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Censure al Tg1 - crollo degli ascolti a favore del Tg5

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2011 15:08
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16/04/2010 12:25

Minzolini alla frutta:
Sul fronte dei tg della sera, il Tg1 ha raccolto 6 milioni 651 mila telespettatori e il 27,58% di share;
mentre il Tg5 ha ottenuto 5 milioni 686 mila telespettatori e il 23,47% di share.
Fonte: Il Velino - 15-04-2010



1)
- Minzolini insulta consigliere: "RIZZO NERVO NON SA LEGGERE I DATI. CON ME INVERTITA TENDENZA, CURVA ASCOLTI POSITIVA..."
(ANSA) -
"E' in atto una campagna denigratoria da parte di Nino Rizzo Nervo, che parla male dell'azienda Rai, quella cioé che gli paga lo stipendio. E non sa neppure leggere i dati. Io ho contenuto il calo di ascolti proveniente dalla gestione Riotta, pagando il prezzo dello switch off e in presenza dell'aumento dei canali del digitale terrestre.

Nonostante tutto, ho avviato un circolo virtuoso aumentando la distanza in termini di ascolto con il Tg5": Augusto Minzolini, direttore del Tg1, ribatte con queste parole all'articolo di Repubblica che parla di un pesante calo di ascolti per il suo telegiornale. Minzolini invita a rileggere le cifre pubblicate dallo stesso quotidiano di Largo Fochetti. E a Pancho Pardi, che lo ha invitato a dimettersi, dice: "Mi dicono che fa il professore.
Ma spero non insegni statistica o matematica, perché mi dispiacerebbe molto per i suoi studenti".
Gianni Riotta nel 2006-2007 ha ottenuto il 32,79% di ascolti per il Tg1; nel 2007-2008 il 31,69%; nel 2008-2009 (Riotta-Giubilo) il 29,64%.
Minzolini fa notare che ha perso prima l'1,1% e poi il 2,1%: in tutto il 3,2%. L'attuale direzione del Tg1 ha invece perso l'1,5%.

"Dunque - insiste il direttore del Tg1 - abbiamo invertito la tendenza, recuperando decisamente e, fatto importante rispetto alla gestione Riotta, abbiamo dovuto scontare un calo di ascolti dovuto allo switch off e alla proliferazione dei canali del digitale terrestre, cresciuti nel primo trimestre di quest'anno del 3,5%.

La curva del Tg1 è dunque positiva e virtuosa, come dimostrano anche i dati di ascolto ottenuti nel confronto con il Tg5. Il divario è infatti cresciuto, passando dal 3,85% dei primi 6 mesi della mia direzione, al 4,23% degli ultimi tre mesi. Si allarga progressivamente la forbice con il nostro principale competitore".



2)
- RIZZO NERVO, NON POLEMIZZO CON DIPENDENTI...
(ANSA) -
"Non è mio costume polemizzare con un dipendente. I dati sono quelli pubblicati da Repubblica e tutti in Rai sanno che i dati sono proprio quelli. Dunque, il direttore del Tg1 lasci stare le polemiche e pensi a fare un buon Tg": è la breve replica del consigliere della Rai, Nino Rizzo Nervo, al direttore del Tg1 Augusto Minzolini, riguardo ai dati d'ascolto del telegiornale della rete ammiraglia, pubblicati oggi da Repubblica.


3)
- GARIMBERTI, MINZOLINI PERSO OCCASIONE PER TACERE...
(ANSA) -
"Un conto è il diritto di critica, anche aspra. Altra cosa sono gli insulti. Come Presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai, non posso tollerare che un direttore insulti un consigliere.
Al di là dei chiarimenti, che non mi pare smentiscano la sostanza delle cose, Minzolini ha perso una buona occasione per tacere.
Ma più in generale si sta perdendo in Rai una buona occasione per tenere il dibattito sulle questioni Rai all'interno delle regole e dei confini aziendali",
così il presidente della Rai Paolo Garimberti commenta la risposta del direttore del Tg1 al consigliere Nino Rizzo Nervo sugli ascolti della sua testata.

Fonti: Ansa - 15-04-2010
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19/04/2010 13:51

A FIL DI RETE
I Tg generalisti: tutti così uguali
Polemica in questi giorni in casa Rai


Minzolini
(Ansa)

Ascolti del Tg1, polemica in questi giorni in casa Rai.
Ha ragione chi ha denunciato la perdita di audience del primo telegiornale del servizio pubblico (un milione di spettatori tra la prima edizione diretta da Gianni Riotta e quella attuale)
oppure il direttore Augusto Minzolini?
I dati sono dati, dunque incontrovertibili:
è vero che il Tg1 ha subito, nel corso delle ultime stagioni, una consistente erosione d'ascolto che l'ha portato da oltre 8 milioni di spettatori medi (media dei giorni feriali, edizione delle 20, 2006/07) a poco meno di 7 milioni di spettatori (2009/10). Ma è anche vero che i dati fuori contesto sono sempre fuorvianti.

E allora non sbaglia Minzolini nell'appellarsi allo scenario integralmente mutato nel giro di pochi anni, che ha conseguenze su tutti i tg.
Il Tg5, diretto concorrente del Tg1, non va molto meglio: nello stesso periodo passa da 6.739.000 spettatori medi (2006/07) a 6.059.000 (2009/10), sempre nell'edizione serale.
E così quasi tutti i tg generalisti perdono «quote di mercato». In particolare, perdono ascolto nella loro edizione principale il Tg2 e Studio Aperto. Si salvano e restano sostanzialmente stabili Tg3 e Tg4 (quelli più schierati).
Chi guadagna?
Solo TgLa7
(dall'1,78% al 2,5%) e i tg digitali all news, su sat e dtt (il cui consumo è completamente diverso, «mordi e fuggi» e non «rituale»).
Un discorso più interessante sulle mutazioni del Tg1 riguarda invece l'agenda e i generi di notizie:
cresce la cronaca
(26,3% del tempo ora, era il 22,6% con Gianni Riotta), scendono politica e esteri.
I tg generalisti si assomigliano tutti, sempre di più:
sarà questa la ragione per cui in tanti iniziano a cercare altre modalità per informarsi?


Aldo Grasso
(In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel).
19 aprile 2010

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24/05/2010 12:38

"Mi urlavano 'scodinzolini'." "Non condurrò più questo Tg1"

22 maggio 2010
La lettera con cui Maria Luisa Busi rinuncia ad andare in video


"Ti chiedo
di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori. Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: “La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell’ascolto tradizionale”.

UNA VOCE SOLA.
Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l’informazione del Tg1 è un’informazione parziale e di parte. Dov’è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c’è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord-est che si tolgono la vita perché falliti? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell’Italia esiste. Ma il Tg1 l’ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.

DOV’É L’ITALIA?
L’Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte – un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo e l’infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale. Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell’affidamento dei telespettatori è al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.

“SCODINZOLINI”.
I fatti de L’Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna “scodinzolini”, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all’informazione, la propaganda alla verifica. Un’ultima annotazione più personale. Ho fatto dell’onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente.
Pertanto:
1)
Respingo l’accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente – ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della Fnsi – le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c’è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2) Respingo l’accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro convention, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l’intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all’azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di “danneggiare il giornale per cui lavoro”, con le mie dichiarazioni sui dati d’ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni.

RISPETTO.
Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: “Il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche”.
Posso dirti che l’unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i weekend con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama – anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta – hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale.
Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita “tosa ciacolante – ragazza chiacchierona – cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali” e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo. A queste vigliaccate risponderà il mio legale.
Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20.
Thomas Bernhard in “Antichi Maestri” scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno. Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere."

Da il Fatto Quotidiano del 22 maggio

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PippyZzetta
24/05/2010 15:26

non penso sia facile lasciare la conduzione in video del telgiornale principale, soprattutto dopo tanti anni. anche nelle piccole scelte capita a tutti di pensare e ripensare se si è fatta la cosa giusta.
la busi aveva già protestato in passato e forse è durata anche troppo in video.
la cosa che mi chiedevo è appunto con quale dignità si possa mettere la faccia raccontanto le fregnacce di minchiolini.
brava la busi, ci ha messo un po', ma avuto il coraggio di dare un taglio netto. magari è una vittoria di pirro, visto che dopo questo fuoco d'artificio ci sarà l'oblio, ma almeno ha riguadagnato dignità e rispetto, perchè per quanto mi riguarda dopo la vicenda dell'aquila un po' di punti me li aveva persi.

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26/05/2010 07:53

Elio Germano premiato a Cannes, il TG1 censura!

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In una «lettera a Babbo Natale»,
i finiani chiedono di essere liberati dal Tg1 di Minzolini, secondo loro fazioso.


Hanno ragione?



Qui il sondaggio del Corriere della Sera (LINK)
Sì, è fazioso = 85.3%
No = 14.7%
Numero votanti: 2'291






Dalla testata del 'Secolo d'Italia' sparisce la dicitura 'quotidiano del PdL'
FareFuturo: «Caro Babbo Natale,
portati Minzolini al Polo Nord»
Il web magazine della fondazione vicina a Fini: «Vogliamo un Tg1 pluralista e che faccia informazione»

Qui tutto l'articolo sul Corriere della Sera . . . (LINK)






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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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08/09/2010 11:08

Ho sentito parlare bene del tg di La7 di Mentana. Io non ho ancora avuto occasione di vederlo.

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26/11/2010 12:00

Esposto dei dipietristi contro fede: «ha detto che i ragazzi andrebbero menati»

L'IdV contro il Tg1: «Via Minzolini dopo il falso nel servizio sugli studenti»

Inserite immagini degli scontri di luglio tra aquilani e forze dell'ordine.

Il Tg1 si scusa: «Errore tecnico» [SM=g51043]

(dal web)
(dal web)
- L'Idv critica il Tg1 di Minzolini. Questa volta, al centro delle polemiche, il servizio di mercoledì nell'edizione delle 20 sui disordini a Palazzo Madama tra gli studenti che cercavano d'entrare e le forze dell'ordine: «Il servizio sulla manifestazione degli studenti è stato falsificato. Il Tg1 ha inserito immagini a effetto degli incidenti dello scorso luglio tra gli aquilani che cercavano di protestare sotto Palazzo Grazioli e le forze dell'ordine», denuncia il capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione di Vigilanza, Pancho Pardi. «Anche con le migliori intenzioni è difficile sottrarsi al sospetto che le immagini più cruente siano state inserite nel servizio per criminalizzare, agli occhi dell'opinione pubblica, il movimento degli universitari e dei ricercatori che sta protestando contro la pessima riforma della Gelmini utilizzando i filmati degli aquilani picchiati sotto Palazzo Grazioli.

Dopo la manipolazione del servizio di mercoledì però, i vertici della Rai hanno un solo dovere, sostituire Minzolini  con un giornalista vero, che non travisi i fatti».  [SM=x44498]

LE SCUSE DEL TG1 - Ma, pronta, è arrivata la replica del Tg1: «Mercoledì sera nell'edizione delle 20, all'interno del servizio sulla manifestazione degli studenti a Roma, a partire dall'assalto in mattinata al Senato, è stata mandata in onda erroneamente una sequenza di immagini della durata di alcuni secondi, relativa ad una precedente manifestazione di giovani aquilani nella capitale». Lo afferma in una nota la segreteria di redazione del Tg1 dopo le polemiche sollevate dal caso. «Nello scusarci con gli interessati e con i telespettatori, mettiamo in evidenza, tuttavia, che si è trattato di un errore tecnico - spiega ancora la segreteria di redazione del Tg1 - e non certo di una scelta editoriale, anche perché le immagini che precedevano e seguivano la sequenza contestata erano di per sè assai eloquenti».

LE PAROLE DI FEDE - «Nel mirino dei dipietristi non è finito solo Minzolini. Il presidente del gruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, ha infatti annunciato che verranno presentati esposti all'AGCom e che il direttore del Tg4 Emilio Fede sarà denunciato per istigazione a delinquere alla procura della Repubblica. Il motivo? le frasi del giornalista sugli studenti che hanno manifestato a Roma. «Emilio Fede ha passato il segno - ha detto Donadi - . Si è spinto oltre i limiti del servilismo e anche oltre quelli della diffamazione ed è arrivato all'istigazione alla violenza. Nell'edizione di ieri, commentando gli scontri davanti al Senato, ha detto che gli studenti sono "gentaglia" e che "il popolo civile dovrebbe intervenire e menarli, perché questi capiscono solo di essere menati". Parole vergognose che meritano la più ferma condanna».

(Fonte Ansa)


Fonte: Corriere della Sera - 25 novembre 2010

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13/07/2011 12:02

Minzolini danneggia Tg1: persi 9 punti in 3 anni

Il Presidente Garimberti contro Minzolini:
«Tg1 non è più il Tg1»


Il calo di ascolti del Tg1 «è un problema serio.
Occorre fare qualcosa affinché il Tg1 torni a essere il Tg1».

Lo ha detto il Presidente della Rai Paolo Garimberti, in una sede ufficiale come l'audizione di Vigilanza.
Il pessimo andamento del telegiornale diretto da Augusto Minzolini sarà all'ordine del giorno nel Cda di giovedì.

Sta parlando, tanto per tenere viva la memoria, del servizio pubblico che domenica, invece di dare notizia delle 2000 donne a Siena per "Se non ora quando", sceglieva di parlare di una gara di donne su tacchi a spillo. [SM=x44605]

Ricordando quanto da lui stesso dichiarato lo scorso anno, davanti alla Commissione sul mancato pluralismo del Tg1, Garimberti ha sottolineato che «ora non si tratta più di questioni di pluralismo, ma di qualità del prodotto dell'informazione». «Non mi preoccupa il sorpasso del Tg5. Più volte si è verificato. Ma la preoccupazione è il 20,6% del Tg1 perché questo significa che lo spettatore ha incominciato a capire che qualcosa non va, che l'informazione non va bene, non è adeguata allo standard della rete ammiraglia». [SM=x44636]
Occorre quindi un «riflessione sulla qualità dell'informazione», problema che riguarda «indiscutibilmente anche Raiuno».


CON MINZOLINI SHARE TG1 CALA DI 9 PUNTI
«Fa bene il vertice RAI a discutere in CdA della crisi del TG1, come annunciato da Garimberti e Lei nella Commissione di Vigilanza»: lo dichiara il responsabile del Forum ICT del Partito Democratico, Paolo Gentiloni.
«L'ultimo riepilogo mensile disponibile, quello di giugno, indica uno share del 22.8% per l'edizione serale», sottolinea Gentiloni. «Nell'ultimo mese di giugno del TG1 diretto dal predecessore di Minzolini (giugno 2008), gli ascolti serali erano stati del 31.7». «9 punti in 3 anni sono davvero troppi», osserva il responsabile del Forum ICT del PD. «Non basta la flessione delle reti generaliste e la difficoltà di RAIUNO a giustificare un tonfo che è motivo di allarme per tutto il servizio pubblico».

12 luglio 2011

Articoli Correlati

* Giornaliste Tg1: protesta sul Tg1


Fonti: Link1 - Link2
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11 dicembre 2011 | 8:57 © Articolo pubblicato sul Corriere della Sera (LINK)

Padiglione Italia

Addio al re del più brutto Tg1
della storia di tutta la Rai.

Gli ascolti perdono colpi, l'imparzialità non è più una virtù.

 

Le foglie che ingialliscono lungo i viali non ci danno il senso della caducità terrena quanto l'avvicendarsi dei direttori Rai.
Pare sia suonata l'ora per Augusto Minzolini, direttore del Tg1. Pare che il suo futuro (peraltro dorato: stesso stipendio, stessi fringe benefit) sia stato deciso.

Dopo il rinvio a giudizio per peculato, il CdA Rai si riunirà martedì per rimuoverlo dalla carica. Peculato è un parola grossa: Minzolini, detto Minzo, avrebbe usato la carta di credito aziendale per pagare i ristoranti, frequentati in Italia e all'estero anche nei giorni di riposo. Sui «pasticci» delle note spese esiste un'ampia letteratura: per anni, sconosciuti e solerti contabili hanno dovuto fare i salti mortali per giustificare bottiglie di champagne, allegre signorine, gite in hotel a 5 stelle come rimborsi legati al mestiere dell'inviato, sfuggente e capriccioso come pochi. Una volta in Rai, così dicono, scoprirono che certe fatture del Dubai erano stampate da una tipografia di Trastevere. In un Paese in cui è tollerata la cresta, dall'amministratore delegato alla badante ucraina, solo Minzo deve diventare l'agnello sacrificale? Minzo è accusato di essere fazioso, berlusconiano di stretta osservanza.

Difficile però trovare un direttore Rai che non sia stato scelto per fedeltà politica, che non abbia in Parlamento un suo azionista di riferimento. È una consuetudine triste e antica: al vincitore delle elezioni spettano le spoglie di Viale Mazzini. A fazioso succede fazioso, al congenito opportunismo la vanesia disponibilità dei singoli, fino a quando la Rai non troverà una sua autonomia. Se mai la troverà.

E poi quegli editoriali, così urticanti, risentiti, irrituali! Sì, bisogna ammetterlo, l'editoriale non è stato il suo forte: per uno cresciuto a fare il bracconiere di notizie non dev'essere stato facile indossare le vesti di guardacaccia, come se il Tg1 fosse una sorta di Lady Chatterley di cui abusare.

Le foglie ingialliscono, gli ascolti del Tg1 perdono colpi, la concorrenza si fa sotto, l'imparzialità non è più una virtù, l'arte di nascondere le notizie più importanti prende piede,
i servizi sulle vacanze e sulle stravaganze inutili aumentano a dismisura.
E Minzo, che fa Minzo? Beh, una piccola colpa gliela si potrebbe imputare: ha fatto il più brutto Tg1 della storia della Rai.

11 dicembre 2011 | 8:57 © Articolo pubblicato sul Corriere della Sera (LINK)
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