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Madre coraggio

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2005 22:27
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13/12/2005 22:27


Sempre più numerosa la prole di Madre, il Museo d'arte contemporanea Donna Regina di Napoli. Se nel giugno scorso inaugurava gli spazi espositivi al pian terreno e al primo piano, accogliendo nel suo antro materno a due passi dal Duomo le monumentali installazioni di dodici grandi personalità dell'arte internazionale, adesso schiude per la prima volta le sale del secondo livello per ospitare ben ottanta interventi di artisti che hanno fatto la storia dell'arte degli ultimi quarant'anni. Da sabato 10 dicembre, infatti, apre al pubblico "Atto Secondo - La Collezione", rassegna che suggella la raccolta di lavori permanenti provenienti da collezioni di tutto il mondo in prestito a tempo indeterminato al museo napoletano. Opere che testimoniano oggi le evoluzioni più significative delle esperienze artistiche dal dopoguerra in poi, che attraversano tutta l'arte povera per confluire nel concettuale, per poi esplodere nell'euforia new-dada e pop, e ripiegarsi sul minimalismo. Fino all'affermazione della transavanguardia.

Una collezione che lascia sfilare la rivoluzione materica di Alberto Burri, la spazialità visionaria di Lucio Fontana, la provocazione raffinata di Piero Manzoni, le sofisticate composizioni di Alighiero Boetti, gli interventi ambientali di Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Richard Long e Richard Serra, la pittura di contaminazione di Anselm Kiefer e Julian Schnabel, l'informale polimaterico di Antoni Tàpies e Cy Twombly, i giochi di astrattismo geometrico di Sol Lewitt, e quelli antropomorfi di Yves Klein, le installazioni esoteriche di Mario Merz e il protagonismo ironico e camaleontico di Gilbert & George, il minimalismo luminescente di Dan Flavin, Carl Andre, Robert Morris e Donald Judd, il concettualismo performante di Joseph Beuys e Georg Baselitz, la stagione pop italiana di Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Luciano Fabro, e quella internazionale di Claes Oldenburg, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Gerhard Richter, Richard Hamilton e Jeff Koons.

La transavanguardia italiana di Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Mimmo Paladino, Gino de Dominicis, accanto alle mirabolanti ricerche di Luigi Ontani, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gianni Pisani, Carlo Alfano, Giovanni Anselmo, Gilberto Zorio, Domenico Bianchi. La fotografia spregiudicata di Robert Mapplethorpe e Cindy Sherman, e la videoarte istrionica di Bill Viola, Bruce Nauman e Andreas Gursky. I portentosi inglesi carichi di velleità rivoluzionarie nella pittura e nella scultura, Damien Hirst e Anish Kapoor, e ancora, Baldessari, Bernd & Illa Becher, Bickerton, Darboven, Douglas Gordon, Peter Halley, Nino Longobardi, Marisa Merz, Thomas Ruff, Haim Steinbach, Thomas Struth, Ernesto Tatafiore, Jeff Wall.

Una galleria di opere storiche, insomma, che arrivano da collezioni internazionali, come la Sonnabend di New York, e nazionali come la Esposito di Napoli e la Stein di Milano, la collezione Burri, la Enea Righi e quella di Antonello Manuli, senza dimenticare i contribuiti della Fondazione Fontana, di Claudia GianFerrari e di Stefano D'Ercole. Ma soprattutto, alcune opere si fregiano d'essere donazioni degli stessi artisti, nel caso di Hirst, Kounellis, Long, Longobardi, Paolini, Rauschenberg e Wall. Il tutto scorre in un'idea di allestimento che punta a stuzzicare la sovrapposizione linguistica, "gli scarti e i conflitti, non solo tra le diverse poetiche, ma anche tra le varie aree geografiche, europea e americana, con un occhio speciale rivolto all'Italia e a Napoli", avverte il direttore Eduardo Cicelyn, curatore insieme a Mario Codognato, con il contributo del comitato scientifico della Fondazione del Museo (composto da Achille Bonito Oliva, Rudi Fuchs e Vicente Todoli).

Una famiglia sempre più allargata, dunque, quella di Donnaregina, lo storico edificio ottocentesco di via Settembrini, nel popoloso quartiere San Lorenzo, che prende il nome dal vicino Monastero di Santa Maria di Donna Regina. Ex sede del Banco di Napoli e poi del Provveditorato agli studi, l'edificio venne abbandonato nel 2001 come quasi tutti gli edifici di via Settembrini, a causa di forte alluvione, che provocò gravi danni e dissesti statici. Poi, la rinascita in veste di museo con l'intervento del celebre architetto portoghese Alvaro Siza. Una struttura di circa 8000 metri quadrati, che oggi appare finalmente articolata su tre livelli espositivi. Il monumentale salone del piano terra, invaso da un video illustrativo che raccoglie la memoria delle installazioni di Piazza del Plebiscito e l'opera pluridimensionale di Francesco Clemente che diventa il prologo al primo piano dove si susseguono le undici sale con Domenico Bianchi, Rebecca Horn, Jeff Koons, Jannis Kounellis, Sol Lewitt, Richard Long, Giulio Paolini, Mimmo Paladino, Richard Serra e Anish Kapoor. Adesso è la volta del secondo piano, dove si stanziano i prestiti di lungo periodo, mentre il terzo e ultimo piano sarà pronto nel 2006, e sarà dedicato alle mostre temporanee, inaugurato con una retrospettiva su Kounellis.



Notizie utili -


"Atto Secondo - La Collezione", dal 10 dicembre, MADRE - Museo d'Arte contemporanea Donna Regina Napoli , Via Settembrini, 79.

La mostra, organizzata dalla Fondazione Donnaregina con il contributo della Regione Campania, è curata dal direttore Eduardo Cicelyn e dal capo curatore Mario Codognato.

Orari: lunedì-giovedì e domenica ore 10 - 21, venerdì e sabato ore 10.00 - 24.00; martedì chiuso.

Ingresso libero.

Informazioni e prenotazioni: 081 562 45 61

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