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Biografie

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2012 12:39
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30/04/2007 12:35

Ugo Tognazzi [SM=x44479]

(Cremona, 23 marzo 1922 - Roma, 27 ottobre 1990) è stato un attore, regista e sceneggiatore teatrale, cinematografico e televisivo italiano.

Insieme ad Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni fu una delle colonne portanti della commedia all'italiana degli anni '60.

Biografia.

A causa della professione del padre, ispettore di una società di assicurazioni, visse gli anni dell'infanzia in varie città per tornare poi, nel 1936, nella natìa Cremona dove, quattordicenne, trovò lavoro come operaio alla Negroni, celebre fabbrica cremonese produttrice di salumi, e, nel tempo libero, recitò in una filodrammatica del dopolavoro aziendale (il suo debutto teatrale era avvenuto, quando aveva soli quattro anni, al teatro Donizetti di Bergamo).

Durante la seconda guerra mondiale fu chiamato alle armi e si dedicò con impegno ad organizzare spettacoli di varietà per i commilitoni. Dopo l'armistizio dell'8 settembre ritornò a Cremona dove lavorò come archivista. La passione per lo spettacolo però gli fece abbandonare il lavoro e lo fece trasferire, nel 1945 a Milano. Qui partecipò ad una serata per dilettanti tenuta al Teatro Puccini a seguito della quale venne scritturato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris.

Nel 1950 esordì al cinema con un film diretto da Mario Mattòli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari. L'anno seguente conobbe Raimondo Vianello con cui formò una coppia comica di grande successo che dal 1954 al 1960 lavorò per la neonata Rai Tv. A consacrare la coppia sul piccolo schermo fu il varietà Un, due, tre. La comicità più popolaresca e sanguigna di Ugo e quella più raffinata e "inglese" di Raimondo si compenetravano a vicenda con risultati comici assolutamente irresistibili. Praticamente fu il primo esempio di satira televisiva, anche non senza qualche guaio censorio per il duo che non si peritò di toccare Presidenti della Repubblica e del Consiglio.

Anomala e quasi miracolosa costola padana nello scheletro assolutamente romano che la commedia all'italiana andò assumendo nel dopoguerra, quasi nell'implicito assunto che al disopra dell'Arno fosse impossibile ridere, Tognazzi giocò magistralmente la carta delle sue radici equidistanti tra l'operosa Milano e la godereccia Bassa Padana tra Piacenza e Modena, interpretando tra l'altro a più riprese personaggi emiliani, e più specificamente parmigiani, in modo assolutamente convincente, agli ordini prima di Alberto Bevilacqua (La califfa, 1971; Questa specie d'amore, 1972) e poi di Bernardo Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo, 1981: splendido piccolo misconosciuto film schiacciato tra le megaproduzioni verso cui Bertolucci si andava ormai orientando in quegli anni, che però valse a Tognazzi la Palma d'Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista).

Attaccatissimo alla sua terra e alla sua città - non era infrequente trovarlo allo stadio Zini a tifare per la Cremonese del suo amico Domenico Luzzara, il presidente - Ugo ritagliava spesso per i suoi personaggi battute in dialetto cremonese (in TV si è dichiarato, però, tifoso milanista). Leggendarie sono quelle, numerose, contenute nel film La Marcia su Roma (1962) di Dino Risi. Nella pellicola che lo lanciò nel cinema satirico, Il Federale (1961) di Luciano Salce, il suo personaggio è nato ad Azzanello, piccolo paese vicino a Cremona.

Proprio parallelamente a quelle esperienze di cinema d'autore, peraltro, il sibarita e trasgressivo Ugo si impegnò nelle trilogie di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), che ebbero grande successo di pubblico.

Lo spirito goliardico di Ugo Tognazzi raggiunse il culmine quando nel 1979 prese parte ad uno dei più clamorosi scherzi mediatici della storia italiana: accettò di essere fotografato ammanettato da finti poliziotti. Si trattava di una burla predisposta dal settimanale satirico Il Male. Tre finte edizioni de Il Giorno, La Stampa, Paese Sera "uscirono" con titoli che annunciavano l'arresto dell'attore, in quanto capo ("grande vecchio") delle famigerate Brigate Rosse.

Si è autodiretto al cinema più volte (Il mantenuto, 1961; Il fischio al naso, 1966; Sissignore, 1968; Cattivi pensieri, 1976; I viaggiatori della sera, 1979).

Negli anni Ottanta si dedicò soprattutto al teatro, recitando in Sei personaggi in cerca d'autore a Parigi (1986) e ne L'avaro (1988).

Morì improvvisamente il 27 ottobre 1990 a Roma per un'emorragia cerebrale.




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