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Cenacolo Segreto

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2007 22:19
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30/09/2007 22:19

il nuovo mistero di Leonardo

Il nuovo mistero di Leonardo:
un Cenacolo segreto




Scoperta di un informatico: sovrapponendo al capolavoro una sua immagine rovesciata appare un nuovo quadro. Gesù ha una coppa che assomiglia al Santo Graal, la prima figura da sinistra si trasforma in un templare e un commensale tiene in braccio un neonato

di Daniela Ferro

MILANO - A quasi cinquecento anni dalla sua morte Leonardo da Vinci non smette di far parlare di sé. Merito del suo genio, del suo talento, ma anche degli enigmi e dei “trabocchetti” che l’eclettico artista e scienziato toscano ha disseminato nei suoi dipinti.

L’ultima cena poi - il cosiddetto “Cenacolo”, conservato nel refettorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Milano - regala suggestioni a getto continuo.
L’ultima, di questi giorni, suona come una rivelazione sensazionale: nel dipinto sarebbe celato un altro quadro. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo, dal momento che per tale affermazione non sussiste la prova del nove, ammesso che un’opera d’arte sia suscettibile di un riscontro matematico.
Si tratta piuttosto - come si diceva prima - di una suggestione, di un’ipotesi curiosa e che ha un suo fascino, tanto più intrigante quanto più si pensa che è frutto di una scoperta del tutto fortuita, operata come se non bastasse non da uno storico dell’arte, bensì da un informatico. Slavisa Pesci, questo il suo nome, ha per puro caso sovrapposto a se stessa un’immagine del Cenacolo stampata su una rivista. Risultato: è apparso un nuovo quadro, per certi versi uguale all’Ultima cena, ma per altri del tutto differente.
Attraverso l’esperimento, il dipinto leonardesco si anima di nuove, insospettabili presenze. Per scoprirle, non resta che ripetere il meccanismo: è sufficiente avere in mano una riproduzione dell’opera, rovesciarla e sovrapporla a un’immagine che raffigura la stessa opera.
Guardiamo ora la figura del Cristo, al centro. Pur rimanendo sostanzialmente immutata, cambia dal punto di vista cromatico: in altre parole, muta il colore della veste indossata dal Salvatore, che diventa quasi del tutto rossa. Solo sul ventre di Gesù resta una porzione di stoffa blu che, unita al piatto poggiato sul desco, pare raffigurare una coppa. “Il Santo Graal!” verrebbe da esclamare, imbevuti come siamo, volenti o nolenti, dalle visioni di cui Dan Brown ha infarcito Il codice Da Vinci e che hanno generato un’epidemia di voyeurismo su Leonardo, sul Cenacolo in particolare.
«Non ho letto il romanzo di Brown - confessa candidamente Slavisa Pesci -, ho solo visto il film». D’accordo. Eppure il riferimento alla coppa piacerebbe molto allo scrittore americano. Che pure gradirebbe il secondo effetto che la sovrapposizione offre all’occhio attento di chi spia il dipinto da questa nuova prospettiva. La prima figura a sinistra (per lo spettatore) si trasforma in un templare, ossia un membro dell’ordine monastico-militare creato dopo la prima crociata a difesa del Santo Sepolcro e che la leggenda vuole custode del sacro calice.
Spostiamo ancora lo sguardo verso il centro:
non può sfuggire il disegno di un neonato tenuto in braccio da uno dei commensali.
Il suo vicino, inoltre, sembra indossare una corona, creata dal profilo delle montagne
nel gioco di sovrapposizione delle immagini. Ancora, il coltello impugnato da una mano misteriosa (probabilmente quella di San Pietro, per quanto la posa sia innaturale) trova una sua destinazione affatto delittuosa, anzi utilitaristica nel taglio di una vivanda.
Tutte coincidenze? Forse. Sono però numerose.
Quindi, anziché di un mero caso, potrebbe invece trattarsi di un preciso calcolo.
L’esperimento della sovrapposizione è stato ripetuto con altre opere dello stesso Leonardo: dalla Gioconda all’Annunciazione, dalla Vergine delle rocce al Ritratto di Ginevra de’ Benci. Non solo: lo stesso Leonardo avrebbe forse indicato nella sovrapposizione di immagini la chiave di lettura dei suoi dipinti fin dal disegno dell’Uomo vitruviano. Una nuova, straordinaria scoperta o solo l’ennesima ipotesi, dunque? È presto per dirlo. Qualunque sia il responso, resta la magia di un dipinto che nei secoli non smette di suscitare domande e di sfidare il suo pubblico.

dalla Padania, 25.7.07



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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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