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30 anni fa il rapimento di Aldo Moro

Ultimo Aggiornamento: 25/03/2014 21:39
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16/03/2008 11:24


ROMA - Corone di fiori sono state depositate in via Mario Fani, a Roma, il luogo dove il 16 marzo del 1978, qualche minuto dopo le 9, un commando delle Brigate Rosse sequestrò il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro e uccise gli uomini della sua scorta. Il primo a rendere omaggio questa mattina, alle 8, sul luogo dell'agguato di 30 anni fa è stato Franco Marini, presidente del Senato ma anche nell'esercizio delle funzioni di presidente della Repubblica, assunte dopo la partenza di Giorgio Napolitano per un viaggio di Stato in Cile.

Davanti alla lapide che ricorda il sacrificio dei suoi uomini, accanto alla corona con la fascia tricolore deposta dal presidente del Senato, ci sono quelle del Partito democratico, del capo della Polizia, del comandante generale dell'Arma dei Carabinieri e quelle inviate dalla regione Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Roma. Davanti a una delle corone sono stati lasciati anche un lumino acceso e un mazzo di roselline bianche.

"Tante persone non sanno neanche chi ha ucciso i loro cari e questo non può essere tollerato" sostiene Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Br. "La verità credo che debba essere ancora ricostruita per tanti aspetti e credo che ognuno dovrebbe fare il proprio dovere dando la possibilità di studiare tutte le carte disponibili e avendo anche il desiderio che chi ha compiuto questi atti di terrorismo abbia la forza e l'onestà di dire come sono andate le cose effettivamente".

Agnese Moro, che presiede l'Accademia di studi storici intitolata a suo padre, parla di un quadro ancora "non nitido" della ricostruzione dei giorni del sequestro e sottolinea la necessità di non dimenticare i nomi di Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi affinché non accada più, in futuro, come racconta esserle successo di recente, di "aprire un manuale di storia e di trovare i loro nomi riportati soltanto in appendice. Per me - afferma a proposito della ricorrenza di oggi - la cosa più importante è ricordare gli uomini che sono morti in via Fani: erano delle brave persone, avevano tutta la vita davanti, erano giovani, erano pieni di affetti, avevano le loro famiglie e il ricordo di oggi per me è sempre dedicato a loro".

Anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha reso omaggio alla lapide in via Fani. "C'è una parte della lezione di Moro, quella di un modo di guardare alla società italiana che resta ed è forse il punto più alto" ha detto Bertinotti. "Moro viene considerato, e lo è stato, un uomo del dialogo tra le forze politiche. Bisognerebbe, credo, ripensare meglio Moro come l'uomo del dialogo tra la politica e la società". Bertinotti ha quindi ricordato il giorno in cui avvenne l'agguato, dicendo che "quel giorno si è prodotta una frattura drammatica. Ricordo che quando venne dato l'annuncio mi trovavo a Torino nel sindacato e partì immediatamente lo sciopero generale. Parlai con difficoltà ed emozione in una piazza San Carlo gremita di lavoratori. C'era una percezione del dramma umano e politico. Con la vicenda drammatica che portò all'uccisione di Moro credo si sia conclusa una storia del Paese, il dopoguerra italiano finisce lì. Quella che impropriamente si chiama prima Repubblica finisce con l'uccisione di Moro".

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16/03/2008 21:56

un pensiero .....

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16/03/2008 22:14


La cosa triste è che c'erano troppe parti in causa interessate alla sua eliminazione politica e fisica.... persino quelli a lui più "amici".

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STAFF IPERCAFORUM



25/03/2014 21:39

Se fosse vera la ricostruzione dei fatti proposta in questi giorni, ovvero la presenza dei servizi segreti il 16 marzo 1978 in via Fani e la rinuncia il giorno 8 maggio 1978 alla liberazione di Moro, individuato da parecchi giorni in via Montalcini... occorrerebbe riscrivere i libri di storia, la storia del Pci e di quelli che hanno imposto la "fermezza".
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