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Grano e petrolio calano, ma pane e benzina aumentano

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2014 01:45
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22/09/2008 18:17

PETROLIERI O LADRI?
– IL GREGGIO CALA MA LA BENZINA NO: IN DUE MESI È SCESO DA 147 A 107 $ E I GUADAGNI DELLE IMPRESE ARRIVANO AL 45%
- ECCO COME FANNO IL PIENO (DI SOLDI) A SPESE NOSTRE…



M.G. per “Libero”


Quando il greggio cresce, non importa di quanto, sono dei fulmini di guerra.
Si riuniscono, ritoccano all’insù il prezzo della benzina e mandano a dire ai telegiornali che a loro è tanto dispiaciuto doverlo fare, ma d’altra parte se il barile va su cosa pretendete.
Sembra inattaccabile, la logica dei petrolieri: se la benzina è rincarata, colpa della materia prima che sale, mica nostra. E ci sarebbe pochissimo da aggiungere, se solo funzionasse davvero così.
Perché, se proporzionalità diretta tra i prezzi di barile e pieno ci deve essere, allora deve valere sempre: il costo alla pompa deve cioè sì crescere quando fa altrettanto il greggio, ma deve anche calare quando il petrolio scende. [SM=x44498]

Cosa che non succede. Anzi, succede il contrario:

il greggio va giù, e pure in maniera sensibile, ma non solo il prezzo della benzina subisce oscillazioni assolutamente non paragonabili a quelle della materia prima, ma i margini di guadagno delle industrie petrolifere crescono.
In soldoni: se il petrolio cresce, i petrolieri guadagnano;
se il petrolio cala, pure. Addirittura di più.
E allora significa che c’è qualcosa che non funziona.

Il conto è presto fatto: il prezzo dei carburanti alla pompa è il risultato di quattro distinti fattori:
prezzo del greggio (cioè il costo della materia prima sui mercati internazionali);
prezzo industriale (cioè il ricarico effettuato dai petrolieri per raffinazione, trasporto e margini di guadagno);
accise;
iva.
Individuabili anche le quote di influenza dei rispettivi fattori nella determinazione del prezzo.
Il prezzo del greggio incide per circa il 35% del totale: sulla benzina verde (per esempio con il prezzo medio alla pompa 1 euro e 40 centesimi al litro), la materia prima vale suppergiù 45 centesimi.



Le accise, ossia le tasse che lo Stato impone oltre all’Iva (tra le quali, non è mai superfluo ricordarlo, figurano ancora tributi di scopo relativi a fatti di scottante attualità quali la guerra di Abissinia, il terremoto del Belice, la tragedia del Vajont e analoghe primizie), incidono in misura variabile a seconda del prodotto.

L’Iva - calcolata sulla somma di prezzo industriale e accise - è al venti per cento, e fanno, spicciolo più spicciolo meno, venticinque centesimi. Il resto è prezzo industriale. Il quale, a seconda delle variazioni, determina in uguale (e in certo senso reciproca) misura il travaso di soldi dalle tasche di chi fa il pieno o paga la bolletta del riscaldamento a quelle dei petrolieri.

E a questo punto, per capire la situazione (i dati che seguono sono limitati alla benzina verde), bisogna incominciare coi numeri, elaborati dal centro studi Sintesi sui dati del ministero delle Attività produttive.
Primo dato.
L’11 luglio del 2008 il prezzo del petrolio è allo zenit: un barile (159 litri di greggio) costa 142 dollari (pari a 0,585 euro al litro). Il prezzo industriale si attesta a quota 0,710 euro al litro, mentre il prezzo alla pompa schizza a 1,528 euro per litro: il margine di guadagno per le imprese, pertanto, risulta essere 0,125 euro per litro. Secondo dato. Il primo settembre 2008, il greggio è sensibilmente sceso, e tocca i 107 dollari (ossia gli 0,466 euro per litro).

Il prezzo industriale si contrae a 0,648 euro per litro, mentre i distributori vendono il prodotto finito a 1,454 euro al litro: e questo porta il margine di guadagno dei petrolieri a salire fino a 0,182 euro per litro. Risultato, mentre il greggio è sceso del 20,37% il prezzo industriale è in flessione solo dell’8,71%. Calcolando la conseguente riduzione dell’Iva (che porta il prezzo al consumo a ridursi del 4,85%), i margini di guadagno dei petrolieri fanno segnare un +45,6%.
Analoghi i meccanismi per gasolio (margini di guadagno su dell’11% tra 11 luglio e primo settembre) e gasolio da riscaldamento (+9,5%).
E non si tratta di un’anomalia circoscritta all’anno in corso:
tra 2006 e 2007 il greggio era calato da 0,306 euro al litro a 0,258, mentre la differenza tra prezzo industriale e barile è aumentata in media del 5,2%.
Poi dice che la Robin tax non serve. [SM=x44455]

22 Settembre 2008 - Libero


[SM=x44492] [SM=x44491] [SM=x44490]

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22/09/2008 23:54

da me un po' è calata anche la benzina, soprattutto i diesel..

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23/09/2008 07:24

Re:
Etrusco, 22/09/2008 18.17:

PETROLIERI O LADRI?
– IL GREGGIO CALA MA LA BENZINA NO: IN DUE MESI È SCESO DA 147 A 107 $ E I GUADAGNI DELLE IMPRESE ARRIVANO AL 45%
- ECCO COME FANNO IL PIENO (DI SOLDI) A SPESE NOSTRE…



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Quando il greggio cresce, non importa di quanto, sono dei fulmini di guerra.
Si riuniscono, ritoccano all’insù il prezzo della benzina e mandano a dire ai telegiornali che a loro è tanto dispiaciuto doverlo fare, ma d’altra parte se il barile va su cosa pretendete.
Sembra inattaccabile, la logica dei petrolieri: se la benzina è rincarata, colpa della materia prima che sale, mica nostra. E ci sarebbe pochissimo da aggiungere, se solo funzionasse davvero così.
Perché, se proporzionalità diretta tra i prezzi di barile e pieno ci deve essere, allora deve valere sempre: il costo alla pompa deve cioè sì crescere quando fa altrettanto il greggio, ma deve anche calare quando il petrolio scende. [SM=x44498]

Cosa che non succede. Anzi, succede il contrario:

il greggio va giù, e pure in maniera sensibile, ma non solo il prezzo della benzina subisce oscillazioni assolutamente non paragonabili a quelle della materia prima, ma i margini di guadagno delle industrie petrolifere crescono.
In soldoni: se il petrolio cresce, i petrolieri guadagnano;
se il petrolio cala, pure. Addirittura di più.
E allora significa che c’è qualcosa che non funziona.

Il conto è presto fatto: il prezzo dei carburanti alla pompa è il risultato di quattro distinti fattori:
prezzo del greggio (cioè il costo della materia prima sui mercati internazionali);
prezzo industriale (cioè il ricarico effettuato dai petrolieri per raffinazione, trasporto e margini di guadagno);
accise;
iva.
Individuabili anche le quote di influenza dei rispettivi fattori nella determinazione del prezzo.
Il prezzo del greggio incide per circa il 35% del totale: sulla benzina verde (per esempio con il prezzo medio alla pompa 1 euro e 40 centesimi al litro), la materia prima vale suppergiù 45 centesimi.



Le accise, ossia le tasse che lo Stato impone oltre all’Iva (tra le quali, non è mai superfluo ricordarlo, figurano ancora tributi di scopo relativi a fatti di scottante attualità quali la guerra di Abissinia, il terremoto del Belice, la tragedia del Vajont e analoghe primizie), incidono in misura variabile a seconda del prodotto.

L’Iva - calcolata sulla somma di prezzo industriale e accise - è al venti per cento, e fanno, spicciolo più spicciolo meno, venticinque centesimi. Il resto è prezzo industriale. Il quale, a seconda delle variazioni, determina in uguale (e in certo senso reciproca) misura il travaso di soldi dalle tasche di chi fa il pieno o paga la bolletta del riscaldamento a quelle dei petrolieri.

E a questo punto, per capire la situazione (i dati che seguono sono limitati alla benzina verde), bisogna incominciare coi numeri, elaborati dal centro studi Sintesi sui dati del ministero delle Attività produttive.
Primo dato.
L’11 luglio del 2008 il prezzo del petrolio è allo zenit: un barile (159 litri di greggio) costa 142 dollari (pari a 0,585 euro al litro). Il prezzo industriale si attesta a quota 0,710 euro al litro, mentre il prezzo alla pompa schizza a 1,528 euro per litro: il margine di guadagno per le imprese, pertanto, risulta essere 0,125 euro per litro. Secondo dato. Il primo settembre 2008, il greggio è sensibilmente sceso, e tocca i 107 dollari (ossia gli 0,466 euro per litro).

Il prezzo industriale si contrae a 0,648 euro per litro, mentre i distributori vendono il prodotto finito a 1,454 euro al litro: e questo porta il margine di guadagno dei petrolieri a salire fino a 0,182 euro per litro. Risultato, mentre il greggio è sceso del 20,37% il prezzo industriale è in flessione solo dell’8,71%. Calcolando la conseguente riduzione dell’Iva (che porta il prezzo al consumo a ridursi del 4,85%), i margini di guadagno dei petrolieri fanno segnare un +45,6%.
Analoghi i meccanismi per gasolio (margini di guadagno su dell’11% tra 11 luglio e primo settembre) e gasolio da riscaldamento (+9,5%).
E non si tratta di un’anomalia circoscritta all’anno in corso:
tra 2006 e 2007 il greggio era calato da 0,306 euro al litro a 0,258, mentre la differenza tra prezzo industriale e barile è aumentata in media del 5,2%.


Poi dice che la Robin tax non serve. [SM=x44455]

22 Settembre 2008 - Libero


[SM=x44492] [SM=x44491] [SM=x44490]




esatto non serve la robintax, che comunque non essendo una imposta sul reddito ma sulla produzione, si scaricherà sul prezzo finale come buona amministrazione vuole, checche ne dica il mitico 3Conti!
e visto che nessuno controlla, intanto i petrolieri cominciano a far provvista per tenere botta alla preannunciata RobinTax!

Tutto regolare a dritta e a manca, avati a vista fino all'iceberg del titanic!


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23/09/2008 10:00

Per tagliare la testa al toro, il prezzo del barile è tornato a 122 dollari (dopo aver superato i 130 prima della chiusura).

[SM=x44515]

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PippyZzetta
23/09/2008 13:46

Re:
paperino73, 23/09/2008 10.00:

Per tagliare la testa al toro, il prezzo del barile è tornato a 122 dollari (dopo aver superato i 130 prima della chiusura).

[SM=x44515]




ha fatto un balzone di più di 20 dollari [SM=x44497]
e intanto il bigliettone verde è tornato quasi a 1,50 [SM=x44491] [SM=x44491] [SM=x44491] [SM=x44491]
solo quando sono andata io si doveva riprendere eh? [SM=x44491] [SM=x44491] [SM=x44491]

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Perchè ga na testa che manco un porzeo ghe la magnaria
You're a good man,Charlie Brown

Il peggior nemico del bremaz è l'utente Rurro Rurrerini La dichiarazione di guerra
10/07/2009 13.45 - Capitano Marino: Mi quoto, aggiungendo che io soltanto pagherò il dolce alla Pippi.
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23/09/2008 14:10

Re: Re:
piperitapatty, 23/09/2008 13.46:




ha fatto un balzone di più di 20 dollari [SM=x44497]
e intanto il bigliettone verde è tornato quasi a 1,50 [SM=x44491] [SM=x44491] [SM=x44491] [SM=x44491]
solo quando sono andata io si doveva riprendere eh? [SM=x44491] [SM=x44491] [SM=x44491]




che ci sia stato qualche gufo a rovinarti il cambio?
La prox volta prova a non dire niente a nessuno circa la meta precisa delle tue vacanze... non si sa mai [SM=x44508]

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25/09/2008 14:18

finito il periodo di prezzi stabili
Benzina e gasolio: nuovi rincari

La verde sale alla pompa a 1,43 euro al litro, il diesel si aggira intorno agli 1,38-39 euro


ROMA - Scatta una nuova ondata di rincari per i carburanti. Seppure con aggiustamenti contenuti, quasi tutte le compagnie hanno oggi rivisto i listini all'insù. La verde si porta così su quota 1,43 euro al litro ed il diesel su 1,38-1,39 per tutti i marchi. Mercoledì a rialzare i prezzi di un centesimo al litro, tanto per la benzina che per il gasolio, era stata Agip, dopo settimane di prezzi stabili. Oggi un rialzo è stato deciso anche da Api-Ip, Erg, Esso, Q8 e Tamoil.

25 settembre 2008 Corriere della Sera

[SM=x44463]
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06/12/2008 19:21

LA PREVISIONE
Giù il petrolio, ecco quanto si risparmia
Gli esperti Nomisma:
il 10% in meno per le bollette della luce, del gas e per i 'pieni' di carburante dell'auto


ROMA - Nel 2009 le famiglie italiane potrebbero risparmiare circa il 10% per le bollette della luce, del gas e per i 'pieni' di carburante dell'auto.
Grazie al ripiegamento delle quotazioni del petrolio l'anno prossimo - stima Nomisma Energia - la famiglia 'tipo' potrebbe infatti spendere circa 370 euro in meno rispetto ai 3.538 euro pagati nel 2008 per i conti energetici.
La previsione - spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - si basa sull'ipotesi di un prezzo del petrolio «sui livelli attuali» e potrebbe tradursi in un calo del 4,5%, pari a circa 70 euro in meno su base annua, per le bollette della luce e del gas.
E, ancora, in una riduzione complessiva di 300 euro per i rifornimenti di carburante (circa -15%).

I RISPARMI -
Una famiglia 'tipo' - quella cioè che consuma 2.700 chilowattora di luce, 1400 metri cubi di gas l'anno e 1.500 litri di carburante - quest'anno ha speso per le bollette ed i pieni dell'auto 3.538,1 euro mentre l'anno prossimo potrebbe vedere le stesse voci costare 369,1 euro in meno.
Vale a dire 3.169 euro, con un risparmio del 10% sui conti 2008. Solo sul fronte delle bollette della luce e del gas il 2008 ha visto le famiglie alle prese con un esborso di 1.513,1. Se il petrolio non dovesse nuovamente invertire tendenza, le stesse famiglie nel 2009 potranno contare su un risparmio di 69,1 euro, pari cioè al 4,5% in meno, spiega Tabarelli. In particolare - aggiunge l'esperto tariffario - per quanto riguarda l'elettricità il minor esborso che si profila per l'anno prossimo è di 23,6 euro: circa l'1% cioè in media d'anno con una spesa complessiva che dovrebbe fermarsi a 446,8 euro contro i 470,5 pagati nel 2008. Per il gas, invece, il minor costo per le famiglie potrebbe essere più consistente, pari a 45,5 euro sull'intero anno grazie ad una flessione delle tariffe attesa intorno al 3,3% che farebbe scendere la spesa dagli 1.042,7 euro del 2008 a 997,2 euro dell'anno prossimo.

LA BENZINA - Per quanto riguarda invece la benzina Nomisma Energia prevede un calo dei prezzi con una media intorno agli 1,15 euro al litro contro gli 1,35 euro della media 2008.
Un calo che dovrebbe fare scendere la spesa complessiva dei 'pienI' - con un consumo medio stimato in 1.500 litri l'anno - dai 2.025 euro di quest'anno a 1.725 euro nel 2009.

Tornando, invece, alle tariffe della luce e del gas che a fine mese attendono il nuovo aggiornamento dell'Authority per l'Energia per il primo trimestre del 2009, Nomisma Energia prevede un calo della luce ed una sostanziale stabilità per le bollette del gas.
L'elettricità - spiega ancora Tabarelli - è attesa diminuire dell'2,9% a 17,55 centesimi a Kwh per le famiglie 'tipò mentre per il metano non sono previste variazioni. La variazione che si registra per il metano (i cui tempi di riferimento, rispetto alla luce, sono più ampi nel calcolo di aggiornamento delle tariffe all'andamento del costo delle materie prime) è infatti sotto la cosidetta 'soglia di invarianza', il tetto cioè entro il quale la variazione - in aumento o diminuzione - non viene trasferita sui prezzi finali.
«L'ultima parola, in materia di aggiornamento tariffario di luce e gas per il prossimo trimestre - ricorda Tabarelli - spetta all'Authority per l'Energia», ma secondo i calcoli effettuati sulla base dell'andamento del petrolio (che si basano sui sei mesi precedenti per l'elettricità e sui nove mesi prima per il gas) la luce è attesa «in calo dell'2,9%» ed il gas «fermo» per le famiglie nel primo scorcio dell'anno venturo. Resta comunque da vedere anche - ricorda l'esperto - come l'Autorità applicherà le recenti norme in discussione al Parlamento nell'ambito del pacchetto anti-crisi.
Norme che prevedono non solo Bonus per le famiglie disagiate (quelle cioè a basso reddito, numerose o con problemi di salute tra i componenti del nucleo) - e che dovrebbero riguardare circa 5 milioni di famiglie con sconti dai 60 ai 138 euro su base annua - ma anche il possibile, annunciato, blocco tariffario o l'eliminazione della franchigia per gli aggiornamenti della tariffa del gas.


06 dicembre 2008
Fonte: Corriere della Sera

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18/12/2008 21:12

IL BALLETTO DELLE STIME SUL PREZZO DEL GREGGIO
W.R. per "Il Sole 24 Ore"


Ha voglia l'Opec di tagliare la produzione di petrolio per sostenerne il prezzo. Tanto il prezzo scende lo stesso: come è successo ieri, fino a un minimo di 39,88 dollari che è la quotazione più bassa dal luglio 2004. Si dice che siano la domanda e l'offerta a fare i prezzi. Ma i 2,2 milioni di barili al giorno tagliati dall'Opec sono più del calo della domanda previsto per il 2009. E quando il prezzo del petrolio andava su non era solo per l'esuberanterichiesta mondiale d'energia immaginata da certi analisti.


Di esuberante c'erano semmai le loro stime:
come quelle di Arjun Murti di Goldman Sachs che, ancora nel maggio scorso, vedeva il barile a 200 dollari al barile. Invece di stare zitto e dire, «scusate mi son sbagliato», [SM=x44457] s'è rifatto vivo adesso, dicendo di vedere il petrolio a 45 dollari per il prossimo anno: magari anche a 30, ma «solo nel breve». [SM=x44453]
E con l'invidiabile consapevolezza di chi sa le cose,
Murti ha già previsto a 70 dollari il prezzo per il 2010 ea 105 per il 2012.
(W.R.)

[SM=x44456]
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23/09/2009 23:24

Petrolio:
chiusura di contrattazioni in ribasso,
68,96 dollari al barile


23 Settembre 2009 20:46 ECONOMIA


NEW YORK - Chiusura di contrattazioni in netto ribasso per il petrolio sulla piazza di New York.
Il greggio e' quotato a 68,96 dollari al barile. (RCD)


Corriere della Sera


Vediamo ora di quanto scenderanno i prezzi dei carburanti [SM=x44465]
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24/09/2009 10:42

"Dai campi alla tavola prezzi quintuplicati"

Coldiretti accusa il monopolio della grande distribuzione

FABIO POZZO
TORINO

«Dal campo alla tavola i prezzi degli alimenti aumentano in media cinque volte, con rincari che sono superiori per nove al valore medio dell’inflazione. E questo, nonostante l’anno abbia visto crollare drammaticamente i prezzi alla produzione». La denuncia è di Coldiretti, che indica anche la causa di tale meccanismo: «la grande distribuzione, che controlla una quota di mercato nei generi alimentari del 71% e rappresenta una vera e propria strozzatura nel passaggio dei prodotti dai campi alla tavola».

Lo scenario, secondo la confederazione dei coltivatori, è quello di «poche grandi piattaforme di acquisto che trattano sul mercato in condizioni di quasi monopolio». Da qui, anche l’appello all’Antitrust perché verifichi «se la grande distribuzione in Italia operi - come la Coldiretti ritiene - in abuso di posizione dominante e con prevaricazione delle migliaia di imprese agricole che non hanno nessun potere contrattuale per opporsi ad un diritto di accesso, pagando dazi per l’ingresso sul mercato».

Un «meccanismo infernale», per i produttori, ma anche per i consumatori. Coldiretti calcola - sulla base di rilevazioni della Camera di Commercio, Ismea e Smsconsumatori - che il 2009 sia «l’anno record dei rincari sugli alimenti». Qualche esempio? Un chilo di pesche ha un prezzo alla fonte di 35 cent e noi lo paghiamo 1,75 euro. Un ricarico, dunque, nel passaggio lungo la filiera che dai campi arriva alla tavola, del 465%. E questo, nonostante lo stesso prezzo del chilo di pesche alla produzione sia crollato, rispetto al 2008, del 53%.

La tabella di Coldiretti riporta altri esempi. L’uva a 47 cent al chilo che viene venduta nel negozio a 2 euro (+326%). La lattuga, da 26 cent a 1,6 euro al chilo (+515%). Le carote, il cui prezzo aumenta addirittura del 1.100%: da 10 cent al chilo a 1,2 euro (mentre il prezzo alla fonte è crollato sul 2008 del 71%). E poi, la pasta di grano duro, la cui forbice è compresa tra 20 cent e 1,4 euro (+400%). Oppure il pane, ricavato dal grano tenero: da 14 cent a 2,7 euro (+1.828%). Infine, il latte, il cui prezzo alla produzione è di 30 cent al litro e noi lo paghiamo 1,35 euro (+350%).

Pasta e pane sono indicati come casi limite. Coldiretti calcola che il prezzo al chilo attuale del grano è più basso di 25 anni fa: è passato infatti dai 23 cent del 1985 ai 14 cent. Eppure, la pasta costa notevolmente di più: dai 52 cent ha raggiunto quota 2,7 euro. Nel contempo, rispetto al 2008, i prezzi di grano duro e tenero alla produzione sono diminuiti rispettivamente del 30 e 33%.

«Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo», dice Coldiretti. Il risultato è che sia i consumatori (gli italiani spendono 205 miliardi di euro l’anno in alimenti e bevande, dei quali 141 miliardi in famiglia)), sia gli agricoltori s’impoveriscono. «I primi non possono beneficiare della forte riduzione dei prezzi agricoli in atto», mentre i secondi vedono crollare le quotazioni alla produzione, che «nell’ultimo anno sono calate in media del 16% (con punte di -71%)», e avendo scarsi margini, abbandonano i campi.

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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01/02/2012 11:30

INCHIESTA

Ma perché il prezzo della benzina non scende?

La corsa delle accise regionali e il costo della distribuzione
Da ottobre nuovo aumento dell'Iva dal 21% al 23%

 - E adesso anche la soglia di 1 euro e 80 centesimi è stata superata. Di più. Martedì un litro di verde ha raggiunto quota 1,84. Per ora nei distributori del Centro Italia, ma c'è da aspettarsi a breve un «livellamento» su scala nazionale. Facendoci guadagnare il primato europeo. Non certo per la gioia degli automobilisti, ma per il piacere delle casse del Fisco. Che se l'anno scorso ha incassato 32 miliardi e mezzo, pur senza raffinare una sola goccia di petrolio ma semplicemente attraverso il più comodo prelievo fiscale, quest'anno si prepara a fare festa con maggiori e più consistenti introiti.

Certo non c'è solo il Fisco. Al di là delle fluttuazioni delle quotazioni del greggio e dell'andamento del cambio tra euro e dollaro, sul caro carburanti assume un certo peso anche l'inefficienza di una rete distributiva. Tema sul quale si è cimentato pure il governo con l'emanazione di specifici decreti nell'ambito delle liberalizzazioni.

Al netto di tutto questo, è comunque bene mettersi sin d'ora l'anima in pace: con il nuovo aumento dell'Iva del 2% che scatterà dal 1° ottobre, su ogni rifornimento la «tassa sulle tasse» salirà al 23%.

 

Anche nell'ipotesi di un rallentamento dei consumi di benzina e gasolio, determinato da una riduzione degli spostamenti causa crisi e da un minore utilizzo delle automobili, le casse dell'erario, c'è da starne certi, non ne risentiranno. I consuntivi 2011 insegnano: a fronte di un calo dell'1,3% nelle vendite di carburanti nel corso del 2011, il carico fiscale è cresciuto del 9% e la spesa complessiva risulta aumentata quasi del 16% (15,8% per la precisione). In particolare, secondo una elaborazione del Centro studi promotor (Csp) sulla base della banca dati sui consumi e sui prezzi dei carburanti per autotrazione del ministero dello Sviluppo economico, emerge che in valori assoluti la spesa 2011 per carburanti è stata di 64,3 miliardi con un incremento di 8,8 miliardi, mentre le imposte sono salite a 32,5 miliardi, con una crescita di 2,7 miliardi.

«Un vero e proprio salasso - spiega Gian Primo Quagliano, presidente del Csp - dove i rincari del prezzo alla pompa, più che dagli incrementi del prezzo industriale, sono stati alimentati, soprattutto, dal carico fiscale, che va all'erario».
Tra l'inizio e la fine del 2011 il prezzo industriale della benzina è aumentato del 7,3%, mentre la componente fiscale ha avuto un incremento del 23,8% e il prezzo alla pompa è salito del 16,7%. Ancora più forte il rincaro per il gasolio e in particolare per la componente fiscale: sempre tra l'inizio e la fine del 2011 il prezzo industriale del gasolio è aumentato del 15,4%, la componente fiscale è cresciuta addirittura del 37,1% e il prezzo al consumo è salito del 26%.

E la tendenza all'aumento delle componenti del prezzo alla pompa non si è certo arrestata con l'arrivo del nuovo anno. Secondo i dati rilevati lunedì 30 gennaio dal ministero dello Sviluppo economico, per la benzina il prezzo medio alla pompa è salito a 1,717 euro, con un incremento del 2,5% sui prezzi di fine 2011, mentre il prezzo industriale è salito del 5,2% e la componente fiscale è aumentata dello 0,7%. Analoga situazione per il gasolio: il prezzo medio, rilevato lunedì 30 alla pompa, è salito a 1,685 euro, con un incremento rispetto a fine dicembre dell'1,9%, mentre il prezzo industriale è salito del 3,5% e la componente fiscale è aumentata dello 0,6%. Incrementi di tutto rispetto, soprattutto se si considera che si sono verificati nell'arco di un solo mese.

E gli effetti dei provvedimenti sulle liberalizzazioni decisi dal governo?
«Sulla dinamica dei prezzi in gennaio nessuna influenza hanno potuto avere i nuovi provvedimenti adottati dal governo - risponde Quagliano -. Se effettivi saranno, si vedranno nei prossimi mesi. Va tuttavia sottolineato che l'intervento dell'esecutivo per i carburanti non ha puntato a ridurre direttamente i prezzi alla pompa, ma piuttosto a creare le condizioni per diminuire i costi per i distributori di carburanti nel presupposto che questa riduzione determini anche un calo dei prezzi al consumo. Le esperienze del passato hanno però dimostrato che questo automatismo è tutt'altro che scontato».
A rafforzare questo concetto, condividendo più di una perplessità su possibili ribassi in tempi rapidi, è anche Carlo Stagnaro, direttore dell'Ufficio studi dell'Istituto Bruno Leoni: «Se il prezzo del gasolio alla pompa è aumentato del 26% solo nel 2011, come è possibile immaginare significativi ribassi da quei 4 centesimi che si potrebbero recuperare attraverso una maggiore efficienza della rete di distribuzione?». Stagnaro si lancia anche all'attacco dell'eccessivo peso fiscale che oggi grava su ogni litro di carburante, convinto com'è che una riduzione delle accise potrebbe sicuramente costituire una misura per la crescita: «Il livello dei prezzi è sistematicamente troppo alto per una pressione fiscale esagerata».

E nell'anno che ci siamo lasciati alle spalle, qualcuno forse se l'è già dimenticato, l'esecutivo ha già «prelevato » sei volte al bancomat dei carburanti, con altrettante operazioni fiscali, cominciate il 6 aprile, per il finanziamento del fondo per lo spettacolo e finite il 6 dicembre (8 centesimi in più sulla benzina e 11 sul gasolio), con il decreto salva Italia.

Gabriele Dossena
gdossena@corriere.it Corriere della Sera
1 febbraio 2012 | 8:47© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ed ora, come se il costo dei carburanti non fosse già troppo alto, sono state aumentate le accise sui carburanti, così pagheremo altri 0,24 centesimi in più su ogni litro [SM=x44491]

Inoltre è stata aumentata la TASI (la nuova IMU che non è stata tolta come promesso, è stato solo cambiato il nome) ci aspetta la revisione del catasto che in alcuni casi comporterà aumenti del 1000%° [SM=x44492]
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