Donne dei "Salotti Romani..." e non solo

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Carlo Rossella e Rachele Restivo







Clemente J.Mimum

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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Luisa Ranieri e Lucrezia Lante della Rovere




Lucrezia Lante della Rovere e Francesca Neri

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24/07/2007 13:24

luisa [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44462] [SM=x44462] [SM=x44462] [SM=x44462] [SM=x44462]
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“HAIR”?
CERTO, FANNO RIZZARE CAPELLI E PELI I FIGLI DEI FIORI DE’ NOANTRI

PIVETTI E BABY SPOSO SBUCANO TRA NADIA BENGALA, JANET DE NARDIS, YOUMA

DUELLO DI ELEGANZA TRA MIRIAM PONZI CON MONILE SULLA FRONTE E VERA GEMMA






Massimiliano Lazzari per “Il Messaggero”
Foto di Alessandro Pizzi da Zagarolo


Sembrava una scena del film “Hair”.
Per una sera sono tornati i figli dei fiori con il loro look natural-psichedelico:
fascette in testa, collane di fiori, cappelli stravaganti, maxi-occhiali, bluse sgargianti unisex, fiori tra i capelli, abitini coloratissimi, look da capellone per gli uomini (quelli con i capelli corti si sono attrezzati con opportune parrucche), scarpe con zeppe e pantaloni a zampa d'elefante.



Allo Stadio dei Marmi, nella discoteca Area, è andato in scena il terzo Flower Power, la coloratissima festa ideata e organizzata da Giorgia Giacobetti, con duemila invitati. Per entrare era d’obbligo varcare uno scenografico fiore-gigante e, voilà, come per incanto un salto indietro nel tempo. Tra ospiti che hanno vissuto la “fase figli-dei-fiori” e altri che per motivi anagrafici quel periodo lo conoscono soprattutto grazie al cinema e alla tv.



Ecco Patrizia De Blanck e cagnolino, entrambi “costellati” di fiori, mentre la figlia Giada, che esibisce un mini-abito rosso e petali sulle scarpe, viene salutata affettuosamente da Luca Calvani (con il quale ha in comune la partecipazione, in edizioni differenti, all’Isola dei famosi), occhialoni anni '70 e catenona dorata al collo. Da vera figlia dei fiori, l'attrice Valeria Fabrizi ha tirato fuori dall'armadio un abito vintage marrone, con scialle e frange. Enrico Beruschi ha fatto il bis di camicie: sotto a righe e sopra a fiori, con cravatta anch’essa floreale.



Intrigante Demetra Hampton con capigliatura stile "Valentina".
Monica Leofreddi ha onorato il tema del party mettendo sopra il pantalone nero un top a floreale,
Angela Melillo in abito fucsia dalla scollatura vertiginosa, il fiore lo ha piazzato tra i capelli. Fascetta sui capelli lisci scuri per la conduttrice Arianna Marchetti, effetto Pocahontas, in abito floreale così come Miriam Ponzi con monile sulla fronte, look woman-in-red per Vera Gemma.



Nell'esercito degli hippies spiccano anche Leopoldo Mastelloni, perfetto con la sua raffinata giacca full color, Irene Pivetti, in miniabito con giochi di luce e di colori dal turchese al blu e fuseaux, accompagnata dal marito Alberto Brambilla, Roberto Taschini di Tr&C, Cristel Carrisi, Nadia Bengala, Janet De Nardis, Youma, Amedeo Goria “in borghese”, Laura Lattuada, Giulietta Revel, Vincenzo Peluso, Daniela Poggi, Sara Ricci.


La musica era quella del deejay Federico Raja, arrivato da Bali e di Lady Coco. A ballare sulle note anni ’60-’70 anche Vincenzo Bocciarelli con camicia indiana, gli stilisti Grimaldi e Giardina con camicie ricamate e Pino Strabioli vestito a fiori. Bellissimi gli allestimenti di fiori e farfalle di tessuto. Al punto che molti li hanno presi come souvenir.


Dagospia 24 Luglio 2007

213.215.144.81/public_html/articolo_index_33384.html



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Monica Leofreddi con Vincenzo Bocciarelli e Janet De Nardis


Janet De Nardis e Giada De Blank
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Vera e Giuliana Gemma con Sara
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Nadia Bengala

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Giulietta Revel



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25/07/2007 14:08

Re:
Etrusco, 25/07/2007 12.52:

“HAIR”?
CERTO, FANNO RIZZARE CAPELLI E PELI I FIGLI DEI FIORI DE’ NOANTRI

PIVETTI E BABY SPOSO SBUCANO TRA NADIA BENGALA, JANET DE NARDIS, YOUMA

DUELLO DI ELEGANZA TRA MIRIAM PONZI CON MONILE SULLA FRONTE E VERA GEMMA






Rimane tra di noi? [SM=x44474]

Una vera festa... [SM=x44462] c'erano delle gnocche molto, molto meglio delle VIP e/o presunte tali... [SM=x44458] [SM=x44458]





[Modificato da =Victor Von Doom= 25/07/2007 14:08]

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Re: Re:
=Victor Von Doom=, 25/07/2007 14.08:




Rimane tra di noi? [SM=x44474]

Una vera festa... [SM=x44462] c'erano delle gnocche molto, molto meglio delle VIP e/o presunte tali... [SM=x44458] [SM=x44458]










Beh, non faccio fatica a crederlo,
ma facci vedere piuttosto qualche bella foto scattata, qualche foto di Youma magari! [SM=x44479]

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26/07/2007 11:41

Re: Re: Re:
Etrusco, 26/07/2007 02.18:





Beh, non faccio fatica a crederlo,
ma facci vedere piuttosto qualche bella foto scattata, qualche foto di Youma magari! [SM=x44479]





Non mi porto la digitale dietro, mi dispiace [SM=x44464]
(anche perché la persona che in genere accompagno a questi eventi, non gradirebbe... [SM=x44511] )

[SM=x44500]

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Re: Re: Re: Re:
=Victor Von Doom=, 26/07/2007 11.41:





Non mi porto la digitale dietro, mi dispiace [SM=x44464]
(anche perché la persona che in genere accompagno a questi eventi, non gradirebbe... [SM=x44511] )

[SM=x44500]




Ma quale digitale!? Sarebbe già sufficiente la fotocamera del cellulare! [SM=x44451]

Ma poi Youma ci stava o no in qusto party?

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26/07/2007 16:38

Re: Re: Re: Re: Re:
Etrusco, 26/07/2007 12.33:




Ma quale digitale!? Sarebbe già sufficiente la fotocamera del cellulare! [SM=x44451]

Ma poi Youma ci stava o no in qusto party?




Anche con il cellulare, non è il caso... e poi, non mi piace fare la figura dell'esaurito, "cacciatore di celebrità" in foto...

Preferisco "lavorare" per qualcosa di più "fattivo"...

Yuma è venuta, ma è stata pochissimo... o, almeno, dopo un pò non l'ho vista più in giro... tra l'altro "Area" è molto grande... [SM=x44464]

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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
=Victor Von Doom=, 26/07/2007 16.38:




Anche con il cellulare, non è il caso... e poi, non mi piace fare la figura dell'esaurito, "cacciatore di celebrità" in foto...

Preferisco "lavorare" per qualcosa di più "fattivo"...

Yuma è venuta, ma è stata pochissimo... o, almeno, dopo un pò non l'ho vista più in giro... tra l'altro "Area" è molto grande... [SM=x44464]




Ok, ho capito perfettamente la situazione e non posso che condividere [SM=x44451]

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28/07/2007 01:14







PIZZI ALZA IL SIPARIO SULLA DISSOLUZIONE DELLE NOTTI DI ROMA, L’ETERNA SCROFA
CROCI PRECIPITATE NEGLI ABISSI DI TETTE, FROCETTI DA SCANNATOIO A FAR CONTORNO
GUARDATE LA RITA RUSIC, PARATA E RAPPRESENTATA SUB SPECIE “INFERMIERA SORCA”



Pietrangelo Buttafuoco per Panorama
Fotografie di Umberto Pizzi


Che porci, i porci della comitiva dei gaudenti romani.
Moralisti e storici non possono che spalancare il sipario sulla dissoluzione e ingraziarsi l’osceno nell’obbligo voyeuristico.
Guardate dunque:
libbre perfino frolle di carne esposte su tiranti autoreggenti che fanno il porno quotidiano di Roma, l’eterna scrofa. Anni e «dibbbattiti» sul femminismo per piegare le donne alla deturpazione botulinica del corpo e farle simili a indistinti transessuali, ovvero macchine da letto senza più morbidezze, fianchi e cicce, ma solo e solamente buchi.
Guardate: una ragazza s’appecora. La torsione del busto impegna la triangolazione di gambe, tacco e dita: sta esplorando l’antro impudico. Il flash assapora l’acido velame di un effetto lucido. È (s)vestita con un abituccio zebrato.


Guardate: un’altra si tocchiccia la «pertusella» su una tavola imbandita nel frattempo che scaraventa le poppe da un affaccio, una camicia bianca stretta. È bionda la Poppea, è «bona» assai. Guardate.
E pensate: anni ed emancipazioni per approdare all’involuzione del femminile. Sono signore che si comportano come uomini ed è per questo che fanno le cose più maschie: fumano, ostentano, si sbatacchiano, sbattono al muro la più ghiotta fra le prede di una sera. Nel segno maldestro della rappresentazione caricaturale. Guardate: sono due gran belle cosce quelle della signora Rita Rusic, già produttrice-protettrice di talenti cinematografici, adesso parata e, definitivamente, rappresentata sub specie «infermiera sorca». Si dirà: «Quentin Tarantino è il suo modello». Sì, buonasera. Pensate. Pensatelo.
E però: che piacere, il piacere. È l’eterno dominio della «Bona Dea», il mai sopito culto della prostituzione sacra nella città ospitale: «Il canale di scolo dell’umanità» dice con deforme arguzia padre Celeste, monaco cappuccino di via Veneto. «La solennità del vizio» aggiunge. Ne fa un proclama di dolcezza in fondo il monaco. È giorno pieno e le facce dei passanti sono ministeriali, nulla di peccaminoso li attraversa.
Le foto arrivano di sera. Sul marciapiede di fronte, lungo la strada che fu di Ava Gardner e Walter Chiari, la libreria Arion accoglie un evento di gradevole mondanità: la presentazione dell’ultimo libro della scrittrice glam Januaria Piromallo. Titolo: Bella d’annata, il fascino irresistibile delle donne mature ma non troppo cresciute. Che dolcezza la vita, tutto a Roma è irresistibile, e tutto ritorna a Johann Jakob Bachofen e al suo Matriarcato. Ritratte nell’apoteosi della pop mistica contemporanea le femmine romane di oggi sono ancora le Arbuscola, le Tertia e le Citeris di tempi e tempi fa. Chissà cosa faranno mai di giorno: la depilazione, lo shampoo, il taglio delle unghie, i versamenti degli assegni familiari.


Guardate: si divertono un sacco le matrone, ma solo a partire dalla sera tardi. E se la filologia greco-romana mi soccorre, Muccassassina, la discoteca romana delle figure sessuali indeterminate, l’ara sacrificale di Vladimir Luxuria, è il luogo della notte gioiosa e buia. Che piacere, il piacere. Che trionfo d’ilarità è la festa. È la notte della «perversitas», la messa in mostra attiva e passiva del corpo. Solo che qualcuno poi accende la luce.

Guardate, guardatele: si guardano in faccia, la mano corre al filo del perizoma incastrato nelle chiappe, scendono dal tacco e come Adria di Vita e morte di Massimo Bontempelli, come la signora che «si chiude dentro casa e non esce più», anche loro non escono più. Di notte capita che le signore si lecchino un po’ tra loro, per gioco (guardate, che slurp). È la festa. Le signore agitano e frullano sottovesti e sudori, svolazzano, fanno guazza e ricotta e poi pipì, ma leste leste corrono verso la ritirata prima che la cocaina spinga nello sfintere più trista urgenza.


Pensate: la mattina si svegliano e si ritrovano con l’alito guasto, le monelle. Guardate: c’è pure quello che disturba le dirette televisive, il tipo con i preservativi in mano. Lui non ostenta elaborazioni glossiche. Solo bacetti con uno, un altro, dopo di che sprofonda sulle tette di Milly D’Abbraccio. Ma solo per farne un cuscino. È ninna nanna per lui. È tutto uno spartire il proprio corpo con chiunque. E cosa non è infine questa matrona romana, guardate: è l’equivoco afroditico, è la carne dell’immaginario intesa come condizione onorata della rovina sociale. Non è solo per cortesia di avidità goduriosa che si decide di evadere nella decadenza, imbellettarsi è un destino.

Guardate dunque: una stangona bionda nuda (calzante solo stivali d’arrapo e capezzoli duri) si trascina un nano enfio di sola panza, debitamente esposta fino al peduncolo di una sgorbia mentula. Guardate (cronisti e soloni nulla possono) e ci soccorre allora solo la cronaca: gli scatti di Umberto Pizzi, il massimo dei fotoreporter del costume romano e, in ragione di ciò, vetta della letteratura. Come lui (come Pizzi, il compilatore di un album Satyricon costantemente aggiornato su Dagospia) c’è Petronio. Come lui, dunque, Federico Fellini. Come Pizzi infine, solo Luciano Canfora, se vi prende la briga della storiografia sofisticata. Oppure Pierre Klossowski, la filosofia.
E, infatti, Le Dame romane sono loro: ludi scenici totalmente blasfemi squadernati su stampa digitale. Croci precipitate negli abissi di tette, poppe offerte all’occhio ormai orbo di ogni flebile erezione, frocetti da scannatoio a far da contorno e (guardate) un rachitico manager del pelo, il furbissimo (e magari benemerito) Riccardo Schicchi, titolare della premiata ditta porno Diva futura, ritratto in mutande nel frattempo che Milly D’Abbraccio mette mano in direzione della mentula e glielo/a tasta.


E infatti questi sono i fatti e, pensate, Roma si racconta in quattro modi diversi. La prima è quella del Ratto delle Sabine, la storia, il piacere, lo scandalo tra gli scandali, lo stupro esibito come strumento di potere. Questa selvatica Roma conclude il suo ciclo con Lucrezia violentata «per mano» di Tarquinio il Superbo. E la seconda Roma, invece, è quella di Caligola, quella dell’ellenismo dell’Asino d’oro, ovvero la sceneggiata giunta a noi per tramite della rivisitazione pop di Roma, quell’americanata di sesso, droga e cetra rock di gran successo e dubbia filologia che tanto avvicina a una certa idea dell’onnipotenza fottitoria.

Pensate, poi, la terza Roma. È quella del grasso Papato del Cinquecento.
Si dirà: «Là dove ci sono campane ci sono sempre puttane».
È ben detto. E quindi i grandissimi Borgia con una Lucrezia, un’altra, a far da nemesi.
È il cattolicesimo pronto a coniugarsi coi misteri pagani quello della terza Roma, è la potenza olimpica dell’arte offerta alla pietas della sontuosa sagrestia.
Pensate: la magnificenza carnosa della Cappella Sistina ha ragione d’essere solo nella leccornia prevaricatrice del Papato, così il sublime artifizio del potere con la «fabbrica di San Pietro». La meta del trionfo terreno foraggiata dalle indulgenze, una fabbrica non ancora toccata dalla tetra e cupa eresia luterana, Dio ce ne scampi. Meglio un tango con il principe Giovanelli (guardate).


La quarta Roma, sabauda per disegno della Provvidenza, la stessa che arriva ai nostri giorni, è invece quella dei salotti di Gabriele D’Annunzio. Poeta immenso, instancabile cercatore di amori, il romanziere della perfezione erotica (a sua volta ritratto cinematograficamente da Luchino Visconti per far morire l’autunno dolcemente sulle labbra di Laura Antonelli) è colui che forgia la Roma dai nomi desueti. Ancora una volta Lucrezia. E ancora una volta Il piacere. E poi lasciare presagire Claretta, l’amante venuta dai Parioli.
Cronache di ieri uguali a quelle di oggi a loro volta perfette a uniformare nel protrarsi dell’Urbe quelle dell’altrieri a dispetto della severità dei cesari, della santa pazienza di Romana Chiesa e dell’amorevole filantropia di Walter Veltroni. Croniche in «dispitto» ai nuovi trasgressivi che, «je piacerebbe», vorrebbero innalzare nuove depravazioni quando Roma già di suo fa dell’empietà la ragione sociale, il marchio, lo statuto di malizia e impostura.

Guardate: ad azzardare un altro paragone, nelle sequenze degli scatti Pizzi ci mette il ritmo degli epigrammi. Guardate: solo Marziale può mostrare la faccia mesta e reclusa di Amedeo Goria stretto tra due dame. Solo Marziale. E Pizzi. Che mestiere il vivere romano. Il lenocinio degli umanoidi di rango dediti all’obbrobrio nella parte di terra laziale (parte dove pure abita il Santo Padre) è un compito di troppo ardua estetica. Certo, il colonnato della sacra Città Vaticana allunga le sue bretelle d’ombra addosso al Tevere, ma è guado di liquame osceno quello che dal fiume poi esala nell’etere e corre tra i ponti. E sono le etere, le zoccole, le puttane, ad amministrare il rito politico dell’infinito provvisorio. Ha ben annotato Pierre Klossowski: «I lenonia sono appena un surrogato»

Sempre a mezzo tra la fine della repubblica e il nascente impero. Dalle province dell’Impero arrivano i trionfi della Magna Grecia, come gli ingegni di Calabria, come Mario Caligiuri, scienziato della politica, che mette mano alla fisiognomica della gens romana per farli diventare tutti barbe finte, nientemeno che gli agenti segreti alla scuola di Francesco Cossiga. Un idolo del reportage fotografico, il presidente. Idoli tutti gli agenti segreti da impegnare, tra la fine della Repubblica americana e il sorgere dell’Impero d’Eurabia, nella ghiotta Vallettopoli.

Si dirà: «L’esibizione rivela la crisi». Il potere nell’apogeo mostra la virilità piuttosto che la copula, nello sfasciarsi del rito politico il godimento libidinale è solo l’istante che precede la necessità di accendere la luce e tirar su le mutande. Pensate: come un tempo, come sempre. Come per tutte le quattro possibilità di essere Roma. Compresa quest’ultima dove non si limitano a farsele, le matrone, ma ce le fanno vedere. Con la smorfia sazia dello slurp (guardate).


Dagospia 27 Luglio 2007


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[Modificato da Etrusco 28/07/2007 01:16]

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28/07/2007 17:51

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28/07/2007 20:35

Ma la Muccassassina in inverno non ha la base in un locale presso il Portonaccio? [SM=x44473]

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Re:
Etrusco, 28/07/2007 20.35:

Ma la Muccassassina in inverno non ha la base in un locale presso il Portonaccio? [SM=x44473]




Dove abbia la base, francamente non lo so (anche perché non sono un assiduo frequentatore delle notti "in" dei locali romani, e di quelli gay meno ancora, senza che ciò significhi repulsione o razzismo), però in zona Portonaccio c'è uno dei più grandi locali romani (dovrebbe chiamarsi Cube, se non ha cambiato nome negli ultimi anni), dove effettivamente Muccassassina organizza spesso i suoi eventi. [SM=x44458]
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