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Vaticano non fa ingerenza politica, ma laici cattolici devono...

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2007 11:23
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17/05/2007 11:23

«Solo restando indipendenti si possono orientare le istituzioni»
Il Papa: "la Chiesa non fa politica"
Benedetto XVI dal Brasile: «Marxismo e capitalismo hanno fallito». «Oggi la famiglia soffere per relativismo»


APARECIDA (BRASILE)

Fare politica «non è competenza della Chiesa», che intende rispettare «una sana laicità» e riconosce «la pluralità delle posizioni politiche»:
l'ha detto il [SM=x44476] papa
ieri ad Aparecida, aprendo la Quinta conferenza degli episcopati dell'America latina e concludendo con questo atto il suo viaggio in Brasile.
Ha pure invitato i vescovi di qui a impegnarsi più che mai a difesa e promozione della famiglia, minacciata oggi nella sua «unità e identità».
Non ha trattato delle unioni civili, che qua non sono all'ordine del giorno, ma del divorzio, dell'aborto e della contraccezione.

Chiesa che non fa politica e difesa della famiglia:
Benedetto XVI ha dunque trattato, insieme ad altri temi (questione indigena, povertà, sperequazioni sociali, sette), questioni di prima attualità in Italia.
Ma occorre fare attenzione ai contesti diversi, per non fargli dire troppo o troppo poco.
Per esempio, quando parla della politica non fa riferimento ai cattolici in piazza per la famiglia, ma a comunità di base vicine all'estrema sinistra.

«Questo lavoro politico — ha detto il papa pensando a loro — non è competenza immediata della Chiesa.
Il rispetto di una sana laicità — compresa la pluralità delle posizioni politiche — è essenziale nella tradizione cristiana autentica».
«Se la Chiesa — ha continuato — cominciasse a trasformarsi direttamente in soggetto politico, non farebbe di più per i poveri e per la giustizia, ma di meno, perché perderebbe la sua indipendenza e la sua autorità morale.
La Chiesa è avvocata della giustizia e dei poveri, precisamente perché non si identifica con i politici né con gli interessi di partito. Solo essendo indipendente può insegnare i grandi criteri e i valori inderogabili, orientare le coscienze e offrire un'opzione di vita che va oltre l'ambito politico».
La politica però riguarda i laici cattolici:
«Devono essere coscienti delle loro responsabilità nella vita pubblica».


L'altro riferimento alla politica è nel giudizio, identico, su marxismo e capitalismo: promessa ideologica falsa.
«Il sistema marxista ha lasciato una triste eredità di distruzioni economiche ed ecologiche e una dolorosa distruzione degli spiriti.
Lo stesso all'Ovest, dove cresce costantemente la distanza tra poveri e ricchi e si produce un'inquietante degradazione della dignità personale con ingannevoli miraggi della felicità».
Poi le parole sulla famiglia, che costituisce «uno dei tesori più importanti dei paesi latino- americani», ma oggi «soffre situazioni avverse provocate dal secolarismo e dal relativismo etico, dai diversi flussi migratori interni ed esterni, dalla povertà, dall'instabilità sociale e dalle legislazioni civili contrarie al matrimonio che, favorendo gli anticoncezionali e l'aborto, minacciano il futuro dei popoli».

Benedetto ha invitato i vescovi a chiedere ai governi «politiche familiari autentiche» e a promuovere una «pastorale familiare» che aiuti a superare la «mentalità maschilista» e richiami i padri a esercitare la loro «indispensabile responsabilità».
Sempre ieri — da Roma — il cardinale Camillo Ruini parlando in San Pietro ha affermato che nella nostra società è necessario che
«la famiglia sia compresa nel suo autentico valore, capita fino in fondo, sostenuta e vissuta con gioia».

Di gioia ha parlato anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, a proposito del Family Day,
«testimonianza rispettosa e gioiosa sul valore della famiglia».

Parole che provocheranno polemiche:
il papa ha detto ai vescovi latino-americani sulle «ideologie indigeniste» oggi emergenti, definendo un «regresso» la «utopia» da loro perseguita di «tornare a dare vita alle religioni precolombiane».
Qui il papa ha rivendicato in toto — senza l'abituale allusione alle «luci e ombre» di quel processo — la bontà dell'evangelizzazione del continente: «L'annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un'alienazione delle culture precolombiane, né fu un'imposizione di una cultura straniera».

Luigi Accattoli
14 maggio 2007 - Corriere della Sera
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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