Arjuna, 18/06/2009 10.18:
Berlusconi: con Obama come con Bush
dal nostro inviato Marco Conti
WASHINGTON (16 giugno) - Le mani sulle spalle e un «è bello vederti qui amico mio!» che sorprende persino Silvio Berlusconi.....
Fonte
il messaggero
ma l'articolo a cui facevo riferimento era quello del giorno precedente, lo riporto di seguito:
Lunedì 15 Giugno 2009
dal nostro inviato
Marco Conti
WASHINGTON - Un rapporto difficile, complesso.
Un appuntamento strappato all’ultimo minuto grazie alla
presidenza italiana del G8,
dopo ben 2 viaggi in Europa del nuovo inquilino della Casa Bianca.
Una
diffidenza che passa anche per i rispettivi staff e che si taglia a fette, qui tra i palazzi del potere democratico che hanno portato alla Casa Bianca quel primo leader di colore che soltanto qualche anno fa, nel pieno della dottrina-Bush e della democrazia da ”esportare”, sembrava fantascienza soltanto ipotizzare.
Eppure c’era Barack Obama quando
nel 2006 Silvio Berlusconi parlò al Congresso americano e quell’occasione fu il culmine di
accoglienze sempre molto cordiali che la precedente amministrazione repubblicana dedicava a colui che
in Europa per primo si era esposto per sostenere la pericolosità del regime di Saddam, la guerra preventiva e la missione in Iraq. Lo stesso che a Bush portò l’amicizia della nuova
oligarchia russa e di quel Vladimir Putin che in Cecenia aveva più di un conto da regolare.
Tra promesse di oro-nero, un fiume di gas e qualche elicottero, sono trascorsi pochi anni che però a Washington sembrano un secolo.
Quasi scontate quindi le difficoltà berlusconiane ad entrare in sintonia con un’amministrazione che sta capovolgendo anche i termini con i quali George Bush ha affrontato
la questione mediorientale, mettendo alle strette
il primo ministro israeliano Netanyahu che a fine mese comincerà in Italia un nuovo tour europeo dopo aver già inviato a Roma il ministro degli esteri
Lieberman.
Tra i due leader il muro è altissimo
e lo dimostrano la scarsa presa delle espressioni molto ”friendly” che il Cavaliere anche ieri mattina prima di lasciare Portofino, ha riservato al suo prossimo interlocutore:
«Avete qualcosa da dire a Obama? Io vado bello abbronzato...»
«Abbronzato», proprio come mesi fa a Mosca definì l’attuale inquilino della Casa Bianca che poco dopo le quattro di pomeriggio lo riceverà «per un caffè».
Un incontro di un’ora che i due staff hanno concordato punto-punto nella scaletta e con un fitto scambio di e-mail tanto preciso quanto
formale.
Dal Medio Oriente, all’Afghanistan, dal Libano, alla Turchia, sino ai rapporti con la Russia e agli argomenti da affrontare nell’imminente G8 in programma a L’Aquila.
Una sventagliata di temi che non basterebbe un’ora a riassumere, se non fosse la
curiosità dei due ad esplorare le rispettive diffidenze.
L’Italia offrirà la disponibilità a rafforzare, come già promesso, il suo contingente in
Afghanistan:
quattrocento uomini, o forse di più se verrà rimodulata la missione in
Kosovo.
I sette componenti la delegazione presidenziale americana, chiederanno invece che i prigionieri di
Guantanamo trovino spazio anche nelle nostre carceri
e che la
politica estera italiana si concentri sulle vocazioni tradizionali di un Paese che non guarda ad Oriente, ma al Mediterraneo.
Bene quindi ricordare il successo di ”Pratica di Mare”,
ma gli Usa trattano direttamente con Mosca.
Bene l’appuntamento del G8 a L’Aquila anche per il suo profilo meno sfarzoso della costa Smeralda,
ma il format non permette di anticipare, in materia di governance dell’economia mondiale, ciò che invece verrà discusso e deciso al G20 di settembre a Pittsburg.
L’iniziativa della nuova amministrazione americana, al pari della precedente, taglia fuori ancora una volta l’Europa
e rischia di assegnare all’Italia, che «non sarà mai multietnica», compiti difficilmente all’altezza del ruolo che svolse anni fa tra Madrid e Londra.
Prima del faccia a faccia serale, Berlusconi avrà una mattinata intera per mettere a punto le risposte da dare al presidente americano.
La visita alla National Gallery, l’omaggio al cimitero di Arlington e l’incontro serale con la speaker del congresso Nancy Pelosi,
concludono
una visita complicata dai caratteri dei due interlocutori
e dalla volontà dello staff del presidente Obama di segnare la distanza
rispetto alle pacche sulle spalle e alle gite in macchinina elettrica della precedente amministrazione.
Il Messaggero - Marco Conti - Lunedì 15 Giugno 2009