La tazzina di Maometto
Mentre mescolate col cucchiaino il vostro espresso fumante vi siete mai chiesti quali miti si celino dietro ai chicchi di caffè? Una leggenda vuole fosse Maometto il primo consumatore di questa bevanda…
Al mattino appena alzati un buon caffè della moca per svegliarci ci vuole proprio.
Poi, prima di entrare in ufficio, una capatina al bar perché, si sa, l’espresso è tutta un’altra cosa.
Infine a metà mattina una pausa caffè al distributore automatico è d’obbligo per schiarirsi un po’ le idee.
E così via per il resto della giornata: dopo pranzo, a metà pomeriggio, dopo cena…
Insomma per noi italiani il caffè è un vero rito da consumarsi a ogni ora del giorno.
Però, non dimentichiamoci che, se anche siamo stati gli inventori della “napoletana” prima, e dell’espresso poi,
il caffè fece da noi la sua comparsa solo verso la fine del XVII secolo,
quando gli europei scoprirono questa bevanda dai turchi.
Le cronache dell’epoca riportano lo stupore di viaggiatori italiani trovatisi a sorseggiare
il cabèè nella mezza luna fertile.
Afferma per esempio
l’ambasciatore della Repubblica di Venezia Gian Francesco Morossini in un rapporto del 1585
“i Turchi bevevano pubblicamente così nelle botteghe come anco per le strade un’acqua nera, bollente quanto soffrire, che si calava giù da una semente che chiamano cabèè, la quale dicono ha per virtù di far star bene l’uomo svegliato.”
Questa virtù, che oggi noi sappiamo esser dovuta alla caffeina,
i turchi se la spiegavano ricorrendo a
un’antica leggenda i cui protagonisti sono niente meno che l’arcangelo Gabriele e Maometto.
Un giorno il profeta stava per lasciarsi vincere dal sonno
quando
l’arcangelo gli portò in dono una bevanda miracolosa grazie alla quale Maometto si riprese in men che non si dica riuscendo prima a disarcionare quaranta uomini e poi ad appagare anche quaranta donne.
C’è però chi dice che in realtà il caffè fu scoperto da un derviscio (religioso mussulmano) di Moka, città dello Yemen:
questi, esiliato per espiare una colpa lontano dal monastero si imbatté per caso nelle benefiche virtù del caffè. Della scoperta fu informato
il principe di Moka che, entusiasta, non solo perdonò il derviscio, ma gli fede addirittura costruire un convento.
E sempre di monaci, ma questa volta cristiani, si narra in un’altra leggenda legata all’origine del caffè:
alcuni pastori, accortisi che le loro capre erano irrequiete e non riuscivano a dormire, chiesero consiglio ai dotti religiosi di un monastero.
I monaci scoprirono, con santa pazienza, che la causa stava nelle rosse drupe carnose di certi arbusti.
I loro semi, una volta abbrustoliti, si potevano utilizzare per preparare una bevanda nera come l’inferno che aveva il potere di scacciare il sonno.
L’effetto è certamente quello,
quanto all’origine della pianta
non dimentichiamo che il caffè proviene dalla regione di Caffa in Etiopia:
da lì giunse nello Yemen, poi alla Mecca e a Medina.
Divenne la bevanda preferita dagli arabi, come sostituto di quelle fermentate vietate dal Corano.
Fonte (Florario, Alfredo Cattabiani, Oscar Mondadori 1998)
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.