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Ecomafia sommerge Napoli con rifiuti industriali del Nord

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2008 11:25
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08/05/2008 09:34



Ministro dell'Ambiente
Stefania Prestigiacomo
Pdl (FI) 41 anni

Chi la dura la vince. Ha dovuto fare la miss Parlamento, la valletta all'unico congresso della storia di Forza Italia (1998),
la ministra senza portafoglio alle Pari opportunità piangente per le quote rosa.
E altro. Ma alla fine Presty, bella sicula longilinea, ha ottenuto un ministero vero.
Si occuperà di cose importanti e gravi, inclusa l'emergenza spazzatura
(se ripiange siamo solidali, che diamine!)


Fonte: Corriere della Sera - 8 maggio 2008

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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08/05/2008 09:43

Re: Re:
Colonnello Kilgore, 20/01/2008 19.03:


"Si è presa"....Siccome non mi risulta che il nord abbia invaso con le armi la campania e l'abbia costretta con la forza a accettare la sua monnezza, è evidente che qualcuno in loco c'ha visto il business e ha detto "PREGO FATE PURE, DATE LA ROBA A NOI" strafottendosene dei suoi corregionari.

Quand'è che laggiù imparerete a fare da soli? Dare una mano a chi poi sfrutta l'aiuto per sistemarsi è una cosa saggia, darla a uno che l'aiuto lo vuole per non fare niente è scemenza.




No, purtroppo in Campania nell'indotto relativo ai rifiuti si spende anche troppo (circa 5 volte di quanto si spende al Nord), ma il guadagno della Camorra non si limita semplicemente ad incassare i soldi pubblici,
questo aiuto statale non viene preso senza far nulla:
viene sfruttato per fare altro business:
ad esempio nelle discariche aperte per le emergenze (e con scarsi controlli qualitativi, se non nulli),
così come nelle "EcoBalle" vengono infilati circa un 50% di rifiuti altamente tossici o radioattivi (come le ecoballe mandate nell'inceneritore di Orvieto) che dovrebbero invece essere smaltiti con costose procedure dalle aziende che li producono. [SM=x44465]

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18/05/2008 09:57

Il premier Berlusconi

Berlusconi pensa a discariche Top Secret
Allo studio l'uso dell'esercito e procedure accelerate per i termovalorizzatori




ROMA — Con sé in Sardegna Silvio Berlusconi, ieri mattina, lasciando Roma, ha portato tre dossier. In pochi ne conoscono i contenuti. Di certo, per le poche informazioni che trapelano, sono inediti rispetto a quanto finora fatto o ipotizzato per l'emergenza rifiuti della Campania. Da queste carte usciranno alcune delle misure che potrebbero essere adottate o annunciate mercoledì prossimo, nel primo dei Consigli dei ministri che si terrà a Napoli, in prefettura. L'uso dell'esercito, come anticipato ieri dal Sole 24 ore, è una delle ipotesi sul tavolo.
Militari e mezzi dell'esercito per gestire problemi di ordine pubblico,
prevenire situazioni critiche come quelle che si stanno nuovamente acuendo, ma soprattutto per partecipare direttamente al trasferimento dell'immondizia nelle discariche, bypassando posti di blocco e proteggendo uno dei profili nuovi delle possibili misure.
Uno dei profili nuovi è la secretazione di alcune delle aree di stoccaggio.
Come non si sa. Se sia una via realmente praticabile è difficile al momento immaginare. Ma sul tavolo del governo, e nel ventaglio delle misure tampone, c'è anche quello di apporre la secretazione sulla scelta, la destinazione e le procedure per gestire nuovi siti di discarica dei rifiuti.
L'eliminazione delle procedure burocratiche, anche questa per decreto, per la progettazione e la costruzione di nuovi impianti di smaltimento e trasformazione dell'immondizia, compresi i termova-lorizzatori, [SM=x44497] [SM=x44472]
è anch'essa nel ventaglio delle misure straordinarie cui il governo sta pensando.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro all'Ambiente Stefania Prestigiacomo e ovviamente Silvio Berlusconi stanno valutando questa ulteriore opzione.
Nei prossimi giorni si vedrà se è fattibile e in che termini.
L'altra novità potrebbe essere la nomina di Guido Bertolaso come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con la delega all'emergenza rifiuti,...

sembra profilarsi un piano che potrebbe prevedere misure estreme. Già in parte discusse sia con il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, sia con il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino.


Marco Galluzzo
18 maggio 2008
Corriere della Sera
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20/05/2008 08:10




CRONACA
Stop agli appalti, strane telefonate: così i rifiuti non sono partiti
Vantaggiosa offerta di società svizzera non presa in considerazione
Quei treni bloccati per la Germania
compare l'ombra della camorra
Cambia la società incaricata, ecco perché solo oggi riprendono i viaggi

di CARLO BONINI

Quei treni bloccati per la Germania
compare l'ombra della camorra

ROMA - Dicono alla sede del commissario straordinario che "i nuovi treni per la Germania partiranno ad horas". Perché "manca solo un'ultima autorizzazione al loro transito in Austria". E che "in questo modo, almeno il rischio sanitario sarà scongiurato". Tra la notte di sabato e la mattina di ieri, nel quinto mese dell'emergenza nell'emergenza, il Paese "scopre" dunque che, al netto delle discariche e di un inceneritore che (forse) verranno, nonché di un ciclo di smaltimento che semplicemente non esiste, Napoli, in questi ultimi otto anni, ha conosciuto un solo salvagente. I vagoni piombati destinati sino a ieri ai termovalorizzatori della Sassonia che hanno eliminato per sempre dal territorio campano 2 milioni di tonnellate di rifiuti.

Eppure, tra la metà di marzo e oggi, quei treni si sono prima diradati, quindi definitivamente fermati. Le 1.500 tonnellate al giorno di cui assicuravano lo smaltimento sono diventate la coperta da 60 mila tonnellate che, "improvvisamente", è tornata a soffocare la città. La "Ecolog", società del gruppo Ferrovie dello Stato, che assicurava in esclusiva il trasporto e conferimento della monnezza napoletana, è stata estromessa dal business con un tratto di penna. E i nuovi accordi firmati con i tedeschi prevedono ora un prezzo maggiore per tonnellata (circa 270 euro contro i 225 del passato) e un minore quantitativo massimo da smaltire in un anno (102 mila tonnellate).

Perché? La risposta che si raccoglie da fonti qualificate del commissario suona così. A metà del febbraio scorso - si dice - i tedeschi, "preoccupati che il trasporto oltre frontiera si sia di fatto trasformato in un regolare ciclo di smaltimento", informano De Gennaro di voler "rinegoziare" l'accordo che, sin lì, li ha legati alla "Ecolog". Manifestano la volontà - si aggiunge - di firmare nuovi contratti "direttamente" con il commissario, che abbattano i quantitativi di rifiuti da importare dalla Campania e allarghino ad altri lander il ventaglio delle destinazioni.

L'ambasciata italiana a Berlino prende contatti con la Camera di commercio di Francoforte e, il 27 marzo, il commissario delegato Maurizio Bruschi chiude i nuovi contratti con un'associazione di imprese (Returo) del nord Reno-Westfalia. Piccoli inceneritori per piccoli impianti che non potranno assicurare uno smaltimento superiore alle 10 mila tonnellate ciascuno. Il resto viene da sé. Le autorizzazioni alla "Ecolog" vengono revocate e il commissario stipula un nuovo accordo con un'altra società del gruppo Fs, la "Trenitalia cargo", disponibile al solo trasporto e del tutto nuova al business rifiuti. Nel frattempo, i treni sono fermi. Le autorizzazioni dalla Germania tardano. La nuova associazione di imprese tedesca pretende una fideiussione della Sace che la garantisca dall'eventuale insolvenza del commissario e una dichiarazione giurata che escluda che nei treni in arrivo si nascondano rifiuti tossici. Napoli affoga nella sua immondizia.

Messa così, colpa dei tedeschi, dunque. Della loro diffidenza o furbizia (dipende dai punti di vista). E tuttavia, un carteggio interno protocollato tra gli uffici del Commissario e la "Ecolog" racconta una storia che appare meno lineare. A cominciare dalla lettera con cui, il 18 marzo, il commissario delegato Bruschi comunica alla società delle Fs che il servizio con la Germania viene interrotto. Nel testo, non si fa nessun cenno alla volontà dei tedeschi di rinegoziare gli accordi. Al contrario, si fa un generico riferimento a un nuovo "piano di trasferimento dei rifiuti solidi urbani della Regione Campania concordato con le autorità tedesche". Quale piano? E negoziato da chi? E' un fatto che il 14 marzo, quattro giorni prima della revoca, la "Ecolog" abbia sottoposto al commissario un rinnovo degli accordi già esistenti con i tre colossi dello smaltimento tedesco (BKB, Remondis, i francesi di Veolia), i quali non solo hanno ribadito la loro disponibilità a smaltire fino a 600 mila tonnellate annue, ma hanno addirittura già avviato il rinnovo delle procedure di autorizzazione dei lander. Dunque, chi è esattamente che in Germania si è messo di traverso? E davvero qualcuno lo ha fatto?

C'è di più. Il 27 marzo, neppure dieci giorni dopo la disdetta del contratto con il commissario, Ecolog sottopone con una nuova lettera al commissario delegato Bruschi una soluzione alternativa (o persino aggiuntiva) alla Germania che si presenta economicamente ancor più vantaggiosa. "Una serie di impianti di termodistruzione in Svizzera hanno offerto la disponibilità a ricevere circa 60 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani non differenziati per un costo di 199 euro la tonnellata". "Le Autorità elvetiche - si legge ancora - hanno già assicurato il loro preventivo assenso alle richieste di autorizzazione". Il commissario non dà nessuna risposta. La Svizzera, per qualche motivo, non interessa.

A Roma, intanto, tra febbraio e aprile, nella sede di "Ecolog" arrivano curiose telefonate. Si fa viva la Camorra. A modo suo. Un fantomatico funzionario del commissario all'emergenza chiede con insistenza, ma senza successo, a che punto sia la rinegoziazione degli accordi con i tedeschi. Sul cellulare dell'amministratore delegato, Roberto Cetera, bussa con studiata cadenza una voce maschile che, ironicamente, chiede di "Pasquale". Come accaduto in passato, quando Cetera ha deposto dinanzi alla commissione parlamentare di inchiesta denunciando le infiltrazioni della camorra nel ciclo dei rifiuti. Quando ha rifiutato di lavorare con trasportatori messi a disposizione dal Comune di Pomigliano D'Arco. Quando ha denunciato alla magistratura di Orvieto le infiltrazioni nelle attività di smaltimento nella discarica delle "Crete".
Oggi, la Ecolog è fuori (vanta crediti verso il Commissario ancora per 83 milioni di euro). I vagoni di "Trenitalia cargo" cominciano a partire stasera. "Pasquale", da qualche settimana, ha smesso di farsi vivo.

(20 maggio 2008)




da Repubblica


[SM=x44515]



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http://it.youtube.com/watch?v=RcBTqu7B8pA
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21/05/2008 17:16

IL CURIOSO CASO DELL’ASÌA, L’AZIENDA DI PROPRIETÀ DEL COMUNE CHE GESTISCE LA RACCOLTA DEI RIFIUTI:
LE TARIFFE SONO AUMENTATE DEL 40%, MA NEI CONTI C’È UN BUCO DI 45 MLN…

Fabio Pavesi per “Il Sole 24 Ore”



Sarà colpa di quell'inceneritore di Acerra mai partito o degli impianti di selezione che sono stati capaci di produrre solo montagne di ecoballe inservibili, ma è certo che un ruolo chiave nel dramma dell'invasione dell'immondizia per le strade di Napoli spetti anche all'azienda pubblica dei rifiuti.

Che poi si chiami Asìa (acronimo di azienda servizi di igiene ambientale) non deve trarre in inganno.
Quel nome soffuso nasconde una realtà di gestione aziendale pubblica tra le più paradossali.
Tra le aziende che si occupano di rifiuti delle più grandi città italiane, Asia ha il primato dell'aumento dei ricavi, che poi corrispondono semplicemente alla tariffa pagata dai cittadini, più consistente.

Dal 2003 al 2006, secondo l'ufficio studi di Mediobanca per conto di Civicum, i fondi girati dal Comune di Napoli (azionista al 100%) sono aumentati del 40%, passando da 117 milioni del 2003 a 163 milioni del 2006.
Tanto per dare un'idea a Torino l'incremento, nello stesso arco di tempo, è stato del 18%, a Bologna del 21% mentre a Milano è stato addirittura negativo. Il dato fa ancora più effetto tradotto in euro per abitante. I napoletani hanno visto la tariffa rifiuti salire da 116 euro in media del 2003 ai 156 del 2006. Un torinese pagava in media nel 2006 140 euro, un milanese 139, un triestino 124.

I napoletani pagano più di altri il servizio di raccolta ma le strade restano invase dall'immondizia.
Con quei soldi in più le altre aziende pubbliche non solo puliscono le strade, ma si fanno carico della raccolta differenziata.

A Napoli, come è noto, le cose non sono mai andate così.
Se a Trieste, così come a Torino o Brescia, dove pur i cittadini pagano meno dei napoletani il servizio, il tasso di raccolta differenziata è da anni ben sopra il 33%, nel capoluogo campano si supera a malapena il 10 per cento. Bel risultato conseguito in questi anni dai dirigenti e dai 2.100 netturbini stipendiati da Asia.

Solo per il costo del lavoro, sempre secondo l'analisi dell'Ufficio studi di Mediobanca, vengono drenati dal bilancio di Asia ben 75 milioni, il 45% del totale dei corrispettivi erogati all'azienda dal Comune. Altri 90 milioni sono soli i costi del servizio. E così l'azienda va in perdite già a livello operativo. Nel 2004 e 2005 il rosso finale e cumulato di bilancio è stato di 15 milioni.
Nel 2006 il buco ha raggiunto i 29 milioni e rotti.

Tre anni culminati con l'immondizia ovunque in città costati ai cittadini più della media del Paese
e con un conto (anch'esso a carico dei cittadini) da pagare, con le future tasse, di ben 45 milioni di perdite. Il sindaco partenopeo Rosa Russo Jervolino ha ribadito di non volersi dimettere. Buon per lei, ma forse un'occhiata alla "sua" azienda dei rifiuti e a come lavora andrebbe dato.


Fabio Pavesi per “Il Sole 24 Ore” - 21 Maggio 2008
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24/05/2008 10:09



Le 10 discariche campane individuate dal governo
Provincia di Napoli
Chiaiano
Terzigno (2 discariche)

Provincia di Avellino
Savignano Irpino
Andretta

Provincia di Caserta
Ferrandelle a Santa Maria La Fossa
Cava Mastroianni in località Torrone a Lo Uttaro-Caserta

Provincia di Salerno
Serre (due discariche)
Benevento
Sant'Arcangelo Trimonte


Corriere



I manifestanti si sono dati il cambio nella notte.
11 feriti dopo gli scontri di ieri, 8 agenti.
3 arrestati e 3 denunciati fra i dimostranti.

Qui l'articolo del Corriere della Sera . . .



[Modificato da Etrusco 26/05/2008 13:32]
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27/05/2008 12:50

ACCORDO NELLA NOTTE, A CHIAIANO RIMOSSI I BLOCCHI E BARRICATE CAMORRISTE
IL PREFETTO DI NAPOLI PANSA SAREBBE INDAGATO PER TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI


NO RIVOLTA QUANDO LA CAMORRA SOTTERRA SOTTO IL LORO NASO I RIFIUTI TOSSICI



da Stampa.it e Repubblica.it



La Stampa -
I manifestanti hanno rimosso le barricate: Chiaiano attende l’arrivo dei tecnici dell’Arpac (Agenzia regionale protezione ambientale Campania, ndr) e del Commissariato per poter iniziare i rilievi tecnici all’interno della cava di tufo. Intanto, secondo "Il Mattino", il prefetto di Napoli Alessandro Pansa sarebbe indagato.

Al momento le strade sono vuote e non c’è alcun manifestante al presidio che nei giorni scorsi è stato mantenuto, notte e giorno, per impedire che arrivassero tecnici e Forze dell’ordine a prendere possesso del sito che potrebbe accogliere la discarica da 700mila tonnellate voluta prima dal commissario Gianni De Gennaro e poi confermata dal decreto legge del 23 maggio scorso.

Verso le 2 di questa mattina i manifestanti hanno rimosso la prima barricata di cassonetti, quelli saldati tra loro e circondati da filo di ferro. Il blocco, creato a via Cupa del Cane, impediva, di fatto, l’arrivo di chiunque alla cava. Con le fiamme ossidrichechiaiano e con la partecipazione di numerosi cittadini sono stati spostati gli oggetti che ostruivano il passaggio, ma restano ancora in strada alcune auto semidistrutte, un pino tagliato messo di traverso sulla carreggiata e alcune masserizie. Nel corso della notte, oltre all’appello del sottosegretario Bertolaso, che aveva chiesto partecipazione ai cittadini, si è aggiunto quello del sindaco di Marano, Salvatore Perrotta.

Il primo cittadino del Comune ai confini del quartiere napoletano di Chiaiano, aveva preso parte in tarda serata ad un vertice con il prefetto di Napoli Alessandro Pansa. Alla fine del lungo colloquio era stato deciso di fare entrare i tecnici nella cava per poter permettere le verifiche. Il sindaco si era appellato ai manifestanti per far sì che venissero tolti i blocchi e permettere l’arrivo delle ruspe. Perrotta aveva anche assicurato che le Forze dell’ordine avrebbero unicamente vigilato le operazioni senza prendere possesso dei luoghi.

I tecnici, di cui fanno parte anche alcuni rappresentanti della VIII municipalità, di Marano e di Mugnano, dovrebbero completare i lavori in venti giorni. Al termine dei prelievi di terreno, e delle operazioni di scavo per verificare la presenza di falde acquifere o di altri rifiuti già depositati nel sottosuolo, si tireranno le somme. Il tutto dovrebbe terminare in venti giorni. Soltanto allora si capirà, con precisione, se le cave saranno adeguate o meno ad accogliere l’immondizia.

Cinquanta roghi nella notte
Ancora una notte di cumuli in fiamme, tra Napoli e provincia.
Dopo una lieve diminuzione, nei giorni scorsi, del numero dei roghi, la notte scorsa gli interventi dei Vigili del Fuoco sono stati oltre cinquanta. I cumuli, secondo quanto riferisce la Centrale operativa dei Vigili del fuoco, sono spesso mini discariche per spegnere le quali ci si impiega anche un’ora: in alcuni casi coprono intere strade, in altri arrivano anche ad oltre tre metri di altezza. La notte scorsa gli interventi sono stati messi in atto soprattutto alla periferia di Napoli, nella zona di Ponticelli e Agnano, e nei comuni di Casoria, Sant’Antimo, Afragola, Casalnuovo.

2 - LE BARRICATE IN ATTESA DELL'ORA X TRA ULTRAS, GUAPPI E CENTRI SOCIALI
Attilio Bolzoni per La Repubblica


È bugiardo il silenzio che cala dopo il tramonto sulla frontiera napoletana. È un silenzio di paura che entra dentro anche quelle tre case che si sfiorano, quasi muro contro muro, balcone contro balcone. Una è a Napoli. L'altra è a Mugnano. La terza è a Chiaiano. In questa striscia di terra, in questo contaminato paesaggio urbano sta andando in scena l'ultimo atto della sommossa della monnezza. L'ora X sta per arrivare: le 7 del mattino. Né un minuto in più e né un minuto in meno. O i rivoltosi abbandoneranno le loro trincee o le barricate saranno spazzate via dai reparti mobili di polizia e dai battaglioni dei carabinieri.

Oramai la "trattativa" che si allunga - summit dopo summit - sembra solo una finzione per mascherare le decisioni già prese, un trucco per prendere tempo da una parte e dall'altra ed evitare lo scontro violento. Ore 22,30, via Cupa del Cane è invasa dai manifestanti. Il tam tam porta le ultimissime notizie dalla prefettura. L'accordo raggiunto con i "rappresentanti" dei comitati è questo: i tecnici si infileranno nella cava passando non dalla via principale ma dall'altro lato, contemporaneamente i vigili del fuoco - alle 7 in punto - butteranno giù la barriera di cassonetti.



Il quartiere di Chiaiano e il paese di Marano accetteranno questo patto? Se non voleteranno mle spalle alle barricate sarà ancora guerriglia.
Ore 23, piazza Titanic è sempre l'avamposto dei ribelli. Gli uomini in divisa neanche si vedono più in questo incrocio dietro la collina del Vomero. Sono indietreggiati di cento metri, forse anche di duecento.

Non sono più nemmeno davanti alla stazione della metropolitana, quella che fino all'altro giorno era uno degli "obiettivi sensibili" da "tenere" a tutti i costi. Non c'è una camionetta al bivio per Mugnano, non c'è un agente sulle strade che dal Vomero alto portano all'Arenella. Tutta Chiaiano e tutta Mugnano e tutta Marano sanno però che i poliziotti arriveranno.


Stamattina. O anche prima, di notte. In mille, forse di più. Trattano, trattano più per non perdere l'onore che per una speranza. Trattano quasi sul niente. "Noi togliamo il filo spinato ma non le barricate, ci state?", chiedono ancora gli irriducibili di Chiaiano ai funzionari di prefettura? "Faremo entrare solo i tecnici per i carotaggi ma mai un poliziotto o un carabiniere", propongono nel loro disperato bluff.

Ma fino ad ora vi abbiamo raccontato solo la Chiaiano della protesta, quella dei suoi abitanti, quella dei medici e degli impiegati che vivono nelle case popolari dietro piazza Titanic, quella degli studenti, delle mamme che fino a sabato notte si stendevano a terra con le braccia alzate o andavano incontro ai poliziotti con i loro bambini fra le braccia.

C'è un'altra Chiaiano e un'altra Napoli che può esplodere nelle ore che verranno. I "fetienti" si sono nascosti dalla mattina intorno a quelle barricate di via Cupa del Cane. Ma ci sono, sono pronti con le loro molotov e con le loro bombolette del gas, forse anche con le loro armi. L'altra sera ce n'era uno che si esibiva un po' in disparte, circondato da sette ragazzotti al suo soldo, ultras dello stadio da usare alla bisogna in ogni parte di Napoli. In ogni quartiere. Su ogni barricata. In ogni "crisi".

Non è gente di camorra, è criminalità incontrollata che vorrebbe controllare le tante infami "zone" napoletane, che traffica con tutto quel che capita, che costruisce quando può.
Anche vicino alle cave dove vogliono fare la discarica di Chiaiano. Terreni già lottizzati.
Se ci faranno
- come probabilmente ci faranno - la discarica quegli imprenditori perderanno tanto. "Ci sono pure i "ragazzi di Marano"", avverte qualcuno. E anche quelli di Scampia. Scaricano sempre dalle loro auto la colla e la vernice per riempire le loro bottiglie, da scagliare all'ora X contro i poliziotti.

E poi, oltre i "fetienti" stanno arrivando anche quelli dei "centri sociali". I ragazzi di Insurgencia sono asserragliati nell'accampamento in fondo all'ultimo chilometro, sotto i tendoni, fra i sacchi di sabbia e le brande. Non ne fanno più turni per "presidiare" l'imbocco del sentiero. Sono lì da ventisette giorni e da ventisette notti e ora tutti insieme aspettano il corpo a corpo, lo scontro finale. Non sono tanti. E sono pochi anche quelli arrivati a dare manforte da Roma e da Bologna, qualcuno anche da Caserta e Benevento.

"Non gliene frega niente a questi della nostra cava e della nostra discarica, sono qui solo per far casino contro il governo Berlusconi", dicono a piazza Titanic.
La sera sta quasi diventando notte. Sono appena tornati i sindaci e i delegati della municipalità dall'ultimo faccia a faccia con il prefetto Alessandro Pansa. L'incontro "tecnico" per scegliere la commissione, cinque esperti nominati dal sottosegretario Guido Bertolaso e cinque esperti nominati dalla "cittadinanza" di Chiaiano e Mugnano per "verificare se ci sono le condizioni per fare la discarica in quella cava".

E' una delle tante finte napoletane, tutti sanno come la pensano i tecnici del sottosegretario e come la pensano quegli altri scelti dalla "cittadinanza". Poi l'incontro "operativo": sulle barricate. Su via Cupa del Cane che è ancora sbarrata da cassonetti e carcasse di auto, tronchi, cataste di legno, montagne di monnezza. La storia del filo spinato da sciogliere come segno di distensione, la via alternativa per arrivare alla cava ed "eseguire i rilievi", proposte e controproposte, mosse, simulazioni, una lunga e virtuale serata napoletana.

I sindaci invitano tutti a non smarrire la ragione, a togliere di mezzo le auto rovesciate ed quei tronchi dei pini marini segati. Contano su una ritirata. A qualche chilometro gli uomini in divisa sono acquartierati in diverse caserme di Napoli, stanno soltanto aspettando solo l'ordine per muoversi.




27 Maggio 2008
28/05/2008 19:43

napoli è da anni la discarica dei rifiuti tossici e della spazzatura di parecchie città..ke per ironia della sorte dovevano prendersi la nostra monnezza...si parla di stato del presidente della regione ecc..ma ki vive a napoli lo sa..da noi sale ki si fa i caxxi suoi e non ostacola i piani del vero SISTEMA..il marcio di napoli non è la monnezza vera è propria, quella ke vedi accantonata per le strade, il marcio di napoli è la monnezza ke sguazza in questo oceano di persone quelli ke non escono mai allo scoperto ma ke qui sappiamo tutti ki sono dove abitano e ke affari fanno...ma nessuno dice niente xkè contro "lo stato" si può protestare, contro questa gente ti condanni a morte
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Re:
annasola, 28/05/2008 19.43:

napoli è da anni la discarica dei rifiuti tossici e della spazzatura di parecchie città..ke per ironia della sorte dovevano prendersi la nostra monnezza...si parla di stato del presidente della regione ecc..ma ki vive a napoli lo sa..da noi sale ki si fa i caxxi suoi e non ostacola i piani del vero SISTEMA..il marcio di napoli non è la monnezza vera è propria, quella ke vedi accantonata per le strade, il marcio di napoli è la monnezza ke sguazza in questo oceano di persone quelli ke non escono mai allo scoperto ma ke qui sappiamo tutti ki sono dove abitano e ke affari fanno...ma nessuno dice niente xkè contro "lo stato" si può protestare, contro questa gente ti condanni a morte




Infatti:

Il capo dello Stato Giorgio Napolitano (Emblema)

per il capo dello stato e' necessario che non prevalgano a napoli visioni localistiche
«Rifiuti tossici in gran parte dal nord»
Napolitano: «Ne sia consapevole l'opinione pubblica delle regioni del nord. Li gestisce la camorra».


NAPOLI - Non solo per superare l'emergenza rifiuti ma anche per sconfiggere la camorra «la magistratura sta facendo e farà la sua parte dando il suo contributo alla definizione e alla realizzazione di misure urgenti».


Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano assicurando che si spenderà personalmente presso il governo e il Csm per dotare i magistrati dei mezzi necessari. Alla magistratura, ha detto Napolitano «rendo omaggio per l'impegno che sta portando avanti a Napoli con sagacia investigativa e professionalità». Un impegno, che unito a quello delle forze dell'ordine, ha proseguito il Capo dello Stato «sta giungendo al nodo del traffico illegale e infame dei rifiuti tossici e delle discariche abusive».

NON SMARRIRE SENSO LEGALITA'
- Napolitano ha poi chiesto ai cittadini della Campania (che il recente dossier di Legambiente ha messo al primo posto nella classifica dell'illegalità ambientale) «comprensione e disponibilità» per affrontare l'emergenza dei rifiuti «con gli opportuni chiarimenti ma senza smarrire mai il senso dell'urgenza e della legalità, nel modo più assoluto».
Napolitano ha sottolineato, come aveva fatto nei giorni scorsi, la necessità di non far prevalere visioni localistiche: «Non si tratta della salute dei cittadini di questo o di quel quartiere o di questo e di quel Comune, la salute la si difende estirpando la criminalità, eliminando la piaga dei traffici camorristici, ripulendo le strade, creando condizioni per un ordinato ciclo di smaltimento dei rifiuti».


Carabinieri per la tutela dell'ambiente in azione (foto del Nucleo Operativo Ecologico)

RIFIUTI TOSSICI ARRIVATI DAL NORD - La camorra è responsabile di molti traffici compreso quello dei rifiuti tossici,

ha ricordato Napolitano sottolineando che questi rifiuti insalubri «in gran parte sono arrivati dal nord, ne sia consapevole - ha aggiunto - l'opinione pubblica delle regioni del nord».
Ai cittadini della Campania invece Napolitano fa osservare che nell'attuale situazione non è minacciata solo la salute di un quartiere ma di «milioni di cittadini». E la soluzione «consiste nell'estirpare la criminalità e nell'eliminare la piaga dei traffici camorristici riprendendo la strada per creare le condizioni per un ordinato ciclo di smaltimento con soluzioni urgenti e non più rinviabili».


04 giugno 2008

Corriere della Sera

NOTIZIE CORRELATE
Illegalità ambientale, Campania al top (4 giugno 2008)
[Modificato da Etrusco 04/06/2008 23:42]

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05/06/2008 14:44

Rifiuti tossici da Nord a Sud,
Napolitano replica e attacca



Il presidente: «La Lega non è d'accordo? Allora rilegga
la relazione parlamentare»


Castelli aveva criticato le parole di ieri del Capo dello Stato interpretando la sua denuncia come un modo per scaricare le colpe dell'emergenza rifiuti sui «soliti cattivoni del Nord»




NAPOLI - «Basta leggere la relazione della commissione parlamentare sui rifiuti». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rispone così alle dichiarazioni di alcuni esponenti della Lega, che interpretano la sua denuncia sull'emergenza rifiuti come un modo per scaricare le colpe sui «soliti cattivoni del Nord».
Mercoledì Napolitano aveva sottolineato che
«la camorra è responsabile di molti traffici compreso quello dei rifiuti tossici, che in gran parte sono arrivati dal nord». «Io sono venuto qui - ha aggiunto il presidente della Repubblica - per sollecitare soluzioni a Napoli, non soluzioni al nord, di un problema che è determinato da varie componenti tra le quali anche quella del traffico di rifiuti tossici dal nord». Napolitano ha così risposto a una domanda dei giornalisti a Palazzo Serra di Cassano, sede dell'Istituto di studi filosofici, dove ha consegnato il Premio 'Francesco Saverio Nitti' ad Antonio Maccanico.

CASTELLI - «Puntualmente come un fiume carsico rispunta l'argomentazione che, come per qualsiasi altro problema del sud, la responsabilità primigenia è di quei cattivoni del nord» aveva detto mercoledì il sottosegretario leghista alle Infrastrutture, Roberto Castelli. Questa teoria «sempre viva è applicata alla questione dei rifiuti da un'autorevolissima fonte, addirittura il presidente della Repubblica, che ha dichiarato che gran parte dei rifiuti tossici vengono dal nord». Lo scopo: «È evidente dove si vuole arrivare: i rifiuti della Campania li smaltiscano i cattivoni del nord». Ma anche Napolitano, conclude Castelli, «deve prendere atto che non c'è più nessuno al nord disposto ad accettare ciò».

SENATO - Intanto alcuni senatori chiedono al governo di riferire dopo la denuncia del presidente Napolitano sui rifiuti tossici del nord. In conclusione di seduta diversi senatori hanno posto la questione sollevata dal Capo dello Stato chiedendo che il governo riferisca in Aula. Le richieste sono venute in particolare da Adriana Poli Bortone del Pdl, Maria Fortuna Incostante del Pd e Lorenzo Bodega della Lega che ha anche auspicato «che si facciano i nomi e i cognomi dei responsabili di queste azioni criminose». Il presidente di turno Emma Bonino ha assicurato che la presidenza si farà carico di sollecitare il governo a presentarsi in Parlamento con un'informativa per chiarire la vicenda.


05 giugno 2008
www.corriere.it/politica/08_giugno_05/napolitano_lega_rifiuti_fdd18634-32e6-11dd-83ed-00144f02aa...



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05/06/2008 16:29

Rifiuti tossici, politica pessima


Uno spunto di riflessione di D.Giacalone (da legnostorto.com)



Che i rifiuti tossici scaricati in Campania venissero dal nord si sapeva già, lo abbiamo scritto più volte e non c’è nessuna novità. Non c’è alcun bisogno di leggere la relazione della commissione parlamentare, se non per avere maggiore documentazione, ed i giornali che titolano come se Napolitano avesse rivelato chissà quale retroscena fanno male il mestiere d’informatori. Che, infine, s’inneschi una sciocca polemica sulle responsabilità del sud o del nord, è oltre i limiti della demenza, perché, semmai, la questione è tutta relativa alle dimensioni nazionali dell’intreccio fra politica, imprese e camorra.
Quei rifiuti si dirigono verso lo smaltimento abusivo perché costa meno del regolare, ma per prendere quella strada è necessario avere un accordo con chi gestisce il traffico, cioè la camorra. Inoltre è necessario che chi di dovere non veda la fila di betoniere e camion. Così come è indispensabile una politica che si guardi bene dall’opporsi, ma, anzi, compartecipi in nome del funzionamento dei consorzi dove si trovano i comuni e gli imprenditori privati. Non è una faccenda, quindi, dialettale, ma un grumo d’interessi coagulatosi attorno al non rispetto della legge.
La prima osservazione, pertanto, è questa: il Presidente della Repubblica farebbe bene a svolgere l’intero ragionamento, giacché limitarsi a dire che quei rifiuti vengono dal nord non significa un bel niente, serve solo a ragionare in maniera eguale ed opposta a quella di chi dice che sono un problema del solo sud. C’è una responsabilità enorme dell’intera classe dirigente, e di quella napoletana in testa. Napolitano dovrebbe saperne, e dirne, qualche cosa.
La seconda osservazione è diversa: i rifiuti che traboccano dalle vie di Napoli non sono industriali e velenosi, sono pattume allo stato sporco. Quella roba sta lì anche perché Napoli, e buona parte del sud, ha perso coscienza civile, capacità di ribellione, borghesia ragionante e senso dell’interesse collettivo. Se c’è chi pensa che la rivelazione dell’ovvio, ovvero che le partite tossiche arrivano dal nord, serva a diminuire le responsabilità locali, vuol dire che quel qualcuno ha deciso d’affondare Napoli in un buio pesto e puzzolente. Merita, quindi, d’essere combattuto.



[SM=x44515]

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10/06/2008 13:04

IMPREGILO Spa
IMPREGILO SOMMERSA DALLA “MUNNEZZA”
– L’AZIENDA DI BENETTON E LIGRESTI, NEL MIRINO DEI PM, “SCONTA” I CONTRATTI MILIONARI OTTENUTI PER SMALTIRE I RIFIUTI A NAPOLI
– VORREBBE SCAPPAR VIA, MA NON PUÒ…


Vittorio Malagutti per “L’espresso”


La vigilia di Natale del 2007 Napoli affogava nei rifiuti. Come il Natale precedente. E quello prima ancora.
Ma Massimo Malvagna, il top manager di Impregilo responsabile del business (si fa per dire) Campania, aveva altri problemi per la testa.

Non era affar suo se le discariche erano piene fino all'orlo e la monnezza non si sapeva letteralmente dove nasconderla.
Lui doveva salvare il bilancio dell'azienda.
Doveva evitare che il disastro campano aprisse uno squarcio da decine di milioni nei conti del più importante gruppo italiano di costruzioni.

Così, quel maledetto 24 dicembre 2007, Malvagna chiamò il suo collega Filippo Rallo. Non era una telefonata di auguri. E Rallo se ne accorse subito. "Non creiamogli problemi assolutamente per nessun motivo", tagliò corto Malvagna. Che poi aggiunse: "A noi non ce ne fotte un cazzo. Ci denunciassero, non ti preoccupare.

Ci denunciassero, te li ho dati io gli ordini". Quali ordini? Eccoli: "Quando ti dicono di fare entrare la roba gli devi dire venite, ma la metti per terra, la metti nel piazzale, la metti dove cazzo vuoi".

Fin qui le telefonate intercettate e finite agli atti dell'ultima inchiesta dei pm napoletani sullo scandalo rifiuti. La stessa inchiesta che martedì 27 maggio ha portato all'arresto, tra gli altri, anche di Malvagna e Rallo. Il quadro è chiaro, allora. Almeno agli occhi dei magistrati. Rallo, costi quel che costi, deve fare in modo che la 'roba', cioè la spazzatura, venga accatastata in qualche modo nei centri di stoccaggio e lavorazione gestiti da Impregilo, anche se questi sono pieni. Peggio, scoppiano.

Tutto questo per non creare nuovi problemi all'allora commissario rifiuti Alessandro Pansa. Altrimenti sarebbero stati guai seri per Impregilo, perché rischiava di saltare l'accordo faticosamente raggiunto pochi giorni prima dall'azienda proprio con Pansa. "Il pericolo di una revoca", riassumono i magistrati, "andava scongiurato, anche a costo di adottare comportamenti ricadenti nel rischio penale".

L'intesa, che passa sotto il nome burocratico di atto ricognitivo, stabilisce il diritto del gruppo Impregilo a vedersi rimborsati con denaro pubblico i costi sostenuti per realizzare il termovalorizzatore di Acerra (non ancora ultimato) e i tre impianti per la produzione di cdr (combustibile da rifiuti) di Caivano, Giuliano e Tufino. In totale fanno 389 milioni di euro. E questa è esattamente la cifra iscritta nei conti 2007 di Impregilo alla voce 'Progetti Rsu Campania'. Circa 321 milioni per l'inceneritore e altri 68 milioni per i tre centri di lavorazione del cdr, gli stessi che, secondo alcune perizie tecniche, non sarebbero in grado di funzionare correttamente.


Alessandro Pansa
© Foto La Presse
L'azienda respinge in blocco la ricostruzione dei magistrati. "Nessun accordo", replicano fonti ufficiali di Impregilo. L'atto ricognitivo, secondo quanto spiegano i portavoce di Impregilo, sarebbe in realtà "un'imposizione del commissario di governo". Eppure, è proprio un documento ufficiale del gruppo a mettere in relazione gli accordi di dicembre con le valutazioni contabili degli impianti di smaltimento rifiuti. "Gli ammontari esposti", recita testualmente l'ultima relazione di bilancio Impregilo, "sono ritenuti recuperabili alla luce del contenuto dell'atto ricognitivo".

In altre parole, senza l'accordo siglato con il commissario di governo sarebbe stato più difficile attribuire un valore certo alle attività campane. C'era il rischio concreto, quindi, che almeno una parte di quei 389 milioni si trasformassero in perdite. Quanto basta per dare un colpo, l'ennesimo, al bilancio della più importante azienda di costruzioni nazionale, un colosso da 2,6 miliardi di ricavi da tempo in sofferenza per il blocco dei cantieri delle grandi opere italiane. L'anno scorso, per dire, Impregilo si è aggrappata ai proventi di alcune redditizie attività sudamericane (gestione di autostrade in Brasile) per chiudere i conti con l'utile risicato di 40 milioni.

E nel 2006, le perdite per 114 milioni legate alla catastrofica avventura in Campania erano state compensate solo grazie ad alcuni proventi straordinari. Troppo, davvero troppo per un'azienda quotata in Borsa e controllata, dopo l'uscita di scena (2006) della famiglia Romiti, da tre pezzi da novanta del capitalismo nazionale: la famiglia Benetton, Salvatore Ligresti e il costruttore piemontese Marcellino Gavio, un 'mistery man' più defilato, ma non per questo meno potente dei suoi due soci.



Lo scandalo dei rifiuti pesa sul bilancio, ma soprattutto rischia di mandare in frantumi l'immagine del gruppo. O meglio, quel che ne resta dopo anni di esposizione mediatica non esattamente favorevole. C'è un contesto, si lamentava l'amministratore delegato Alberto Rubegni durante la recente assemblea dei soci, "in cui ogni dichiarazione viene travisata rimanendo così un diffuso stato di disinformazione".

L'estate scorsa, poi, era arrivato l'ennesimo affondo della procura, questa volta sotto forma di ordinanza di sequestro di beni Impregilo per 750 milioni. Il provvedimento è temporaneamente rientrato a fine marzo, quando una sentenza della Cassazione ha annullato l'ordinanza rimandandola al Tribunale del riesame che dovrà riformularla in termini, si prevede, molto meno pesanti. Finalmente una buona notizia. Una delle poche, in verità. Perché sul futuro di Impregilo resta sospesa un'incognita pesante.

Le perdite legate ai rifiuti, solo ipotetiche per il momento, finiscono per condizionare lo sviluppo del gruppo, costretto sulla difensiva in una lunga serie di complicate vertenze penali, civili e amministrative. Per questo, nel luglio dell'anno scorso, subito dopo lo choc del maxi sequestro da 750 milioni, Benetton, Gavio e Ligresti sembravano intenzionati a giocarsi il tutto per tutto per uscire dalla palude napoletana.

Via l'amministratore delegato Alberto Lina, tanto per cominciare. Il manager, in sella da soli due anni, si è visto riconoscere, oltre a una buonuscita di 3 milioni di euro, anche un'ampia manleva su una serie di atti compiuti durante il suo mandato. E tra questi, come viene specificato nel verbale dell'ultima assemblea dei soci, ci sono anche le decisioni legate alla vicenda dei rifiuti.


Gilberto Betton
© Foto La Presse

Al posto di Lina è stato promosso Rubegni, già direttore generale. Mentre l'incarico di gestire in prima persona l'emergenza in Campania venne affidato a Bruno Ferrante. Per accettare l'offerta di Impregilo, l'ex prefetto ed ex candidato sindaco (centrosinistra) di Milano lasciò la poltrona di Alto commissario anticorruzione a cui era stato nominato solo sei mesi prima dal governo Prodi.

Una scelta sfortunata, la sua. Ferrante non è indagato, ma compare più volte nelle intercettazioni disposte dalla magistratura mentre cerca di trovare il bandolo di una matassa sempre più intricata. La classica mission impossible. E così, ad oltre due anni di distanza dalla rottura del contratto originario tra Impregilo e il commissariato rifiuti, l'azienda di Benetton e soci deve continuare a gestire il servizio di smaltimento rifiuti per un periodo transitorio che sembra non finire mai. Peggio ancora: le inchieste della magistratura sollevano nuovi pesanti dubbi sul comportamento dei manager dell'azienda.

Forse, come pronosticano in molti, alla fine i processi verranno spazzati via dalla prescrizione. Questione di anni, comunque. Nel frattempo Impregilo resta prigioniera di una contraddizione che appare insolubile. Da una parte deve proteggere il suo investimento. Ma per farlo non può permettersi di abbandonare al proprio destino la Campania con tutti i suoi rifiuti, come invece vorrebbe.

La luce in fondo al tunnel ancora non si vede. Se ne sono accorti gli investitori in Borsa.
Neppure l'euforia per le promesse berlusconiane sulle grandi opere
, a cominciare dal ponte sullo Stretto, è riuscita a risollevare una volta per tutte il titolo.
Dopo mesi e mesi di ribassi il recupero era appena cominciato sull'onda del ribaltone politico. Poi, da Napoli, è arrivata la nuova bufera giudiziaria. E il rialzo si è sgonfiato.


Vittorio Malagutti per “L’espresso” - 06 Giugno 2008

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13/06/2008 08:59

RIFIUTI: A FINE LUGLIO VOLONTARI A NAPOLI
NAPOLI - Arriveranno a Napoli entro fine luglio i volontari delle associazioni che fanno parte del sistema della Protezione Civile cui spetterà il compito di far decollare definitivamente la raccolta differenziata. Il reclutamento dei volontari in tutta Italia è già iniziato, spiega il direttore generale per il volontariato della Protezione Civile Agostino Miozzo, e già la settimana scorsa c'é stata a Roma una riunione operativa con le associazioni. Un numero definitivo al momento non c'é, ma i volontari che andranno a Napoli dovrebbero essere tra i cinquecento e i mille. ''Presumibilmente entro fine luglio saremo pronti a partire'' dice Miozzo sottolineando che ci vorra' almeno un mese ''perche' nel frattempo dobbiamo fare una mappatura aggiornata delle utenze familiari e commerciali, acquistare tutta la strumentazione necessaria (campane, contenitori e sacchetti per la raccolta), organizzare le squadre e i mezzi impegnati sia nella raccolta sia nel trasferimento a destinazione del materiale differenziato''.

In questo quadro i volontari, aggiunto il direttore generale della Protezione Civile, avranno un compito solo di ''supporto'' e solo nell'ambito della differenziata. Non saranno loro, in pratica, a raccogliere la spazzatura dalle strade. ''I volontari daranno un supporto in un momento di straordinaria emergenza, ma non andranno a sostituirsi a chi e' chiamato ad occuparsi della raccolta''. Quando dunque a fine luglio partira' la raccolta differenziata a Napoli vi saranno delle squadre 'miste' composte dal personale delle societa' municipalizzate che si occupano della raccolta dei rifiuti, i volontari e i militari, che forniranno anche i mezzi qualora non bastassero quelli a disposizione. La presenza dei soldati, inoltre, sara' un ulteriore garanzia che la raccolta verra' fatta nel modo giusto, senza mischiare i prodotti come purtroppo avvenuto in passato. Ma dove finira' il materiale prodotto dalla raccolta differenziata? |'In Campania esistono 33 piattaforme del Conai, dislocate in tutta la regione - risponde Miozzo - e sono gia' pronte ad accogliere il materiale. Bisogna soltanto portarcelo''.
[Modificato da kikkateo11 13/06/2008 09:00]

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L'AMORE E': Riconoscere tra tante la cacca della tua compagna!!!!



20/09/2008 16:34


Camorra al nord, perquisita redazione del settimanale L'Espresso


ROMA - La Guardia di Finanza sta perquisendo in questi minuti, per ordine della procura di Napoli, la redazione del settimanale l'Espresso, a Roma e le case di tre giornalisti. La perquisizione sarebbe motivata dalla ricerca di prove sui responsabili di presunte fughe di notizie relative all'inchiesta con il titolo "Gomorra al Nord" pubblicata sul numero in edicola da Giuliano Di Feo ed Emiliano Fittipaldi. Per i due giornalisti è la seconda perquisizione a distanza di una settimana (la prima era già avvenuta dopo la pubblicazione nel numero precedente del settimanale di un servizio di copertina sui rifiuti a Napoli dal titolo ("Cosi' ho avvelenato Napoli").

Le Fiamme gialle sono arrivate anche a casa Claudio Pappaianni, collaboratore dell'Espresso che non ha firmato tra l'altro nessun articolo dell'inchiesta. A quanto risulta, sono stati sequestrati il pc dell'abitazione e il computer portatile utilizzati dallo stesso Pappaianni.

In una nota la direzione del settimanale parla "di una seconda pesantissima azione di intimidazione da parte della procura di Napoli" assicurando ai lettori "che il settimanale continuerà nella sua opera di puntuale informazione e denuncia e che non si farà intimidire da spettacolari e gravi iniziative della magistratura tese a limitare la libertà di informazione".

Molto critico anche il cdr del settimanale. "Nelle perquisizioni di oggi, offensivi per il lavoro dei nostri colleghi sono apparsi i modi con cui l'intervento della Guardia di Finanza è stato effettuato. Gli agenti, che hanno sequestrato i computer di Di Feo e Fittipaldi, si sono presentati in redazione di sabato, un giorno dopo l'uscita in edicola. Ci chiediamo se il ritardo non sia legato all'obiettivo di trovare gli uffici sguarniti per poter operare con mani più libere. Alla luce di queste considerazioni, ci domandiamo se anche in Italia abbiano valore le sentenze europee che tutelano la libertà di stampa. E invitiamo le istituzioni che credono nei valori democratici, a partire dal Presidente della Repubblica, a difendere l'esercizio del diritto di cronaca".

Solidarietà al settimanale è arrivata anche segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che parla di una "azione invasiva grave e sconcertante". "La gravità e lo sconcerto - continua Siddi - è data anche dal fatto che la perquisizione avviene a redazione chiusa in assenza dei colleghi nei confronti dei quali è condotta l'indagine. C'è da chiedersi cosa valgano le ripetute sentenze della corte di Cassazione che hanno giudicato illegittime azioni di questo tipo in quanto arrecano potenziali e reali limitazioni alla libertà di stampa".'

(20 settembre 2008)


www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/espresso-inchiesta/espresso-inchiesta/espresso-inchie...
[Modificato da Nikki72 26/09/2008 11:37]
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26/09/2008 11:25



NAPOLI AVVELENATA

- SULL’ESPRESSO LE CONFESSIONI DI GAETANO VASSALLO, RE DELLO SMALTIMENTO ILLECITO DI RIFIUTI TOSSICI

– E I PM COSA FANNO?
FANNO PERQUISIRE LA REDAZIONE E LE CASE DEI GIORNALISTI…



1 - PERQUISITO 'ESPRESSO' E ABITAZIONI DI DUE GIORNALISTI…
(Apcom) -
Dall'alba di oggi, su disposizione della Procura di Napoli, una quindicina di finanzieri sta effettuando perquisizioni presso la redazione del settimanale 'L'Espresso' e le abitazioni dei giornalisti Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi. [SM=x44632]
Lo riferisce lo stesso settimanale in una nota.

"La perquisizione e i sequestri conseguenti di documenti e computer dei giornalisti - si spiega - è stata ordinata dopo la pubblicazione dell'inchiesta di copertina del settimanale in edicola da oggi, 'Così ho avvelenato Napoli'.
Nell'inchiesta sono riportate le confessioni dell'imprenditore Gaetano Vassallo sullo smaltimento dei rifiuti tossici in Campania per conto della camorra.
Nelle sue confessioni Vassallo chiama in causa politici e funzionari:

in particolare il sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, oltre a una nutrita schiera di sindaci e manager degli enti locali campani".

2 - DIREZIONE ESPRESSO: MINACCIATA LIBERTÀ DI STAMPA…
(Apcom) -
La gravità dei reati contestati a Gianluca Di Feo ed Emiliano Fittipaldi, autori dell'inchiesta sui rifiuti campani pubblicata oggi dall'Espresso, è tale "da configurare una minaccia alla libertà di stampa e una violazione palese della recente sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, che sancisce la tutela del diritto di cronaca e di critica".
La direzione dell'Espresso esprime in una nota la "forte preoccupazione" per quanto successo a seguito della pubblicazione dell'inchiesta e "la piena e totale solidarietà ai colleghi Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi, autori dell'inchiesta pubblicata sul numero in edicola da oggi, "Così ho avvelenato Napoli", su 20 anni di traffici in Campania di rifiuti tossici che vede coinvolti politici e amministratori locali, tra i quali il sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino".

La direzione dell'Espresso "vuole assicurare i lettori che il settimanale continuerà nel proprio impegno ad informarli ed esprime forte preoccupazione per la gravità dei reati contestati ai giornalisti tali da configurare una minaccia alla libertà di stampa e una violazione palese della recente sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, che sancisce la tutela del diritto di cronaca e di critica".



3 - COSÌ HO AVVELENATO NAPOLI…
Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi per “L’espresso”


Temo per la mia vita e per questo ho deciso di collaborare con la giustizia e dire tutto quello che mi riguarda, anche reati da me commessi.
In particolare, intendo riferire sullo smaltimento illegale dei rifiuti speciali, tossici e nocivi, a partire dal 1987-88 fino all'anno 2005.
Smaltimenti realizzati in cave, in terreni vergini, in discariche non autorizzate e in siti che posso materialmente indicare, avendo anche io contribuito...

Comincia così il più sconvolgente racconto della devastazione di una regione:
venti anni di veleni nascosti ovunque, che hanno contaminato il suolo, l'acqua e l'aria della Campania.

Venti anni di denaro facile che hanno consolidato il potere dei casalesi, diventati praticamente i monopolisti di questo business sporco e redditizio. La testimonianza choc di una follia collettiva, che dalla fine degli anni Ottanta ha spinto sindaci, boss e contadini a seminare scorie tossiche nelle campagne tra Napoli e Caserta. Con il Commissariato di governo che in nome dell'emergenza ha poi legalizzato questo inferno.

Gaetano Vassallo è stato l'inventore del traffico:
l'imprenditore che ha aperto la rotta dei rifiuti tossici alle aziende del Nord.

E ha amministrato il grande affare per conto della famiglia Bidognetti, seguendone ascesa e declino nell'impero di Gomorra.
I primi clienti li ha raccolti in Toscana, in quelle aziende fiorentine dove la massoneria di Licio Gelli continua ad avere un peso.
I controlli non sono mai stati un problema: dichiara di avere avuto a libro paga i responsabili.
Anche con la politica ha curato rapporti e investimenti, prendendo la tessera di Forza Italia e puntando sul partito di Berlusconi.



Nicola Cosentino, Sottosegretario al Ministero dell'Economia



La rete di protezione Quando Vassallo si presenta ai magistrati dell'Antimafia di Napoli è il primo aprile.
Mancano due settimane alle elezioni, tante cose dovevano ancora accadere.
Due mesi esatti dopo, Michele Orsi, uno dei protagonisti delle sue rivelazioni è stato assassinato da un commando di killer casalesi.
E 42 giorni dopo Nicola Cosentino, il più importante parlamentare da lui chiamato in causa, è diventato sottosegretario del governo Berlusconi.
Vassallo non si è preoccupato.

Ha continuato a riempire decine di verbali di accuse, che vengono vagliati da un pool di pm della direzione distrettuale antimafia napoletana e da squadre specializzate delle forze dell'ordine: poliziotti, finanzieri, carabinieri e Dia.
Finora i riscontri alle sue testimonianze sono stati numerosi:
per gli inquirenti è altamente attendibile.
Anche perché ha conservato pacchi di documenti per dare forza alle sue parole

che aprono un abisso sulla devastazione dei suoli campani e poi, attraverso i roghi e la commercializzazione dei prodotti agro-alimentari, sulla minaccia alla salute di tutti i cittadini.

Come è stato possibile?

"Nel corso degli anni, quanto meno fino al 2002, ho proseguito nella sfruttamento della ex discarica di Giugliano, insieme ai miei fratelli, corrompendo l'architetto Bovier del Commissariato di governo e l'ingegner Avallone dell'Arpac (l'agenzia regionale dell'ambiente).
Il primo è stato remunerato continuativamente perché consentiva, falsificando i certificati o i verbali di accertamento, di far apparire conforme al materiale di bonifica i rifiuti che venivano smaltiti illecitamente.
Ha ricevuto in tutto somme prossime ai 70 milioni di lire.

L'ingegner Avallone era praticamente 'stipendiato' con tre milioni di lire al mese, essendo lo stesso incaricato anche di predisporre il progetto di bonifica della nostra discarica, progetto che ci consentiva la copertura formale per poter smaltire illecitamente i rifiuti".
Il gran pentito dei veleni parla anche di uomini delle forze dell'ordine 'a disposizione' e di decine di sindaci prezzolati.
Ci sono persino funzionari della provincia di Caserta che firmano licenze per siti che sono fuori dai loro territori.
Una lista sterminata di tangenti, versate attraverso i canali più diversi:
si parte dalle fidejussioni affidate negli anni Ottanta alla moglie di Rosario Gava, fratello del patriarca DC, fino alla partecipazione occulta dell'ultima leva politica alle società dell'immondizia.

L'ETÀ DELL'ORO
Vassallo sa tutto.
Perché per venti anni è stato il ministro dei rifiuti di Francesco Bidognetti, l'uomo che assieme a Francesco 'Sandokan' Schiavone domina il clan dei casalesi. All'inizio i veleni finivano in una discarica autorizzata, quella di Giugliano, legalmente gestita. Le scorie arrivavano soprattutto dalle concerie della Toscana, sui camion della ditta di Elio e Generoso Roma. C'era poi un giro campano con tutti i rifiuti speciali provenienti dalla rottamazione di veicoli: fiumi di olii nocivi. I protagonisti sono colletti bianchi, che fanno da prestanome per i padrini latitanti, li nascondono nelle loro ville e trasmettono gli ordini dal carcere dei boss detenuti.



In pratica, accusa tutte le aziende campane che hanno operato nel settore, citando minuziosamente coperture e referenti. C'è l'avvocato Cipriano Chianese. C'è Gaetano Cerci "che peraltro è in contatto con Licio Gelli e con il suo vice così come mi ha riferito dieci giorni fa". Il racconto è agghiacciante. Sembra che la zona tra Napoli e Caserta venga colpita dalla nuova febbre dell'oro.

Tutti corrono a sversare liquidi tossici, improvvisandosi riciclatori. "Verso la fine degli Ottanta ogni clan si era organizzato autonomamente per interrare i carichi in discariche abusive. Finora è stato scoperto solo uno dei gruppi, ma vi erano sistemi paralleli gestiti anche da altre famiglie". Ci sono trafficanti fai-dai-te che buttano liquidi fetidi nei campi coltivati in pieno giorno. Contadini che offrono i loro frutteti alle autobotti della morte. E se qualcuno protesta, intervengono i camorristi con la mitraglietta in pugno.

LA BANALITÀ DEL MALE
Chi, come Vassallo, possiede una discarica lecita, la sfrutta all'infinito. Il sistema è terribilmente banale: nei permessi non viene indicata l'esatta posizione dell'invaso, né il suo perimetro. Così le voragini vengono triplicate. "Tutte le discariche campane con tale espediente hanno continuato a smaltire in modo abusivo, sfruttando autorizzazioni meramente cartolari.

Ovviamente, nel creare nuovi invasi mi sono disinteressato di attrezzare quegli spazi in modo da impermeabilizzare i terreni; non fu realizzato nessun sistema di controllo del percolato e nessuna vasca di raccolta, sicché mai si è provveduto a controllare quella discarica ed a sanarla". In uno di questi 'buchi' semilegali Vassallo fa seppellire un milione di metri cubi di detriti pericolosi. L'aspetto più assurdo è che durante le emergenze che si sono accavallate, tutte queste discariche - quelle lecite e i satelliti abusivi - vengono espropriate dal Commissariato di governo per fare spazio all'immondizia di Napoli città.

All'imprenditore della camorra Vassallo, pluri-inquisito, lo Stato concede ricchi risarcimenti: quasi due milioni e mezzo di euro. E altra monnezza seppellisce così il sarcofago dei veleni, creando un danno ancora più grave. "I rifiuti del Commissariato furono collocati in sopra-elevazione; la zone è stata poi 'sistemata', anche se sono rimasti sotterrati rifiuti speciali (includendo anche i tossici), senza che fosse stata realizzata alcuna impermeabilizzazione. Non è mai stato fatto uno studio serio in ordine alla qualità dell'acqua della falda. E quella zona è ad alta vocazione agricola".

L'import di scorie pericolose fruttava al clan 10 lire al chilo.
"In quel periodo solo da me guadagnarono due miliardi". Il calcolo è semplice: furono nascoste 200 mila tonnellate di sostanze tossiche. Questo soltanto per l'asse Vassallo-casalesi, senza contare gli altri boss napoletani che si erano lanciati nell'affare, a partire dai Mallardo.
"Una volta colmate le discariche, i rifiuti venivano interrati ovunque.
In questi casi gli imprenditori venivano sostanzialmente by-passati, ma talora ci veniva richiesto di concedere l'uso dei nostri timbri, in modo da 'coprire' e giustificare lo smaltimento dei produttori di rifiuti, del Nord Italia...

Ricordo i rifiuti dell'Acna di Cengio, che furono smaltiti nella mia discarica per 6.000 quintali.
Ma carichi ben superiori dall'Acna furono gestiti dall'avvocato Chianese: trattava 70 o 80 autotreni al giorno.
La fila di autotreni era tale che formava una fila di circa un chilometro e mezzo".
Un'altra misteriosa ondata di piena arriva tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002: "Si trattava di un composto umido derivante dalla lavorazione dei rifiuti solidi urbani triturati, contenente molta plastica e vetro". Decine di camion provenienti da un impianto pubblico: a Vassallo dicono che partono da Milano e vanno fatti scomparire in fretta.

IL PATTO CON LA POLITICA
Uno dei capitoli più importanti riguarda la società mista che curava la nettezza urbana a Mondragone e in altri centri del casertano.
È lì che parla dei fratelli Michele e Sergio Orsi, imprenditori con forti agganci nei palazzi del potere: il primo è stato ammazzato a giugno. I due, arrestati nel 2006, si erano difesi descrivendo le pressioni di boss e di politici.

Ma Vassallo va molto oltre:
"Confesso che ho agito per conto della famiglia Bidognetti quale loro referente nel controllo della società Eco4 gestita dai fratelli Orsi.
Ai fratelli Orsi era stata fissata una tangente mensile di 50 mila euro...
Posso dire che la società Eco4 era controllata dall'Onorevole Nicola Cosentino e anche l'onorevole Mario Landolfi (AN) vi aveva svariati interessi.
Presenziai personalmente alla consegna di 50 mila euro in contanti da parte di Sergio Orsi a Cosentino, incontro avvenuto a casa di quest'ultimo a Casal di Principe.
Ricordo che Cosentino ebbe a ricevere la somma in una busta gialla e Sergio mi informò del suo contenuto".

Rapporti antichi, quelli con il politico che la scorsa settimana ha accompagnato Berlusconi nell'ultimo bagno di folla napoletano:
"La mia conoscenza con Cosentino risale agli anni '80, quando lo stesso era appena uscito dal Psdi e si era candidato alla provincia.
Ricordo che in quella occasione fui contattato da Bernardo Cirillo, il quale mi disse che dovevamo organizzare un incontro elettorale per il Cosentino che era uno dei 'nostri' candidati ossia un candidato del clan Bidognetti.
In particolare il Cirillo specificò che era stato proprio 'lo zio' a far arrivare questo messaggio".

Lo 'zio', spiega, è Francesco Bidognetti: condannato all'ergastolo in appello nel processo Spartacus e,
su ordine del ministro Alfano,
sottoposto allo stesso regime carcerario di Totò Riina e Bernardo Provenzano.

L'elezione alla provincia di Caserta è stata invece il secondo gradino della carriera di Cosentino, l'avvocato di Casal di Principe oggi leader campano della Pdl e sottosegretario all'Economia.
"Faccio presente che sono tesserato 'Forza Italia' e grazie a me sono state tesserate numerose persone presso la sezione di Cesa.
Mi è capitato in due occasioni di sponsorizzare la campagna elettorale di Cosentino offrendogli cene presso il ristorante di mio fratello, cene costose con centinaia di invitati.

L'ho sostenuto nel 2001 e incontrato spesso dopo l'elezione in Parlamento".
Ma quando si presenta a chiedere un intervento per rientrare nel gioco grande della spazzatura, gli assetti criminali sono cambiati.
Il progetto più importante è stato spostato nel territorio di 'Sandokan' Schiavone.
Il parlamentare lo riceve a casa e può offrirgli solo una soluzione di ripiego:
"Cosentino mi disse che si era adeguato alle scelte fatte 'a monte' dai casalesi che avevano deciso di realizzare il termovalorizzatore a Santa Maria La Fossa.
Egli, pertanto, aveva dovuto seguire tale linea ed avvantaggiare solo il gruppo Schiavone nella gestione dell'affare e, di conseguenza, tenere fuori il gruppo Bidognetti e quindi anche me".

Vassallo non se la prende. È abituato a cadere e rialzarsi.
Negli ultimi venti anni è stato arrestato tre volte.
Dal 1993 in poi, ad ogni retata seguiva un periodo di stallo.
Poi nel giro di due anni un'emergenza che gli riapriva le porte delle discariche.
"Fui condannato in primo grado e prosciolto in appello. Ma io ero colpevole". Una situazione paradossale: anche mentre sta confessando reati odiosi, ottiene dallo Stato un indennizzo di un milione 200 mila euro.
E avverte: "Conviene che li blocchiate prima che i miei fratelli li facciano sparire...".


12 Settembre 2008 - L'Espresso



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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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