RUINI FOREVER
– DOMANI IL CAMBIO DELLA GUARDIA AL VERTICE DELLA CEI
– DON CAMILLO LASCIA E ARRIVA BAGNASCO, ARCIVESCOVO DI GENOVA
- CAMBIA IL TITOLARE, MA LA LINEA DEI VESCOVI RESTERÀ IMMUTATA
- LA CADUTA DI SCOLA E PAPA ‘BRUCIATO’…
Marco Tosatti per “La Stampa”
Domani si chiude l'era Ruini:
se tutte le voci e le previsioni saranno rispettate un doppio annuncio - nella Sala Stampa della Santa Sede e nella diocesi di Genova - dirà che
il successore del “dottor Sottile“ alla guida della Conferenza episcopale italiana è l'ArciVescovo (e futuro cardinale) della città ligure, Angelo Bagnasco, come La Stampa aveva anticipato qualche settimana fa.
Dopo
16 anni di guida il presule di Sassuolo cede la mano, anche se resterà ancora a fianco di Benedetto XVI come Vicario per la città di Roma.
Cambia il titolare, ma l
a linea resterà immutata, almeno per quanto riguarda le grandi battaglie che hanno riportato la Chiesa italiana al centro della polemica politica,
dal referendum sulla legge per la fecondazione artificiale
come il futuro Presidente ha fatto capire più volte di recente e ancora lunedì scorso in un'intervista.
Parole in piena sintonia con quelle del cardinale Ruini, di cui peraltro l'arcivescovo di Genova, e fino al settembre scorso
Ordinario militare, è certamente molto amico.
(Camillo Ruini - U.Pizzi)
Come il “cambio“ al vertice della Segreteria di Stato, anche quello alla presidenza della Cei è stato anomalo, e non agevole.
La burrasca è cominciata un anno fa, quando una consultazione - che doveva rimanere riservata - fra i vescovi italiani per la scelta del successore è finita sulle pagine dei giornali, fra polemiche e indiscrezioni.
Alla fine, comunque, i presuli si sono espressi, con
un ordine di gradimento che vedeva Dionigi Tettamanzi (Milano) seguito da Angelo Scola (Venezia).
A seguire Corti (Novara) e Caffarra (Bologna).
Per molti mesi la candidatura del Patriarca è parsa saldissima (l'ipotesi di gravare con la presidenza Cei le spalle del titolare del
la più grande diocesi d'Europa è stata scartata quasi immediatamente).
Ma quando la data ultimativa posta da Ruini per il cambio (prima decade di marzo) si avvicinava è cominciata la battaglia.
Un'ala dell'episcopato che per comodità potremmo definire
“progressista“ ha espresso il suo veto, per voce del cardinale di Torino, in un incontro con il Papa.
Anche se Scola si è ben guardato, da quando è patriarca, di favorire in alcun modo
CL, anche l'argomento di una sua
eccessiva prossimità al movimento di cui ha fatto parte da giovane è stato usato.
La caduta di Scola non è probabilmente troppo dispiaciuta al Segretario di Stato, pronto a lanciare una propria
candidatura, quella di Benigno Papa, cappuccino, arcivescovo di Taranto.
E che è stata prontamente
bruciata da indiscrezioni di stampa, aprendo così il campo al candidato di mediazione.
Proposto da Ruini, e accettato da Bertone; e d'altronde, come avrebbe potuto il Segretario di Stato dire di no, dopo aver accettato Bagnasco come suo successore a Genova?
(Il cardinale Tarcisio Bertone con il ministro Rutelli - U.Pizzi)
La transizione non presenterà certo problemi dal punto di vista della linea; ma anche se come sembra certo il passaggio sarà annunciato domani,
non è pensabile una scomparsa immediata del cardinale Ruini dalla scena della chiesa nazionale, proprio nel momento in cui la Cei, fra qualche settimana, renderà pubbliche le parole “ponderate“ e “impegnative“ per i credenti in tema di Dico, un testo dalla cui stesura certo il “dottor Sottile“ non può essere estraneo.
Ed è significativo che proprio alla vigilia del “cambio“ l'agenzia dei vescovi,
SIR, scriva che
«la Chiesa in Italia non può non avere un ruolo "esemplare"», per «andare alla radice e giocare fino in fondo la sfida del futuro».
Dagospia 06 Marzo 2007
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.