criminalita'
Pensionato rapinato, legato e ucciso,
il terrore torna a Marechiaro
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Salvatore D’Angelo, napoletano di 78 anni, muore
dopo un furto in casa
Come i coniugi Ambrosio
NAPOLI — A Posillipo ora regna il terrore.
Meno di un mese dopo il duplice, feroce delitto di Franco Ambrosio e di sua moglie Giovanna Sacco, si è verificata un’altra rapina sanguinosa, a poco più di un chilometro da Villa Ambrosio.
Questa volta la vittima non è un imprenditore o un possidente ma un pensionato.
Non viveva in una lussuosa dimora, ma in un piccolo monolocale al piano terra di via Marechiaro 88.
Il suo nome: Salvatore D’Angelo, 78 anni, abitava da solo. A ingannare i malviventi il fatto che la sua casa sorge proprio accanto a una serie di villette più lussuose.
Una rapina, oppure un tentativo di rapina. Questa l’ipotesi principale degli investigatori. ...
Il pensionato sarebbe stato colpito con le mani, oppure con un bastone ma non - secondo i primi rilievi effettuati sul cadavere - con un corpo contundente oppure un’arma da taglio.
Nella piccola casa, in disordine e piuttosto trascurata, chi ha ucciso Salvatore D’Angelo ha rovistato tra gli oggetti alla ricerca di qualcosa.
Ritorniamo alla cronaca dell'omicidio: probabilmente i rapinatori hanno pensato che anche in quella casa abitasse una persona facoltosa. Forse hanno studiato per qualche giorno i movimenti della vittima. Oppure si è trattato di un colpo effettuato all’improvviso, con appena un minimo di organizzazione. D’Angelo è stato trovato ieri pomeriggio: era
riverso a terra, accanto al letto, con le caviglie legate e una corda al collo.
La scoperta l’ha fatta un suo amico che era andato a trovarlo per portargli delle medicine, giacché l’uomo era un infartuato. Quando è stato soccorso era ancora cosciente sebbene in stato confusionale.
«Mai vista una persona ridotta così, era coperta di sangue, una scena terribile, adesso abbiamo tutti paura», commenta Enzo Assorgi, un abitante della zona che ha aiutato i soccorritori.
D’Angelo aveva una
frattura a uno zigomo: è stato accompagnato all’ospedale Fatebenefratelli. Da lì i medici ne hanno disposto il trasferimento all’ospedale civile di Caserta, dove però D’Angelo è giunto senza vita. Non è ancora chiaro fino a che punto fossero gravi le sue condizioni, né se il trasferimento in ambulanza non le abbia aggravate. Ieri sera a casa del pensionato sono arrivati gli uomini della Squadra mobile coordinati dal dottor Vittorio Pisani.
Secondo la ricostruzione
ad agire sarebbero stati due malviventi: lo hanno prima legato con una corda al collo e poi ai piedi. Quasi certamente lo hanno colpito al volto provocandogli il danno allo zigomo. I ladri d’appartamento gli hanno portato via il portafogli e qualche oggettino d’oro personale. In casa l’anziano non aveva molti valori. D’Angelo era quasi sempre solo. I vicini hanno raccontato che a volte venivano a trovarlo sua sorella o una sua nipote per sincerarsi che stesse bene e magari aiutarlo nella spesa. Insomma, una persona dalla
vita assolutamente modesta, nulla che potesse metterlo in mostra come obiettivo per rapinatori o topi d’appartamento.
Eppure chi è entrato in casa sua non ha esitato a colpirlo e a legarlo pur di portare a termine la rapina. Una ferocia che ricorda da vicino quella utilizzata dai tre romeni che il 15 aprile scorso, alla Gaiola, entrarono
in casa dei coniugi Ambrosio e li colpirono con una mazza di ferro, selvaggiamente e senza alcuna pietà, fino ad ammazzarli. Quella rapina fruttò loro circa cinquantamila euro in contanti. Ma i tre furono arrestati a tempo di record dalla Mobile, anche per le ingenuità commesse (avevano parlato col cellulare di Ambrosio dopo il colpo).
A Marechiaro
i residenti, anche quelli che non sono particolarmente facoltosi, confessano di avere paura:
«Servono cancelli e telecamere» ripetono in coro. Ma sono anche molto arrabbiati: «Ci sentiamo soli, non c’è sorveglianza, fino a pochi anni fa stavamo in un paradiso, adesso invece vengono in casa per ammazzarci ». Gaiola e Marechiaro: due nomi di luoghi da favola che però adesso fanno venire i brividi.
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Fonte: Corriere della Sera - Luca Marconi
13 maggio 2009