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Anna Netrebko

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2015 09:24
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02/04/2008 14:05

Il soprano russo aspetta un figlio e sta per lasciare (provvisoriamente) le scene

Netrebko superstar
I fan la adorano, ma lei «abdica»: sarà presto mamma «Bello sentirsi così amata. Voglio tornare alla Scala»


Bowling e cucina
Le mie passioni? Bowling, shopping... E il cibo. Amo mangiare. Quando mi lasciano, non mi fermo più



Nuda come Salome
C’è una sola opera nella quale devi essere nuda: «Salome». La farò, ma alla fine della mia carriera




ROMA — A Vienna l’aspettano come se Omero fosse tornato per declamare la sua Iliade. Ogni volta è così. Anna Netrebko, l’oracolo della lirica, domenica alla Staatsoper «indosserà» la vita di Manon. «E poi pochi altri impegni. Dovrò stare a riposo. Ho rinunciato a progetti cui tenevo. Ma siamo molto felici che presto saremo in tre». Era dai tempi di Maria Callas che all’opera non si alzava un’onda di fanatismo adorante così alta. Anna in pochi anni è diventata il simbolo della bellezza al servizio del talento (e oggi il belcanto dev’essere bello veramente, l’estetica ha pari importanza della voce). Chiusa la storia con il cantante italiano Simone Alberghini, ha da tempo un love affair col baritono Erwin Schrott, tipo macho virile, dal quale aspetta un figlio.



Il Times di Londra ha dedicato al soprano russo due pagine intere dal titolo: «Sulla cima del mondo». Ha cantato per Putin, Merkel e Bush: «È stato un onore per me, Bush l’ho visto brevemente per il Kennedy Center Honor, alla Casa Bianca sono tornata per Martin Scorsese, ero così spaventata che ho perso la voce, nelle prime frasi farfugliavo e basta. Il cancelliere Merkel ha una personalità fantastica e Putin l’ho incontrato due volte». Secondo la rivista americana Time, nel 2007 figurava tra le 100 persone più influenti del mondo. «La mia ultima apparizione prima dello stop per il parto sarà il 27 giugno al Castello di Schönbrunn a Vienna, dove canterò con Placido Domingo e Rolando Villazón. Tornerò a fine dicembre al Metropolitan di New York». E l’Italia? Lei cantò nel 2000, quando non era ancora celebre, Guerra e Pace alla Scala col Marinskij, s’è detto che vi tornerà tra due anni con Villazón per L’elisir d’amore. «Ho un progetto preciso con la Scala, ma non sarà per questo titolo ».




A Salisburgo, per il Così fan tutte con biglietti schizzati a 600 euro (in genere se ne pagano circa 320) il quotidiano locale scrisse in prima pagina: Bentornata Anna. A tutte queste attenzioni euforiche reagisce come una diva-bambina, sta sulla difensiva. Può essere dura: «Non sono così interessata a quello che scrivono su di me». Può smussare qualche angolo: «Ma è bello accorgersi che la gente ti aspetta con quell’affetto. In Austria e specialmente a Salisburgo sono felice di come mi accoglie la platea». Può mostrare un’ingenuità näif e un po’ capricciosa: «Ma perché nessuno mi chiede mai delle mie passioni, il bowling, lo shopping... O il cibo. Amo mangiare. Se mi lasciano andare, non mi fermo più».


Anna Netrebko nella Manon Lescaut messa in scena alla Berlin State Opera nell’aprile dell’anno scorso

Nicola Luisotti che ha diretto il cd di duetti con Anna e Rolando Villazón, l’abituale partner, dice: «Sembravano due ragazzi come tanti, due complici». Due compagni di scuola che si divertivano e giocavano a nascondino coi media, non dev’essere facile vivere con quella pressione addosso. Anna, e i suoi prossimi cd targati Deutsche Grammophon? «Sto registrando Souvenirs, una selezione di songs da Strauss all’operetta di Lehár, Kálmán oltre a musica spagnola e russa. Questo mese incido un live dai Capuleti e Montecchi di Bellini con Elina Garanca. Usciranno due dvd, un gala da Salisburgo con, tra gli altri, Elina e Magdalena Kozena, e Manon di Massenet diretta da Barenboim»

Il soprano di San Pietroburgo, nato il 18 settembre 1971, lanciato da Valery Gergiev, alimentando la favola che puliva i pavimenti al Marinskij prima di avere l’audizione dallo zar Valery, ha dato due buche al Festival austriaco, la vetrina dell’eccellenza: nel 2007 per una faringite, e i vertici sbottarono: «Questa non è una stazione di autobus». Il prossimo 2 agosto, addio al Roméo et Juliette di Gounod. «Siamo sorpresi — dice il presidente del festival Helga Rabl-Stadler facendo buon viso a cattivo gioco — , il motivo più bello per una cancellazione è un bambino, per questo da noi riceverà il più bel mazzo di fiori del mondo».


Anna Netrebko e Rolando Villazón durante le riprese della trasposizione cinematografica dell’opera «La Boheme» di Puccini, diretta dal regista austriaco Robert Dornhelm, reduce dai successi tv del kolossal «Guerra e Pace». Il film dovrebbe essere presentato alla prossima Mostra di Venezia


Il protagonista maschile di Manon—allestimento di Andrei Serban diretto da Peter Pabst—è Jonas Kaufmann, che condivide con Rolando Villazón la palma di tenore del momento. E con Rolando, Anna ha interpretato il film-opera da La Bohème, atteso alla prossima Mostra del cinema di Venezia. «L’abbiamo girato in uno studio viennese, il regista Robert Dornheim ha voluto uno stile realistico. Gli scenari e i costumi sono corrispondenti al tempo in cui fu scritta l’opera. Ma è una storia d’amore senza tempo, esaltata dalla musica di Puccini. Penso che abbiamo creato qualcosa di molto nuovo e interessante per gli opera fans. Al cinema ho avuto diverse offerte come attrice. Anche se condivido chi dice "mai dire mai", le ho tutte rifiutate: sono una cantante d’opera».

Capisce sempre quello che canta? «Capisco esattamente parola per parola, eccetto il francese. Lì mi sento una scimmia che ripete i suoni delle parole». Con i registi... «Non ci litigo mai. Una volta però al Met ho rifiutato il costume per Roméo et Juliette. Sembravo una sposa cinese. Non si tratta d’essere diva. Ne volevo uno più semplice e credibile». Cosa pensa degli allestimenti moderni? «Questa Manon viennese è ambientata negli anni ’20 ed è okay. L’opera deve evolversi e stare al passo coi tempi, anche se per Wagner c’è poco da fare e non funziona. Però certe produzioni moderne in Germania sono semplicemente brutte». A Vienna sarà «sexy ma coperta». Se un regista le chiedesse di spogliarsi? «C’è una sola opera nella quale devi essere nuda, per quanto ne so: Salome. Io vorrò essere Salome, ma forse sarà l’ultimo giorno della mia carriera», dice sorridendo al telefono come una bambina sensuale. Volete sapere chi ama restituire sulla scena? «Le donne un po’ pazze».



Corriere della Sera - Valerio Cappelli
02 aprile 2008


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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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