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Scuola del sud, scuola del nord, ignoranza e cultura...

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2008 14:00
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05/09/2008 09:39

Re: Re:
kikkateo11, 05/09/2008 9.16:

forse il discorso ospedale non ti è chiaro è matematicamente impossibile che 10 facciano il lavoro di 12 medici quando in un'ospedale ci sono urgenze arrivi con ambulanze se io sto male ma arriva un caso grave io vengo lasciata da sola perchè il mio medico è da servire il pronto soccorso..



Quello che tu porti è il caso di una struttura sottodimensionata.
Quello che io dico è il caso di strutture con esuberi, che non escludo esistano.


comunque Pape la vediamo semplicemente in modo diverso..il bello di essere persone è che non tutti la pensano uguale...



il fatto di vederla diversamente non mi spaventa, in questo forum io la vedo diversamente rispetto a moltissimi (quasi tutti [SM=x44457] ); ed anche con la Pippy ho spesso discusso avendo visioni su molti punti differenti.


e se vengono lasciati a casa i precari..come fai a dire che valgono di meno rispetto a uno di ruolo che magari si gratta le ascelle tutto il giorno?



Se rileggi bene, io non dico questo.
Io dico: si dovrebbe fare una selezione per merito ma in Italia questo non si può fare.
Per cui si lasceranno sicuramente a casa bravi professori salvando i grattatori di ascelle. Ne sono consapevole.
Ma finchè non cambiano le cose, questo è un problema che ci sarà sempre.

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PippyZzetta
05/09/2008 10:17

Re:
paperino73, 05/09/2008 8.23:

Vedo che piperitapatty ha ben difeso le "mie" ragioni [SM=x44452]



Perchè il problema gira tutto intorno al fattore economico: le risorse di uno Stato non sono infinite, per cui se le metti da una parte le devi togliere da un'altra. Tutto sta a scegliere dove si vuole metterle.



infatti è proprio questo il punto e non capisco come si possa pensare altrimenti. stiamo parlando di persone che lavorano e che vengono pagate, facenti e nullafacenti, capaci ed incapaci. si dovrebbe protestare innanzitutto per il fatto che ci sono dei metodi di selezione basati sul clientelismo, la raccomandazione e il valore legale dei titoli di studio (che andrebbe anche bene se anche il sistema universitario non fosse distorto).

per poter salvare dei pesci buoni dobbiamo mantenerli tutti? scusate ma veramente si arriva al collasso. che si faccia la scrematura invece che il pescare nel mucchio. che poi non so se vi rendete conto, ma non stiamo parlando di 2000 persone che uno dice ok, si fa un taglio e si riaggiustano i conti.
stiamo parlando di 87.000 persone! 87.000 persone pagate e non si sa perchè!!!! scusate ma a me pare di un'assurdità grottesca.
e pensare che lo stato non sia un'"azienda" significa vivere nel mondo di fruttolo, sempre che appunto gli statali non comincino a vivere di riconoscenza e simpatia


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Perchè ga na testa che manco un porzeo ghe la magnaria
You're a good man,Charlie Brown

Il peggior nemico del bremaz è l'utente Rurro Rurrerini La dichiarazione di guerra
10/07/2009 13.45 - Capitano Marino: Mi quoto, aggiungendo che io soltanto pagherò il dolce alla Pippi.
14/09/2008 14:00

E intanto...


In Lombardia il numero maggiore. I ragazzi rumeni sono i più numerosi


L’esercito degli alunni stranieri

di Walter Ricci

Il numero di studenti stranieri nelle scuole italiane ha superato il mezzo milione già da due anni scolastici, e nell’annata 2007/2008 ha sfiorato quota 600 mila: 574.133 alunni, pari al 6,4% del totale, il 14,5% in più rispetto allo scorso anno. Secondo una previsione del Ministero della Pubblica Istruzione, tra pochi giorni il suono della campanella accoglierà 614 mila ragazzi stranieri, mentre nell’anno scolastico 2010/2011 potrebbero essere fino a 750 mila (8,3%). La maggiore presenza di stranieri si registra nelle scuole primarie (217.716, pari al 7,7%). Nelle secondarie di primo grado (scuole medie), il dato scende al 7,3% (126.396 alunni). Seguono a ruota le scuole d’infanzia, con il 6,7%, mentre le secondarie di secondo grado (scuole superiori) si fermano al 4,3%. Le nazionalità più rappresentata è la rumena (93 mila studenti). Poco meno numerosi gli albanesi (85 mila) e i marocchini (76 mila). Dal 2006/2007 al 2007/2008, gli studenti stranieri sono cresciuti di 70 mila unità. Un tasso di crescita che resta sostanzialmente in linea con quello registrato dal 2004 al 2006. Su queste basi, il Ministero ha formulato una proiezione secondo cui i ragazzi stranieri, nell’anno scolastico 2010-2011, potrebbero essere 748 mila. Va detto che lo studio, realizzato nel 2006, sottostimava le cifre relative agli anni scolastici 2006/2007 (circa 480 mila presenze contro 501 mila effettivamente registrate) e 2007/2008 (549 mila contro 574 mila).

I dati relativi all’anno scolastico 2006/2007 ci mostrano anche la distribuzione dei giovani stranieri nelle varie regioni: la maggior percentuale si registra in Emilia-Romagna (10,7% sul totale degli studenti), mentre il dato assoluto più alto è in Lombardia (121.520 alunni). Per quanto riguarda le province, in cima alla classifica c’é Mantova per percentuale di stranieri (14%), davanti a Prato (13,5%), mentre Milano è al primo posto per numero assoluto (48.453). Distribuzione alunni stranieri nel territorio (dati del Ministero della pubblica istruzione anno scolastico 2006-2007, regione-alunni-percentuale): Valle d’Aosta 1.010 5,9; Piemonte 48.430 8,5; Lombardia 121.520 9,2; Liguria 15.268 7,9; Trentino Alto Adige 10.817 6,8; Veneto 61.891 9,0; Friuli-Venezia Giulia 11.932 7,8; Emilia-Romagna 58.521 10,7; Toscana 39.776 8,4; Umbria 12.079 10,1; Marche 19.400 8,8; Lazio 49.601 6,0; Abruzzo 8.222 4,2; Molise 746 1,5; Campania 11.139 1,0; Puglia 9.041 1,3; Basilicata 1.075 1,1; Calabria 6.278 1,8; Sicilia 11.974 1,3; Sardegna 2.725 1,1.

Intanto Bergamo fa scuola nell’integrazione di studenti stranieri, con una mini collana di testi prodotti per loro. In tutto, come spiega il provveditore Luigi Roffia, sono cinque libri: due antologie di letteratura italiana, due volumi di matematica e uno di storia, le materie dove - secondo l’esperienza degli insegnanti che, gratuitamente, hanno scritto i testi - gli alunni stranieri, oltre 16mila quest’anno nel bergamasco, hanno più difficoltà. Il problema, spiega Roffia, non si pone per gli alunni stranieri nati in Italia, anzi: “I ragazzi della seconda generazione - afferma il provveditore - spesso sono anche più bravi dei loro coetanei, perché alle spalle hanno famiglie unite, con ruoli tradizionali, più motivate nei confronti della scuola”. L’inserimento nelle scuole italiane, invece, “é critico per gli adolescenti appena arrivati che, per legge, vanno inseriti in classi adatte alla loro età ”. I libri di testo ’su misura’ aiutano i ragazzi stranieri a integrarsi meglio, perché “non hanno un testo a fronte in un’altra lingua, ma sono scritti in un italiano semplice, con un lessico adeguato a chi ha delle carenze, di modo che i ragazzi, mentre studiano matematica o storia, al tempo stesso fanno anche progressi nella lingua”. “Purtroppo non possiamo regalarli, ma la logica di questi libri - aggiunge Roffia - è quella delle dispense universitarie, si pagano solo le spese di stampa”. Le dispense per stranieri, nelle scuole di Bergamo e provincia, sono disponibili già da qualche anno “e abbiamo visto che sono molto utili perché diminuiscono la fatica dei ragazzi”.

E al ministero dell’Istruzione cosa pensano di questo progetto capofila? “Glieli abbiamo mandati, li hanno visti” risponde laconico Roffia, grande sostenitore del metodo interculturale. “Noi chiediamo agli stranieri di imparare non solo la lingua, ma anche la nostra cultura, però vogliamo che anche i ragazzi italiani conoscano la realtà d’origine dei loro compagni di banco, per questo - spiega - studiando storia o geografia cerchiamo di valorizzare la presenza degli stranieri”. Approccio valido tanto per i bambini quanto per i loro genitori: “la nostra scuola per adulti - fa notare il provveditore - è frequentata per metà da italiani e per metà da stranieri”. Perché la scuola - Roffia ne è convinto - è il primo strumento di integrazione per gli stranieri, e non solo per quelli in età scolare: tra Bergamo e provincia ci sono una decina di sportelli scuola che “spesso diventano centri di consulenza al di là degli alunni”.

www.opinione.it



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