Il libro "L'Amor mio non muore", pubblicato per la prima volta nel 1971, dedica un intero capitolo ai gas lacrimogeni utilizzati dalle forze dell'ordine e descrive in dettaglio le tipologie di gas esistenti, i loro effetti e le modalità di difesa da parte di chi li subisce.
Lo stato gassoso
Artifici nebbiosi, fumogeni, lacrimogeni - Secondo il manuale delle guardie di pubblica sicurezza gli artifici nebbiogeni, fumogeni e lacrimogeni" sono uno dei "mezzi di coazione" a disposizione dei poliziotti.
Questi artifici sono consegnati agli agenti di P.S. insieme al tromboncino mod. 61, nel caso il reparto fosse dotato ancora del vecchio moschetto modello 91, o del tromboncino speciale per il fucile automatico leggero FAL-BM 59 calibro 7,62, modello unificato di recente adottato dalla gendarmeria capitalista dei Paesi della NATO.
Per la repressione del proletariato le forze dell’ordine usano soltanto (almeno per ora) gli artifici lacrimogeni. Questi sono fabbricati in diversi tipi. Gli agenti di pubblica sicurezza hanno in dotazione il "Candelotto Lacrimogeno NL" mentre i carabinieri hanno l’"Artificio Unificato Modello 60 Lacrimogeno".
Candelotto lacrimogeno NL - (per lancio a mano o con fucile). Questo artificio è di forma ogivale con rivestimento in plastica, contiene nitrocellulosa e CN. Quando si deve usare a mano si svita dal fondo il tappo di protezione e si tira la cordicella d’accensione, altrimenti si avvita ad un "codolo" con alette. Il codolo si investe sul tromboncino applicato alla volata del moschetto. La cartuccia di lancio
è una cartuccia calibro 6,5 di moschetto TS. L’accensione con miccia di ritardo avviene al momento
dello sparo. Il ritardo è di qualche secondo. Questo artifizio è normalmente tirato con il moschetto inclinato a 45 gradi. Grazie alla sua forma aereodinamica viaggia alla velocità di circa 70 metri al econdo. Compie la sua traiettoria in genere a parabola ed ha una gittata di circa 250 metri. Fidando
del fatto che l’artifizio in questione è in plastica spesse volte lo si è visto tirare ad altezza uomo; questo fatto viene regolarmente denunciato dai compagni e smentito dai questori.
Artifizio Unificato Modello 60 Lacrimogeno - (per lancio a mano o con fucile). Artifizio di forma cilindrica con rivestimento in lamierino, contiene nitrocellulosa e CN. Lo si può usare sia a mano che lanciato con il fucile. Quando si stacca il tappo di protezione e si avvita il codolo ricorda la famigerata "ballerina", la bomba a mano tedesca. Il codolo si investe sul tromboncino applicato alla
volata di un fucile automatico leggero calibro 7,62 Nato. Anche per questo artifizio l’accensione è a
frizione con miccia di ritardo. Viaggia alla velocità di 50 metri al secondo ed ha una gittata di poco
superiore al Candelotto Lacrimogeno. Anche questo è spesso sparato ad altezza uomo.
Aggressivi invalidanti - Gli aggressivi chimici possono essere di due tipi: aggressivi letali ed aggressivi invalidanti. I primi si suddividono in aggressivi asfissianti, vescicanti e aggressivi tossici per il sangue come l’idrogeno solforato. I secondi comprendono la famiglia dei cosiddetti gas lacrimogeni e gas
nervini.
Sono genericamente indicati come gas lacrimogeni i seguenti gas: clorosolfonato dio-dianisina,
cloroacetone, acroleina, bromuro di benzile, bromoacetato di etile, ioduro di benzile,
dicloroformossina, iodoacetone, bromoacetone, omega-cloroacetofenone, defelilcloroarsina,
defenilicianoarsina, difenilamminoclorairsina, orto-clorobenzalmalononitrile, bromuro di cianogeno,
cloruro di cianogeno, acido cianidrico, più alcuni altri che non sono più prodotti o sono stati prodotti in piccole quantità e mai usati per la repressione civile e militare.
CN, CS - Gli artifici lacrimogeni in dotazione alle forze dell’ordine italiane e usualmente impiegati
anche nei rimanenti cosiddetti Paesi civili della Nato sono caricati con il CN. Il CS e l’adamsite non
vengono ancora usati in Italia a causa dei loro effetti sul sistema nervoso (provocano psicosi
d’angoscia) e per le eventuali lesioni, prolungate anche dopo la gasazione o permanenti, che
potrebbero produrre sui ragazzi, sulle donne, sulle persone anziane e su tutti coloro che fossero, nel
momento dell’attacco repressivo, ammalate alle vie respiratorie o agli occhi o avessero eczemi
cutanei in corso. Riteniamo comunque che se si dovessero verificare nel nord del Paese o nelle città
a forte immigrazione episodi insurrezionali della portata di Reggio Calabria le forze dell’ordine, in
concorso con le Forze Armate, non esiterebbero ad usare anche il CS. Vediamo adesso le
caratteristiche di questi tre gas e di alcuni loro derivati:
CN, omega-cloro-acetofenone: Polvere bianca, studiata come prodotto di guerra chimica per
determinate azioni strategiche sui centri urbani o contro assembramenti di persone. Provoca
soprattutto lacrimazione e irritazione della pelle (vedi tabella).
CNS: Miscela di cloro-acetofenone e cloropicrina sciolti in un solvente molto volatile.
CNL: Miscela di cloro-acetofenone e nitrocellulosa. La nitrocellulosa è un composto chimico ottenuto
per l’azione dell’acido nitrico sulla cellulosa, il composto è esplosivo.
CS. orto-cloro-benzal-malononitrile: Questo composto aggressivo fu studiato dagli inglesi, che ne
realizzarono le prime partite sperimentali intorno al 1949, espressamente per la repressione delle
rivolte proletarie, partendo da alcune ricerche americane condotte intorno al 1929. E’ dotato di
proprietà irritanti maggiori di quelle del CN e leggermente inferiori a quelle dell’adamsite. Il CS
colpisce dapprima gli occhi provocando forme congiuntivitiche di estrema gravità accompagnate da
sensazione di bruciore e di dolore che durano per molto tempo anche dopo che l’esposizione ai gas
è terminata. Accanto a questi effetti il CS provoca anche difficoltà nella respirazione, tosse,
oppressione al petto.
Quando l’esposizione è molto prolungata i soggetti sono colpiti da enfisema polmonare con
emorragia, nausea e conati di vomito. L’azione aggressiva del gas è così repentina e completa che i
soggetti esposti, in genere, vengono assaliti anche da psicosi d’angoscia che li rende incapaci di
difendersi e di reagire alla situazione. Alcuni autorevoli membri del W.H.O. (Organizzazione
Mondiale della Sanità ritengono che il CS abbia capacità cancerogene (vedi tabella).
CS-1: Si ottiene fissando il CS su uno strato di gel di silice. E’ uno dei modi di spargimento del CS.
CS-2: Si ottiene fissando il CS con il silicone che lo libera lentamente. Questa composizione riesce a conservare per settimane la concentrazione efficace. (Le nubi di gas grigiastro che si alzano sinistre
là dove lo scontro fra il proletariato e la repressione è più forte devono la loro colorazione alla
nitrocellulosa o agli elementi fumogeni aggiunti. Questa colorazione da una parte serve a
localizzare la presenza dei gas nell’aria e a favorirne la diffusione, dall’altra a reprimere
psicologicamente le forze di decolonizzazione).
Legittimità dell’uso dei gas - E’ legittimo, anche dal punto di vista della morale borghese, gasare il
proletariato, in nome dell’assurdo pregiudizio della difesa dell’ordine pubblico?.
L’"Internazionale Capitalista" che va sotto il nome di Nazioni Unite per bocca del suo segretario
generale ha recentemente riaffermato nella relazione introduttiva all’anno 1969 quanto segue:
<
Protocollo di Ginevra si riferiscono all’uso in guerra (il corsivo è nostro) di tutti gli agenti chimici,
batteriologici e biologici – inclusi i gas lacrimogeni e altri agenti di disturbo - ora esistenti o che
potranno essere studiati in avvenire>>. Dunque due morali, la morale di guerra che serve quando il
capitale scaglia i proletari l’uno contro l’altro e la morale di pace (sic) quando il proletariato si scaglia
contro l’ideologia dominante. In questa seconda situazione, molto più pericolosa per i padroni, le
belle maniere non contano più. Questo bimoralismo, del resto, era chiaramente affiorato fin dalle
prime riunioni del famoso Sottocomitato insediato dalla Società delle Nazioni nel lontano 1924. Il
testo preparatorio francese del protocollo di Ginevra del 1925 considerato dall’opinione pubblica
come il più categorico e severo diceva testualmente: << Il fatto che per il mantenimento dell’ordine
interno la polizia possa usare occasionalmente contro i trasgressori della legge varie attrezzature che
scaricano gas, non può, secondo l’opinione della delegazione francese, essere addotto in sede di
discussione su questo punto, poiché il Protocollo o Convenzione in questione si riferisce soltanto
all’uso di gas tossici o simili in tempo di guerra>>. La miseria della contraddizione fra l’impiego in
tempo di pace di certi gas e il divieto in tempo di guerra fu esplicitata altrettanto bene nel 1932 (8
novembre) dal delegato amerikano durante i lavori della Commissione Generale della Società delle
Nazioni insediata nel giugno dello stesso anno. Il Wilson dichiarò essere << fuori questione l’uso del
gas lacrimogeno in tempo di guerra, tuttavia la delegazione degli Stati Uniti avrebbe trovato qualche
difficoltà ad accettare l’impegno di rinunciare all’uso ed alla fabbricazione di questo gas per le
necessità delle operazioni di polizia interna al Paese >> (il corsivo è nostro). Suggerì anche che
venisse inclusa nella relazione una clausola che autorizzasse l’addestramento delle forze di polizia
all’uso di questi gas a scopi di pubblica sicurezza. Mai uno sporco disegno di repressione era stato più
esplicitamente espresso in tale postribolo! Ma l’impudenza del delegato amerikano non si fermò qui.
Durante la discussione del Comitato Speciale per le armi chimiche, batteriologiche ed incendiarie
che si riunì nei mesi successivi, questo porco dichiarò che il governo degli Stati Uniti era disposto a
rinunciare all’uso di sostanze lacrimogene a scopi militari in tempo di guerra, ma in questo caso
sollecitava i membri del Comitato a dichiarare che l’uso dei gas lacrimogeni da parte della polizia
per proteggere la proprietà privata, doveva essere considerato lecito. (Il corsivo è nostro).
Nelle successive riunioni questo argomento non fu più sollevato in quanto fu tacitamente accettato
da una parte il fatto che il gas lacrimogeno fosse incluso nell’elenco dei gas proibiti in guerra e
dall’altra che ogni Stato era libero di farne l’uso che voleva nelle operazioni di polizia interna.
Il protocollo numero 3 che modifica e completa il trattato di Bruxelles del 1948 riafferma questi
principi morali dicotomici: << Si definiscono armi chimiche qualsiasi attrezzatura o apparecchio
concepito espressamente per l’uso a scopi militari (il corsivo è nostro), di sostanze chimiche asfissianti
, tossiche, irritanti, paralizzanti, eccetera…>>. Dove irritanti sta anche per gas lacrimogeni. Il disegno repressivo che la fabbricazione, il commercio e l’uso di questi gas sottintende non potrebbe essere
più chiaro.
Chi fabbrica i gas lacrimogeni?: Una delle << premiate e rinomate >> fabbriche di altri tempi era la
"Ditta Mortini Camillo" che produceva il "Candelotto Triplo Lacrimogeno sfollagente" per lancio a
mano. Il CN e il CS, invece, sono prodotti dalla "ICI" (Imperial Chemical Industries Ltd.) e dalla
Divisione Chimica Lake Erie della << Smith & Wesson>>. La sede italiana della "ICI" si trova a
Milano in viale Isonzo 25. I prodotti della Smith & Wesson non sono ancora venduti in Italia. Per
quanto riguarda l’approvvigionamento militare la "Bpd_Snia Viscosa" è la più importante fornitrice di
polvere da sparo e munizioni di ogni tipo dell’esercito italiano. Si può stimare che i due terzi del suo
fatturato militare (circa 20 miliardi di lire) sono rappresentati da questa voce.