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PALCOSCENICO - l'arte dietro il sipario

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2016 23:39
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26/02/2009 08:10

POL - Meno fondi a spettacolo? Croppi sulla provocazione di Baricco

Roma, 24 feb (Velino) - “Non voglio immaginare le reazioni se le stesse parole le avesse dette il sottoscritto o un esponente del governo di centrodestra”. Umberto Croppi, assessore alle Politiche culturali del Comune di Roma, commenta con favore - ma anche con ironia - la nuova provocazione firmata Baricco. Spiega Croppi in un commento pubblicato dal sito web della fondazione FareFuturo: “Alessandro Baricco ci invita, dalle colonne della ‘Repubblica, a investire’ meno soldi pubblici nello spettacolo: il teatro, la musica classica, l’opera, tutti settori dove l’investimento pubblico è massiccio, e che ‘se non sono stagnanti poco ci manca’. La soluzione starebbe nel lasciare spazio al libero mercato, concentrando le risorse sulla diffusione di ‘cultura’ attraverso la scuola e televisione. Certamente Baricco pone un problema reale: a me capita spesso di porlo in termini di domanda, lui può permettersi anche di dare una risposta”. Analizzando la questione, l’esponente della giunta Alemanno rileva che “l’esistenza di enti di sostegno pubblico ad alcune attività culturali, è figlia di un tempo in cui il teatro, la classica, la lirica erano la forma di spettacolo e di cultura. In questi decenni qualcosa è cambiato: ci sono mille nuovi modi per ascoltare la musica, dall’alta fedeltà della nostra giovinezza agli mp3, che garantiscono ascolti di qualità con cui quasi nessuna esecuzione dal vivo può competere. Lo stesso vale per il teatro: il cinema, la televisione, per non parlare dei dvd, dell’home theatre, dell’alta definizione, sono tutti mezzi che permettono un rapporto più ‘invasivo’ rispetto a qualunque tipo di produzione tradizionale. È ovvio che per un film di qualità l’investimento di produzione sia infinitamente più alto di quello che qualunque spettacolo dal vivo si possa permettere, garantendo, già all’origine, una qualità nettamente superiore”.

Dunque, riassume Croppi, “lo scenario è cambiato. Ma a questi cambiamenti epocali non solo è sopravvissuta l’idea che debbano esistere spazi pubblici per lo spettacolo; si sono aggiunte anche altre forme di sostegno. In molti casi, ad esempio, gli enti locali sono diventati essi stessi produttori di eventi di musica leggera o di intrattenimento di vario genere, entrando così in competizione con il libero mercato. Negli ultimi decenni, il sostegno pubblico allo spettacolo è aumentato costantemente, con effetti spesso controproducenti. Faccio un esempio: a Roma, negli anni Settanta, hanno avuto il loro momento di gloria centinaia di piccoli teatri ‘spontanei’, le cosiddette ‘cantine’ (in cui si era formato un attore come Carmelo Bene, tanto per fare un esempio). Ebbene, con l’inizio dell’assistenzialismo pubblico allo spettacolo, queste realtà culturali sono state decimate. Insomma, il problema del sostegno pubblico alla cultura esiste. Ma passare dall’identificazione del problema alla soluzione drastica di azzerare tutto, come propone Baricco, non è né facile né automatico. È giusto, però, iniziare a farsi queste domande”. Croppi ricorre a un esempio derivante dalla sua esperienza personale: “Io sono stato criticato per aver messo in discussione i ‘teatri di cintura’, tre teatri di periferia che costano al comune di Roma due milioni e mezzo di euro all’anno: le mura sono pubbliche, il personale e le produzioni sono tutte pagate con soldi dello Stato. È un giusto investimento? E ancora, il Teatro dell’Opera di Roma è in crisi: costa 50 milioni di euro di denaro pubblico ogni anno, e forse è il caso di iniziare a chiedersi con quali meccanismi vada gestito. A proposito di opera. La lirica è indubbiamente un nostro patrimonio, ma ci sono, anche qui, problemi e questioni che aspettano risposta. Per prima cosa: è ancora il Teatro dell’Opera lo strumento principale di diffusione della lirica? Qui si torna al discorso sulle nuove tecnologie e i nuovi mezzi di diffusione della musica e dello spettacolo. E poi, se è indiscutibile il fascino dei teatri d’opera, è altrettanto innegabile che dovrebbero avere un rapporto con la città più forte di quello che hanno adesso”.

L’assessore alle Politiche culturali del Comune di Roma riferisce di “continui esempi di impresari privati che chiedono di utilizzare location cittadine per spettacoli di lirica, investendo di tasca propria e, evidentemente, guadagnandoci: allora mi chiedo perché il settore pubblico debba rimetterci come effettivamente ci rimette oggi. Insomma, è arrivato il tempo di infrangere qualche tabù. Per quanto riguarda la proposta di investire di più sulla scuola come fonte e veicolo di cultura, è l’uovo di Colombo, ma concordo pienamente con Baricco. Oltretutto, oggi la scuola ha un po’ di problemi e quindi andrebbe aiutata di più. È anche vero però che il discorso è più complesso: non si può nascondere il fatto che investire in spettacoli o eventi ha altri indotti, dall’occupazione al turismo. Infine, a proposito di scuole, va detto che c’è una proliferazione di scuole di formazione artistica (conservatori, accademie) che spesso, accanto a punte di eccellenza, non rispondono agli standard qualitativi. Sarebbe il caso, anche qui, di fare scelte, puntando sulla qualità. Di tabù da infrangere ce ne sono parecchi, forse è il caso di iniziare. E l’intervento di Baricco - conclude Croppi - può servire soprattutto a questo”.

www.ilvelino.it/articolo.php?Id=778869

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Teo e Gaby Julio

L'AMORE E': Riconoscere tra tante la cacca della tua compagna!!!!



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