“DIO CREA L´UOMO COME IL MARE CREA LA TERRA: RITIRANDOSI”
- OGNI CREAZIONE È UNA SEPARAZIONE, ANCHE TRA DIO E IL MONDO
- CHI HA DEI BAMBINI, LO SA: LA VERA SFIDA DEL CREARE È NELL´ABBANDONARE.
NEL RITIRARSI. A VANTAGGIO DELLA CREATURA. PER FARLA ESISTERE…
Beniamino Placido per “la Repubblica”
Che emozione l´altro giorno. Capita talvolta di avere per la testa un brano di cui si ha un vago, ma ossessivo ricordo. Ma non abbiamo il tempo, l´energia, la pazienza, per andarlo a cercare, per riprenderlo fra le mani e cercare di svelare il mistero del perché continuava a ronzarci per la testa. Che emozione, quindi, l´altro giorno, riuscire a rileggere niente di meno che il primo capitolo della Genesi, l´inizio («il comincio», come diceva mia figlia quand´era piccola):
«E Dio creò il cielo e la terra».
Si tratta della Creazione, momento ovviamente importante nella cosmogonia di tutti i popoli: quando siamo nati? Come è venuto fuori il mondo? Come avviene la Creazione? Anni fa ne ho letto una definizione bellissima di non so più quale teologo: «Dio crea l´uomo come il mare crea la terra: ritirandosi». Vale a dire: Dio crea l´uomo «abbandonandolo». Perché solo abbandonando, solo ritirandogli dal capo la sua potente - ma anche opprimente - protezione gli consente di esistere. A suo rischio e pericolo, s´intende.
Quale sorpresa rileggere la Genesi per scoprire che persino qui, proprio qui, la creazione è presentata come un´esperienza di divisione, di separazione: fra la luce e le tenebre, fra le acque superiori e quelle inferiori. E´ dopo che le acque sono state raccolte tutte in un posto, ci racconta il testo biblico, che alla terra fu consentito di apparire. In ebraico questo viene evidenziato da un gioco di parole: il posto dove si devono raccogliere le acque si chiama «maqom», che è apparentato al verbo «qum», che vuole dire "sorgere". Il sorgere di un luogo è propiziato dal ritirarsi delle acque circostanti.
Ogni creazione è una separazione, ma nella Bibbia abbiamo una divisione non solo tra gli elementi, ma anche tra Dio e il mondo.
E´ un punto, questo, estremamente importante. Che si riproduce, si ripresenta, quando Dio Padre abbandona, appunto, suo figlio sulla croce. «Signore, perché mi hai abbandonato?», dice Gesù. Il Padre avrebbe potuto, dovuto, rispondere: «ti ho abbandonato per farti esistere. Ed operare nel mondo».
Figuriamoci se Dio fosse intervenuto, all´ultimo momento, per salvare il figlio suo, «miracolosamente», strappandolo dalla croce! Chi ha, chi ha avuto, dei bambini, lo sa:
la vera sfida del creare è nell´abbandonare. Nel ritirarsi. A vantaggio della creatura. Per farla esistere.
Ma ritirarsi - come? Forse era questa la questione che mi ronzava per la testa. C´è, mi sono chiesto, un modo di ritirarsi e di abbandonare, che sia al tempo stesso essere presente, ma in disparte, acquattato, sempre pronto a intervenire? E´ stato allora che mi è venuto in mente Salinger. E mi sono ricordato de “Il giovane Holden”. Ovvero - titolo originale – “The catcher in the rye”. Già, the "catcher": colui che acchiappa chi sta cadendo.
213.215.144.81/public_html/articolo_index_32092.html
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.