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PALCOSCENICO - l'arte dietro il sipario

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2016 23:39
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Utente Power



26/02/2009 08:11

È quasi guerra sulle proposte dell'autore. Se Muti e Accardo sono favorevoli
Lella Costa e Fo polemizzano. Ma tutti dicono: si cambino le regole
Il teatro replica a Baricco
Muti: "Gli sprechi ci sono"



SU due punti sono tutti d'accordo. Primo: in nessun paese del mondo il teatro e la musica sopravvivono senza soldi dello Stato. Secondo: le regole di investimento di quei soldi vanno cambiate, riformate. Ma sul resto è quasi guerra. Due fronti pronti a dirsele, pro e contro Alessandro Baricco che ieri con una lunga, articolata riflessione su cultura e spettacoli dalle pagine di Repubblica, ha lanciato una bomba culturale: non è un obiettivo primario del finanziamento pubblico sostenere spettacoli, festival, eventi - ha scritto - meglio dirottarlo sulla formazione di un pubblico consapevole che oggi è a scuola e davanti alla televisione. Dunque finanziamo scuole e tv invece dei teatri. Apriti cielo.

La spericolata riflessione è parsa coraggiosa a Riccardo Muti - raggiunto a Parigi durante le prove del concerto dedicato a Berlioz con l'Orchestra della Radio Francese e voce recitante Gerard Depardieu - perché pone l'accento su molti dei punti sul quale egli stesso si batte da sempre. "In particolare la centralità della scuola fin dalla tenera età, il potenziamento di programmi formativi che attraverso la televisione sono in grado di raggiungere anche le persone più lontane e isolate, e la formazione dei giovani musicisti, sono tutti ambiti dove è necessario il sostegno delle istituzioni pubbliche - ha detto - Così come ci vorrebbero più risorse private perché potrebbero ridare nuova linfa ad un mondo che ha davvero bisogno di una "vera rivoluzione mentale"". Concorda il "collega" Salvatore Accardo, violinista e direttore d'orchestra: "Baricco scrive giusto quando parla di dare soldi alle scuole: la musica va imparata e insegnata fin dai banchi di scuola. È vero anche che ci sono sprechi nei teatri con le loro produzioni faraoniche ma non è così, per esempio, per la musica da camera e le istituzioni concertistiche che andrebbero sostenute dallo Stato".

Le molte critiche a Baricco cominciano quando il direttore del Piccolo Teatro, il primo teatro pubblico italiano finanziato dallo Stato, Sergio Escobar sbotta: "Non voglio polemizzare, ma le tesi di Baricco sono sconclusionate. La fascinazione per il mercato è fuori tempo massimo: perfino Tremonti dice che non è risolutore. Vabbé, il disorientamento degli intellettuali di sinistra... ma non si può stare ancora nel Duemila a difendere il principio che la cultura è un bene pubblico". Con Escobar c'è mezzo mondo dello spettacolo italiano. Tra i più feroci, due attori su fronti politici opposti. Luca Barbareschi in procinto di debuttare con Alessandro e Maria di Gaber: "Ma proprio Baricco che ha fatto teatro a botte di sovvenzioni? Il sistema dello spettacolo in Italia non va rotto come dice lui, va risistemato come in Francia, Germania, Inghilterra, ora perfino America: l'intervento dello Stato ci vuole. Chi deve andar via è la politica che ha egemonizzato poltrone, denari, tutto". E Lella Costa: "Ma perché spararci addosso in questo modo gratuito? Il teatro è bollito? Ma chi lo decide, Baricco? Quello che lui scrive è offensivo verso il pubblico innanzitutto, ma anche verso chi con quattro lire tiene aperti i teatri, organizza festival... Altro che mettersi sul mercato. Fare uno spettacolo non è come fare un libro". "Sì questo è un punto debole del suo ragionamento di cui condivido molte cose: un conto è stampare un libro che se va male è costato poco, un conto è finanziare un film che ha costi elevatissimi". Lo dice Paolo Sorrentino regista di Il Divo, un milione e 700mila euro finanziati dallo Stato e 4 milioni e 600mila incassati. "Senza quel finanziamento io non ce l'avrei fatta. Ma concordo con Baricco quando dice che vanno cambiati gli obiettivi culturali: sostenere scuola e tv. Ma devono cambiare anche le regole di questo sostegno, liberarle dalla politica".

Cambiare le regole dell'intervento pubblico: lo chiedono tutti. Lo auspica Francesco Saverio Borrelli, presidente del Conservatorio di Milano, lo ribadisce Dario Fo: "Ci vogliono regole trasparenti", dice il Nobel, "per rispetto anche del pubblico. Ma sul finanziamento non si discute: anzi in Italia la percentuale del Pil alla cultura è dieci volte inferiore alla media europea".

Come una litania gli fa eco una folla di artisti: Carlo Giuffrè ("senza finanziamenti mancherebbe il pane"), Gigi Proietti: ("il teatro da solo non può farcela. La gestione dei teatri ha costi enormi. Ma parliamone. Baricco, apriamo un dibattito non dico con tre B ma almeno con una"), Paolo Damiani, direttore del festival jazz di Roccella Jonica ("cosa farebbero i giovani artisti senza lo Stato?"), Fiorenzo Grassi dei Teatridithalia di Milano ("i teatri sono luogo di incontro tra persone e anche questa è cultura"), Filippo del Corno, compositore ("finanziare la tv? Paradossale in un paese in cui paghi un canone che concorre col 47 % al budget Rai che non restituisce nulla di culturale allo spettatore".). Sì: la proposta di Baricco di finanziare la tv è la più spinosa da digerire. Emilia De Biase, membro pd della commissione Cultura della Camera: "Il presidente del Consiglio ha lavorato per questo tutta la vita". E il musicista Oscar, Nicola Piovani: "Una sciocchezza così non l'avevo mai sentita. A Roma si dice "Levateje er vino"". Riporta la pace, serafico, Paolo Poli: "Baricco dice quello che vuole e noi continuiamo a lavorare. Ho visto passare tante stagioni, buone e cattive. Spero di resistere anche a questa".
www.repubblica.it/2009/02/sezioni/spettacoli_e_cultura/spettacolo-baricco/reazioni-baricco/reazioni-baricco.html?ref=r...

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Teo e Gaby Julio

L'AMORE E': Riconoscere tra tante la cacca della tua compagna!!!!



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