BENVENUTI AL CHIAGNI E FOTTI DEL CINEMA ITALIANO (I DAVID DEL PIAGNISTEO)
ALMODOVAR: TARANTINO NON BISOGNA PRENDERLO SUL SERIO, E TARANTOLATO
COSSIGA HORROR: UN FILM DEL PRIMO ANNO DI GOVERNO? REGIA A DARIO ARGENTO!
Foto di Mario e Alessandro Pizzi da Zagarolo
1 - A TORNATORE IL DAVID DELLE POLEMICHE&
Vario Cappelli per il Corriere della Sera
«Dovremo essere sintetici, al colmo della brutalità, e battere il record di 26 premiazioni in 1 ora e 43 minuti», dice Tullio Solenghi, presentando su Raidue senza miele né gaffe i David di Donatello. Trionfa Giuseppe Tornatore per La sconosciuta, vince 5 David tra cui miglior film e miglior regista: «Le attrici oggi si cercano velocemente, ho trovato Ksenia Rappoport, che ha vinto come attrice, in capo al mondo». Anche Mio fratello è figlio unico di Luchetti porta a casa 5 statuette.
Il presidente Giorgio Napolitano sorprende attori e registi al Quirinale, davanti a Gian Luigi Rondi, prima della premiazione. Gli consegnano una lettera firmata dal movimento dei Centoautori capeggiato da Bertolucci affinché il cinema, in vista della legge, riacquisti quel peso che aveva in passato, irrobustendo la vita culturale del Paese: «Non siamo venuti a battere cassa, il cittadino è stato trasformato in teleconsumatore... ».
«La leggerò dice Napolitano senza suscitare polemiche per la mia presunta invasione di campo, che precede di pochi giorni le polemiche per i miei silenzi notarili, fa parte delle incognite del mestiere. Sono sensibile a temi che rischiano di restare nell'ombra, ci vuole un intervento pubblico per sollecitare le energie produttive e creative».
Giovanna Mezzogiorno l'ha trovato «spiritoso, quasi confidenziale». «Bello essere accolti in modo informale», dice Margherita Buy, contrariata come tutti che la cerimonia sia andata in onda in tv al pomeriggio: «Un segno di disattenzione per il cinema, siamo la tv dei ragazzi». Elio Germano viene coperto di complimenti per Mio fratello è figlio unico, lungo applauso ed è lui a vincere: «Spero in un cinema di qualità, per fare i cast ci si rivolge ai reality ignorando i grandi attori e i colleghi del teatro». Pedro Almodovar ha la medaglia al collo di Commendatore che gli ha dato il ministro Rutelli, che ha promesso per lunedì un incontro con i «centoautori» (Michele Placido ha letto un appello con le richieste del cinema italiano e ribadito le posizioni dei «Cento autori », chiedendo più attenzione alla cultura senza la quale «moriremmo tutti di tristezza »).
Almodovar, patriota a difesa del cinema italiano, risponde a Tarantino per cui abbiamo disimparato il mestiere: «Non bisogna prenderlo sul serio, soffre di incontinenza verbale, si riferisce ai B movie che lo ispirano, non credo conosca il vostro cinema, va interpretato con ironia e può essere un boomerang, il cinema americano è tecnologico, l'intrattenimento è privo di idee, fatto di sequel e remake».
Ficarra e Picone di Striscia erano candidati per Il 7 e l'8: «Abbiamo chiesto scusa al presidente, noi non c'entriamo niente, ci siamo portati via un posacenere con la scritta Quirinale». L'altissimo (due metri e cinque) Florian Henckel von Donnermarck, premio Oscar per Le vite degli altri, ma rifiutato a Venezia, Berlino e Cannes. E Solenghi, correndo tra una battuta e l'altra: «I festival portano sfiga o non capiscono niente?».
Curioso: Giorgio Colangeli vince come miglior attore non protagonista, per lo stesso film, L'aria salata, a Roma vinse alla Festa del cinema come protagonista. Ermanno Olmi, che ha dato l'addio al cinema, viene accolto dalla standing ovation. «Quando il nonno va all'ospizio, tutti lo accompagnano volentieri. Ma il vero affetto si manifesta in queste occasioni». Premi alla carriera a Giuliano Montaldo e a Carlo Lizzani, 85 anni portati benissimo. Anche l'ex presidente Cossiga ha consegnato un riconoscimento: lui, se si dovesse fare il film del primo anno di governo, darebbe la regia a Dario Argento.
2 - IL FESTIVAL DEL LAMENTO&
Aldo Grasso per il Corriere della Sera
Chiamiamoli «David del Lamento » e non parliamone più. Com'è lamentoso il cinema italiano, ogni occasione è buona per lamentarsi.
Del resto se si lamenta uno come Bernardo Bertolucci anche gli altri si sentono in diritto di unirsi al coro. Si lagna il presentatore Tullio Solenghi del poco tempo concesso dalla Rai (quasi due ore) ma perde anche un sacco di tempo nel lagnarsi. E, forse, se tutti si fossero preparati un po' meglio, una mezz'oretta l'avrebbero pure guadagnata.
Si lagna Michele Placido, in stile sindacalese come ai bei tempi di Gianmaria Volontè, della poca attenzione che il governo di centrosinistra riserva al cinema. Si lagna Daniele Luchetti e cita la lettera di Bernardo Bertolucci («chi l'ha letta sa di cosa parlo». E, di grazia, chi non l'ha letta?) per la difesa del cinema come cultura. Ma i registi italiani sanno, ad esempio, in che stato di precariato versa l'università italiana che forse con la cultura ha qualche aggancio in più?
Che piagnisteo il David di Donatello! Si lamentano poi però ci sono tutti, maestri e maestrini, ad autocelebrarsi, a premiare i film più brutti, a non studiare una battuta, una che è una (solo la Littizzetto è arrivata preparata), a omaggiare i politici presenti in sala, a ringraziare Rai Cinema (ma Rai Cinema non fa parte di quella stessa Rai che concede pochi spazi al Premio?).
Lunga vita al cinema italiano ma non si era mai visto un attore, che per altro deve tutto alla tv e non al cinema, contrattare con un ministro della Cultura, Francesco Rutelli, il prime time per i Donatello del prossimo anno. Contrattiamo anche noi: in prima serata solo sotto giuramento di una serata meno noiosa, meno provinciale, meno imbarazzante.
Dagospia 15 Giugno 2007
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.