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Alemanno si prepara a tradire Gianfranco Fini (?)

Ultimo Aggiornamento: 29/09/2008 01:08
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29/09/2008 00:27

correnti e correntine nel nuovo PDL


Quantunque non sia ancora “nato”, il Popolo della Libertà vede già fiorire correnti, al proprio interno. Il che, intendiamoci, non è affatto un male. Anzi. Le correnti - se tali davvero sono, e quindi danno voce e corpo a posizioni politiche e filoni di pensiero diversi -, sono l’Abc di ogni partito propriamente detto. E vengono incontro, inoltre, all’esigenza di chi voglia costruire un partito-paese, un partito in grado di raccogliere il 50,1% dei suffragi.

Senza pluralità di posizioni, senza “polifonia”, senza un certo tipo di ragionevole “eterodossia”, nessun soggetto politico può ambire a traguardi considerevoli, come quello succitato. Non vi riuscì nemmeno la Democrazia cristiana, e nessuno può permettersi di dimenticarlo.

Per queste ragioni, dunque, il fatto che nel costituendo Pdl si registri un iper-attivismo finalizzato a dare vita a diverse “piccole patrie”, va visto di buon occhio.

Purché, però, queste correnti - che ci si adopera a far nascere - garantiscano il rispetto di alcune semplici condizioni: innanzitutto, che non si limitino ad essere cordate di potere; in secondo luogo, che non nascano semplicemente con l’obiettivo di non far perdere rilievo, ai colonnelli di ciascuno dei partiti fondatori (e che, quindi, non si traducano nella “corrente di An”, nella “corrente di Forza Italia” e via discorrendo); in ultimo - e forse è la cosa più importante -, che riescano a mettere assieme, ciascuna, esponenti di tradizioni partitiche diverse, ma accomunati da medesime posizioni politiche e culturali. Acciocché sia possibile individuare all’interno del costituendo partito in questione, alcuni filoni politico-culturali essenziali: quello cattolico-liberale, quello cattolico-sociale (e tradizionalista), quello laico-liberale (aperto ad istanze libertarie). Queste tradizioni, fuse assieme, formano un partito liberal-conservatore.

Detto questo, affrontiamo assai brevemente anche un’altra questione: quella della futura leadership (con annessa premiership del centrodestra). Partiamo dal presupposto, ovviamente, che dopo questa legislatura Berlusconi abbandoni la cadrega (non è un auspicio, sia chiaro).

Se Berlusconi fa un passo indietro, ci sono tre fanciulli pronti a subentrargli: Giulio Tremonti, Roberto Formigoni e Gianfranco Fini.

I tre agiranno soprattutto per raccogliere il consenso di una parte del Pdl, quella maggioritaria ed essenziale, per vincere un congresso: la parte cattolica.

La cosa è talmente lapalissiana, che l’ateo e socialista Tremonti, è arrivato a sostenere che, pur essendo privo di una ideologia propriamente detta (mai dubitato!), i suoi punti di riferimento sono: “Dio, Patria e Famiglia”. Detto da un ateo, fa ridere. Ma lasciamo perdere (per ora).

La cosa, inoltre, è scontata anche perché Gianfranco Fini - pur essendosi speso, nella scorsa legislatura, per accreditarsi come “punto di riferimento” della futura “corrente laico-liberale” del partito unitario (altrimenti il giovanotto non avrebbe polemizzato sulla legge 40, e non avrebbe fatto aperture sul riconoscimento di diritti individuali ai gay, e altre cose che, per ragioni di brevità, qui non si espone) -, avendo capito che i laici del Pdl sarebbero una risorsa insufficiente per garantirgli l’”ascesa al trono”, ha iniziato a fare piccole - ma significative - aperture ai cattolici: si va da cose banali, come mostrarsi in pubblico con una croce dei Templari, attaccata al bavero della giacca (si ricordi che Fini non è credente); per arrivare a quello che io, allora, ho considerato il segnale più importante e chiaro della sua “nuova” strategia (che forse segna anche il “punto di non ritorno”): l’essersi pronunciato, nel suo discorso di insediamento alla Camera, contro il relativismo. Un laico, mai l’avrebbe fatto (per ragioni molteplici, che qui, ora, non si ha tempo di analizzare).

Breve digressione, me ne scuso, ma devo - sull’argomento - riportarvi una splendida frase di Joseph Ratzinger, contenuta in un libello scritto quando ancora non era Papa: “Una società liberale è una società relativista, solo per questo presupposto essa è in grado di rimanere libera e aperta a un ulteriore cammino”. In sostanza, diceva l’allora cardinale, il relativismo “nell’ambio politico” “ha ampiamente ragione”. E ciò per un ovvio motivo: nessuna posizione politica - anche in riferimento alla bioetica - può ritenersi “l’unica giusta”. Immagino lo sbigottimento dei talebani laicisti e dei talebani cattolicisti. Chiusa la parentesi.

L’ultimo dei tre pretendenti al trono (di Berlusconi), è Roberto Formigoni: cattolico di Cl, ex “uomo integralmente casto”, ottimo amministratore (il fatto che sia in gara anche lui, avvalora la tesi esposta sopra: i tre, faranno di tutto per accaparrarsi soprattutto il voto cattolico).

Bene, il fanciullo in questione, è riuscito ad ottenere l’appoggio di Gianni Alemanno.

A quanto pare, infatti - e voci in tal senso, esistono da tempo -, i due si sono accordati per dare vita alla corrente “cristiano-sociale” (che dovrebbe esprimere le posizioni più tradizionaliste, all’interno del Pdl). E’ probabile che tale operazione, inoltre, riceva l’appoggio di Antonio Mazzocchi (An) e dei suoi - 40.000 - “Cristiano Riformisti”.

A questo punto, se è vero come è vero che Alemanno ha creato una corrente assieme a Formigoni, mi pare ovvio che arrivi ad appoggiare quest’ultimo, anche nella sfida per conquistare la leadership (futura) del Popolo della Libertà.

Insomma: un tradimento - nei riguardi di Fini - mica da poco.

Vedremo come andrà a finire.

www.camelotdestraideale.it/


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29/09/2008 01:08

Insomma, se Fini avesse un nick.... sarebbe BondGirl [SM=x44455]
questa solo La Micia la può capire [SM=x44499]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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