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Usa, la prima città che va col vento

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2008 15:15
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16/07/2008 18:21

Rock Port, nel Missour


E a fine anno ha ancora 3 gigawatt di energia in avanzo da vendere a terzi
Negli Usa la prima città che va col vento
Rock Port, nel Missouri, è la prima città americana completamente alimentata con energia eolica



(Afp)

Si chiama Rock Port la prima cittadina degli Stati Uniti, alimentata completamente a energia eolica.
L'amena località situata nel bel mezzo delle pianure americane, tra Missouri e Mississippi, conta 1.300 abitanti circa, più o meno quelli che può ospitare un paesino italiano di montagna. Tutta l'energia dal vento - Nei campi poco distanti dal centro del paese sono state erette quattro turbine eoliche Suzlon, da 1,25 megawatt l'una, che forniranno energia per 16 gigawattora all'anno. In questo modo sarà possibile utilizzare il 100% di energia pulita per rifornire case, scuole, edifici pubblici e commerciali.

VENTO IN VENDITA - Ma non solo: infatti il fabbisogno totale annuo della città si aggira intorno ai 13 gigawattora, mentre il rendimento delle turbine arriva fino a 16 gigawattora.
I 3 gigawatt in avanzo verranno venduti ad un'azienda pubblica e utilizzati altrove.
L'eolico sembra proprio un buon affare quindi, almeno in quest'area.
Ne sono convinti anche i ricercatori nel campo delle energie rinnovabili dell'Università del Missouri. Ci sono già 75 pale eoliche distribuite nei dintorni di Rock Port e secondo gli specialisti, sole le tasse pagate dalla Wind Capital Group, società a capo della gestione delle wind farm in questa zona, produrranno più di un milione di dollari di introiti annui, che andranno a finire nelle casse della contea.

LE PIANTAGIONI DEL FUTURO - Anche altre società produttrici di energia eolica si stanno indirizzando qui per la creazione di nuovi impianti: d'altronde, secondo una mappa pubblicata dal Dipartimento dell'Energia, il nord est dello stato del Missouri ha la più alta potenzialità in campo eolico dell'intero Paese, possedendo sia il vento che i luoghi adatti per l'impianto delle turbine. La coltivazione del futuro sarà quindi il vento, gli esperti ne sono certi: non inquina e i benefici vengono ridistribuiti su tutta la popolazione. L'affitto di un terreno per le pale eoliche ad esempio può andare dai 3mila ai 5mila dollari, un affare molto più redditizio di qualsiasi piantagione.

Valentina Tubino
16 luglio 2008

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17/07/2008 08:39

eh ma noi abbiamo tipi come Caruso che si incatenano perchè dice che so brutte....

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PippyZzetta
17/07/2008 09:48

Re:
Runningman77, 17/07/2008 8.39:

eh ma noi abbiamo tipi come Caruso che si incatenano perchè dice che so brutte....




mah, più che caruso sono gli ambientalisti e verdi.
quelli che alla difesa dell'ambiente ci tengono [SM=x44450]
promuovendo di fatto il trasporto su gomma e le centrali termoelettriche [SM=x44450]

che paese di m [SM=x44450]

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Re: Re:
piperitapatty, 17/07/2008 9.48:




mah, più che caruso sono gli ambientalisti e verdi.
quelli che alla difesa dell'ambiente ci tengono [SM=x44450]
promuovendo di fatto il trasporto su gomma e le centrali termoelettriche [SM=x44450]

che paese di m [SM=x44450]




Non me lo dire:
qualche tempo fa mi confrontai con uno di questi che non voleva sentir ragioni, ("si deturpano i crinali!")
però mi è stato utile perchè ho capito che, almeno qua da me, sembra che dietro ad un progetto, ormai bocciato, di creare un parco eolico,
ci fossero delle speculazioni utili soprattutto a chi gestiva gli appalti e le aziende appaltatrici.

Se ci fosse un po' più di trasparenza (iniziando però sin dalla mappatura eolica) sarebbe una cosa fattibile [SM=x44461]

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21/07/2008 15:15

IL CASO
Gela, la capitale della petrolchimica
dice no agli impianti eolici
Dopo l'industrializzazione selvaggia le fonti rinnovabili e non inquinanti fanno più paura delle raffinerie


GELA –
E’ una delle capitali della petrolchimica italiana. In anni di industrializzazione selvaggia ciminiere e raffinerie hanno devastato le coste ma, stranamente, ora è pronta ad alzare le barricate contro un nuovo impianto per la produzione di energia eolica. Come dire: le fonti rinnovabile fanno più paura delle vecchie raffinerie che negli anni hanno reso l’aria irrespirabile provocando anche centinaia di casi di malformazioni neonatali.

INCOERENZA - E’ il paradosso di Gela che da giorni è in fermento dopo che l’Enel ha annunciato che intende realizzare tra Licata e Gela il primo campo eolico off-shore del Mediterraneo. Uno dei più ambiziosi progetti sulle fonti rinnovabili con un investimento di oltre 500 milioni di euro che a regime produrrà energia elettrica per 1.150 milioni di chilowattora, sufficiente a soddisfare il fabbisogno di 400 mila famiglie e soprattutto evitando emissioni di CO2 in atmosferica per oltre 800 mila tonnellate annue. In epoca di caro petrolio una vera boccata di ossigeno.

CROCIATE - Ma il combattivo sindaco di Gela, Rosario Crocetta, ha già avvertito: «Faremo le crociate, questo impianto sul nostro territorio non si deve fare». Il progetto dell’Enel ha puntato su un territorio già fortemente compromesso da punto di vista ambientale e non aveva messo in conto questo tipo di reazione da parte degli amministratori locali. Tra l’altro si tratta di un impianto off-shore cioè verrà realizzato in mare, ad una distanza minima di 3 miglia dalla costa. E quindi anche visivamente le pale eoliche non deturperebbero il paesaggio più di quanto non avvenga già con le mostruose sagome del petrolchimico.

«CONDANNATI PER L'ETERNITA'» - Ma è proprio quel che contesta il sindaco, esponente del partito dei Comunisti Italiani: «Non siamo contrari in se all’eolico. Ma siamo contrari a realizzare questo impianto in una zona già fortemente compromessa sotto il profilo ambientale. Non possiamo essere una città condannata per l’eternità». Secondo il primo cittadino anche la sovrintendenza ai beni culturali di Caltanissetta si sarebbe espressa contro il nuovo impianto eolico. L’Enel intanto va avanti: il progetto è già stato presentato al ministero dell’ambiente con la richiesta di valutazione dell’impatto ambientale.

Alfio Sciacca
21 luglio 2008
Corriere della Sera

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