tra pubblicità e fondazioni ha costruito un impero economico sulla popolarità del bisillabo Pelé, era inevitabile. "Il calcio porta non solo felicità ma anche sviluppo. Basti pensare che le aziende maggiormente cresciute negli ultimi decenni sono legate a questo sport: i produttori di materiale tecnico, ad esempio. E questo significa benessere per tanti, non solo per i padroni. E poi il calcio non é razzista, quanti neri oltre a me hanno fatto la storia di questo sport? Negli stadi si fa 'uhh' ai neri? E' un fenomeno che noi combattiamo, e poi è in chiara diminuzione".
Il calcio però è prima di tutto sogno, confronto, sfida. Una lo insegue da più di 20 anni: chi il più grande del ventesimo secolo, lui o Maradona? "Basta guardare i fatti: io ero nettamente più completo. Sapete quanti gol di testa ha segnato Diego? Ve lo dico io, nessuno: Pelé 100. E di destro? In tutto ho segnato 1281 reti, vi dice niente questo dato? Il problema è che gli argentini non si rassegnano: prima mi hanno contrapposto Di Stefano, poi Sivori quindi Maradona. Decidano prima chi è il migliore di questi tre e poi prendano atto del fatto che comunque io valgo più di tutti e tre". Già che c'é, allunga la lista: chi sono i giocatori che formano il gruppo degli indimenticabili? Per la Fifa ha da poco scelto i 119 giocatori del secolo (solo i viventi, però) da far fotografare per un libro le cui immagini sono in mostra a Roma da stasera.
Ci sono, va da sé, lui e Maradona, Cruyff e Gianni Rivera. Ronaldo, Beckenbauer e Rivelino, Baggio, Paolo Rossi e Maldini. Non c'é Riva, che fu presentato come suo grande rivale alla vigilia del mondiale del 70: una rivista latinoamericana mise in copertina il destro di Pelé ed il sinistro dell' azzurro. C'é però Christian Vieri: si vede che la memoria non va di pari passo con i gol segnati. Soprattutto non c'é Bruno Conti, da lui indicato come il migliore ai mondiali di Spagna '82. ''Ma che ci posso fare se Conti all'estero non è conosciuto. A me piaceva moltissimo, con il suo estro e le sue giocate brasiliane. Ma il libro si rivolge a tutto il mondo, deve abbracciare l'universalità del calcio: infatti io ho inserito un coreano, un giapponese. E due donne. E poi è chiaro che una scelta del genere scontenta comunque qualcuno. In Brasile ad esempio sono stato criticatissimo per non avere inserito Tostao".
L'universalità del calcio: l'uomo che ne è simbolo non perde occasione per ricordarla: "Ora vi dico una cosa apparentemente blasfema, ma con una logica: sapete che in qualche inchiesta sono risultato più conosciuto di Gesù Cristo? A me viene da ridere, per un verso: io sono cattolico e so cosa significa Lui con i Suoi valori. Ma nel mondo è pieno di gente che crede in altro: in Asia ad esempio ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi è Cristo, ma di Pelé hanno sentito parlare: è una responsabilità enorme". A maggior ragione per uno che ha vinto tutto nello sport ma ha perso tanto in famiglia. Quel figlio finito in carcere è un tormento vero, altro che i paragoni con Maradona.
"Ho dedicato poco tempo alla famiglia: in buona fede, ma è un errore che ho fatto. Ora ho capito: ho 65 anni e due figli di 10, dopo i mondiali di Germania smetterò di viaggiare così tanto perché voglio stare più tempo con loro e dedicarmi alla mia scuola calcio per bambini a Guarujà: si chiamerà Litoral Futebol Clube e la sto allestendo su un terreno di ventiseimila metri quadrati. Insegnerò ai giovani a diventare prima di tutto uomini e poi campioni". A proposito di Germania 2006: sarà possibile battere il Brasile stellare? "Siamo strafavoriti, il Brasile è la squadra più forte: ma è pericoloso dirlo, nel 2002 le grandi favorite erano Argentina e Francia e sono finite fuori subito. L'Italia? Tranquilli, è forte e mi aspetto che arrivi tra le prime quattro. Totti è molto bravio tecnicamente, ma il vero fenomeno è Nesta: è di categoria superiore, con lui in difesa il Brasile sarebbe davvero imbattibile.". Ecco, il fenomeno: chi è il vero 'craque', il migliore, del calcio attuale? Pelé sospira, ci pensa un attimo. Poi risponde: "Ronaldinho, non c'é dubbio. Ma so che questa scelta mi provocherà critiche. Perché ve l'ho detto, il calcio è la cosa più democratica che ci sia. Infatti ne parlano tutti, non solo o Rei...".