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Santa Cultura coi conti in rosso

Ultimo Aggiornamento: 13/06/2008 12:58
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13/06/2008 12:58

Università privata Pio V, Luca Danese, genero Andreotti, gestisce le trattative
SANTA CULTURA
– ROMA: LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO CORRE IN SOCCORSO DELL’UNIVERSITÀ PRIVATA SAN PIO V, CHE HA I CONTI IN ROSSO
– A GESTIRE LA TRATTATIVA, C’È ANCHE LUCA DANESE, GENERO DI ANDREOTTI…



Sandro Magister per “L’espresso” in edicola domani



Don Vincenzo Paglia
© Foto U.Pizzi

A mezzogiorno di venerdì 23 maggio un interessato terzetto si è presentato all’ingresso della Libera Università degli Studi San Pio V, un chilometro fuori le mura di Roma, dalle parti della basilica di San Paolo.
Era lo stato maggiore della Comunità di Sant’Egidio: Andrea Riccardi, il fondatore, Marco Impagliazzo, il presidente, Alberto Quattrucci, l’organizzatore dei meeting interreligiosi che hanno resa famosa la Comunità nel mondo.

Ad accoglierli a braccia aperte c’era Antonio Iodice, il presidente dell’ente promotore di questa piccola università privata, che porta il nome del papa della battaglia di Lepanto, ma di fatto non ha mai avuto né padri né padroni di Chiesa. Potrebbe però averli tra poco, se l’opzione di Sant’Egidio andasse a segno. Qualche anno fa la Comunità ci aveva provato con un’altra, più florida università privata romana, questa sì sotto l’egida della Chiesa, la Libera Università Maria Santissima Assunta.

Ma il magnifico rettore di questa, Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, rinomato giurista e canonista di nobile famiglia pontificia, respinse vittoriosamente l’assalto, col tacito ma fattivo sostegno del vicariato di Roma capitanato dal cardinale Camillo Ruini.

Ma la San Pio V è più facile terra di conquista per una comunità come Sant’Egidio che ha sempre avuto le cattedre universitarie tra i suoi obiettivi strategici.
Al pari del fondatore Riccardi l’intero suo gruppo dirigente insegna nelle università, nel ramo prediletto della storia contemporanea, politica più che ecclesiastica. Alla Cattolica di Milano
, ad esempio, tiene il campo Agostino Giovagnoli, specialista dell’Italia repubblicana e democristiana. Ma, oltre a qualche baronìa, quelli di Sant’Egidio vorrebbero anche un sia pur piccolo regno.



La San Pio V è per loro un bersaglio propizio perché è anch’essa alla ricerca di un padrone.
L’università è nata nel 1996, ma l’omonimo istituto che l’ha fondata ha una storia più remota, che risale ai primi anni Sessanta, agli ultimi fuochi della destra democristiana contro l’avvento dei socialisti al governo.

Il suo factotum fu per quattro decenni Francesco Leoni, ordinario di storia ma soprattutto organizzatore di ricerche lautamente finanziate. Per la sua università, le galline dalle uova d’oro furono negli anni Duemila le convenzioni “ad esperienza”. Grazie ad esse, chi portava in dote dalla sua professione particolari competenze poteva ottenere la laurea in quattro e quattr’otto, con solo una manciatina di esami complementari. [SM=x44463]
Interi battaglioni della polizia e dell’esercito presero la laurea così.
Nel 2006, la San Pio V aveva più di 1.600 iscritti in convenzione, cioè il 90 per cento del totale dei suoi studenti.

Quello stesso anno, però, il ministro dell’Università Fabio Mussi decreta la fine delle convenzioni.
Morto Leoni, che era insieme direttore dell’istituto e rettore, la successione si sdoppia.
Il nuovo rettore è lo storico Giuseppe Parlato, un liberale, per molti anni assistente del grande Renzo De Felice. Parlato rimette ordine nelle tre facoltà: di economia, di scienze politiche con indirizzo diplomatico, di interpretariato e traduzione, quest’ultima la prima in Italia. Non accetta più gli studenti fittizi.

Aumenta i docenti di ruolo. Ma i bilanci sono in rosso, perché le uniche entrate sono le rette, più un milione e 200 mila euro all’anno di finanziamenti statali che però nel 2007 e nel 2008 non sono arrivati. Urge quindi trovare una cordata di proprietari, perché l’università sopravviva. Il rettore ci prova e lo stesso fa il nuovo direttore dell’istituto, Antonio Iodice, 67 anni, campano, già braccio destro di Leoni, già deputato europeo per la Dc tra il 1984 e il 1994.

Passa l’uragano delle elezioni del 2008 e a Iodice viene un’idea.
Perché non provare con Sant’Egidio? È l’identica idea che viene a Riccardi e soci. Fanno da trait-d’union tra le due parti Roberto Guida, professore d’economia della San Pio V, Giuseppe Scialla, presidente del Parco del Matese ed esponente dell’Udeur in Campania, e Luca Danese, genero di Giulio Andreotti. Sperano che quelli di Sant’Egidio facciano come i tre re Magi. La visita dei tre c’è stata. I doni, cioè i finanziatori veri, ancora no.

12 Giugno 2008
Sandro Magister per “L’espresso” in edicola domani


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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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