Queen Rania Al-Abdullah (Al-Yasin) Of Giordania

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ESTERI
LA COPPIA REALE DI GIORDANIA NESSUNA CONFERMA UFFICIALE,
MA UN GIORNALE ISRAELIANO
CITA RIVELAZIONI PROVENIENTI DA AMBIENTI DIPLOMATICI ALLE NAZIONI UNITE

Aria di divorzio per Rania

Finisce la fiaba di Amman

In crisi il matrimonio tra re Abdallah e la bella regina


23/9/2006
di Michela Tamburrino




Un’altra che cade. Sua Altezza Reale Rania di Giordania poteva farcela e invece ha ceduto, almeno secondo le indiscrezioni della stampa israeliana.
Aveva l’intelligenza, la cultura, la determinazione che portano alla piena contezza di quello che il mondo si aspetta, una vita da Regina.
Più della fragile Lady Diana, più della timida Masako. Invece no, anche la bellissima palestinese salita al trono di Giordania per amore, avrebbe gettato la spugna.
La stampa israeliana è la prima a buttarsi sulla notizia ghiotta anche se da Amman non arrivano conferme: il divorzio da re Abdallah dopo un lungo periodo fatto di letti separati, uscite pubbliche ridotte al minimo, liti di corte alle quali è seguito il più temibile dei nemici di una coppia, il silenzio, assoluto, impenetrabile.
Il quotidiano «Yediot Ahronot», gira il coltello nella piaga, e racconta di due comuni mortali alle prese con l’incomunicabilità dopo anni di alleanza basata sull’amore.
Tanto i due sarebbero ai ferri corti, che lui pare abbia intenzione di chiedere l’affidamento dei quattro figli
, il che scatenerebbe una guerra legale senza uguali.

E dire che Rania era l’orgoglio di Abdallah perché rappresentava la riscossa da un certo mondo conservatore e chiuso,
era il grimaldello per traghettare il Paese nella modernità, la mite Giordania,
impropriamente considerata una monarchia costituzionale mentre di fatto è una monarchia assoluta.

Rania al Yassin, classe 1970, palestinese ma nata in Kuwait, vanta una laurea in gestione d’impresa e una passione per i computer che la portarono a lavorare presso un importante gruppo finanziario.
Il volto fiero di Jacqueline Kennedy e i modi cortesi di una donna dall’educazione tradizionale, è stata la perfetta ambasciatrice di un nuovo modo di vedere la donna araba.
Ma quello che più l’ha distinta è stato il suo impegno benefico, soprattutto dalla parte dei bambini e soprattutto dei massacrati dalle mine, uno slancio che riporta alla memoria la passione civile di Lady Diana. In Rania ancora più sentito visto che l’Iraq e l’Afghanistan non le sono tanto lontani.

Poco le importa leggersi sui giornali come simbolo di avvenenza ed eleganza a meno che questo non sia utile alla causa.
Terza tra le cento donne più belle del mondo,
quinta tra le più eleganti,
veste soprattutto griffe italiane.

Per il resto, è tutta famiglia e politica.
«Sono araba dalla testa ai piedi ma parlo anche un linguaggio internazionale
- dice spesso - l’incontro con culture e tradizioni diverse mi ha dato e una certezza:
non considero più nessuno come uno straniero».

Questo da quando nel 1999 fu incoronata regina.
Prima, quando ancora sembrava che al trono dovesse salire il fratello di Abdallah per dare seguito alla dinastia Hashimita, la loro vita è stata semplicissima, degna di due cuori e una capanna uniti dal comune colpo di fulmine scoppiato durante una cena da amici.
Appartamento presso l’accademia militare di Monterey, composto di tre stanze, lei cucina e lui lava i piatti, vanno al cinema e si divertono come tutte le coppie affiatate.
Al ritorno in patria non rinunciano alle scorribande in moto e alle cenette nei ristoranti alla moda.
Questo prima che i doveri di corte precipitassero loro addosso. Ma sembravano avere le spalle larghe.
E lei una determinazione di ferro sotto quegli occhi vellutati che mai abbandonavano il marito per paura, dicevano i maligni, che lui potesse seguire le orme dello strasposato padre Hussein.

L’equilibrio si è rotto e non si capisce quando e soprattutto perché.
Volendo leggere tra le righe, nel corso di una conversazione avvenuta nel giugno di quest’anno, dunque quando già la crisi era in atto, alla domanda diretta:
la sua è una bella favola? lei rispose:
«No, non lo è. Pare così a chi osservi dall’esterno.
Per me è vita reale, fatta di famiglia, bambini, lavoro e della responsabilità verso il mio popolo.
E’ un compito duro che prendo molto sul serio».


Ora, ci si chiede, riusciranno a divorziare oppure la ragion di stato sarà più forte della loro volontà?
Certamente Rania non ha il carattere di Noor di Giordania, già moglie di re Hussein, troppo americana per non scivolare verso il classico del cattivo gusto, un libro di memorie appena rimasta vedova.
Noor lo infarcì di giudizi antisemiti e di considerazioni politiche cariche di svarioni storici imbarazzanti.
Rania, dice chi la conosce anche solo superficialmente, mai arrecherebbe un danno al suo popolo e ai suoi figli.
Ma siamo solo all’inizio di una vicenda che potrebbe regalare non poche sorprese.


La Stampa Web - 23 settembre 2006

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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